02 September 2013

Letter from Lhasa, number 329.
Avvocati interessati che le sparano grosse

   Letter from Lhasa, number 329. Avvocati interessati che le sparano grosse
    by Roberto Abraham Scaruffi


Infine Burani torna sulla questione autopsia, disposta dal pubblico ministero Valentina Salvi dopo la morte di Gallinari, avvenuta il mattino del 14 gennaio. “L’esame al momento sembra confermare l’arresto cardiaco e le cause naturali del decesso”, afferma il legale del brigatista. “L’accertamento aveva più che altro lo scopo di stroncare eventuali dietrologie, se non fosse stato compiuto”. Jan Jansen, il medico che lo aveva in cura dal 1996, anno in cui la pena di Gallinari era stata sospesa ragioni di salute, concorda. “Era un paziente con un trascorso fatto da gravi problemi vascolari e ischemici”, dice, “in ciò che è accaduto non c’è nulla che mi porti a pensare a niente che non sia un decesso causato dalla sua storia clinica”.

Quante scemenze, e pure con foga, sembrerebbe, che tirano fuori i partigiani interessati del “è successo tutto per cause storico-sociali e non per manipolazione del potere per suoi fini”!

PARENTESI. Non vogliamo dimostrare nulla con questa nota e con le considerazioni che essa contiene. Siamo solo allergici, un’avversione euristica, a chi sa quel che deve, deve per qualche sindrome od interesse suo e di altri.

Invero, i BR e gli altri furono manipolati fin dall’inizio, come già “i partigiani”, cui dicevano di ispirarsi, o che usavano come giustificazione para-religiosa. “I partigiani” furono solo collaborazionisti angloamericani della IIGM. Hanno poi creato tante leggende incensatorie ed autoincensatorie ma, senza soldi badogliani e lanci inglesi, ne usciva poco-poco, o nulla. Così come i repubblichini, i volontari della RSI, ed altri volontari, o compagnie di ventura, erano collaborazionisti dei tedeschi. Gli uni, pochi ancora nell’inverno 1944-45 (moltissimi il 26 aprile 1945!), si schierano con chi di sicuro vince. Gli altri con chi perderà anche se, per il momento, i collaborazionisti dei perdenti dovevano pur mangiare tutti i giorni, a parte i soldi pesanti che a volte si possono fare soprattutto in guerra. I soldi li hanno fatti pure dal lato ‘partigiano’, chi ne abbia avuto occasione o propensione.

Nulla è bianco o nero, nella storia. Vi sono i terroristi messi su dagli alleati e dal Re fuggito al Sud. Vi sono i volontari dal lato tedesco. Vi sono quelli rispondono alla chiamata di leva della RSI. Vi sono quelli in montagna solo per sottrarsi alla leva dal lato perdente. Vi sono mille altre sfumature, dagli ufficiali e soldati prigionieri in Germania a quelli che, prigionieri di guerra in campi alleati, si fanno schifo a passare dal lato dei loro precedenti aguzzini solo per un voltafaccia monarchico. L’eroismo è una dimensione individuale, non di schieramenti ufficiali, di Stato e di Stati.

È chiaro che, a guerra finita, vi siano gli ‘eroi’ montati, inventati, dalla propaganda di guerra e di pace alleata. E vi sono quelli che sono stigmatizzati perché dal lato perdente. Quello che uno è non dipende certo da ciò le propagande ufficiali dicono sia. Eppur, per i miserabili è l’opposto. Si gonfiano o si deprimono a seconda di quel il potere dica di loro.

Gli intellettuali del coro devono, chiaramente, partecipare all’abbuffata dei buoni e dei cattivi, al gioco degli apprezzamenti e delle condanne. Molti psicolabili che si sono semplicemente trovati da un lato o dall’altro per ragioni del tutto casuali o di convenienze del momento si fanno poi coinvolgere in questo gioco. Ciò che viene detto di loro diviene, per certi aspetti, la loro essenza, un’essenza immaginaria e, magari, del tutto ingiustificata. Così funzionano le cose e la psicologia individuale.

Badogliani & Repubblichini... Badogliani =><= Repubblichini... Prostituiti di qua e prostituiti di là. Certo, ci sono i fessi e gli scemi, ma pure i furbastri ed i farabutti che ci guadagnano, e pure alla grande, col e sul deretano altrui.

È sempre così nella storia. Le rivoluzioni (od altri movimenti ed eventi) non prodotte e manipolate da centri di potere esistono solo nei fumetti per scemotti. La psicologia umanoide le rende impossibili se non, appunto, come raccontino ex-post di operazioni di potere con relativa manipolazione ed uso di masse.

Non c’è modo di dimostrare che uno non sia stato ammazzato dalle stesse Polizie Segrete CC li hanno prima manipolati e poi messi fuori perché stessero zitti sui fatti, sul terrorismo di Stato, e mistificassero col ritornello, da propaganda militare: “Abbiamo perso. Erano i tempi ma poi c'è andata male.”

Che uno ci credesse, o che ci si sia trovato, non vi sarebbe ragione di giustificarsi. Lo Stato ha invece preteso giustificazioni di bassa lega per le masse. I polli si sono adeguati ed allineati, producendo slogans senza senso. 

Non era questione dei tempi. I tempi non esistono. I tempi sono stati creati. Voi siete stati montati, coperti, arrestati od ammazzati alcuni supposti non manipolabili, usati. Infine, rimossi, più o meno. Le Polizie Segrete CC lasciano sempre qualcuno fuori, per uso futuro, quando e se le istituzioni chiamano per tirar giù uno va loro scomodo.

Su quelli tirati giù dalle ‘nuove’ BR, dopo il golpe di Capaci (23 maggio 1992), guardate chi era al Quirinale, a capo del governo ed all’Interno, ed avete la catena di comando, o comunque di copertura, istituzionale. Se uno dei responsabili politico-istituzionali (Quirinale+governo+Interno) non mette la propria firma, le Polizie Segrete CC non lasciano o non spingono nessuna ‘nuova’ BR a tirar giù nessuno.

Per quelli tirati giù prima del golpe di Capaci, il Quirinale può esserci entrato oppure no. Dipende se il governo formale era pure il governo reale. Certo, un Andreotti non chiede al Quirinale, per l’operazione Moro. Avrà solo chiesto agli anglo-americani, presentando la cosa come faceva comodo a lui, non certo contandola tutta. Invece, dopo il 23 maggio 1992, il Quirinale controlla il governo formale, essendo il Quirinale-Mediobanca il solo potere reale. Tuttavia, se il governo formale non coopera e non dà copertura, il Quirinale non può portare a termine concreti crimini di terrorismo e mafie senza le ‘firme’ del capo del governo e del ministro dell’Interno. Eccezioni sono sempre possibili, ma la regola del pollice [rule of thumb] enunciata funziona. Il mondo del crimine sia politico che comune è molto più di Stato e molto più regolamentato di quanto il potere lasci pensare. Proprio per deresponsabilizzarsi, il potere diffonde le favolette delle “forze oscure”. 

P.Gallinari sarà morto per cause naturali e senza interventi esterni. Se così non fosse stato, chi era al potere il 14/01/2013? Napolitano-Monti-Cancellieri. Generali, ufficiali ed altri sono esecutori.

Il caso non esiste in queste cose. Non esiste organizzazione, anche clandestina, che non sia strettamente controllata. O viene spinta a fare, o viene lasciata fare. La decisione è politica, politico-istituzionale. Nessun obbedisce al politico. Tutti (quasi tutti) obbediscono all’istituzione ha un potere su di loro. Le istituzioni ordinano alle Polizie Segrete CC. Oppure sono queste ultime a proporre e chiedere l’autorizzazione per una certa operazione o serie di operazioni.   

Qualcuno si ricorda quando, in Italiozia, qualche anno fa, scoprivano un complotto ‘terrorista’ al mese. Molti erano chiaramente montature al 100%, con veline per i media chiaramente inventate da scribacchini di uffici propaganda di regime, pur ‘utili’ per infognare persone in lunghe procedure kafkian-giudiziarie. Nessuna Polizia Segreta CC, con giudiziario annesso, si lancia in simili costosissime, e pure auto-sputtananti, campagne senza ordini od autorizzazioni istituzionali.

P.Gallinari sarà deceduto di suo. Non abbiamo tesi da proporre. Sarà scomparso perché era la sua ora naturale. Per quanto, non si possa mai sapere, soprattutto con le tecnologie contemporanee nel campo. Se qualcuno si lancia in dichiarazioni troppo sicure, o capisce poco, o sta male, o lo fa per interesse.

I CC-istituzioni potevano anche aver paura che Gallinari avesse raccontato o raccontasse a qualcuno che Moro era stato detenuto dalla Banda della Magliana dei CC dopo la prima fase della sceneggiata del sequestro BR, e/o dei Calabresi dei CC di supporto, in Via Fani, alle scartine delle BR, e/o di mille altri dettagli che mostrano la  costante manipolazione, etero-direzione, delle BR da parte dei CC andreottiani.

Il grande segreto, che non è un segreto ma solo un silenzio tanto più significativo quanto assoluto: Moro sarebbe diventato Presidente della Repubblica entro l’anno. Ciò era intollerabile per Andreotti. Non solo avrebbe voluto divenirlo lui. Ma, prima ancora, non poteva tollerare lo sarebbe divenuto Aldo Moro.

Guerra personale ma pure dei rispettivi apparati militari, pur con quelli andreottiani ormai largamente vincenti. Per questo, Andreotti ordina alle sue Polizie Segrete CC la demolizione ed assassinio di Moro. Pure di Berlinguer, suo alleato infido, ma questi viene salvato per vecchie benemerenze massonico-togliattiane dell’Enrico, non solo del PCI ‘nuovo’ dei CC, di cui lui e Togliatti sono personaggi chiave.

Le BR, già usate, come le altre formazioni, per la destabilizzazione [pseudo-]stabilizzante, e come copertura per lo sfascio DC-PCI-Mediobanca dello Stato e dell’economia, vengono così manipolate su ordine di Andreotti, per questa ulteriore faida di regime.

Gli USA, l’URSS, gli inglesi, il Padre Eterno? Non ne fregava nulla a nessuno che Moro divenisse o meno Presidente della Repubblica. Controllano Italiozia, per la percentuale stabilita a fine 1942, a Teheran, cioè al 100% ma col PCI russo-togliattiano in uso anglo-americano per controbilanciare la DC vaticana, chiunque occupi le caselle del potere formale. Italiozia è creazione inglese ed occupata dagli anglo-americani... 

Gallinari si stava confidando con qualcuno, magari proprio con quelli ora giurano sulle cause naturali del decesso? Non che questo significhi che...

Tutti quelli sono zeppi di ‘cimici’ messe dalle Polizie Segrete CC... È la prassi. Sono in grande quantità nelle carceri, in tutte, dalle celle ai parlatori. A maggior ragione quando, finalmente fuori, un depositario di segreti di Stato, del terrorismo di Stato, si senta libero di parlare e confidarsi. Chi lo ascolti può anche essere personalmente integro, sebbene i confidenti siano la specie predominante, nel mondo. È che, anche parlassero solo tra fidati, sono intercettati. Anche uno parlasse ad alta voce con sé stesso, se  v’è un dispositivo di intercettazione...

Quando parla delle sue esperienze lottarmatiste in pubblico, lo si vede che Gallinari è imbarazzato, reticente, maldestramente controllato, come quell'altro poveretto del M.Moretti, il vuoto fatto capetto.

Se Gallinari stava lavorando e poteva guidare l’auto (lo troveranno morto su di essa, mentre stava uscendo dal garage), non doveva stare così male come dicono i sopra citati, anche se viveva con tre bypass. Quando decede, è solo e senza testimoni.

Uno lo si può ammazzare sia con medicine intenzionalmente sbagliate che con veleni e sostanze che non lascino tracce. Esistono pure altre tecniche e dispositivi, al giorno d'oggi. Sono correntemente usati, e da tempo, anche in Italiozia.

Certo, la gente muore, prima o poi, ed anche senza ‘aiuti’ altrui. Può benissimo essere stato questo caso, per quanto lui fosse relativamente giovane, 62 anni appena compiuti.

L’autopsia, piuttosto veloce, sembrerebbe, avrebbe accertato l’infarto. Gli infarti si provocano, volendo. Nelle sue condizioni, sarà magari stato endogeno, del tutto naturale. Se lo hanno cremato, si evitano future possibilità di esami più approfonditi che non sembrano essere stati fatti con l’autopsia immediatamente successiva alla morte.

Hanno fatto una cosetta da medici della mutua? E per il conforto del suo avvocato? “L’accertamento aveva più che altro lo scopo di stroncare eventuali dietrologie, se non fosse stato compiuto.” Glielo ha detto la procura? Una cooperazione interforze?

Appunto. Una cosa veloce. Una sveltina. Della serie: “Dove è il medico della mutua per una autopsia tanto per dire che l’abbiamo fatta? Poi, cremazione immediata.”

I CC non figurano. Compaiono solo la Digos e la Procura. Dato che i CC supervisionano PS e Procure, non hanno bisogno di comparire in prima persona. Qui, può essere casuale, come non esserlo. 

Che uno, quando è morto, lo sia perché si sia verificato “l'arresto cardiaco”, è una banale, troppo banale, verità. Solo la concitazione, o l’imbarazzo, può indurre un avvocato a proferire tale scemenza. Su youtube sembra uno che parli velocissimo. Che non abbia il tempo di pensare?! Se il cuore continua a battere, è altamente improbabile che uno sia deceduto.

Lo scambio collo Stato è stato semplice: “Voi state zitti che vi abbiamo manipolati ed usati per fini nostri. Noi vi mettiamo fuori, in un modo o nell'altro, invece che farvi fare gli ergastoli. Se non state ai patti, possiamo farvela pagare in mille modi.”

Mario Moretti, nel 1981, appena preso, nel Carcere Speciale di Cuneo cominciò ad accennare qualcosa ai suoi, o così sembrò a chi lo ascoltava attraverso i microfoni nelle celle e nei parlatori. I CC gli mandarono subito un tizio a fargli qualche graffio, di coltello, di avvertimento. Gli si chiuse immediatamente la bocca.

Si dovrebbe sapere se Gallinari accennò a qualcosa, in tutta sincerità, con qualcuno prossimo. Certo che se “gli amici” suoi si comportano da omertosi, da omertosi dei CC...

Omertà...
“Vale la pena richiamare qui, sia pure con il dovuto distacco nei confronti della fonte citata, quanto scriveva Mino Pecorelli su «OP», il 2 maggio 1978: «I rapitori di Aldo Moro non hanno nulla a che spartire con le Brigate rosse comunemente note. Curcio e compagni non hanno nulla a che fare con il grande fatto politico-tecnicistico del sequestro Moro. La richiesta di uno scambio di prigionieri politici, avanzata dai custodi del Presidente democristiano, rappresenta un espediente per tenere calmi i brigatisti di Torino e per scongiurare loro tempestive confessioni, dichiarazioni sulle trame che si stanno tessendo sopra le loro teste. Curcio e Franceschini in questa fase, debbono fornire a quelli che ritengono occasionali alleati, una credibile copertura agli occhi delle masse italiane. In cambio, otterranno trattamenti di favore. Quando la pacificazione nazionale sarà un fatto compiuto e una grande amnistia verrà a tutto lavare e tutto obliare».”

Il blocco della mistificazione, della copertura di fatto al terrorismo di Stato, reagisce isterico di fronte ad ogni dubbio altrui: “No! No! Abbiamo fatto tutto da soli. Le cause storiche... Le congiunzioni astrali... Le dinamiche sociali. Certo, ora abbiamo perso. Ma allora...” “No, no, è morto di morte maturale. Dietrologia pensare il contrario.”

Ma se lo sapevano tutti che Moro era costantemente seguito, dunque stava per essere attaccato, e che nessuno faceva nulla per impedirlo. Quando il capo-scorta andava a lamentarsi ai comandi o nei Ministeri, o chiedeva formalmente l’auto blindata, lo guardavano come un cadavere ambulante. Lo stesso Moro se ne era lamentato con Andreotti, che non gli era stata data sebbene fosse sotto attacco imminente. E tutti sapevano dove Moro fosse detenuto e che poi fosse stato preso da altri (lo scrisse lui stesso, almeno in una lettera), precisamente dalla Magliana dei CC, per essere infine ucciso. Ne scrisse pure Mino Pecorelli, su informazioni da Dalla Chiesa ed altri.

Complottismo, dietrologia, paranoia ottusa, cercare di dare a bere che dei Moretti e dei Gallinari potessero anche solo concepire di rapire Moro, senza che qualcuno li coprisse. Perfino i fessi del “nucleo storico” sbiancano quando viene fuori che Moretti e la Balzerani, come preparazione, erano stati in Calabria, non in vacanza, bensì, in gran segreto da tutti, nella Calabria delle mafie dei CC.

Non dite loro che la ‘ndrangheta dei CC, i CC alla colonnello Camillo Guglielmi, Sismi-Gladio, era in Via Fani, e coperta dallo stesso. I calabresi erano lì, in via Fani, per cui e con lui... Sismi-Gladio sparava. I BR mettevano faccia e culo. Virtù della compartimentazione... “Ci sono dei compagni che non conoscete....”  Certo, i calabresi dei CC del Sismi-Gladio! A loro le armi non si inceppano.  

Sì, in Via Fani c’erano i calabresi dei CC. C’era pure l'ufficiale dei CC andreottiani responsabile dell'operazione, per far tenere libera la zona durante e dopo, isolare i telefoni nel momento dell'operazione e dello sganciamento, far sparire poi foto fatte da testimoni etc. Insomma, per assistere e coprire. Un classico delle operazioni clandestine di Stato. L’operazione è sua, su mandato del Capo del Governo.

Lo stesso ufficiale, sapendo che i politici possono anche cambiare idea, teneva pronta un’unità speciale nel caso fosse stato ordinato che Moro non doveva più essere rapito. Poteva intervenire quella mattina stessa, ad attacco di Via Fani praticamente in corso.

Chiaro che il colonnello Camillo Guglielmi, carabiniere del SISMI, fosse sul posto a controllare. L’organizzazione militare era sua. I BR mettevano solo la faccia. Non lo sapevano? La maggioranza di loro non lo sapeva, né lo immaginava? Storicamente irrilevante. Non vai a raccontare alla maggioranza di quelli che manipoli che sono manipolati. L’importante è che ubbidiscano. A che sono sempre servite le balle sul centralismo e sulla compartimentazione se non ad avere automi servili e solerti?! 

Siccome Guglielmi è poi un poveretto, con le patologie di tutti, incluso, evidente, l’irrefrenabile impulso a confessare, non gli basta essere in loco, per lavoro, per dovere d’ufficio. Sente il bisogno di passare a trovare uno che conosce che abita lì vicino. Interrogato che facesse in loco, rincara, dicendo che era lì per un invito a pranzo, ...all’ora della colazione del mattino, del cappuccino, delle brioche! Ovviamente il conoscente ‘conferma’, conferma la visita ma non l’invito a pranzo anche perché, vista l’ora... Siccome il colonnello è coperto da Andreotti, nessuno infierisce. In fondo, non occorre un genio per manipolare i BR per un rapimento ed assassinio, con un tesserino (con relativi regolamenti) che gli apriva tutte le porte e gli assicurava copertura assoluta.  

Per esempio, quando “i palestinesi”, più tardi, fanno avere armi alle BR, solo dei mistificatori o degli ignoranti persi possono fingere di non sapere che nessun palestinese dà armi a nessuno, in Italiozia, senza la richiesta delle Polizie Segrete CC. Stato e loro CC davano copertura al terrorismo ‘palestinese’. E questi si rovinavano la piazza per dare armi alle BR?! Cose che non esistono.

Lo stesso vale per “il KGB”e quelle cose lì. Figuriamoci! ...E cosi via... Se un KGB, o “i cecoslovacchi”, ti aiuta, significa che lo ha chiesto loro una Polizia Segreta CC, alias il governo italico.

Ad operazione Moro conclusa, Morucci e la Faranda se ne erano andati via con le armi della colonna romana. O il KGB coopera coi CC o, più verosimilmente, i CC ‘cooperano’ con loro stessi, per farli arrestare, perché non facciano ombra ai Moretti. Si veda chi sia Guido Conforto (che li fa arrestare), una vita tra CC e KGB, un mondo di agenti doppi. Si fa per dire ‘doppi’. Se nessuno lo ha mai disturbato, significa che lavora per i CC, o così loro credono.

Non a caso Giuliana Conforto, la figlia, che aveva ospitato i due, non ne ha conseguenze legali. Cosa pressoché impossibile in quegli anni. Se la cava con 57 giorni di carcerazione preventiva. Ospita due capi già-BR ed ha la casa piena di armi! Sono impunità che solo ufficiali della Polizia Segreta CC con copertura istituzionale possono assicurare.

Intanto i CC attivano i cosiddetti palestinesi perché regalino loro armi alle BR dei CC, ai Moretti. Nessun gruppo ‘palestinese’ regala armi a nessuno, soprattutto all’estero, senza precisa richiesta di Stati amici e senza urtare altri Stati amici. L’Italia era un loro Stato amico.  

Si legga l’intelligente e toccante, pure ingenua, autodifesa civile di Giuliana Conforto, relativa a sé stessa e pure al padre: http://www.giulianaconforto.it/?p=332 . OK. Lei non ne sapeva nulla. Non si esce da un processo come quello, con Morucci e la Faranda trovati in casa e con abbondanza di armi, con un’assoluzione. E nessuno usciva dopo un paio di mesi di preventiva. A quei tempi, per un bossolo davano sette anni con procedimento d’urgenza. E, dopo, altra cosa del tutto inusuale, fosse mai stata nel mirino dei CC (invece chiaramente non v’è), nessuno le ostruisce la carriera. È protetta anche se lei non ne sa nulla. Guido Conforto ha potere, coi CC delle Polizie Segrete. Guido Conforto è sulla breccia da sempre, già prima della Repubblica, in quel mondo. Un ‘comunista’ dei CC. Ne è pieno il mondo. Solo degli ingenui possono stupirsene o scandalizzarsene.  

Chiaro che, per esempio, se istituzioni e Polizie Segrete CC chiedono aiuto alla NATO per sparare ad un Papa, oppure organizzano la cosa su ordine ‘NATO’, poi montino “piste bulgare” e diano veline ai media perché ci costruiscano. Il mondo funziona a questo modo. Idem sul caso Moro, sono state montate, dalla propaganda militare e civile, fantasiose piste estere. Semplicemente, le relazioni internazionali non funzionano a quella maniera. Non per Italiozia.

Lo stesso vale per “i partigiani” che aiutano le primissime BR. Li attiva il PCI, o suoi settori, su richiesta diretta e/o manipolazione dei CC andreottiani. “I partigiani” manipolati non lo sapevano, o la maggioranza di loro non lo sapeva? Questo è del tutto normale e storicamente irrilevante. Il manipolato è tanto più credibile quanto meno sa e quanto meno sospetta di essere manipolato. Cosa danno poi alle prime BR, questi ‘grandi‘ ‘partigiani‘, qualche ferrovecchio non funzionante ed incoraggiamento spirituale delle serie “armatevi e partite”?

Persone frustrate dalla routine quotidiana, dalla scarsità di prospettive e da altre incertezze del futuro possono abboccare ed abboccano. Ed i CC assistono. Prima coprono. I CC lo sapevano dove fosse prigioniero Sossi. ‘Rocco’, alias Francesco Marra, lavorava per loro; infatti loro lo coprono, fino ad oggi. Era tra i capi dell’operazione, tra i più radicali, ed, intanto, se la cantava coi CC ed altri.

Poi, dato che i CC pretendono i cadaveri per strada, e lì ancora non c’erano, tolgono dalla circolazione i moderati per lasciare campo libero ai militaristi ottusi ed ambiziosi alla Moretti. Creati i manipolabili, li manipolano. Non fosse servito il terrorismo, li avrebbero arrestati tutti subito. Invece, i CC arrestano ed ammazzano qualcuno/a, e salvano qualche altro secondo una precisa logica per creare una banda armata di assassini da loro controllata. L’etero-controllo è una cosa più sofisticata del “i capi sono nostri agenti”. Concettualmente sofisticata, perché alla fine sono dei carabinieri e dei questurini, ufficiali di Polizia Segreta, spesso variamente ignoranti che agitano un tesserino che dà loro poteri di commettere crimini, e relativa copertura, e loro semplicemente usano questi poteri e coperture.

Esistono vari livelli per creare terrorismi, movimenti sociali, ‘rivoluzioni’. Attivato ogni livello, tutto va avanti da solo. Le istituzioni, ed altri ambienti di potere, ordinano e non figurano mai. Qualcuno finanzia massiccia letteratura potenzialmente eversiva, prima di destra e poi di sinistra. Qualche d’un altro attiva partiti e sindacati ed altri, in una direzione od in un’altra. A qualcun altro si commissiona di creare o lasciar svilupparsi le tali o tal altre organizzazioni. Poi si arriva al politico-istituzione, un Andreotti, che chiama un ufficiale od un agente e gli dice: “Si dovrebbe sopprimere il tale. ...Veda lei... Mi riferisca.” Mafie o terrorismi, non vi è differenza dal punto di vista delle tecniche di polizie e militari.

A terrorismo liquidato, si crea il mercato, di Stato, del “abbiamo perso, ora non ci sono più le condizioni, abbiamo fatto tutto da soli”. Allo Stato interessa particolarmente, essenzialmente, quel: “Abbiamo fatto tutto da soli”. ...Dai, e poi vi mettiamo fuori anche se non subitissimo... Cooperative con soldi ed appoggi pubblici danno loro salari. Mandano nomi del giornalismo ed editori a cercarli. ‘Impongono’ loro di scrivere libri. Minchioni ed intelligenti abboccano felicissimi di esibirsi. Ovviamente ognuno fa quello che crede. Non ho tesi da difendere, neppure su questo. Qualche nome, anche tra i pochi con cervello, tra i veri intellettuali, di quell’area, mancano all’abbuffata. Forse, o di certo, erano più che cervelloni. Ci sono pure persone con un’anima, talvolta. Se uno o qualcuno, pur con ergastoli, poi volta pagina, magari trova cose migliori da fare, o sarà troppo occupato, o semplicemente non ne avrà avuto voglia. Scorrete la lista dei ‘capi’ e capissimi. Magari qualcuno/a non saprà neppure dettare ad altri che scrivano per lui/lei o proprio non ne ha voglia. Qualcun altro, capacissimo di pensare e di scrivere, manca all’abbuffata, a parte la esibizione d’obbligo, ancora a ferite aperte, da Sergio Zavoli & C. (agente/i, parroco/i, di ‘riabilitazione’ di regime) “...Ragioniamo di noi stessi in relazione a ciò che di noi si dice...” Non sappiamo perché. Non è importante. Era solo una divagazione estemporanea. Magari saranno ora celeberrimi con pseudonimi, ed in tutt’altri campi, e non sappiamo siano taluni di quelli.

In un paese in rapido sviluppo interno ed internazionale, le energie vitali dei sudditi sono dirette verso ciò, verso il benessere collettivo ed individuale. In aree compradore condannate al sottosviluppo ed alla crisi permanente, non è difficile creare terrorismi di massa ed altre patologie sociali autodistruttive, canalizzando per ciò energie non usabili o non usate costruttivamente.

C’è molto più di questo: http://www.valeriolucarelli.it/Brigate_Rosse.htm (l’abbiamo trovato; non sappiamo chi sia; ma, più o meno, qualcosa dice), pur corretto anche se sufficientemente ingenuo.

Chi reagisce isterico ad ogni accenno alle sistematiche manipolazioni di Stato, all’etero-direzione statale-CC del terrorismo anche rosso, o fa parte del patto “vi mettiamo fuori in cambio del silenzio”, o lavora per le Polizie Segrete CC ed annessi, o non ci sta colla testa. Allora, come oggi, come sempre, c’è anche chi ci mangia sul mercato della contestazione, dell’essere contro, od almeno fingerlo.

Non che non si possa e non si debba essere contro. Uno/a faccia qual che crede. Non abbiamo tesi da proporre né da difendere. È che, su queste cose, speculano sul deretano altrui.

Sarebbe interessante sapere con chi, dei CC o altri, vengono concordate, o da chi e come vengono suggerite, e quali differenti frazioni dei CC le diffondono, le varie versioni che si succedono su chi ha sparato a Moro. Prima, per “la Storia”, è Gallinari. Alla Rossanda, Moretti confessa: “No, sono stato io!”

Un bel giorno salta fuori che sarebbe stato Maccari, pur fortemente contrario all’assassinio, ‘denunciato’, ma è morto una decina di giorni prima in carcere, da Lanfranco Pace:
“Fu Maccari a uccidere Aldo Moro. Me lo ha rivelato lui. Moretti era in preda ad una crisi di panico e Gallinari piangeva. Nel garage, davanti al presidente della DC Aldo Moro rannicchiato nel bagagliaio della Renault rossa, Mario Moretti, capo delle Brigate Rosse, era in preda a una crisi di panico. Gli tremavano le mani. Provò lo stesso a sparare ma la pistola si inceppò. Moretti rivolse uno sguardo in cerca di aiuto verso Prospero Gallinari. Ma Gallinari singhiozzava. Germano Maccari scansò sia Moretti sia Gallinari e si fece avanti con la mitraglietta Skorpion.”

La versione riferita da Pace era sostanzialmente la stessa che la Faranda disse di avere saputo da Gallinari. Più che altro, i due riferiscono che i tre erano presenti davanti a Moro, e che lo raffica Maccari. Manca un colpo. Il primo lo avrà forse tirato Moretti prima dell’inceppo. Non importa.

Assumiamo che tutti dicano la verità, per quel che possono. Moretti spara un colpo, il primo, per cui può poi autoaccusarsi, di fronte alla Rossanda, anche se non la conta tutta. Subito dopo l’inceppo che non è solo meccanico. Gli altri dieci escono dalla Skorpion nella mano di Maccari.

Dove erano, in quel momento, quelli della Magliana dei CC che detengono Moro, dopo averlo preso alle BR e che eseguono la volontà dei CC di Andreotti che Moro debba comunque morire? Non ne possono parlare. C’erano pure i CC andreottiani? 

La perizia parla di 10 proiettili 7.65 e di uno 9 corto. Armi silenziate. Colpi sparati a distanza ravvicinata. All’intero dell’auto, e su Moro come sarà poi rinvenuto, per cui sparati da fuori, ma con la canna e l’arma dentro. 8+1 bossoli rivenuti. La Skorpion è chiaramente identificata dai periti, e già nota, mentre la 9 corto è sostanzialmente indefinita dato che formulano solo un’ipotesi. Il decesso sopraggiunge in una quindicina di minuti.  

Qualcuno tampona le ferite con dei fazzolettini. Macabri. Non lo sapevano prima che uno sforacchiato sanguina? I BR sembrano non saperlo dei fazzoletti di carta Paloma. Né è informatissimo invece, Antonio Chichiarelli, della Magliana dei CC. Lo stesso che ha una foto polaroid di Moro prigioniero e conosce tutti i dettagli dell’assassinio. Li conosce meglio dei BR.

Pellegrino dice cose senza senso, a meno che non disponga di una perizia differente. La versione di Maccari, anche se poi tradisce imbarazzo, è consistente colla perizia se quella sopra è l’unica e ben riportata, pur dattilografata malissimo per il sito o da dove il sito la ha presa.

“Il risultato dell’autopsia del cadavere di Aldo Moro dice che il presidente della Dc, quando fu ritrovato nel bagagliaio della Renault 4 lasciata in via Caetani, era abbronzato, con i muscoli in buono stato, con residui di acqua di mare e sabbia nei vestiti.”
[...]
“L’autopsia? “Ci fu l’ordine di non consegnare”. C’è infine la questione non secondaria della data della consegna: il verbale è datato 24 settembre 1978 ma, spiega il perito, “l’autopsia venne consegnata a febbraio del 1979 perché ci fu l’ordine di non consegnare. I risultati gli inquirenti li sapevano già a giugno”. Forse, fa capire a mezzabocca, venne chiesto di tenerla nel cassetto “per motivi politici”.”

Andreotti non poteva permettersi che divenisse subito di pubblico dominio che Moro era un’operazione sua, per divenire lui Presidente della Repubblica. Moro lo fa fuori, ma Presidente non lo diventa. Solo una mezza soddisfazione, per lui. Ci pensano poi i suoi CC a fare divenire verità processuale le balle dei BR dei CC, invece delle perizie sul cadavere ed i fatti già allora noti.

Mino (Carmine) Pecorelli viene fatto fuori un po’ per tutto, non solo per quello fa uscire sul caso Moro. Dalla Chiesa è condannato a morte da Andreotti e dai suoi CC perché sa troppo sull’operazione Moro e lo ha detto in giro. Non casualmente, Andreotti lo voleva prefetto in Calabria. Fa lo stesso. Anche i siciliani dei CC sanno sparare.

Pure la Magliana che coopera coi CC per prendere Moro alle BR e farlo arrivare cadavere in via Caetani, ed anche in altri servizi paralleli di Stato, viene variamente liquidata, dopo averla generosamente ricompensata con i soldi della rapina alla Brink’s Securmark ed in altri modi.

Un classico. Usi una mafia. Quando non serve più, la fai liquidare da altri che le subentrano.

“Ancora più importante, invece, risulta la rivelazione riguardo ai bossoli: il fatto che si trovassero sui tappetini anteriori dell’automobile indica che i colpi sono stati esplosi dall’interno della R4.”
[...]
“Insomma le rivelazioni dei due artificieri svelano un nuovo scenario, già accennato in alcune pubblicazioni. Vuol dire che le frenetiche trattative poste in essere in quei terribili giorni – su una delle quali, quella ad opera della Santa Sede, parlò ampiamente Andreotti in un convegno – erano andate in porto. Ma che qualcuno, alla fine, ha giocato sporco, al rialzo, come accennava il giornalista Carmine Pecorelli, in un articolo pubblicato nel gennaio del ‘79 su Op, del quale pubblichiamo la parte conclusiva:
«…Perché Cossiga era convinto, crediamo (?) che Moro sarebbe stato liberato e forse la mattina che il presidente è stato ucciso era insieme agli altri notabili D.C. a Piazza del Gesù in attesa che arrivasse la comunicazione che Moro era libero. Moro invece è stato ucciso. In Macchina. A questo punto vogliamo fare anche noi un po’ di fantapolitica. Le trattative con le brigate rosse ci sarebbero state. Come per i feddayn. Qualcuno però non ha mantenuto i patti. Moro, sempre secondo le trattative, doveva uscire vivo dal covo (al centro di Roma? presso un comitato? presso un santuario?), i “carabinieri” (?) avrebbero dovuto riscontrare che Moro era vivo e lasciar andare via la macchina rossa. Poi qualcuno avrebbe giocato al rialzo, una cifra inaccettabile perché si voleva comunque l’anticomunista Moro morto, e le BR avrebbero ucciso il Presidente della Democrazia Cristiana in macchina, al centro di Roma, con tutti i rischi che una simile operazione comporta. Ma di questo non parleremo, perché è una teoria cervellotica campata in aria. Non diremo che il legionario si chiama “De” e il macellaio Maurizio [nome di battaglia di Moretti ndr.]».

“De” è Giustino De Vuono? Calabrese dei CC e già legionario.

Moro vivo era comunque fottuto come futuro Presidente della Repubblica, dato che l’avrebbero ricoverato in una clinica psichiatrica, ed ulteriormente sputtanato. Da una prigione da un’altra. Ma Andreotti non vuole grane. Non si fida. Lo preferisce cadavere. Conferma il mandato ai suoi CC: Moro deve morire

Nulla di nuovo, invece, su dove fossero i bossoli. Se la perizia è precisa dove dice che Moro fu colpito dove venne rinvenuto, e dice pure che gli fu sparato dall’interno dell’auto, non è difficile raffigurarsi la scena. “Sparato dall’interno dell’auto” si riferisce alla posizione delle armi. Impossibile che chi gli sparò fosse all’interno-interno, se Moro non fu mosso da dove fu rinvenuto. Se si spara dall’esterno con inclinazione verso il basso e con l’arma all’interno dell’auto, ovvio che i bossoli schizzino, eventualmente, pure nella parte anteriore dell’auto. Impossibile gli abbiamo sparato dalla parte anteriore, se la perizia è esatta nel certificare che Moro morì dove venne colpito, senza essere mosso. Gli avessero sparato dal davanti dell’auto, le armi sarebbero state al livello del seggiolino posteriore ed i bossoli sarebbero caduti verso la parte posteriore (a seconda l'inclinazione delle stesse), a parte che Moro sarebbe stato sforacchiato nella parte posteriore del corpo. Non esistono inconsistenze su questo aspetto. 

“"All'epoca - ci ha detto un esperto che non vuole comparire - la parola di un perito valeva molto meno di quella di un brigatista e quindi questo documento venne dimenticato durante il processo che invece avvalorò in toto la tesi delle BR" e cioè che l'onorevole Aldo Moro fosse stato tenuto per cinquantacinque giorni al buio, nel covo di via Montalcini. La sabbia rinvenuta nei risvolti dei pantaloni del presidente della Democrazia Cristiana - dissero i brigatisti - era stata presa dal litorale di Ostia e poi usata per depistare le indagini. Tutto falso. Secondo la perizia, infatti, la sabbia è riferibile come provenienza da un'area di spiaggia del litorale tirrenico, compresa tra il settore nord di Focene e Marina di Palidoro. Lo denunciano i caratteri di composizione, granulometria morfoscopia dei granuli e la natura degli organismi identificati nella sabbia in esame e paragonati con una serie di campioni prelevati tra Terracina e Marina di Tarquinia nei giorni immediatamente successivi al ritrovamento dell'auto Renault4.
“Secondo il verbale di analisi geologica, inoltre: "Materiale del tipo di quello esaminato si rinviene, per i luoghi sopraesaminati, ad una distanza dal bagnasciuga molto ridotta, variabile da pochi metri ad un massimo, solo per limitatissimi settori del litorale indicato, di più di un centinaio di metri". La presenza di bitume fresco sotto la suola delle scarpe e tracce analoghe rinvenute nel materiale repertato all'interno della vettura confortano quanto appena affermato. Inoltre, alcune peculiarità lasciano presumere che, entro due-tre settimane, prima del ritrovamento dell'auto, la vittima abbia camminato in una zona molto prossima al bagnasciuga ove massima è la frequenza di bitume".”

Ovviamente, se si assume che Pace dica il vero, non si può sapere se lo avesse detto Maccari. Può avere fatto tali dichiarazioni a Pace sperando le raccontasse, prima o poi, e può avere fatte per i fini più differenti. Maccari è uno dei pochi che si presenta alla Commissione Stragi di Pellegrino. È uno ansioso di far sapere. Infatti fa sapere il falso. Convalida la versione che lo sparatore sia Moretti. È chiaramente teso. Infatti, alle obiezioni di Pellegrino si confonde. 

Secondo la perizia, il decesso di Moro si colloca “tra le ore 9 e le ore 10 del 9 maggio 1978.”
Tutte le favolette vendute dai BR sono incompatibili con questi orari. Non hanno più neppure il controllo formale dell’operazione. Se le inventano. Se le concordano. Le proprinano.

Non fosse stato per la sceneggiata ed i simbolismi voluti da Andreotti, non era affatto necessario consegnare il cadavere subito, appena ucciso. Un gruppo terrorista non eterodiretto, ed anche direttamente gestito, finanche nei dettagli, può pure seppellire o gettare il cadavere da qualche parte e poi lasciare che venga ritrovato, se viene ritrovato, o segnalare, un giorno, se crede, dove sia. 

Andreotti si vede già Presidente della Repubblica. Ben distrutto Moro, deve concludere l’operazione. Ammazzatolo, ha fretta. Solleva scandalo contro Leone per farlo dimettere, cosa Leone fa. È solo che il PCI, che voleva votare Moro, non vota Andreotti per il Quirinale. Berlinguer, avvertito da Gelli, lo sa che Andreotti voleva far ammazzare pure lui, con le stesse modalità di Moro. 

Quanto ai simbolismi, ci si trova di fronte ad un’altra montatura della propaganda delle Polizie Segrete CC. Viene distribuita la velina, e ripetuto da tutti ossessivamente, che il cadavere di Moro viene fatto ritrovare tra la sede nazionale del PCI, in Via Botteghe Oscure 4, e la sede nazionale della DC in Piazza del Gesù. Non è vero.

Via Michelangelo Caetani 32, dove fu trovata la Renault rossa, la si deve risalire, verso nord, per forse un’ottantina di metri prima di svoltare a destra e incontrare la sede nazionale del PCI. Si percorrono ancora alcune decine di metri nella stessa direzione, si svolta a sinistra, si cammina di nuovo verso nord lungo via Celsa per forse un sessanta metri e, infine, si sbocca in Piazza del Gesù.  

Il messaggio sarebbe più al PCI, e solo al PCI, come simbologia. Senonché, in via Michelangelo Caetani 32 vi è, forse già allora, un qualcosa di coperto del Sisde.

Gallinari e Moretti sono sconvolti perché sono obbligati alla sceneggiata finale dalle Polizie Segrete CC? Non potevano certo neanche lontanamente supporre che la Magliana dei CC, che si era presa Moro dalla prima prigione BR, agisse in proprio, cosa che non era né poteva essere. Magari temono di essere liquidati di lì a poco, a sceneggiata eseguita.

Chi decide un’esecuzione, poi non si mette a piangere, quando è il momento di implementarla, soprattutto non due che non sono alla prima esperienza nel campo. C’è dell’altro. Infatti cercano di lasciare fuori Maccari dalla storia. È la Faranda che lo tira dentro.

Ora è saltata pure fuori una testimonianza secondo cui Cossiga ed altri erano di fronte al cadavere di Moro, in Via Caetani, un paio d’ore prima che le BR comunicassero dove ritrovarlo. Ma Signorile la contraddice, sembrerebbe. Per quanto Signorile dice solo che alla notizia del ritrovamento ufficiale di Moro, Cossiga era al Ministero. Non poteva sapere dove fosse alcune ore prima.

E si ritorna di nuovo a Mino Pecorelli, usualmente fonte affidabile perché viene informato da fonti affidabili anche se magari ripetono quel che si dice. Sono caramba, per cui non è che curino o capiscano sempre tutti i dettagli. 

Alcune riferimenti casuali:

Se Moro era detenuto dalla Magliana dei CC, come viene arrangiata la sceneggiata finale voluta da Andreotti che lo consegna cadavere al PCI, dietro alla sua sede, “in quel posto”, “ve l’ho messo in saccoccia”, avrebbe detto, in raffinato romanesco, un Giulio Andreotti roman-popolare? 

Se ferite di Moro erano davvero fresche-fresche, non calzano col trasporto da Via Montalcini dove comunque non era più detenuto sulla stessa sola base delle lettere dello stesso. Ma neppure calzano con un trasporto dal litorale subito a nord di Fiumicino. Lo ammazzano lì, in prossimità. Se lo tamponano con fazzoletti, non devono averlo ammazzato sul posto, in mezzo alla strada. Ma anche a percorrere alcune decine di metri o meno, a nessuno piacerebbe poi muoversi con l’auto che sgocciola sangue, coi relativi rischi di essere beccato su fatto.  

Maccari muore il 15 agosto 2001, nel carcere di Rebibbia, di aneurisma cerebrale, a soli 48 anni. “Un colpo” può sempre capitare. Ma può pure essere provocato. Da un punto di vista storico, si può solo affermare il decesso e come esso appaia. Nulla più.  

E, di nuovo, si ritorna a Mino Pecorelli. La cosa è risolta, tra BR e Stato. Senonché lo Stato reale è Andreotti ed i suoi CC, con la loro Magliana, che impongono l’assassinio. Tanto, tra i ‘vantaggi’ di centralismo e compartimentazione, uniti alla spontanea coglioneria codina dell’umanoide medio, si conta ai sottoposti quel che si crede. E loro se la bevono. Lo Stato conta la sua. I BR contano la loro al loro microcosmo.  

Usati prima. Sbattuti dentro. Usati poi, ed ancora ora, in cambio delle scarcerazioni, come copertura al terrorismo di Stato dei CC su ordine istituzionale. 

Tornando a Gallinari ed al suo avvocato, “le cause naturali del decesso” non le può certificare nessuno. Possono solo certificare la causa apparente e l’eventuale assenza di tracce che possano far pensare ad altro, ad interventi esterni. Per quanto le tecniche di assassinio pulito non lascino tracce, in genere.

Lo fanno pure coi loro, con quelli hanno coscientemente lavorato per loro, di ammazzarli quando li ritengano fuori controllo. Si veda il caso di Junio Valerio Borghese liquidato in Spagna, col curaro amazzonico, eppur apparentemente morto naturalmente il 26 agosto 1974. Sono passati un quaranta anni. Oggi si può ammazzare, senza tracce, con campi magnetici a distanza.

Dunque, nessuno può escludere nulla. Esistono mille maniere per ammazzare sì che il decesso appaia del tutto naturale. Sono pratiche correnti. Esempio: