22 September 2015

Letter from Lhasa, number 376.
La Tempesta di Lilli Gruber

Letter from Lhasa, number 376. La Tempesta di Lilli Gruber
by Roberto Abraham Scaruffi

Gruber, L., Tempesta, RCS Libri, Milan, Italy, 2014.
(Gruber 2014).
Lilli Gruber


Questo è un libro all’insegna dell’inutilità, dell’inutilità delle cose che poi i soggetti vengono chiamati ed obbligati ad interpretare.

Lilli Gruber ha interiorizzato il bene ed il male, quelli ufficiali ovviamente non esistendone altri [imposti ai singoli coi lavaggi/insozzi del cervello standard] che, non a caso, corrispondono ai vincitori ed i vinti. Se vincitori e vinti di fossero invertiti e si invertissero, anche i suoi beni e mali si invertirebbero. 

Pur lobotomizzata, condizionata, rappresenta ottimamente un mondo, di cui lei stessa è parte, in cui i sudditi si fingono variamente convinti per assumere il ruolo loro richiesto da chi li manipola, oppure variamente fingono, o si divincolano o cercano, di sottrarsi o, quando hanno più naso, più istinto, scelgono il male minore, o che sembri minore, sulla base di informazioni che possono poi rivelarsi corrette come no.

Alla fine, tutti vivono la loro animalità tingendola di cosiddetta ‘civiltà’, ‘civiltà’ che non è poi altro che i desideri del Principe, o dei vari Principi in conflitto e che, per i loro conflitti spesso senza senso, a meno che non si pensi abbiano un senso le logiche mafiose dei Principi/Stati, hanno bisogno di masse di manovra che facilmente trovano, nel senso che le irreggimentano ed irreggimentatole le dirigono a loro piacimento. Succedeva nell’antichità. Succede oggi.

La parte più macabra del tutto è che il soggetto, che non ha scelta, viene convinto di avere esso stesso scelto quello che invece riflette un volere esterno, esterno al soggetto, e su cui non può in realtà influire. Certo, ci si potrebbe  sottrarre o provare a sottrarsi, per quando non sia poi così semplice né sempre, in qualche misura, possibile. Ovviamente vi sono varie sfaccettature. Per esempio l’ardente patriota si dichiara servo assoluto, schiavo sculettante, del Principe/Stato mentre, proprio in virtù di tale servilismo conclamato e praticato, cerca di farsi gli affari propri, traendo profitto da tale sua abiezione servile. Uno è obbediente esecutore e, poi, delinque pure in proprio, per sé stesso. Del resto, se il servo dipende dal Principe, il Principe poggia sugli esecutori per cui anche i servi acquistano un qualche potere su chi servono. 

Nel caso specifico, l’esperienza esistenziale familiare della Gruber, e che qui la stessa rappresenta sulla base di dati storici ricercati e rintracciati, è quella delle popolazioni del Sud Tirolo italico di lingua tedesca costretto a barcamenarsi tra italiani e tedeschi prima e durante la IIGM. Alla fin fine, chi scelse l’apparentemente più forte Germania ebbe, a quel che sembra dalla ricostruzione della Gruber, più probabilità di morire, anche relativamente agli altri tedeschi, di chi scelse di restare sotto il dominio italico. Anzi, ad essere più precisi, fu creato un clima per cui non si poteva non optare per l’attrattore germanico. Solo una minoranza, tra coloro etnicamente/linguisticamente austriaci, resistette all’attrazione tedesca. Tuttavia chi pur optando per il trasferimento in territori germanici poi di fatto non vi si trasferì, con tecniche dilatorie, ebbe meno danni di chi vi si trasferì effettivamente. Il tutto divenne più complesso dopo l’8 settembre 1943, quando tutto il Sud-Tirolo passò di fatto, ed anche di forma, sotto amministrazione tedesca pur nominalmente restando territorio italico, della RSI quando la RSI fu costituita.

Il Regno d’Italia sotto i governi Mussolini era ben felice di disfarsi di popolazioni di lingua tedesca, appena ciò divenne possibile. La Germania era ben contenta di appropriarsene. Chi scelse la Germania, dunque andandosene dai luoghi di nascita, aveva più probabilità di decedere di chi avesse optato per restare sotto il Regno d’Italia e dunque nel Sud Tirolo al di sotto delle Alpi.

Sulla base della propaganda e dei luoghi comuni, si scrive quel che si scrive, quando si infarcisce un racconto di richiami ed ambientazioni [sbagliate!] storiche, spesso, come qui, solo pseudo-storiche...

Relativamente alla guerra russo-tedesca: 
“Le spie di Stalin le hanno viste per prime, le divisioni blindate ammassate sul confine, nel cuore della Polonia spartita tra Berlino e Mosca. Dovevano essercene a centinaia, e non da ieri. Non sono uno spettacolo che passa inosservato. Magari fino all’ultimo Stalin non ha voluto crederci. Ma avrà previsto qualche contromossa. Sarà un massacro.”

In realtà i sovietici sapevano che loro [loro sovietici] stavano spostando milioni di soldati sulla linea del fronte per occupare tutta l’Europa occidentale su incitamento inglese. Gli stessi inglesi avranno poi verosimilmente avvisato i tedeschi che hanno spostato, in tutta fretta, tutte le truppe che hanno potuto per prevenire (di un paio di settimane) l’attacco generalizzato sovietico. I tedeschi si ‘dimenticano’ [verosimile se lo  siano dimenticati ufficiali e generali comprati dagli inglesi o da loro in qualche modo controllati] di ordinare lubrificanti, carburanti ed abbigliamenti per bassissime temperature. Solo per questa ‘dimenticanza’ i tedeschi soffrono sconfitte, e pure di grande portata, nell’inverno russo, mentre i pur militarmente ed organizzativamente inferiori sovietici si muovono senza grandi difficoltà essendo abituati a quelle condizioni climatiche. I mezzi tedeschi invece si bloccano col gelo. Lo spionaggio sovietico controllava appunto gli ordini di materiali per bassissime temperature. Non avendo rilevato ordinativi, che pur sarebbero stati indispensabili, non ha potuto allertare i milioni di soldati sovietici in trasferimento verso il fronte per l’invasione dell’Europa centrale ed occidentale, dunque colti ancora sui mezzi di trasporto dall’avanzata tedesca. Ecco perché i tedeschi possono catturare quasi quattro milioni di soldati sovietici. Dove ci sono reparti già costituiti, i russi non hanno problemi a combattere,  anche con successo, contro i tedeschi.  

Siccome tutto questo è silenziato dagli agitprop delle storie ufficiali, quelle dei vincitori, ecco che la Gruber può infarcire di scemenze luogocomunare la sua abile, opportunistica, scelta di colorire il suo racconti delle avventure della rete ‘comunista’, composta da poveri idioti manipolati (non differentemente dalle altre colorazioni manipolate dai rispettivi pupari), scaricati, poi rimanipolati sia dai russi, che dagli inglesi, che da altri. Beh, chi poi si trova dalla parte dei vincitori trova le sue inutili gesta colorite positivamente dalla storiografia ufficiale, cioè dalle storielle ufficiali. I fessi che ci hanno rimesso vite ed altro, ci hanno comunque perso, mentre i sopravvissuti, spesso i subentrati nel campo vincente da quello perdente, hanno i benefici che riescono ad arraffare a seguito della collocazione fortunata loro assegnata dal destino, cioè dal caso, o guadagnata con opportuni ed opportunistici cambi di casacca. Per quanto chi si sia trovato dalla parte poi presentata e rappresentata come sbagliata, sia sopravvissuto e magari pure con ricchezze, e sia riuscito a restare fuori dalla vendetta dei vincitori, o eventualmente sia poi stato reclutato dagli stessi vincitori come a molti è successo, può avere avuto anche più vantaggi materiali di coloro dagli stessi in precedenza perseguitati e sopravvissuti alle persecuzioni.

L’opportunista, il conformista, pronto ad allinearsi a chi appaia come il potere del momento ha in media più vantaggi di chi rischi, magari stupidamente, od eroicamente [si potesse mai definire scientificamente che cosa sia l’eroismo, al di fuori di suadenti favolette], di scegliere secondo una qualche propria supposta opinione o preferenza. Beh, la Gruber è un ottimo esempio di chi abbia sempre saputo leccare il potere del momento ed avvantaggiarsene. Certo, si deve avere qualcosa da offrire sebbene il conformista lo trovi sempre qualcosa da offrire. Ma vi sono anche coloro che avendo da offrire mancano del conformismo per farlo. Non sappiamo chi sia meglio o meno, e neppure abbiamo alcuna idea di come si potrebbe stabilire secondo un qualche criterio chiamiamolo-scientifico che cosa siano il meglio ed il peggio in questo campo. È una virtù il servire? Lo è il non servire? È una virtù seguire dei criteri di possibile verità [verità al plurale] oppure lo è la menzogna che renda a chi vi si allinei o la produca?  

Il sottofondo storico proposto dall’autrice, il solito della propaganda ufficiale, non torna. La Germania non è quella che ha sfidato in mondo e ne uscita battuta. La Germania è l’entità fragile che è stata spinta dagli inglesi a superare la finzione della Repubblica di Weimar solo per farsi intrappolare nei meccanismi dall’incaprettamento ordito dagli inglesi stessi. Più si agita, più ne resta strozzata. Le Germania prospera colla pace mentre resta strozzata dalle guerre che non può né sa combattere. Con le guerre, sempre innescate su iniziativa inglese, è stata sfondata.

Il nazionalsocialismo (come già la socialdemocrazia che nasce e prospera in parallelo a Bismarck ed al bismarckismo, cioè la burocrazia social-militarista tedesca, di cui è appendice) ha una tipica struttura militare e militarista. È pensato ed implementato da Polizie Segrete militari. A.Hitler lo scoprono, montano e spingono su i Servizi militari germanici, ovviamente col consenso dell’industria di guerra ed, ancor più, degli anglo-americani, per quel che possano contare gli statunitensi in queste cose. È la logica solita: se vuoi la guerra devi prima fabbricarti il nemico. Gli inglesi se lo fabbricano.

Il manipolato è sempre nettamente più ingenuo del manipolante. Se nel manipolante tutto è falsità interessata, magari il manipolato disperato cerca di dire le cose come stanno, quando pensa di avere l’interesse a farlo, anche se viene inevitabilmente silenziato, almeno rispetto alle vaste masse. Non che cambierebbe nulla se non fosse silenziato. In politica ed in guerra, la verità non ha alcun ruolo. Il pidocchio obbedisce a chi dia gli ordini. I discorsi non è vero servano ad alcunché. Sono energie sprecate. Le messe in latino non diminuiscono il numero dei fedeli/seguaci. L’intellettuale pensa che il suddito debba ricevere delle spiegazioni convincenti e suadenti. Ma non è vero. Il pidocchio obbedisce sia perché è tale, sia perché al potere è difficile resistere. Quando i sovietici facevano gli sminamenti facendo correre le loro truppe sui campi minati, chi riceveva l’ordine non poteva scantonare, a meno che non si fosse sottratto prima, molto prima, alla possibilità di trovarsi nella posizione di carne da macello.   

Non a caso, la Gruber ridicolizza e falsifica il discorso del Cancelliere tedesco dell’11/12/1941, dove lo stesso ridice di essere stato obbligato alla guerra di Russia dall’imminente attacco sovietico scongiurato da quello tedesco. La rimozione della Polonia, ha portato la Germania a contatto con le Russie e dunque creato le condizioni per essere attaccata da quel lato. Non a caso, pur occupata dai tedeschi e dai russi, gli inglesi dichiarano guerra solo alla Germania. A quel punto, la Germania è sottoposta all’iniziativa inglese contro cui non può fare nulla se non agitarsi incaprettandosi sempre di più. Gli inglesi regalano ai russi, o così fingono a livello riservato coi russi, l’intera Europa. Mentre i russi stanno spostando e dislocando le truppe per l’attacco, gli inglesi avvisano i tedeschi sì che loro vengano poi dipinti come gli aggressori. Quando, con aiuto anglo-americano, i russi riprendono l’iniziativa grazie anche ai motori dei mezzi tedeschi che restano bloccati per assenza di carburanti e lubrificanti per bassissime temperature, gli inglesi regalano alle Russie mezza Europa, questa volta ufficialmente, con trattati, od atti formali o di valore formale. Appena costituito l’Impero Sovietico su mezza Europa, gli inglesi ricorrono alla sceneggiata della cosiddetta Guerra Fredda, contro i già alleati rei di nulla visto che l’Impero Sovietico si crea secondo i piani inglesi, per congelare mezza Europa nel sottosviluppo e dunque ancora meglio controllare la ormai distrutta Germania da loro assoggettata. Tuttora, le Polizie Segrete tedesche sono sotto controllo anglo-americano. La sceneggiata inglese della Guerra Fredda formalizza ulteriormente e rafforza il congelamento di mezza Europa sotto dominio sovietico.   

La Gruber propone, nel racconto, un dualismo tra i sentimenti o supposti tali [in realtà è spesso solo piacere materiale], e poi il principio di realtà per cui chi sembrerebbe avere o suscitare sentimenti [ma appunto è magari solo piacere -  sesso] è al tempo stesso solo un automa rispetto ad una macchina che non controlla ma da cui è controllato, controllato e pure convinto di aderire ai voleri del Principe/Stato sulla base di una sua qualche scelta personale, scelta che poi non v’è essendovi solo sottomissione al potere cui non si può, né si vuole, resistere. 

Vittima dell’insozzo del cervello subito, la Gruber vaneggia attribuendo crimini gravissimi solo ai tedeschi, quando gli stessi crimini li hanno commessi tutti. Genocidi ed eutanasie si trovano, anche più gravi radicali di quelli tedeschi, nel campo anglofono, come in altri di aree sviluppate e non. L’Impero Britannico li pratica correntemente contro nativi e contro malati. I nativi ostacolano la colonizzazione, o sono comunque percepiti come gli sconfitti da rimuovere. I malati ed inattivi sono costi.

Quando si è stati convinti a credere nel male da una parte e nel bene dall’altra, si vaneggia come fa la Gruber. Ciò che racconta sulla base delle sue ricerche familiari e nazionali [del Südtirol] è interessante. È quando ricorre alla stigmatizzazione che diviene falsa. Condanna per approvare, tacendoli, i crimini commessi dai ‘buoni’.

Scriviamo questo per ‘simmetria’, cioè per aderenza alla realtà dei fatti, non per schieramenti o preferenze che non abbiamo. Il conformista e l’obbediente agli ordini sono largamente maggioritari ovunque e strumenti di tutti i crimini degli Stati. Chi se ne sottragga è una rarità.

Un altro falso opportunistico dell’autrice è su via Rasella. La strage la fa il PCI ma per fare assassinare coloro che sono detenuti, che sono di organizzazioni concorrenti. Per cui quel ‘comunisti’, sinonimo di PCI scritto senza altre specificazioni, messo in testa alla non-lista delle appartenenze delle vittime delle Ardeatine è una di quelle solite falsificazioni del tutto volontarie e del tutto opportunistiche, evidentemente diletto della Gruber.

Fumettistica la conclusione della guerra, come rappresentata dalla Gruber. Ma il lettore di fantasie e spiritosaggini pseudo-giornalistiche se la godrà certamente. Se no, non importa.   

No, come le altre mie, non è una recensione, tanto meno di quelle che concludano col consiglio di leggere o meno l’oggetto dei propri commenti. A me il libro è piaciuto, come in genere mi piacciono tutte le letture, sennò le evito magari in corso d’opera. L’autrice riporta sue esperienze familiari ricostruite con ricerche sul campo. La parte romanzata e le considerazioni ideologizzate non intaccano, o non sminuiscono, il lavoro micro-storico della Gruber.

Anche lo storico o pseudo-storico dei documenti che cosa ha o fa di più? Può solo dire: “I documenti che ho visto dicono, o sembrano dire, questo...” Senza ora entrare in questioni di metodologia storica che molti storici ufficiali/accademici neppure si pongono, lo storico ufficiale/accademico la risolve con un: “Quello che scrivo non mi metterà contro il Potere, e posso pure conclamare che mi muovo sull’accettato e, per il resto eventualmente innovativo od approfonditivo, su dei documenti.” Beh, c’è pure chi inventa, e le sbaglia clamorosamente, e nessuno gli/le dice nulla, magari anche solo per disinteresse, o per solidarietà di casta, di categoria, cioè mafiosa.



Gruber, L., Tempesta, RCS Libri, Milan, Italy, 2014.