Letter from Lhasa, number 340. Vento e tempesta
by Roberto Abraham Scaruffi
Questo, sotto, è un
commento, pubblicato su neteditor.it, alla numero 326, di queste
‘lettere’ numerate. Prendendo spunto dal suo contenuto svilupperò alcune note.
Tra l’altro, queste mie pagine hanno tardato ad apparire visto che il commento
venne pubblicato il 12/08/2013, mentre queste mie note si sono trascinate fino
al gennaio 2014, alla data precisa che l’eventuale lettore potrà controllare
sul sito dove legge.
Suo merito è quello,
oltre ad esse ben scritto (non solo perché usa ‘obiettivo’ con una sola ‘b’,
sebbene ora sembrerebbe ammessa anche l’orrenda forma meridionalizzata con la
doppia, la ‘bb’), di riflettere la visione del “cittadino informato”, quello
che legge, che si fa delle opinioni (che sono inevitabilmente quelle indotte
dai media), e che, grazie a sue basi culturali oltre il medio, le ben espone.
Non è una colpa
trovarsi condizionati da quello il sistema vuole. Le persone comprendono quello
sono state addestrate, formate, a comprendere. Inoltre, anche i geni, ve ne
sono moltissimi, lo sono nel loro particolare, di solito.
La politologia, con
la storia ad essa indissolubilmente connessa, è un altro particolare, forse.
Dipende... Basta il sistema (concetto forse marcusiano ma mi suona meglio di
altri concetti con valenze politiche-politicantiche) controlli [gl]i
[pseudo-]politologi, e gli [pseudo-]storici riciclatisi ‘politologi’, ed ecco
che al cittadino o suddito ‘informato’ arriva solo quello si vuole fare arrivare.
Pressoché nulla, propaganda a parte.
Inoltre, dubito che
in una bibliotecona italica si possa trovare, su vicende italiche, la ricchezza
vi è in alcune grandi biblioteche inglesi e, suppongo, pure statunitensi e
forse altre (non conosco quelle tedesche, fino ad oggi). Per cui, anche chi
volesse informarsi di suo dovrebbe frequentare in continuazione le complicate
biblioteche italiche per procurarsi in continuazione opere grandi e piccole, a
parte quelle censurate o semplicemente non conosciute e non comprate, per le
quali occorrerebbe rastrellare librerie. Oggi, il tutto è facilitato dai motori
di ricerca online, e da strumenti bibliografici, almeno per l’identificazione
delle possibili fonti. Beh, oltre ai costi, ci vorrebbe pure il tempo di ‘macinare’
e ‘carburare’ tutto. Oggi si trovano cose in rete. Ma solo quel che qualcuno
pirata. Molto, ma non tutto e non sufficiente, soprattutto su queste cose.
Mission impossible!
Anche perché quello che trasmettono gli editorialisti ed i mass media suona così
bene. Funzione della propaganda è proprio rimestare nell’ovvio, e vendere
‘specialisti’ che non è affatto detto lo siano. Non si creda che i
propagandisti siano esseri diabolici che conoscano il vero e poi lo occultino.
No, è più semplice. Il propagandista sa, in qualche modo, il messaggio debba
far arrivare. Tutto lì. Dove poi siano, o se esistano, le vere fonti della
conoscenza è un mistero, o è comunque inutile, per vari motivi, parlarne.
Sì fa per dire. Non
esistono misteri. La realtà è sempre più semplice di come se la conti,
complicandola. È una banale questione di addestramento, di
formazione/impostazione mentale. Se vede quello si è stati istruiti, o ci si è
istruiti, a vedere. Normale, ovviamente, che il “suddito informato” segua poi
quelli della propria parrocchia. Uno legge quel che vuole sentirsi dire. Quello
che uno vuole o si aspetta, ed è stato condizionato a volere ed aspettarsi,
chiaro che gli venga dato.
Gentilezza ed
apertura del commentatore qua sotto, o convenzione sociale, parlare di analisi
‘interessante’. Visto che lui assume una visione del tutto differente (non
quella sinistra, ma altra che, magari nettamente differente dalla sinistra come
area politica, è pur sempre ad essa connessa, dal mio punto di vista, perché
assume un comune quadro di riferimento, il quadro propagandistico dei massa
media di regime), avrebbe semmai dovuto parlare di ‘fantasiosa’, in attesa di
eventuali delucidazioni. Anche qui siamo
nell’impossibile psicologico perché si accettano le ‘delucidazioni’ su
quello si sia stati, o ci si sia, addestrati a volersi sentire dire. Nessuno
delucida mai nulla. Il ricevente aperto al massimo registra e scrolla la testa.
Il delucidatore è sempre supposto e previamente accettato. Oppure non lo è. Poco importa delucidi davvero o si limiti a
dire quello ci si voglia, o sia sia disposti, a sentirsi dire.
Infatti le
‘delucidazioni’ non servono a nulla. Ognuno si fa le convinzioni, o si adatta
alle convinzioni, siano in armonia col proprio quadro concettuale. Ognuno crede
a quello per cui o su cui gli è stato fornito un apparato concettuale per
comprenderlo. Comprende di più, istintivamente, il suddito disinformato che non
si preoccupa di seguire le false notizie e le false interpretazioni, per cui è
dunque più vicino ad intendere il senso delle cose. Ha già capito che tutto
quello viene detto ed interpretato non vale granché. E se sbotta in qualcosa,
magari l’azzecca in parte o del tutto.
In ultima analisi,
scrivo per me. Non devo né intendo convincere nessuno.
Come vedremo,
subito dopo il commento qua sotto, è, alla fin fine, solo questione di
conoscenza dei fatti e di metodo per valutarli. La conoscenza, supposta o meno,
è sempre una approssimazione, un processo senza fine. Ciò di cui parlo è tutto
pubblicato. Non ho altre fonti che non sarebbero necessariamente migliori. È
solo che i fatti essenziali sfuggono e vengono fatti sfuggire alla visione
perché non vengono ripresi o discussi, se non nelle interpretazioni di comodo
vi è interesse a fornire.
Quanto al metodo, è
semplice. Basta attenersi ai fatti e chiedersi i perché di tutto. E continuare
a chiederselo anche quando si sia convinti delle conclusioni raggiunte che sono
e devono essere sempre provvisorie. Al contrario, quello che fanno storiucoli,
pallitologi e pollitologi, cronisti e redattori è chiedersi quello che devono
scrivere per non rischiare di perdere il posto e la vita.
Non che sia così
semplice, anche perché “il fatto” od “i fatti” non esistono se non come
interpretazione e l’interpretazione già suggerisce, o può suggerire, altre
interpretazioni concatenate, o già conduce, ad esse.
Quando, col ‘68, e
dintorni (eventi che furono una delle tante operazioni anglo-americane di
terrorismo ideologico di massa), venne ridicolizzata una supposta storia dei
fatterelli fu per passare a ben di peggio. Non sono sicuro che una storia dei
soli fatterelli sia mai esistita. Tuttavia essa ha il vantaggio di permettere
poi le interpretazioni più differenti. A contrario, una storia interpretata a
priori, apre la via alla falsificazione pre-orchestrata dei fatterelli. Per
cui, i fatti ci si inventano per consistenza con un certo quadro
interpretativo.
Banale ma vero.
Così banale che neppure ci si pensa. ...Se il marxismo, come altri -ismi, ha
avuto tanto successo è perché era ed è funzionale ai lavaggi del cervello
operati dall’Impero. Loro controllano i centri di produzione e discussione
ideologica. Loro controllano la diffusione anche delle ideologie vendute, per
renderle più seducenti, come ‘contro’. La storiella delle lotta di classe e
delle forze sociali che..., dove poi si danno ponderazioni esagerate a classi
‘proletarie’ che, pur numerosissime, contano veramente poco come potere reale,
permette di rimuovere l’azione delle classi magari ristrettissime e che invece
hanno un potere considerevole proprio perché controllano gli apparati
‘militari’. Ecco che tutto viene spiegato apoditticamente con le forze sociali.
E questo ‘tutto’ rimuove magicamente le azioni di ristetti, eppur potentissimi,
gruppi dirigenti, per cui la visione trasmessa è una visione fasulla degli
eventi reali, della Storia. Tutto diviene ‘chiaro’. Eppure falso. Ed ecco che
il lavaggio di cervello di massa è realizzato. Non che poi alla gente gliene
freghi nulla di conoscere le cose. Chi vorrebbe, c’è qualcuno che vorrebbe
davvero?!, si vede sottoposte interpretazioni di comodo così chiare e
consistenti ...secondo gli schemi fasulli imposti dalle ideologie
correnti!
Non esiste una
soluzione magica. Eppure abbondano le vie che non portano da nessuna parte,
almeno dal punto di vista euristico, per chi possa essere interessato a
conoscere. Lo evidenziava il Leopardi, per esempio. Non fu il primo esistendo
già tutto, detto magari in modo meno diretto, in filosofie di millenni
precedenti. La conoscenza è pericolosa sia per chi la riceva che per chi chi si
illuda di poterla portare o si trovi a portarla. Conoscenza ed infelicità vanno
in parallelo, nel senso che l’ignoranza permette di vivere felici mentre la
conoscenza porta al contrario. La conoscenza apre gli occhi e porta al
desiderio di conoscere di più, che induce ad interrogarsi su tutto e su tutti,
di mettere in discussione tutto e tutti. Se questo è vero, è rassicurante,
dunque spontaneo, accontentarsi di spiegazione facili, nel senso che lascino
vivere in pace col prossimo e non inducano ad interrogarsi ulteriormente.
Ovviamente è quello vuole chi domini sugli altri e li disprezzi al punto tale
da regalare spiegazioni senza alcuna corrispondenza col reale.
Personalmente penso
che se sia sempre più semplice dire le cose come sono, come stanno. Non sono
per nulla convinto che al potere convenga contare frottole. Anzi, mi sembra del
tutto antieconomico. Chi stia sotto si beve tutto, pure la verità.
Evidentemente, il potere pensa il contrario. Oppure vi sono meccanismi
automatici che ‘fabbricano’ le menzogne. Chessò, se il potere raccontasse che
fa la tale e la talaltra guerra per interesse ed enuncia le cose come stanno,
dichiara il suo cinismo [o quel che sia], non è che chi stia sotto abbia la
possibilità di opporsi od anche solo di dissentire. Una spiegazione diretta
sarebbe sempre più semplice e pure senza necessità dei terrorismi di Stato il
potere usa correntemente, pressoché da sempre, dappertutto, per ‘imporre’
decisioni tanto passerebbero lo stesso senza il bisogno di essere imposte,
fatte passare, con sceneggiate drammatiche e sanguinose. Evidentemente chi
detiene il potere la pensa del tutto differentemente. Non sono lo stesso
convinto che mentire abbia una qualche utilità. Una cosa è il mentire
bonhoefferiano. Quello del potere non serve a nulla ed ha pure costi altissimi.
...Mi sbaglierò...
Detto ciò, sugli
aspetti euristici, non è che poi conoscere di queste cose serva a nulla. Non ha
alcun senso essere ‘contro’. Ma anche qualcuno volesse essere ‘contro’ [non
sono sicuro si possa, non esiste l’essere contro, come non esiste l’essere a
favore, ma ognuno creda quel che preferisce] non è che poi serva un’interpretazione storica od un’altra. Ed allora?!
Ed allora nulla... Si conosce, in questi campi, come in altri, perché si vuole
conoscere o perché ci si trova, o ci si è trovati, a conoscere. Ci sono cose
rendono. Queste non rendono particolarmente, secondo me. Per cui, è conoscenza
che è pure antieconomica dal punto di vista dell’economia del proprio tempo e
delle proprie energie.
L’ho già detto che
qui scriviamo per noi stessi. Non serve a nulla dire nulla a chicchessia. Uno
scrive perché ne ha voglia. Per leggersi e magari essere soddisfatto di quello
ha appena prodotto. Non è il caso mio perché vorrei dire tutto meglio ed,
inoltre, mi accorgo sempre, a ‘pezzi’ già pubblicati, che rettifiche ed
aggiunte sono necessarie. A volte pure cambiamenti di rilevo. Beati coloro che
scivolano e cercano di convincersi, e di convincere tutti, che non sono
scivolati! Non ne son capace. Appena qualcosa sia stata espressa, non è
difficile, pure per chi l’abbia scritta, vederne i limiti ed i difetti se lo si
vuole. Questo è, almeno, quello succede a me. La coerenza è una ‘virtù’
paranoica, ed anche schizofrenica perché il coerente si costringe a costruirsi
come identità differenti. Appunto, tali ‘virtù’ mi mancano. Al contrario [al
contrario della coerenza], una personalità complessa sa pensare liberamente
senza farsi condizionare da acquisizioni differenti si rivelino errate od
insufficienti. Sa guardarsi in faccia, senza problemi.
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Molto interessante la tua analisi
Pubblicato da
casalvento il Lun, 12/08/2013 - 09:21.
Molto interessante
la tua analisi e ricostruzione delle vicende italiche. Parli di un asse stabile
e longevo tra oligarchie predatorie e Quirinale, che fatico a intravedere.
Certo da tempo ormai il grande regista è re Giorgio, il comunista preferito di
Kissinger. Abbiamo una monarchia parlamentare e Letta è l'esecutore della
politica di Napolitano.
La mia visione
delle cose è che il partito comunista, la Spectre rossa, sta prendendo tutti i
centri di potere. Cito un mio brano:
"Il partito
comunista italiano, nato nel 1921, è sopravvissuto al fallimento globale del
comunismo, ma, anziché prendere atto degli esiti storici estinguendosi come
altrove, si è messo in maschera, nascondendosi dietro false identità. Il mantra
da tempo ripetuto è che il comunismo non c'è più, mentre all'interno del clan
invece l'identità originaria è mantenuta come sacra e l'apparato si conserva
intatto come un ordine monastico.
In questo assetto,
il partito comunista ha continuato la sua marcia ormai secolare verso la
conquista del potere, essendo questo obiettivo la sua esclusiva ragion
d'essere, data la sua estraneità verso i regimi democratici, che si limita ad
usare per la sua causa, che di democratico nulla ha.
Perennemente
all'opposizione (conventio ad excludendum), quindi escluso dalla competizione
democratica, si è imposto nella cultura (non appesantito da responsabilità di
governo) e lentamente infiltrato nelle istituzioni.
In questa lunga e
paziente impresa, ha sempre sconfitto gli oppositori incontrati, o
distruggendoli (come i socialisti di Craxi), o assorbendoli (come gli eredi
della democrazia cristiana) ed ora spingendo alla disfatta anche la prima
destra costruita da Berlusconi (ormai anche lui a due passi dalla galera),
Questo grande gioco
lo ha portato assai vicino all'obiettivo, ora in particolar modo, controllando
(pur essendo minoranza) e orientando vari istituti apicali, dalla magistratura
alla presidenza della repubblica, ormai suo feudo e praticamente trasformata in
una monarchia parlamentare, oltre a guidare lo stesso governo, diretta
emanazione del monarca.
I comunisti (in
veste PD) stanno per riuscire nella loro impresa secolare, la conquista dello
stato italiano. Invece dell'assalto rivoluzionario, dopo la sconfitta del
comunismo a livello planetario, questi sono riusciti a dissimulare i loro piani
e perfino la loro identità, continuando nell'ombra la loro azione occulta e
sfruttando abilmente la dabbenaggine degli italiani."
Tu vedi invece un
asse tra finanza e quirinale:
"Berlusconi è
subentrato al pentapartito, un centro-sinistra, liquidato a seguito del colpo
di Stato mediobancario-quirinalizio che inizia con la strage di Capaci (23
maggio 1992), che instaura la dittatura quirinalizia, che continua fino ad oggi
con un regime di purghe CC-giudiziario-quirinalizie per controllare il governo
formale e lo stesso parlamento ridotto a votificio dei diktat voluti dal
Quirinale."
Forse si è formato
con Scalfaro? Significativa l'eliminazione di Falcone e poi di Craxi.
Ti saluto.
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Come fa uno che s’è
accalorato, contrito, entusiasmato, illuso e deluso, dirsi o sentirsi dire che
FI la creano su richiesta pressante delle Polizie Segrete andreottiane (dunque
su mandato andreottiano) ed ammettersi quello che è sotto il naso di tutti, che
Silvio Berlusconi ha messo solo la faccia e diffuso illusioni da teatrante
mentre il governo formale era nelle mani dell’andreottiano Gianni Letta che,
pur in regime di dittatura Quirinale-Mediobanca, ha proseguito le solite
politiche del barcamenarsi andreottiano e non certo a favore delle “partite
IVA” che pur ne erano parte della base sociale. Tra l’altro, non è che le
“partite IVA” manchino pure nelle altre sponde politiche e pallitiche. E gli
altri lavoratori, quando non siano clienti di regime, non hanno poi interessi
realmente differenti dai piccoli imprenditori. Alla fine, le “partite IVA”, e
pure tutti gli altri, si sono tutte sono illuse e deluse in maniere similari, a
parte chi nello sfascio dello Stato vi abbia eventualmente mangiato, pure tra
di esse. Alla fine, le classi o categorie pure esistono solo nelle astrazioni.
Nella realtà, non è tutto nero-nero o bianco-bianco, ma vi sono mille
sfumature, mille differenze. Sarebbe come che quelli che nel PCI ci hanno
mangiato o ci si erano illusi si ammettessero quello che è egualmente sotto il
naso di tutti, che erano e sono restati solo collaborazionisti anglo-americani
[ed in Italiozia di Mediobanca-Confindustria], e da questi creati ed usati,
come e con le mafie e tutto il resto, per le loro politiche di guerra e di
pace, e di dominazione imperiale [o ‘locale’
relativamente a Mediobanca-Confindustria] post-bellica. Non è che il
Savoia G.Napolitano faccia, da fascista anti-semita, prima il collaborazionista
di bassi servizi delle truppe anglo-americane, e poi i Servizi delle FFAA sia
inglesi che statunitensi lo infilino nel PCI [d’accordo il PCI stesso, nella
persona di Togliatti e collaboratori stretti] senza che nessuno sapesse chi
fosse. E che, gli inglesi e gli americani non l’avevano la lista dei figli
naturali, illegittimi, dei reali? Non l’avevano i CC? E non l’aveva l’amica
[anche durante i governi Mussolini] Ambasciata Sovietica a Roma. Togliatti ed i
suoi apparati (a parte che Palmiro era pure cittadino sovietico e solo
sovietico [gli Alleati faranno poi carte false, quando se lo fanno prestare
dall’URSS dunque lo faranno ridivenite cittadino italico] per cui in contatto
costante colle Polizie Segrete sovietiche) erano fessi? G.Napolitano di Savoia
veniva al PCI dal nulla, quando tutti, per strada, a Napoli, sapevano che era
figlio naturale, illegittimo dicevano allora, del poi ultimo Re d’Italia? Non a
caso era già allora l’ometto degli Agnelli, e di Mediobanca e Confindustria,
pur nel PCI che non è che fosse contro Mediobanca seppur nella propaganda per i
polli raccontassero di essere antagonisti di Confindustria. Il PCI aveva una
faccia per i comizi ed una del tutto differente nelle istituzioni. Idem tutti
gli altri. Del resto, come avrebbe potuto essere un partito ‘contro’?! ...Un
partito con apparati enormi, dunque maneggione di affari enormi, e da 20-25%
dei voti... Un tale partito non poteva essere ‘contro’. Beh quelli che
mandavano a fare a botte ‘fascisti’ e ‘comunisti’, o ad accalorarsi
reciprocamente contro ‘comunisti’ ed ‘anticomunisti’, non potevano dirlo che
erano tutti nella stessa mangiatoia e che “la politica” era tutto e solo un
teatrino per i seguaci beoni e per altri fini. Non lo hanno sempre saputo
tutti, pure quelli che se lo e lo negavano, che il PNF aveva solo cambiato nome
ritornando pluralità formale di sigle? Tutto doveva e deve dunque essere del
tutto differentemente, a tutti i livelli, da come raccontato dalle propagande,
dai lavaggi-insozzi del cervello. Se non vi sono politologi, storici,
giornalisti, e coloro etichettati sotto questi appellativi hanno la sola
funzione di raccontare favolette...
Non, no, non è
questione di complottismo. Ovvio che chi [il potere, i poteri ed i loro
cantori] voglia mantenere interpretazioni di comodo gridi al complottismo ogni
volte che si cerchi di discernere la realtà dalla propaganda. Altrettanto ovvio
che il processo di discernimento della realtà dalla propaganda sia inquinato da
chi detenga il potere ed i poteri reali, e dunque non sia per nulla facile né
lineare.
Anzi, in effetti, è
proprio un questione di complottismi e di diffusione di visioni
paranoico-confuse ad opera del potere e dei poteri. Complottismo, idealismo, è
pensare che le teste contino e non pesino, alias
che chi ha potere conti come chi non ne abbia alcuno, od addirittura che chi
non ha potere conti mentre chi lo ha non conti nulla. Sono visioni di comodo
create e diffuse del potere stesso. Sono religioni consolatorie. Le “ideologie
contro” che vendono tali concezioni sono opera del potere stesso. Sennò non
avrebbero avuto tanto successo. Servono a far sentire qualcuno, ed a manipolare
meglio, chi con conterà mai nulla.
Nella realtà
valgono le regole della ponderazione. Chi
abbia potere può molto, anche quasi tutto, in proporzione al potere ed
al controllo reale (non quello immaginario che a volte sembra perso pur non
essendolo affatto). Chi non ne ha, a volte ha il potere di non fare, al
massimo. Spesso ha solo il ‘potere’ di essere manipolato per cui si illude ed
illude di operare contro quando invece lavora a favore di operazioni di potere,
e del potere e poteri. Miliardi di individui possono non contare nulla.
Pochissimi possono contare moltissimo se possono usare tecniche di
manipolazione. E ben lo possono. Che non significa che siano più intelligenti.
È la forza del potere. Come chi idiota disponga di un attrezzo, di uno
strumento, macchina o macchinario, mentre un altro, magari intelligentissimo,
invece non ne disponga. Tutto lì. A parte questo, in realtà l’intelligenza si
trova abbondante dal lato del potere, visto che esso la compra. E non solo.
Esso se la dà, visto che chi ha mezzi ha anche più possibilità. Ripetiamo che
non è comunque questo il punto. Se disponi di ‘attrezzi’, perché hai potere,
questi ‘attrezzi’ [qualunque cosa concretamente siano], ti danno poteri enormi
relativamente e chi li abbia. Un potere idiota, idiota come arte di affermarsi
e conservarsi, non si sarebbe neppure costituito e costruito. Quanto poteri
sembra scompaiono è perché sono soppiantati da altri superiori. Chi non ha
nulla non subentra alle classi dirigenti. Solo altre classi alte, più alte,
possono soppiantare classi alte. Contraddirebbe qualunque concezione anche
materialistica pensare che chi non abbia nulla possa soppiantare chi abbia
tutto. Quando ciò sembra succeda ci sono altre cose sfuggono e vengono fatte
sfuggire alla vista. Chi non ha nulla, al massimo viene usato da altri
localmente più furbi di chi prima aveva il potere formale per soppiantarli. Il
destino di chi non ha nulla è avere sempre meno. Non è vero che la massa, la
quantità, di chi non ha nulla possa soppiantare il potere, i poteri. Come?
Perché? Sulla base di quale legge ‘fisica’? Ah, perché qualche scribacchino
brillante è stato impiegato dal potere per scriverlo e poi le sue concezioni sono
stati diffuse dal potere per vendere delle teorie ‘contro’, teorie ‘contro’
usate dal potere, dall’Impero, per divenire più forte ed estendersi?! Un po’
poco... La storia [materialistica] di Karletto scribacchino dell’Impero non è
stata ancora scritta, ne forse lo sarà mai. Meglio stendere veli pietosi, a
volte...
Gli Imperi si sono
perfino dotati di università ‘marxiste’, vedi Cambridge e non solo, per crearsi
coloro li avrebbero distrutti?! Semmai se le sono create perché il ‘marxismo’
serviva agli Imperi, che infatti sono ancora lì e solidissimi. Davvero qualcuno
crede che le tanto universalmente sponsorizzate ideologie e movimenti ‘contro’
lo siano per qualche loro forza propria e non perché funzionali al potere,
all’Impero, li ha creati e diffusi. “Il marxismo” lo creano e lo diffondono
[con milioni di libri e pubblicazioni] gli inglesi, e pure i tedeschi, per
usarlo come loro strumento di guerra. Lo creano gli Imperi, non “gli operai”!
Idem tutte le altre ideologie e movimenti venduti come ‘contro’.
La propaganda opera
a livello di fatti e di metodo. Viene raccontato quel che fa comodo. Si
nasconde l’essenziale. Si danno interpretazioni strampalate e di convenienza ma
suadenti, che suonino bene. No, anzi, non suonano per nulla bene. Sono strampalate
da ogni punto di vista ma la ripetizione le fa suonare bene anche perché tutto
quello che venga da fonti di autorità, ed i mass media sono considerati tali,
viene creduto. Il controllo dell’informazione è ferreo da parte delle classi
dominanti sia mondiali che locali. Poco importa chi abbia la proprietà dei
media. Contano i centri di produzione dell’informazione, che sono saldamente
nelle mani dei poteri reali. Ovviamente il potere può anche intervenire nel
processo di diffusione e censura delle stesse, quando esso non mostri
sufficiente senso sistemico. Il potere fornisce e diffonde i suoi punti di
vista e pure i punti di vista creduti ‘contro’. Evidente! Se controlli il
potere, controlli pure “l’opposizione”. No, questo si sono dimenticati di
dirvelo... Anzi, a qualcuno è scappato detto. Il potere crea discussioni feroci
sul nulla, sì che sembri vi sia un grande ed aperto dibattito sul tutto, ma
intanto vi concentra sulla scemenze irrilevanti. A credevate servissero i
Travagli, le Guzzanti e tutti quelli lì?! Ad aprivi gli occhi?! E così
dappertutto nel mondo, ovviamente.
Berlusconi?! No,
poveretto, non controlla neppure i ‘suoi’ media e, da quel che dice, neppure la
sua testa anche se, se non altro per personali stati di emergenza,
occasionalmente gli scappi detto qualcosa di più, ma non troppo e neppure
sufficiente, che agli altri suoi ancor più idiotici colleghi parlamentati e
politici, o pollitici, o pallitici
L’informazione la
controllano gli anglo-americani e di loro clienti. La loro ignoranza della
storia è colossale, anche a livello accademico, visto che alla fine credono ed
hanno formato intellettuali che credono alle propagande. Del resto, a che serve
conoscere la storia?! Se qualcuno, col tempo, arriva a conoscere ed a capire
alcune cose, meglio se le tenga per sé perché non è tollerato che
l’informazione, la storia, circoli.
È vero che chi
controlli il presente controlli il passato ed il futuro. Anche se è vero che
l’idiozia e l’ignoranza di chi detenga il potere reale non impedisce ad alcuno
di apprendere, se riesce ad averne tempo e passione, per quanto non è che serva
poi a nulla. Sai e che te ne fai? Ne parli con gli amici ed i colleghi che così
ti prendono per pazzo, o per svitato, e che, comunque, ti guardano con sospetto
perché chi sia differente è sempre sospetto?! Vale quello che puoi vendere e
far fruttare, non quello che sai.
Non è comunque
tollerato che l’informazione, la conoscenza circoli. Deve circolare solo ciò
che deve essere creduto per avere schiavi obbedienti. I pochi eretici, che
mantengono qualche barlume di vera ricerca fattuale, sono ferocemente
perseguitati, seppur non sempre del tutto liquidati anche perché chi dovrebbe
liquidarli non sa né controllare tutto né tanto meno capire davvero.
Ci sono anche
ragioni pratiche. È più facile, chessò, far sparire nella notte documenti dagli
archivi che uno stia consultando, su specifiche questioni. Si veda quel che
dice Nikolai Tolstoy, per vari aspetti uno storico conformista, quando faceva
ricerche scomode per il militarismo britannico.
In pratica, tutte
le reali teorie complottistiche, dietrologiche e simili sono inventate dal
potere e dai suoi burattini. Al contempo, quello che non piace al potere è
accusato di dietrologia, complottismo, pazzia. Meglio comunque, per il potere,
se neppure fa arrivare sulla pubblica piazza quello che non vuole sia risaputo.
O così crede.
Piacciono, al
potere, le discussioni feroci sul nulla. Se dite anche solo qualcosa di
ragionevole e moderato, ma eretico, è facile essere esclusi dei luoghi di
discussione. È quello realmente fanno anche sui nuovi media della rete dove
scrivi quello che vuoi, a parte che dove possono ti escludono, soprattutto in
Italiozia, in modo che poi certo hai scritto quello che hai voluto ma alla fine
solo tuo sito che nessuno legge, o poco oltre. C’è ma non è che serva. È
pubblicato, nel senso che sta da qualche parte ‘pubblico,’ ma è come non
esistesse.
V’è anche un altro
meccanismo, lo ripetiamo ancora, un meccanismo psicologico, per cui si capisce
solo quello si è stati addestrati a capire. Per cui, alla fine, nessuno capisce
quello venga scritto al di fuori dei canoni e delle propagande ufficiali.
Quello stia su un libro di storia sembra bellino e ragionevole, non
necessariamente per il modo (linguaggio etc) in cui sia pubblicato ma per il
luogo dove venga trovato. Quello magari vero pubblicato altrove manca delle
‘credenziali’, di quel manto di ufficialità che sembra e viene creduta
‘credibilità’. È così. Non che vi sian nulla da fare. Sono questioni affrontate
in vario mondo anche da linguisti ‘ufficiali’. Sono questioni interessanti ed
appassionanti per chiunque, ufficiale o meno, sia alla ricerca di qualcosa
(anche solo, eventualmente, giustificare il proprio stipendio ufficiale). Basti
saperlo. È cosi.
Il potere vuole far
credere, anche solo a livello subliminale, che esso discenda da Dio o da forze
della natura, per cui quello che vuole sia creduto lo trasmette come fonte di
entità sacre, come soprannaturali. “L’economia”, “la scienza”, “la giustizia” e
così via. Come se tutto non seguisse procedure decise da chi comanda e chi
controlli chi comandi. Possono anche essere entità non individualizzabili, ma
sono sempre interessi che fanno succedere quello vogliono succeda. Supposti
imperativi economici, teorie scientifiche, sentenze giudiziarie, come qualunque
altra procedura o decisione amministrativa, sono cose fatte succedere perché
c’è chi le voglia far succedere. Il caso può esistere, ma è sempre piuttosto
limitato, e può essere facilmente rettificato, in queste cose.
Non occorre
immaginarsi una mente unica, che non c’è. Del resto, a voler usare questa
allegoria, anche una mente è composta di centri differenti, non sempre, o mai,
rispondenti ad una assoluta univocità. Non accorre comunque immaginarsi una
mente unica nell’accezione corrente. “Il puparo” non esiste mai, non a livello
generale. Può esistere per singoli e limitati episodi. Dipende sempre
dall’oggetto dell’esame, dell’analisi, ovviamente. Su casi specifici esiste il
puparo per sé. Il puparo sistemico [del ‘sistema’] non esiste.
I sistemi
economico-sociali seguono processi, meccanismi, di auto-organizzazione tipici
dei sistemi caotici. Non v’è una mente unica, mentre agiscono casualità che
producono ordine, un qualche flusso ordinato, non necessariamente stabile nel
tempo, dal caos. Ciò che esistono sono network gerarchici sebbene non
assolutamente centralizzati, non nel senso del singolo monocratico.
Vi sono leggi
fisiche (fisiche della fisica), cui obbediscono pure gli umanoidi, e psicologiche
che permeano i comportamenti individuali e collettivi. Eppure, a questo livello
si sono create mistificazioni suadenti, per ‘spiegare’ quello fa comodo far
credere. Se qualunque evento viene risolto con slogan che fanno credere cose
impossibili o del tutto improbabili è proprio perché sono stati inculcati in
vario modo dei riflessi condizionati. Nulla di complicato. L’elemento di base è
che viene creduto quello propinato da fonti di potere, ed i media sono reputati
tali.
Se vi dicono che
dei cretini si sono fatti saltare per aria nel centro di Londra, appare tutto
naturale. Se poi apprendete che c’era un’esercitazione dei Servizi per cui
magari hanno mobilitato dei loro, solo che hanno messo loro negli zaini degli
esplosivi veri ed hanno fatto esplodere dei loro agenti ignari, ecco che la
notizia vi sfugge, o comunque non collegate.
Se vi dicono che nel Pentagono s’è infilato un aereo che in realtà non
si trova né poteva entrarvi, ecco che vi sembra tutto naturale. Se qualcuno vi
spiega che proprio non era possibile e poi non si capisce perché abbiano fatto
sparire le registrazioni delle telecamere, ecco che vi incazzate ed urlate dove
sia mai allora finito “l’aereo mancante”. Come si fa a mettere in discussione
dei filmetti o delle notizie mediatiche. Se lo dicono, se l’avete visto su un
qualche schermo, deve ben essere tutto vero e, di certo, è delirante chi non vi
creda!
Gli stessi
meccanismi funzionano con le culture fabbricate e propinate. Tutto sembra così
naturale. Tutti lo e le ripetono.
Si sono inventate
leggi sociali che non sono tali. La ripetizione le ha fatte ‘divenire’ leggi.
Basta interpretare tutto secondo certe leggi, ed ecco che sembrano vere,
consistenti. Ed invece non le sono. Sono meccanismi propagandistici. La realtà
non funziona secondo quelle legge. Le leggi non spiegano la realtà ma
semplicemente se la inventano, la falsificano o mistificano. Basta non guardare
gli individui reali, non conoscerli, non interrogarli e non interrogarsi, e
torna tutto, ...nell’immaginazione.
Per esempio, non è
vero che l’oppressione generi rivolta. Movimenti sia di contestazione,
opposizione, ai vai livelli e con varie caratteristiche, sia armati che non,
esistono solo perché centri di potere li creano. Nulla nasce e dura
spontaneamente. Ciò che non venga subito liquidato, o non si liquidi da solo
per inutilità intrinseca, è perché ha appoggi, spinte, coperture. Tutto
costerebbe troppo, a livelli impossibili, in mezzi ed in investimenti di tempo
ed emozionali. Una cosa è la devianza o la delinquenza individuale. Qualunque
gruppo organizzato diviene visibile al potere, a parte che nasce solo se ha
concrete possibilità di ottenere qualche vantaggio senza averne maggiori
svantaggi.
Chi non abbia i
mezzi per vivere, o sia sottoposto a lunghe giornate di lavoro e con basso
salario, non ha i mezzi per ribellarsi. Viveteci in mezzo a proletari del terzo
mondo e quarto mondo, e poi ditemi e ditevi... Tutte le balle su coscienze di
classe e simili svaniscono di fronte ad una realtà ben differente. È vero,
anzi, che chi vegeti a livelli di sussistenza, e sotto di essi, possa essere
ancor più facilmente comprato, ma proprio per questo comprato dal potere, od
anche da qualche contro-potere (cioè un potere che si finge contro un altro
potere corrente) se ha mezzi, non certo reclutato da partiti o sindacali
“d’opposizione” senza appoggi [che dunque non possono esistere, non potrebbero
se davvero indipendenti], e tanto meno formarli. Senza appoggi neppure
esisterebbero.
Quando vi siano
rivolte e rivoluzioni è perché il potere, o un altro potere eventualmente più
forte, paga. Si studino i movimenti e le ‘rivoluzioni’. Li e le si studino al
di fuori delle propagande, e lo si scopre facilmente. Basterebbe farsi domande,
domande su tutto, senza credere alle favolette. Le ‘rivoluzioni’ sono cose che,
in un certo momento della storia universale, sono inventate dalla propaganda
anglofona per pure ragioni propagandistiche e di confusione ideologica.
‘Rivoluzione’ è un concetto propagandistico, ideologico. Lo stesso vale per le
rivolte. Nessuno si mette contro chi sia più forte. Se succede, si hanno, o si
pensa di avere, coperture superiori. Gli stessi sindacati, quando non li crea
il padrone stesso, li crea lo Stato che è certo Stato delle classi dominanti ma
non necessariamente dei singoli e miopici padroni. La linea di minor resistenza
del proletario è leccare il padrone o, comunque, non avversarlo. È quello poi
succede. Quando leccano anche partiti o sindacati, è perché sembrano più forti,
o comunque capaci di dare coperture e far ottenere qualcosa. Ma se fanno
ottenere qualvosa è perché sono parte del gioco, non contro, non davvero
contro... Sono, in un modo o nell’altro, controllati dagli stessi ‘avversano’,
che è quello sempre succede.
Qualche centro di
potere si inventa il concetto di rivoluzione, o lo sfrutta inventato da
qualcuno, e lo usa per spiegazioni fasulle di eventi: popolazioni che
magicamente di sollevano, armate che si dissolvono (però poi riappaiono),
nessuno che si chieda chi assicuri i servizi essenziali (od anche solo il
controllo delle plebi, visto che poi lo Stato continua ad esistere),
condottieri che si muovono e combattono sebbene poi alla fine tutto rimanga
sotto il controllo di burocrazie che mai appaiono e che pur operano ogni giorno
e notte. Basta non farsi domande su pressoché nulla, anzi stigmatizzare chi si
chieda e chieda gli aspetti pratici di quello si svolge secondo
rappresentazioni miticizzate, ed ecco che è stata inventata una finta storia
fatta di rivoluzioni. Milioni di saggi e libri sono stati scritti sulle
“rotture rivoluzionarie” e sulle ‘controrivoluzioni’. Che fossero balle era già
visibile, dato che poi tanto filosofeggiare trasbordava nella fumettistica pur
rivestita di paroloni. Quando un bel giorno sia il lenin-stalinismo che il
maoismo ed altri o si sono dissolti od hanno rivestito pratiche differenti
difficilmente categorizzabili dalle schematizzazioni precedenti, ecco che si è
sorvolato sul fatto che v’era una realtà ben più semplice, eppur nascosta dagli
apparati propagandistici, di colpi di Stato [di poteri dello Stato e degli
Stati] dove relazioni internazionali ed interessi di apparati interni si
combinano variamente secondo rapporti di forza reali, ed anche con inevitabili
momenti di casualità. Se incominciamo a fare esempi, su tutte queste
affermazioni non finiamo più. Si vedano le mille cose impossibili eppur,
neppure troppo all’improvviso, poi verificatesi e che tuttora si verificano. E
si veda pure come sono raccontati, in maniera davvero impossibile, mitica,
eppur suadente e ‘credibile’, altri eventi.
Oh, certo, le
propagande si sono perfino inventate l’esistenza di entità che, pur organizzate
e radicate, sarebbero contro l’ordine esistente ed, allo stesso tempo, ad esso
complementari. ...Si ragioni, se si riesce, su quello viene raccontato
relativamente a molte realtà... Una tale accozzaglia di argomentazioni sia
logicamente che fattualmente incoerenti, eppur costantemente riproposte, è un
prodigio dell’Accademia, del giornalismo e di altri meccanismi di propaganda.
Per esempio, le
mafie sono solo di Stato, o da esso controllate. Sennò sarebbero rapidamente
liquidate. Senza coperture non potrebbero avere mezzi per esistere e
perpetuarsi. Non si praticano estorsioni e non si traffica in droga (che viaggia
su aerei militari, NATO ed altri, essendo un affare di Stato, delle FFAA, della
Polizie Segrete militari ed altre) senza coperture. Neppure potrebbero avere
appalti pubblici, senza la copertura di Polizie Segrete militari ed altre, cioè
delle istituzioni le comandano ed offrono alle stesse coperture legali a
cominciare dal segreto di Stato sulle attività delinquenziali delle stesse su
ordini istituzionali.
Fondamentalmente,
le mafie sono imprese che possono continuare ad operare, almeno per un po’, se
continuano ad essere funzionali a Polizie Segrete, cioè ad apparati
delinquenziali di Stato, mentre possono facilmente venire stalkizzate e
liquidate se non sono a disposizione relativamente agli ordini delinquenziali
di Stato. L’impresa può avere una genesi criminale o meno, o mista. Il suo
vertice, il proprietario o capo, può avere piena coscienza o meno di questo
rapporto con apparati dello Stato, e che essi abbiano assoluti mandati e
coperture istituzionali. L’impresa/mafia può essere periodicamente purgata di
parte o della totalità dei suoi membri. Lo Stato la può usare, pur in modo
criminale, anche per finalità positive. Per esempio, quando il padronato si
arma contro i lavoratori, apparati dello Stato, per esempio negli USA, danno
copertura a mafie per proteggere i lavoratori e con essi e per essi combattere
anche con armi ed esplosivi. Che erano i pirati, pur con una prevalente
connotazione terroristica e criminale, pur di Stato e di Stati, usati per
esempio per guerre coperte del nascente impero britannico contro imperi
affermati e che esso voleva liquidar ed in effetti liquiderà?
L’impresario/capo-cosca può non avere piena percezione e può illudersi di
essere lui a corrompere apparati dello Stato. Agenti di Polizie Segrete ed
istituzioni (burocrati e politici) chiaramente ci mangiano sulle imprese/mafie.
Per cui il loro proprietario/capo si illude. Ma la periodica liquidazione, non
tanto delle mafie/imprese, quando di coloro le impersonano, è una banale
tecnica di controllo, non la dimostrazione che esse siano contro, od
indipendenti ed incontrollate. Serve perché il pupo che si illude di essere
puparo non se ne approfitti. Siccome, la tendenza naturale dell’umanoide è
approfittarsi del potere, chi ha il potere reale, cioè lo Stato e chi lo
impersona, colpisce chi si sia illuso, magari troppo allargato, o così sembra
al potere reale. Ecco perché i soldati e capi delle “criminalità organizzate”
tendono, con variazioni da situazione a situazione e da area geografica ad area
geografica, a non morire nel proprio letto. Eventualmente, se sono fortunati si
estinguono naturalmente in qualche carcere. Questo dà anche l’illusione al
popolo beone che lo Stato sia una cosa differente da quelle sono, a tutti gli
effetti, sue milizie parallele e da esso create.
Se Stati/governi/poteri
vogliono inondare di droga le Cine od i quartieri neri, ma poi pure gli altri,
non è che sul campo, a fare i piccoli delinquenti, vadano i burocrati civili e
militari dello Stato. Ecco perché per queste come per altre cose hanno bisogno
di milizie parallele. Fondamentalmente, lo Stato ha bisogno di milizie
parallele che sembrino del tutto distinte da esso, perché esso, “lo Stato” non
vuole occuparsi del benessere collettivo ma della propria supremazia come
entità separata, per cui non riesce a fare a meno di pratiche delinquenziali a
tutti i livelli e di ogni genere.
Per discernere la
realtà, si seguano sempre le catene di comando burocratiche. Inefficienti e
fannullone che siano, nessuno delinque “per lo Stato”, senza solide coperture
legali. Esistono leggi e regolamenti proprio per coprire il terrorismo di
Stato. Certo, non ve lo dicono ma le fanno, ci sono. Se uno ha voglia le trova.
Ovviamente, più regolamenti, creati sulla base di legislazioni, sono
dettagliati ed operativi, più essi stessi sono segreti.
Anche quando
regolamenti, come quello del CSM, cosa ovviamente differenti dal terrorismo di
Stato apertamente criminale cui ci si è riferiti poc’anzi, sono pubblici,
esiste come il divieto di fatto di parlarne. Basterebbe vederselo e vedere come
il Presidente della Repubblica abbia poteri dittatoriali sul CMS. Facile
comprendere perché vi siano i protetti ed i perseguitati dal Quirinale e come
esso abbia potuto sottomettere governi e parlamenti, da Capaci, 23 maggio 1992,
quando Mediobanca, con copertura anglo-americana, conquistò il Quirinale ed
instaurò la dittatura del Quirinale da esso controllato. I colpi di Stato
vengono eseguiti con tecniche eversive, ma v’è sempre bisogno di catene di
comando istituzionali. Senza Spadolini al Quirinale, e senza Scotti
all’Interno, non potevano scavalcare i CC andreottiani (che controllavano e
gestivano le mafie) ed ordinare Capaci. Senza un’influenza decisiva sul
Quirinale [non bastava sbalzare di sella Andreotti in corsa per quel posto per conquistarla
automaticamente], non avrebbero potuto instaurare e perpetuare la dittatura
quirinalizia lì ed allora fondata, fondata dimostrando una forza militare che
invece, in quel momento ed in quel luogo specifico, Andreotti non aveva in
misura sufficiente. Si potesse avere accesso ai regolamenti di Polizia Segreta,
si vedrebbe che per ogni operazione clandestina, alias delinquenziale, occorrono firme istituzionali senza le quali
nessuno può fare nulla. Nessuno delinque, se non piccole cose per sé, e lo fa
comunque a proprio rischio, salvo che con la copertura del Segreto di Stato.
Le coperture vanno
oltre i governi formali del momento. Sono come scritte nella roccia eppure
nessuno può vederle, per quanto non sia così difficile se lo si vuole. Per esempio,
se i CC di Andreotti, pur con Andreotti fuori gioco, possono avviare la
stagione bombarolo-stragista del 1993, contro la stessa dittatura
Quirinale-Mediobanca, è perché hanno ottenuto copertura NATO, per cui si sono
attivate le procedure del Segreto di Stato contro cui non può nulla neppure la
dittatura Quirinale-Mediobanca contro cui le stragi del 1993 erano dirette.
Ecco che nessuna procura e nessun tribunale può andare oltre fantomatici
processi contro fantomatiche ‘trattative’. La trattativa ci fu, a colpi di
bombe, e con la creazione di FI e del fronte anti-Quirinale-Mediocana, tra il
blocco perdente andreottiano e quello vincente Mediobanca-Quirinale. Dato che i
CC andreottiani ottennero copertura NATO, il Segreto di Stato rende tutto
insindacabile. Neppure se ne può accennare. Certo, vengono dati in pasto e
pagano idioti manipolati, gli esecutori sul campo che, guarda caso, erano
quelli già al servizio delle Polizie Segrete del Quirinale-Mediobanca, poi
manipolati ed usati, per beffa, dagli andreottiani contro i padroni originari.
Sebbene in questi campo, non esistano padroni permanenti. Sono usati e si fanno
usare da chi presenti come “lo Stato”.
Per precisione, v’è
da dire, che la legislazione formale della dittatura quirinalizia non ha particolari
differenze rispetto a quella precedente. Per esempio, a termini di Costituzione
e di legislazione, ogni atto del Presidente della Repubblica deve essere
sottoscritto dal governo. Basta ciò non accada, o la copertura a qualunque atto
del Presidente della Repubblica sia automatica, ed ecco che si passa dalla
partitocrazia alla quirinaliziocrazia. È quello succede col colpo di Stato
mediobancario del 23/05/1992, il golpe di Capaci. Per cui, sulla base di una
stessa legislazione formale, ecco che si creano strutture Costituzionali
differenti. Il Presidente / La Presidenza pretende che gli atti del governo ed
il parlamento siano sottoposti alla sua approvazione preventiva ed al suo
indirizzo. Quando questo non succede, ma il governo di fatto non agisce ‘armato’
contro il Quirinale di fatto eversivo, ecco che ‘magicamente’ i governi cadono
ed i parlamenti vengono colpiti in vario modo.
La stessa dittatura
assoluta [si vedano i regolamenti del CSM] del Presidente della Repubbblica sul
CSM dà un potere enorme allo stesso [è col controllo del CSM che di distrugge e
si copre chi si voglia, a qualunque livello] se il governo formale non si
frappone. Basterebbe che il governo formale pretendesse di autorizzare
previamente tutti gli atti del Presidente della Repubblica relativamente al
CSM, ed ecco che i poteri dittatoriali passerebbero al governo. È qui che,
soprattutto con istituzioni pasticciate e la Costituzione più sbagasciata del
mondo, entrano in gioco i poteri compradori ed i rapporti di forza reali. La Costituzione
formale è così malfatta che, sulla base di essa, non si potrebbe fare nulla. A
livello di prassi, si apre un margine usabile ed usato per l’una o l’altra
soluzione di Costituzione materiale.
Quanto ai poteri
dittatoriali che, col colpo di Stato di Capaci, sono stati attribuiti al
Quirinale al servizio di Mediobanca, ne ha fatto le spese, per esempio, pure
Romano Prodi [non un genio, né un modernizzatore, ma che magari si illudeva di
divenire, almeno un po’, protagonista o puparo, o semplicemente sbagliava i
conti delle forze reali e delle loro direzioni], pur del blocco
quirinalizio-mediobancario. Per cui, quando la Costituzione materiale voluta a
Capaci da Mediobanca [e da anglo-americani e tedeschi, che danno il nulla osta
al progetto eversivo di Mediobanca, specificatamente di E.Cuccia] viene anche
solo appena violata, ecco che viene egualmente imposta in altro modo da forze
più forti delle stesse istituzioni formali. Ci sono sempre, sul mercato,
comunisti o fascisti od altri che si comprano anche a poco e, talvolta, senza
che neppure lo sappiano, ed ecco che i governi magicamente cadono.
A livello di pupari
o sottopupari, non sono “forze oscure”, come si fa credere al popolino beone.
Anglo-americani e tedeschi fanno leva su apparati istituzionali per
disattivarne altri. Vi sono anche apparati finanziari e militari esterni ad
Italiozia ma a cui Italiozia è sottomessa, che permettono ciò. Mentre non
esistono, in Italiozia, centri sviluppisti, o similari, interni [si vedano gli
aspetti istituzionali del Developmental
State] che possano giocarsi, come invece succede da qualche altra parte,
nel mondo, certi aspetti della dominazione Imperiale in direzione del proprio
sviluppo ‘nazionale’, ‘locale’. Gli Alleati occupano e sottomettono Italiozia importando
le mafie e Togliatti (con cui creano il loro PCI di Salerno, nel 1944), con gli
apparti finanziari già del monarco-fascismo [poi formalizzati creando la loro
Mediobanca compradora], e col Vaticano-DC. Non fidandosi del Vaticano, hanno
bisogno di un loro forte PCI e di una Mediobanca con poteri compradori reali.
Il PCI se lo creano con loro armi e con soldi ed immobili già monarco-fascisti,
oltre che con il suo potere di fatto (imposto dagli anglo-americani) a livello
di governo reale. Il PCI non ha il suo 25% di voti per meriti propri,
ovviamente! Ha apparati colossali che necessitano di flussi permanenti di fondi
ingenti. Il PCI-CGIL è una struttura mafiosa del tutto protetta da
CC-magistratura che per esempio taglieggia imprese (le tangenti che riceve sul
commercio con l’est ne sono solo un aspetto; il taglieggiamento mafioso del
PCI-CGIL è ben più articolato, e del tutto protetto dallo Stato italiota su
volere anglo-americano).
Col 1992-93, da
questa struttura istituzionale creata dagli Alleati, E.Cuccia-Mediobanca
[ottenuto l’assenso degli anglo-americani stessi] rimuove la DC-Vaticano.
L’influenza vaticana non può essere rimossa ma viene colpita liquidando la sua
DC e cespugli [più precisamente le frazioni non comprabili o non già comprate da
Cuccia-Mediobanca]. A questo modo, viene creata la centralità di un Quirinale
totalmente subordinato alle esigenze di Cuccia-Mediobanca, almeno negli aspetti
essenziali. Con le sprivatizzazioni-truffa, ma anche con colpi diretti a gruppi
non ancora sotto l’influenza mefitica di Cuccia-Mediobanca, viene rimossa parte
della base materiale della già DC, mentre viene estesa l’area di influenza di
Mediobanca, oltre andare allo sfondamento di parti chiavi dell'industria e
dell’economia di Italiozia. In pratica viene
rimosso il dualismo istituzionale Quirinale-governo[partiti] dove il
governo-partiti avevano primazia, pur non assolutissima, sul Quirinale. I
governi divengono governi tendenzialmente al 100% quirinalizi. Ovviamente,
sopratutto con una struttura statal-burocratica del tutto scassata, poi tutto
funziona come funziona, cioè malfunziona. Inoltre, anglo-americani e tedeschi
hanno interessi differenti, per cui influenzano il Quirinale secondo i loro
interessi specifici.
Alla fin fine, non
è che il meccanismo di controllo Imperiale sia stato davvero semplificato, ma a
nessuno interessava questo. Cuccia, un mafioso, un vero puparo con poteri
decisivi da parte dell'Impero, che settori della DC avevano già tentato senza
successo di liquidare, realizza sue follie seducendo, convincendo, gli
anglo-americani, e pure i tedeschi, con l’argomento decisivo che col suo piano
di dittatura quirinalizia viene accelerato lo sfondamento dell’economia di
Italiozia, oltre che, con la mangiatoia che si apre con le sprivatizzazioni
truffa, pure l’Impero può avere qualche addizionale profitto immediato per suoi
personaggi. Con Andreotti che, per tentare di divenire Presidente della
Repubblica e creare un suo regime, una sua dittatura quirinalizia col suo
blocco militar-burocratico ‘romano’, ha
fatto gioco di sponda coi tedeschi contro gli inglesi forzando nella direzione
dell’euro-tedesco, gli anglo-americani capiscono che, col piano di Cuccia,
possono avere, nell’euro tedesco che si sta delineando, costruendo,
un’Italiozia ancor più sfondata di quello sia già sia, dunque indebolirlo,
magari addirittura sfondarlo. I tedeschi, dal loro canto, colgono il vantaggio
di acquisire, nel loro euro, solo un mercato mentre, col piano-Cuccia Italiozia
viene del tutto liquidata come possibile concorrente, anche pur limitato.
Cuccia, per pazzie
mafiose sue, si fa interprete, ora perfino a livello di cambiamento della
Costituzione materiale, di interessi Imperiali. A nessuno interessa una qualche
semplificazione del sistema di dominazione Imperiale dato che, alla fin fine,
‘partitocrazia’ o “dittatura quirinalizia”, per Impero e sub-Impero non fa
grande differenza. Fa invece differenza quello che viene prospettato sarebbe
avvenuto, e poi realmente avviene, a livello di struttura materiale, produttiva,
di Italiozia: un salto qualitativo nello sfondamento dell’economia, dunque
della concorrenzialità, del sistema italiota e delle sue varie parti.
Per l’Impero, fare
una telefonata più o una meno, quando occorre, alla fin fine non fa grande differenza.
Fascismo quirinalizio-mediobancario o fascismo della cosiddetta partitocrazia,
Italiozia viene creata dagli inglesi geneticamente fascista e mafiosa. Non è
che Garibaldi sbarchi e avanzi con forze sue. Senza aiuto decisivo inglese e
senza mafie inglesi attivate in Sicilia, e poi pure sul continente, non andava
da nessuna parte. Dal monarco-fascismo del trasformismo parlamentare, al
monarco-fascismo ‘mussoliniano’, al fascismo del finto dualismo DC-PCI, al
fascismo quirinalizio-mediobancario (post 23/05/1992): sono tutti fascismi
funzionali alla dominazione anglo-americana, ed anche franco-tedesca, su
Italiozia. Li crea tutti Londra, che ha la proprietà della sua Italiozia essa
si crea con 1860-61, o sono creati con suo assenso. Sono dati di fatto, normali
relazioni imperialistiche tra potenze imperiali e staterelli compradori. Non
sono né insulti né apprezzamenti relativamente a chicchessia. La storia è
quella che è.
Ritornando agli
aspetti legal-formali, certo i regolamenti che da sempre danno poteri
straordinari ad agenti e dipartimenti speciali dei vari corpi militari e
civili, sono più celati. Forse non sono inaccessibili, ma non sono sicuro si
possano trovare online, mentre quello del CSM lo si trova. Sono regolamenti
emessi sulla base di leggi delega. Per cui, vi sono delle precise procedure
legali per creare le basi di attività illegali, e del tutto clandestine, di
Stato. A meno che non si pensi che i vari stragismi, mafie e terrorismi siano
cose legali. Eppure è tutto gestito da agenti speciali, con poteri speciali,
coperture assolute e su ordine istituzionale. Per cui ciò che appare illegale
nelle conseguenza è del tutto legale nella implementazione. Chessò, se alla
fine viene fuori che degli Zorzi erano a libro paga per stragi effettivamente
realizzate, li fanno fuggire in Giappone, od in America Latina, dove le Polizie
Segrete Carabinieri, su ordini istituzionali, e con cooperazione NATO, cioè
anglo-americana, fanno avere asili, residenze permanenti, protezioni da
estradizioni. Nessuno dà asili, residenze permanenti e protezioni senza precisa
richiesta di governi, alias di Polizie Segrete. I casi-sceneggiata alla
Cesare Battisti sono delle prese in giro per i polli. Provate Voi a girare il
mondo senza passaporti e senza soldi. “I deviati” esistono solo nella
propaganda e nelle menti condizionabili e paranoiche credono a tali deliri
mediatico-propagandistici. Vi dicono che “un servizio” è stato mandato [da
chi?] a depistare e nessuno controlla chi sia il capo del governo (prima della
dittatura quirinalizia; ma anche dopo il Quirinale può fare poco senza la
subordinazione assoluta del governo ai suoi ordini), il Presidente della
Repubblica e chi sia all’Interno ed alla Difesa. Nessuno va a ‘depistare’ se
qualche d’un altro non lo manda. Il qualche d’un altro è sempre un’istituzione
e chi la impersona. Più il mandante resta coperto, più sono crimini di Stato
con copertura del Segreto di Stato.
I movimenti
politici, sindacali o d’altro genere sono egualmente di Stato. Altrimenti si
riducono ad innocui gruppi d’amici, e neppure troppo amici perché senza un
qualche interesse comune, un qualche interesse materiale li cementi, finiscono
per scannarsi per piccole cose. Se non sono innocui e funzionali a forze di
potere, possono essere anch’essi rapidamente liquidati.
Quando anche solo
piccole sette di nicchia si perpetuano, è perché qualche centro di potere dà
loro un minimo di visibilità e di soldi, in un modo o nell’altro. Anche
giornaletti, e libretti e libroni, che nessuno compra, ma che costano moltissimo,
o sedi anche con fitti bassi, non si finanziano con quote da proletari e dopo
giornate di duro lavoro. Solo nei fumetti e nelle favolette, vi sono queste
cose fantasiose ed irreali.
Neppure le armate,
neanche solo le pattuglie, ‘maoiste’ o castriste, neppure in luoghi sperduti e
marginali, possono prosperare senza solidi appoggi e finanziamenti. Penserete
mica che un Castro potesse rovesciare Batista senza soldi ed appoggi CIA?! Poi
qualcosa cambia, o sorge qualche divergenza, o fa comodo simulare divergenze, e
fanno il giochetto di facciata di quelli da sempre contro. Ma anche quando si è
più o meno contro, non si sia così certi che non ci siano cooperazioni. Chessò,
nessuno aveva interesse ad un Che assassinato in Bolivia, ...a parte la stessa
Cuba e gli stessi Castro che non ne potevano più dell’arrogante argentino pur
senza poterlo accusare di qualcosa di infamante per giustificarne una
liquidazione aperta. Certo, attori sperimentati, si fanno poi le piagnucolate
mediatiche di quelli afflitti per la scomparsa. È una ricorrenza storica.
Assassini uno e poi ne fai un icona sì che ti sia utile pure da morto. Il
delitto e la beffa. Beh, a Cuba è evidente appena ci si pensi e si cerchi da
dove venissero i soldi del Granma, e pure delle operazioni precedenti, o
chi disattiva polizie e forze armate cubane, ed infatti si arriva ad ambienti
imperiali anglo-americani. Della serie: le cosiddette rivoluzioni, e pure
conclamate come antimperialiste, realizzate dall’Impero stesso... A maggior
ragione questo vale, per esempio, le armate maoiste che se operano come pesce
nell’acqua è perché sono piene di soldi per pagarsi l’acqua, e che servono agli
anglo-americani per controllare la Cina nazionalista, usarla per fini propri, e
poi liquidarla relegandola a Taiwan, oltre che a congelare nel sottosviluppo lo
spazio cinese per decenni e decenni. Idem le vicende coreane, funzionali a
creare e tenere la Corea divisa.
Il singolo ha la
tendenza insopprimibile a mettersi al servizio di chi abbia potere. È una banale
regola di sopravvivenza, seguendo le linee di minima resistenza. Nessuno si
mette contro chi possa procurargli svantaggi. Se lo fa, o è devianza
individuale rapidamente liquidabile dal potere, o è perché chi opponga un
potere si senta e sia coperto da un potere (prossimo o meno, interno od estero)
che sia od appaia come superiore. Oppure, appunto, sono piccole ed irrilevanti
devianze individuali.
Ecco le basi
materiali e psicologiche dell’impossibilità delle storielle correntemente
raccontate, invenzioni dell’industria pubblicitaria degli ultimissimi secoli.
Nessuno sembra
avere idea di cosa sia e come funzioni uno Stato. Le discipline giuridiche ed
amministrative insegnano mille particolarità, procedure, routines, regole,
normative formali. Gli ideologismi di chi cianciava e ciancia di “teorie dello
Stato” si titillano sullo slogan, sul concetto che annunzia grandi
disvelamenti, senza poi dire nulla su cosa sia uno Stato, quali e quanti
livelli abbia, come si individuino le responsabilità. Per cui, poi, tutti si
bevono i “complotti stranieri e diabolici”, le “forze occulte”, i “servizi
deviati” e simili deliri ingannatori davvero incredibili, quanto creduti come
verità assolute. Chi non se le beva, è di fatto obbligato al silenzio. Od è
semplicemente saggezza, perché non serve a nulla portare “il fuoco” alle masse,
...idiote, lobotomizzate, comprate.
Si deve sapere come
funzioni uno Stato nei suoi aspetti regolamentari, burocratici, di catene di
comando, legali ed extra-legali (ma pur sempre con forme di copertura legale od
impunibilità quando lo Stato commetta e faccia commettere crimini), ed avere la
capacità di volta in volta di documentarsi con assoluta precisione sui
dettagli. Si deve partire dai fatti visibili per risalire le linee di comando,
mentre si fanno i conti con quello le favolette di copertura stiano celando e
falsificando.
Le discipline
giuridiche ed amministrative, oltre ad insegnare le tecnicalità, danno la
visione di uno Stato talmente immaginario per cui non si capisce perché non
funzioni tutto alla perfezione. È facile raccontare, a chi creda a tali
favolette, che degenerazioni/caratteristiche genetiche siano solo ‘deviazioni’.
È la teoria complottistica di Stato del traditore. Della serie: “È successa la
tale cose perché esistevano dei deviati.” Ma se esistono precisi regolamenti
che danno poteri straordinari e relative coperture assolute! Di tanto in tanto,
per alimentare la propaganda dell’esistenza dei ‘deviati’, sono dati in pasto
alla magistratura più strettamente controllata da agenti speciali, altri agenti
speciali scaricati ed accusati, loro e solo loro, di aver commesso delitti.
Qualcuno, coperto dalle istituzioni, aveva dato loro ordini delinquenziali. Gli
scaricati [magari semplicemente chi aveva rifiutato in tutto od in parte di
eseguire ordini criminali] vengono passati alla magistratura manipolata da
agenti speciali con copertura istituzionale. Gli incriminati non possono
difendersi salvo violare le loro procedure professionali. Se dicono di avere
ricevuto ordini superiori, i superiori coperti dalle istituzioni ordinanti,
negano. Anche a livello di Polizie Segrete, quasi nessuno sa tutta la storia
per cui un agente speciale riceve un ordine di cui non conosce bene, o non
conosce del tutto, le implicazioni e le conseguenze. Alla fine solo lo
scaricato paga ...per essere stato scaricato per faide tra differenti frazioni
o cordate di Polizie Segrete militari ed altre.
Le “teorie dello
Stato” partono dalle valutazioni sintetiche e magari [dipende da come le si contestualizzino
e completino] corrette dello “Stato banda di uomini armati”, “burocrazia
[apparentemente] impersonale”, “monopolio legittimo [se ti fai leggi che danno
un potere assoluto, poi tutto è apoditticamente ‘legittimo’!] della forza”, e
si fermano lì senza vedere come ciò poi si traduca nei mille eventi quotidiani.
Passano dalla pseudo-teoria allo slogan. Quando, invece, una vera teoria si
dovrebbe estendere alla valutazione delle realtà variegate nella fenomenologia,
pur magari identiche o similari nell’essenza.
Sono ottimi gli
esempi di queste lettera/commento usata come scusa per questa digressione.
L’autore della
stessa non vede l’asse, anzi l’identità come blocco, pur nella differenziazioni
di funzioni, tra Quirinale ed oligarchie predatorie [siano esse le
burocratiche, o la mafia-Mediobanca, od altre]. O non lo vede pur essendovi, o
non lo vede perché non v’è.
Se oligarchie,
private e burocratiche, predatorie non sono conesse ad istituzioni, non possono
esistere. Mandi una squadra di investigatori e le liquidi... se sono deviazioni
e non organiche al sistema. Si è visto quello che hanno fatto con la Grande
Purga 1992-93, e purghe successive e precedenti, lì, nel 1992-93, contro chi
Mediobanca non aveva potuto comprarsi. Se le oligarchie predatorie non fossero
il sistema, ecco che il sistema potrebbe liquidarle a quel modo. Non mancano i
mezzi, come si è visto e si vede, ad uno Stato.
Vediamo di
frammentare e riassemblare visto che sono posizioni rappresentative, e sono la
vulgata corrente.
L’autore fa
riferimento ad “un asse stabile e longevo tra oligarchie predatorie e
Quirinale, che fatico a intravedere.” “Tu vedi invece un asse tra finanza e
quirinale.” “Forse si è formato con Scalfaro? Significativa l'eliminazione di
Falcone e poi di Craxi.”
OK, non lo vede.
Fatti differenti lì mescola alla cieca. Che significa che non ha elementi, dice
lui, per dire che il Quirinale sia braccio istituzionale delle classi dominanti
che, non so se siano visibili, dovrebbero proprio essere le oligarchie che io
qualifico come predatorie. Non è neppure che siano fenomeni del tutto nuovi.
Forse con segno appena differente, si veda quello che successe nel 1964,
egualmente a direzione quirinalizia e su richiesta estera. Le oligarchie
predatorie consistono principalmente nell’area Mediobanca, la Mediobanca
cucciana, e nelle burocrazie pubbliche. Vi sono anche altre componenti
economico-sociali visto che Mediobanca è tutore compradoro del capitalismo del
Nord, soprattutto. Mentre fuori sia dall’area Mediobanca che dalle burocrazie
pubbliche vi sono pure altre componenti imprenditoriali ora para-pubbliche ma
anche variamente indipendenti. Ovviamente, predazione non è sinonimo di impresa
ed impresa non è sinonimo di predazione. Naturalmente, in una struttura economica
ed istituzionale iperstatalista e deteriorata-corrotta, l’impresa viene ridotta
a quel viene ridotta. L’impresa è l’arte del possibile. Un imprenditore, anche
innovatore, è necessariamente adattivo relativamente al contesto in cui opera e
lo fa operare. Morale a parte [terreno arduo quello ‘morale’!], ciò vale
indifferentemente per un ometto capace ed onesto, che per un grosso predatore
di Stato come il mafioso proprietario del PD, oltre che finanziere e
proprietario mediatico. Il Re crea il contesto, il mercato ed i mercati. La
Casa Reale inglese non è la stessa cosa dei Savoia e del Quirinale!
Quella che quando
devono liquidarla, od intimidirla, qualificano che ‘mafia’ [mafie], è un’area
imprenditoriale che vive di commesse pubbliche, non solo di agricoltura o
traffici clandestini di para-Stato come i narcotici (che in genere viaggiano su
aerei NATO ed altri di Stato, per ciò che riguarda le partite all’ingrosso). Le
vere mafie sono, in Italiozia, quelle d’area Mediobanca e la stessa Mediobanca
con Cuccia come padrino massimo finché in vita. Chi credete ‘ricicli’ i soldi
delle mafie, oltre ai grandi centri finanziari anglo-americani? Le mafiette
sono sia quelle piccolo-medio imprenditoriali che quelle chiaramente illegali o
miste mobilitate e coperte dagli apparati dello Stato, innanzitutto dai CC su
mandato istituzionale.
Vi è, ovviamente,
una piccola-media imprenditoria fuori da tutto ciò, come già accennato, e che,
per quel che può, evita lo Stato, sia perché da esso riceve poco, sia per
‘banali’ problemi di costi. Questo per dire che al di fuori delle oligarchie
predatorie della Mediobanca cucciana (e che continuano col decesso del padrino
compradoro anglo-americano Cuccia, dal monarco-fascismo agli Alleati) e delle
burocrazie predatorie ‘andreottiane’ (prima del golpe di Capaci del 23 maggio
1992 quando Andreotti viene sbaragliato da Mediobanca, e non è la prima volta
sebbene qui, ora, vi sia un cambiamento Costituzionale, una rottura
istituzionale, di Costituzione materiale, una sovversione intra-istituzionale)
non è che vi sia il vuoto, seppur senza sufficiente massa d’urto
politico-istituzionale. Andreotti sbaragliato da Mediobanca a Capaci non è che
cessi. Pur sotto tiro, si salva da condanne perché il suo blocco continua ad
operare pur con tecniche di clandestinità. Accede al governo formale con Gianni
Letta, il vero capo dei governi-Berlusconi (con Berlusconi che mette faccia,
capacità organizzative e chiacchiere).
Deceduto Andreotti,
e pensionato Gianni Letta dalla Merkel col colpo di Stato compradoro del
novembre 2011, la parte più arretrata dell’andreottismo passa a E.Letta. Non è
per nulla chiaro che pensi di fare e chi pensi di essere ora Berlusconi, un
prestafaccia e prestanome per venti anni. Ora si sta davvero battendo per una
qualche sua sopravvivenza. Gli elettori sono così disperati dallo sfascio
inarrestabile di Italiozia che o si astengono o per qualcuno devono pur
votare...
Attorno al 1992, si
trovano dunque Mediobanca contro Andreotti ed Andreotti contro [per quel che
può] Mediobanca, quando lui cerca di divenire Presidente della Repubblica e
poco prima ha fatto partire le stoccate contro Craxi, e pure contro altri
prossimi a Mediobanca, a Milano. Ma se Andreotti prepara ed attiva l’assalto a
Milano come operazione clandestina delle sue Polizie Segrete CC, la stoccata
contro Craxi dipendeva da fatto che questi voleva Forlani al Quirinale mentre
non si fidava assolutamente di un
Andreotti. Andreotti voleva liquidare Craxi e tenersi un PSI subordinato
diretto da C.Martelli.
Non si può
immaginare che Andreotti attivi una Grande
Purga a Milano avendo come unico o principale obiettivo un Craxi che
contava proprio poco poco nella panoramica dei poteri reali. A meno che
qualcuno non pensi che Andreotti stesse scherzando quando le sue Polizie
Segrete Carabinieri lanciano il loro Di Pietro. Se un Andreotti attiva i suoi a
Milano, è perché Milano è la sede della Mediobanca che era passata formalmente,
con Confindustria, all’opposizione di Andreotti e del regime partitocratico con
l’uscita del PRI dal governo. Inoltre, Andreotti deve distruggere la DC del
nord, una DC socialmente differente dalle altre di altre aree, che può
interferire col suo potere romano e burocratico. Per questo, i CC andreottiani
avevano pure già creato la LN. Quando si vedono partiti magicamente nascere, è
perché qualcuno ha convocato imprenditori, garantito coperture varie
relativamente a loro illegalità ed irregolarità, ed ha ordinato loro di
sganciare soldi per il nuovo si sta montando.
La LN la crea l’andreottismo contro la DC del nord.
Il caso SME del
1985 è emblematico. Mediobanca assegna la SME a CDB (uno squartatore di aziende
come già visto con l’Olivetti ed in altri casi) ad un prezzo largamente
inferiore a qualunque valutazione di mercato. Inoltre, grazie ad un mutuo
bancario a tassi agevolatissimi, CDB si sarebbe comprato la SME senza sborsare
una lira. Viene mobilitato l’allora Presidente dell’IRI Prodi per la cessione.
L’affare, una frode, è concluso. Senonché il governo Craxi, appoggiato dalle frazioni
della DC non subordinate a Mediobanca-CDB,
si oppone. Non se ne fa nulla.
A quel punto,
Mediobanca ha un quadro esatto di quelli può comprarsi e chi no. Quelli non può
comprarsi divengono “i corrotti” della Grande
Purga 1992-93. Quelli può comprarsi, già comprati, ne divengono “gli
onesti” da coprire e spingere. Un classico delle operazioni di Polizia
Segreta.
Non che altre
operazioni fraudolente dell’area Mediobanca siano andate così male per essa
come quella SME. In altre occasioni, il governo deve ingoiare mentre gli
Agnelli ed altri si pappano tutto il pappabile secondo il solito principio che
ai ‘privati’ vanno finanziamenti a perdere e profitti, mentre le perdite degli
stessi e le regalie agli stessi sono un dovere dello Stato. Tipica logica
predatoria. Si veda il caso Alfa Romeo.
Tuttavia, allora
esisteva ancora una partitocrazia, certo condizionabile, ma non corrompibile,
pur corrotta ma solo nel senso del non avere alcuna visione sviluppista. La
partitocrazia è pure subordinata alle oligarchie predatorie burocratiche ma
solo secondo il principio del “noi creiamo clienti che ci votino”, rapidamente
divenuto, dal lato del popolo elettore, e pure da parte delle grosse centrali
finanziarie, opinion makers tramite il controllo di cultura e media,
come è il caso di Mediobanca (non Berlusconi che non controlla certo
l’informazione, bensì si limita a veicolarla e nel suo piccolo pur divenuto
quantitativamente competitivo con le TV di Stato): “loro ci devono dare soldi e
posti perché sennò noi sfasciamo tutto.” Do
ut des. Un do ut des
bidirezionale, tanto pagano gli altri, quelli che producono e pagano le tasse.
In questo senso, ed anche nel senso corrente, ben corrotte erano e sono le
oligarchie predatorie private, come lo sono le oligarchie predatorie
burocratiche, cosiddette ‘pubbliche’, quelle che si sono privatizzate, e si
privatizzano ogni giorno, per loro stesse, Stato e sotto-Stato dicendo che loro
fanno l’interesse generale, ‘pubblico’ .
La partitocrazia
aveva comunque interesse a preservare una qualche superiorità della politica
sul privato predatorio che puntava solo ad appropriarsi dei soldi ‘pubblici’.
Mentre colle oligarchie predatorie che hanno sottomesso la politica, col golpe
mediobancario del 23/05/1992, è stato rimosso ogni ostacolo allo sfascio
miopico per il solo tornaconto immediato tanto da parte delle oligarchie
predatorie che della gente sussidiata con soldi pubblici per pure ragioni di
consenso del momento.
Si arriva poi al
1989, quando l’Impero Sovietico viene a mancare essendo implosa, od in corso di
implosione, l’URSS.
Non avviene tutto
in giorno. Si mettano in linea le date, ve ne sono anche altre addizionali se
ci crede, e si veda il loro significato, non il significato simbolico che non
conta nulla, bensì quello pratico.
Il 9 novembre 1989
non esiste più il muro di Berlino. Lo si può passare. Nessuno spara più su chi
lo violi. Il processo di cedimento dell’Impero Sovietico era ormai
visibilissimo da mesi, almeno, o da qualche anno. Visibile lo era da più di qualche
anno, cogli eventi polacchi. Se crolla tutto è perché da Mosca avvisano che non
danno più copertura a massacri. Era da almeno un decennio che non davano più
copertura a massacri. Sennò, avessero avuto poi un qualche progetto
sviluppista, anche solo alla cinese post-Mao, il disordine polacco era
rapidamente risolvibile, con tecniche cinesi.
Si noti che
l’ultima cosa gli inglesi potessero volere era la caduta dell’Impero Sovietico
da loro così faticosamente e sanguinosamente creato con la IIGM. In Germania,
c’è qualcuno che ha il coraggio di osare. Sennò potevano anche restare in piedi
due Stati tedeschi, come i padroni del mondo avrebbero preferito.
Significato del
9/11/1989. È del tutto pubblico ed ufficiale che l’Impero Sovietico non tiene
più. L’URSS non tiene più. Non si può più sparare su chi se ne voglia andare,
né sbatterlo in galera, perché l’URSS non è più in grado di garantire appoggio
militare e poliziesco ai suoi clienti dell’Est. Se manca la copertura
sovietica, l’Impero Sovietico sta virtualmente finendo. Cioè, è finito. Restano
solo da regolare i dettagli legal-formali della dissoluzione.
Già nel 1988,
l’Impero Sovietico è imploso in Polonia, mentre già prima il regime seguiva una
linea ondeggiante, col socialismo polacco che implodeva nel collasso economico.
Nessuno se la sente di mandare i carri armati contro gli scioperanti perché
l’URSS non dà più adeguata copertura. Del resto, ha un senso liquidare
violentemente dei movimenti sociali di massa quando poi si sappia dare una qualche
risposta a livello di sviluppo. Sennò non serve a nulla ed è pure
controproducente. Senza un poco di pane e fica, anche lo schiavo si estingue.
Il socialismo sovietico non garantisce più la vita quotidiana, la riproduzione
semplice in economia. Sta implodendo irreversibilmente. L’economia di guerra,
in realtà per interessi imperiali anglo-americani, impiantata sull‘arretratezza
russa è arrivata al capolinea. Le declamazioni propagandistiche non risolvono
l’arretratezza e l’inferiorità russa. La ‘imprenditorialità’ burocratica,
l’arraffa arraffa, la corruzione degli impiegati pubblici, ha prodotto
l’implosione sistemica. Occorre tagliare fette di Stato e pubblico, ed una
iniezione di imprenditorialità privata. Fatto questo, l’economia almeno un po’
si rialza e riprende un qualche ciclo riproduttivo ed espansivo.
Non è questione di
‘socialismo’. Bensì di arretratezza russa (non risolta né dal colpo di Stato
austro-tedesco di Lenin e Trotzki, né dalla svolta anglo-americana di Stalin) e
di economia di guerra permanente, ma non ben equilibrata e ventilata alla
statunitense per quanto sia difficile scommettere sulla sostenibilità perpetua
di quell’ultima anche se non è affatto detto che i catastrofisti del “stasera
crolla tutto” abbiano una qualche ragione. Nulla crolla mai. Chi attenda il
crollo, di solito è perché ha il suo profitto sull’attesa di quel non si
verificherà mai. Pure dove sembra crolli tutti, poi la vita quotidiana deve pur
continuare in un modo o nell’altro. La Stato sovietico, già privatizzato dalla
corruzione burocratica, viene amputato e le aziende passano sotto
responsabilità privata (parte degli stessi burocrati che si fanno imprenditori
di mercato) dove licenziare ed organizzare con una qualche efficienza non sia
più una eresia impossibile.
All’URSS manca,
storicamente, uno Stato solido alla giapponese, alias con una vera oligarchia sviluppista. I bolscevichi sono una
classe dirigente raffazzonata e reazionaria, adatta alle esigenze immediate dei
Servizi militari germanici, che crea il terrore per liquidare le classi non
proletarie perché gli agenti germanici si sentono deboli ed hanno paura. Ma
proprio a quel modo riducono una base di consenso di un qualche spessore
culturale e sociale, sostituendola col proletario laccaculo, ottuso, gregario.
Certo lo mandano a scuola, ...per le necessità dell’economia di guerra. Non
basta ad umanizzarlo e neppure ad istruirlo a livelli sufficienti per un vero
sviluppo. Certo si costruiscono splendidi sistemi economici pure sugli animali
ma occorrono altri ingredienti per renderli veramente produttivi.
Ma neppure questo è
decisivo. Come già detto, le Russie non hanno un’oligarchia sviluppista sotto
lo zarismo così come essa non viene creata dai cosiddetti bolscevichi
(un’etichetta che racchiude di tutto, più che altro un fascio di avventurieri
famelici) né da quel che diventano con Stalin. Stalin fa un’operazione in parte
nazionale e nazionalista, di rimozione degli agenti tedeschi ed austriaci,
spostandosi dal lato anglo-americano. Ovviamente la fa come la fa, combinata al
terrorismo di massa funzionale al mantenimento del regime da campo di
concentramento per l’economia di guerra. Stalin realizza il programma di
Trotzki, che è un programma terroristico di economia di guerra. La sola
differenza era che Trotzki era un agente austriaco. Stalin poggia sullo spirito
xenofobo russo, alimenta l'anti-germanismo, e si sposta dal lato
anglo-americano secondo la logica, in realtà del tutto fasulla e da complessi
di inferiorità, che sono meglio degli alleati distanti che prossimi ai propri
confini.
Lo Stato sovietico
è inefficiente e pure largamente democratico. La democrazia che valorizza i
peggiori. Mentre le oligarchie sviluppiste servono, servirebbero se esistessero
lì, ad usare i peggiori come mattoni per costruire qualcosa, non solo
un’economia di guerra inefficiente e pure con carenza permanente di beni di
consumo e con nuove gerarchie, ‘democratiche’, che ricreano aristocrazie pur di
ex-pezzenti restati servivi ed ignoranti, sebbene con scolarizzazione di massa,
scolarizzazione per fornire tecnici per le necessità dell’economia di guerra.
Il problema e che se non sai organizzare, anche una rivoluzione
scolastico-formativa la fai sulla carta mai poi non funziona come si vorrebbe. Si può essere primi nello spazio, ma il
sistema resta ingrippato e la popolazione ignorante.
A nessuno gliene
frega nulla di avere il lavoro garantito se, per servire l’economia di guerra
sovietica, non si hanno beni di consumo. Si produce ricchezza. La si produce
male. E se ne va pure solo in cannoni, non anche per godersi la vita.
Anche gli USA hanno
un forte militarismo, ed in continua espansione, senza per questo avere
un’economia permanente di guerra. La ha l’URSS ed è del tutto inefficiente.
I compagnuzzi,
nutriti del ‘marxismo’ inventato dalla Corona britannica come parte del suo
armamentario per fottere l’Europa continentale ed il mondo, fingono di
ragionare con concetti come quello della “rottura rivoluzionaria [o
contro-rivoluzionaria]”. È solo propaganda per idioti che necessitino di
qualche giustificazione ‘teorica’.
Nelle Russie
sovietiche, neppure altrove, non succede nulla di tutto questo. Già il potere
era stato preso con un colpo di Stato organizzato dall’Intelligence militare
tedesca, che deve rimuovere un nemico bellico, dopo che Kerensky aveva
demagogicamente sfasciato quel poco che rimaneva di Stato russo, quando lo
zarismo si era lanciato in una guerra al fianco degli Alleati senza un minimo
di economia di guerra e gli agenti tedeschi interni avevano sollevato le armate
allo sbando contro i loro comandanti.
L’implosione dello
Stato russo ed il traffichio dell’Intelligence militare tedesca conducono lo
zarismo all’abdicazione ed alla rinuncia all’inizio di marzo 1917. I
bolscevichi e futuri bolscevichi, all’estero ed in casa, operano perché
qualcuno li foraggia, da Berlino e Vienna. Ed anche perché gli apparati
burocratici zaristi passano dalla parte degli agenti tedeschi che appaiono come
un realistico futuro. Lenin racconta e scrive le balle dello Stato ‘borghese’
che viene distrutto e rimpiazzato da altro. In realtà, è solo un governo che
viene rimpiazzato da un altro. I burocrati sono gli stessi. Col ‘socialismo’
proliferano, per cui se ne abbassa pure la qualità già bassa. E sono quelli
dovrebbero dirigere tutto su ordini centrali. Il Lenin capo del governo passa
le giornate al telefono per tentare di risolvere piccoli problemi la
disorganizzazione diffusa crea a tutti i livelli. Nessuno Stato nuovo rimpiazza
il vecchio. In particolare nelle aree di sottosviluppo ed inefficienza
statuale, si procede a stratificazioni. Ai burocrati zaristi fanno prendere la
tessera del PC. Se non sono disposti se ne vanno. Chi la prende è lo stesso di
prima, non è che divenga differente o migliore. A loro si sovrappongono poi altri,
i fanatici, che sanno fare ancora meno di quelli loro dovrebbero affiancare,
controllare, rimpiazzare.
Non è questione di
‘complotti’. A livello di psicologia individuale e di leggi politico-sociale,
vi sono due elementi: il guadagno e la solidità dell’entità contro cui le
risorse pervengono spingono. I soldi austro-tedeschi, tradizionalmente, in quel
periodo e nella fase lo precede ancor di più, si dirigono in grandi quantità
verso le Russie. Non è solo né tanto questione di un Parvus. Sia chi sovvenziona
che chi li riceve sa che la distruzione dello zarismo schierato dal lato
Alleato è possibile, che è tutt’altro che improbabile. Se vengono usati per
corrompere politicanti come Lenin e Trotzki, è perché gli austro-tedeschi hanno
usato risorse ed energie ancora maggiori per comprarsi burocrati dello Stato
russo, sia civili che militari. Quando ci sono poi colpi di Stato, tutto sembra
una casualità del momento. In realtà, ci sono centri e personaggi attivati e
disattivati per produrre quello di produce. Non che nulla segua poi, nei
dettagli, percorsi impossibili da predefinire. Tuttavia, v’è sempre qualcuno
lavori per un qualche risultato voluto da centri di potere. Se vuoi liquidare
un avversario sul fonte interno attivi e disattivi chi puoi controllare. Se
occorre pure un intervento esterno, di terroristi, li attivi. Le Internazionali
‘operaie’ servono a quello.
Soldi delle
Intelligence militari, o non militari, tedesche ed austriache sarebbero stati
sprecati verso entità solide come il Regno Unito. Lì, li usano semmai per
spionaggio classico, non per sovversione ‘sociale’. Nulla succede per caso. Non
è solo questione di soldi ed interessi avversi. Senza la guerra (di cui la
sovversione interna per iniziativa estera è un aspetto), dunque senza anche
sovversione interna per mano estera, nessun rivoluzionario russo poteva, di sua
iniziativa, nascere, vivere, ed attuare colpi di Stato, poi pomposamente
chiamati rivoluzioni popolari.
Ancore più evidente è l’implosione dell’URSS
degli anni ’80 e la sua liquidazione formale a fine 1991, pur senza grandi
guerre in corso. Lo zarismo implode in assenza di economia di guerra, nella
fase prebellica, e con una economia di guerra raffazzonata a guerra mondiale in
corso. L’URSS implode, senza grandi guerre in corso o prossime, a causa di una
economia di guerra permanente, e pure caratterizzata da assoluta inefficienza.
L’economia che
implode liquida lo zarismo. L’economia che implode, pur dopo una lingua fase di
industrializzazione, pur inefficiente, liquida l’URSS, uno zarismo senza Zar e
con industrializzazione forzata ma anche del tutto raffazzonata. I burocrati
alla russa fanno qual che possono. L’industrializzazione sovietica non è certo
l’industrializzazione inglese, né quella giapponese.
Le armate zariste
si squagliano a guerra in corso. Quelle sovietiche vengono tenute fuori
dall’uso repressivo, od apertamente repressivo, interno quando il potere
centrale sovietico (con relativi clienti dell’Impero Sovietico) avvia un
processo di abdicazione, di rinuncia. Il sistema non funziona più. Chi
impersona il potere lo vede che non riesce a fare nulla, che non si può fare
nulla, che il sistema è inceppato e che sui presupposti soliti nulla è
possibile, neppure una qualche transizione a qualcosa di meglio, non sui
presupposti e sulla legalità solite. Non ci sono oligarchie alla giapponese, né
all’inglese. Evidentemente non ci sono neppure tradizioni millenarie alla
cinese che hanno permesso alla Cina di fingere di restare sul terreno del 1949
quando si è invece reincamminata sulla sua tradizione millenaria, non
particolare efficiente ma con possibili forme di sviluppo, mentre il maoismo
sotto Mao era solo collocazione in freezer dell’arretratezza dilagante.
Quello che, a
livello politico-istituzionale, a Prima Guerra Mondiale in corso, succede un
pochi giorni, o settimane, poi, nei dintorni temporali della dissoluzione del
muro di Berlino, succede in mesi o poco più. I bolscevichi, per debolezza, si
affermano col terrore e la liquidazione fisica della classi medie ed alte.
Questo viene contrabbandato per “rivoluzione proletaria” secondo supposti
canoni marxiani. È solo propaganda, propaganda di guerra. Fa parte della
propaganda di guerra pure l’operetta di fantasia di Lenin, Stato e Rivoluzione che dice, mentendo, che il nuovo Stato sarà
ricostruito dal nulla dopo avere distrutto il vecchio. La realtà è subito del
tutto differente. Se e burocrazie già-zariste sanno fare poco, gli operai
ignoranti e pasticcioni sanno fare ancora meno. Le ideologizzanti illusioni
bolsceviche svaniscono subito. Si barcamenano. Tirano a campare.
Già, il colpo di
Stato bolscevico viene realizzato con e da ufficiali delle Forze Armate, e
dalla rete tedesca, che si allineano al nuovo potere selezionato dalla Germania
ed Austria per porre fine alla guerra dal lato Alleato. Poi, il terrore ‘rosso’
sostanzialmente liquida aristocrazia e imprenditori, mentre dalle burocrazie
militari e poliziesche a quelle civili si riconvertono ‘comuniste’ come sempre
succede quando si passi da un ordine politico ad un altro. La gente è la
stessa. Prende una tessera differente. La tessera del pane. Si dà da verniciata
differente. Ma la gente è la stessa così come è la stessa anche la logica
burocratica deteriore zarista che ora si fa chiamare bolscevico-comunista. Col
terrorismo, che devono scatenare per loro debolezza, i bolscevichi perdono le
classi colte, per cui sì la gente è la stessa ma solo nella parte meno utile
anche per un programma di sviluppo. E coloro non se vanno non sono
particolarmente controllabili da un potere proletarizzatosi ma debole. Il
terrore staliniano di massa, non risolve il problema dell’inaffidabilità del
materiale umano russo.
Dissolta l’URSS,
ovviamente senza più la presenza delle vecchie classi zariste, ma pur sempre con
nuove stratificazioni, dunque classi, ‘sovietiche’, classi medie ed alte si
ricreano in un attimo. Cessato il terrore statale ‘sovietico’, si ricrea tutto.
Ciò contraddice tutti gli agit-prop delle ‘rivoluzioni’ e dei “cambiamenti di
natura sociale”. No, è altro. La rinascita delle Russie mostra come un
terrorismo esterno, esterno alla società reale, abbia solo represso classi e
forze sociali, non creato nessun impossibile nuovo ordine. Non è stato creato
vero sviluppo, così come non è stata fatta emergere nessuna classe del futuro.
Non v’era alcuna classe del futura. Il proletariato che premeva per liberare le
forze produttive?! Erano tutte balle! Le forze produttive si liberano con
l’efficienza organizzativa. Nelle Russie manca. Se una dittatura proletaria,
pur al potere per 70 anni, svanisce e si ricreano, d’un tratto, immediatamente,
le classi precedenti... Il bolscevismo ha avuto una valenza reazionaria perché
esso ha represso le classi del futuro, valorizzato classi del passato [un
proletariato schiavizzato] e costretto, represso, anziché liberato, le forze
produttive. Appena la costrizione è stata levata, più o meno [le Russie
post-sovietiche sono restate entità a forte condizionamento
statale/governativo], ecco che le classi del futuro, una più o meno normale
struttura sociale, sono subito riapparse mentre le classi del passato, i
proletariati statalisti di una economia di guerra con caratteristiche
schiaviste, sono entrati in putrefazione progressiva.
I processi di
modernizzazione sono altra cosa. Non traffici di Polizie Segrete militari per
esigenze di guerra e con avventurieri al soldo.
Certo, a livello di
simbolismi letterari, i dottrinari si saranno inventati qualche “rottura
controrivoluzionaria”. La storia reale non funziona a questo modo. Il concetto
di ‘rivoluzione’ è propaganda di Stato e guerra, o sovversione, che
intellettuali si bevono e diffondono. Ma non ha alcuna base reale. Non esistono
le ‘rivoluzioni’ come non esistono le ‘controrivoluzioni’. Sono altre cose.
Prima, si passa dal
modello statalista, ma con anche proprietà privata d’impresa, dello zarismo, ad
un modello statalista totalizzante. I tedeschi non si fidano dei filo-inglesi
ed anti-tedeschi, che vanno dunque rapidamente e brutalmente liquidati. I loro
agenti ‘bolscevichi’ provvedono. Tuttavia la Russia profonda, xenofoba ed
anti-tedesca, resta. Le burocrazie, e gli apparati polizieschi e militari, pur
decapitati, sono gli stessi. Se non li avesse espressi Stalin, le avrebbe
espresse qualche d’un altro. Magari lo stesso Trotzki [lui, dunque sensibile
alle pressioni delle gerarchie militari ed al blocco militarista, sogna
l’economia di guerra che poi Stalin realizza] si sarebbe riconvertito da agente
austriaco [lasciata Vienna, dove viveva piuttosto agiatamente non da emigrante
lavapiatti, gira il mondo pieno di soldi; non glieli dà la famiglia, non ha
redditi propri...] ad agente inglese. Si facciano i conti... Non a caso,
Trotzki è uno che reagisce sempre piuttosto istericamente a chi chieda da dove
vengano i soldi. Ha la coda di paglia... La rete austro-tedesca continua ad
assisterlo pure quando va nell’ultimo esilio, visto che non è che abbondanti
commesse di case editrici piovano magicamente. Lui era un logorroico della
penna. Ma ha sempre scritto cose senza alcuna profondità analitica e culturale.
I suoi lavori sono a livello di storielle per bambini. Qualcuno attiva case
editrici perché lo pubblichino.
Poi, si transita
dallo statalismo totalizzante allo Stato che ritorna allo statalismo poliziesco
alla zarista e con presenza della proprietà privata di impresa, dato che la
pianificazione centrale, già geneticamente malfunzionante, funzionava sempre
meno, fino all’implosione sistemica.
Da un punto di
vista storico non è una restaurazione. Sono passati troppi decenni. È un
cambiamento di “natura sociale”? Che significa “natura sociale”? Lo Stato si è
disfatto di proprietari ed imprenditori privati per cui accorgersi, dopo una
settantina di anni, che doveva reinventarseli. ...I ‘fasti’ del ‘socialismo’
[quello ‘comunista’ russo-sovietico e similari]!!!
Un modello
statalista inefficiente imploso è stato sostituito, col 1917, da un altro
modello ultra-statalista inefficiente ma che crea un’economia di guerra
permanente dunque con industrializzazioni forzate. Anche quest’ultimo implode.
Per cui si ritorna ad un modello sia politico che economico alla zarista
classico. Il posto formale dello Zar viene preso da cricche selezionate dalla
rete già KGB, i Carabinieri o l’FBI dell’URSS. Le Russie restano sotto la cappa
dell’inefficienza. Ma la cessazione dell’economia di guerra, con nel frattempo
progressi sia economici che di istruzione, ricreano sostenibilità del modello
economico russo, almeno per il momento. La Cina è così a terra, ma anche così
impermeabile alle influenze estere, che può prostituirsi apertamente agli
anglo-americani, in attesa di riautonomizzarsi su un livello più avanzato e
competitivo. Le Russie sono troppo deboli e permeabili per poter fare questo.
La Russia continua a simularsi grande potenza, anche se l’ordine uscito dalla
IIGM ha ricevuto, con la scomparsa dell’URSS e sub-Impero, una botta piuttosto
rilevante anche se non è del tutto disfatto. È proprio questa frana che rende
possibile l’euro del nuovo Reich germanico, pur cogli USA che portano la NATO e
le loro basi dappertutto in tutto il mondo, ancora più di prima quando c’era un
nemico. Ora si sono inventati quello impersonale di un ‘terrorismo’ che loro
stessi creano per lottarvi contro coi loro alleati.
Nelle Russie
post-sovietiche, non si è né nello sviluppismo alla giapponese, né in balzi
quantitativi da investimenti esteri alla cinese post-Mao. Per uno sviluppismo
alla giapponese, sarebbe occorso un Developmental
State, una struttura statuale efficiente e con un reale dirigismo economico
teso verso lo sviluppo accelerato. Seppure il KGB si rivendicasse come
perfezione pur nel tradizionale magma russo, non era un centro developmental. Si limitava a vegliare
che il tutto reggesse più o meno. Il KGB controllava il barcamenarsi. Non ha
retto. Le tecniche developmental sono
tecniche diverse dalla pianificazione sovietica, che si fonda uno Stato
burocratico-predatorio che si dota di una pianificazione economico-matematica
formale al vertice e dalla frusta alla base. Indispensabili i bilanci truccati,
per far tornare i conti ed evitare sanzioni. Ma se poi tutto è differente da
come avrebbe dovuto, ecco che il sistema resta ingrippato. Si possono truccare
i bilanci, non la realtà. I risultati sono quantitativamente grandiosi dal
punto di vista una economia di guerra di un certo spessore quantitativo, non
senza punte di eccellenza scientifico-tecnologica, ma, nel complesso, piuttosto
miseri dal punto di vista qualitativo. Probabilmente, con carburante
sufficiente, i tedeschi avrebbero potuto fermare le soverchianti orde dall’est,
forse pure dall’ovest, pur sulla carta armatissime.
Predazione e
tecnologie coesistono malamente. Alla fine il modello è imploso. Nel Giappone
della Restaurazione Meiji, una modernizzazione accelerata delle strutture
statuali si combina con una pianificazione dove di fatto predominano gli
avvocati, i tecnici giuridici, più che economisti e matematici. Il centro si
occupa della visione generale e della regolamentazione mentre i livelli
inferiori sono altamente responsabilizzati nella soluzione dei problemi. Senza
bisogno del terrorismo di Stato generalizzato e senza il feticcio di obiettivi
quantitativi formali, il modello giapponese è più attento alla sostanza che
alla forma e conduce ad una rapidissima modernizzazione che va ben oltre gli
aspetti puramente o soprattutto militari alla sovietica. Il Giappone perde la
guerra ma sopravvive ad essa e riacquista una posizione di avanguardia
mondiale, come la Germania ed ancora di più e più rapidamente. L’URSS vince,
mandando al macello le sue armate, al servizio anglo-americano. Viene ripagata
con un Impero da preservare nel sottosviluppo ed al servizio della sua economia
di guerra permanente. Ed infine implode proprio come conseguenza di burocrazie
predatorie, di sciatteria generalizzata, di volontarismo in realtà poco
volontarista e per nulla solidale, e che non risolve la mentalità predatoria
generalizzata e, last but not least, di una tecnologia globalmente
arretrata, nonostante punte di eccellenza scientifica, rispetto al resto del
mondo.
Per la creazione
della Cina Popolare, gli anglo-americani usano la retorica comunista. Ma la
Cina Popolare non ha nulla in comune con la storia russo-sovietica. Gli
anglo-americani creano ed usano, con aiuto sovietico, il maoismo per controbilanciare
la potenziale pericolosità, per loro, di una Cina modernizzata dai
nazionalisti. La Cina è troppo annichilita da secoli di decadenza e di aperta
dominazione straniera. La creazione della Repubblica, col 1912, non risolve
nulla. La Cina resta feudalizzata. Forme di modernizzazione restano frustrate
da uno Stato diviso ed inefficiente. Le potenze estere non hanno interesse ad
una rinascita cinese, né la Cina riesce a trovare forze interne propulsive
verso una vera e radicale modernizzazione. La Cina non è il Giappone, da questo
punto di vista. La casa reale si è lasciata distruggere. Il KMT non è meglio.
Quando il KMT, con
contraddittorio aiuto sovietico, riesce ad unificare la Cina contro gruppi che
hanno sostegno giapponese ed anglo-americano per tenerla feudalizzata, le sue
limitate modernizzazioni restano minate da un forte movimento ‘comunista’ che
ha solidi appoggi internazionali, anglo-americani non solo sovietici, e, poi,
dalla occupazione giapponese aperta che inizia dal 1931, dalla Manciuria e si
estende progressivamente alle aree più esterne della Cina. Il posizionamento
bellico della Cina dal lato alleato, nel corso della IIGM, si traduce in aiuti
limitatissimi. Gli anglo-americani tengono le FFAA cinesi a livelli di
sussistenza, mentre i maoisti, invece che combattere contro i giapponesi, si
preparano per la presa del potere a guerra finita. A IIGM finita, con l’agosto
1945, il destino della Cina è segnato. Gli anglo-americani concedono alla Cina
lo status di potenza vincitrice mentre lavorano attivamente per ridurre questa
“potenza vincitrice” a Taiwan recuperata dai giapponesi, con la loro sconfitta
bellica, che la detenevano dal 1895. Operazione tipica della metodologia
imperiale britannica su tutti i continenti: combattere sempre quelle che
emerge, o loro hanno fatto emergere, come potenza principale. Mao è forte delle
debolezze altrui e del decisivo sostegno anglo-americano, anche se non
pubblico. Gli anglo-americani fanno con la Cina lo stesso giochetto che hanno
fatto in Europa creando l’Impero Sovietico. La Cina maoista congela una vasta
area, quale è la Cina (cui viene poi pure permesso di occupare anche il Tibet),
e la tiene sottosviluppata per decenni. In Cina, non vi sono
industrializzazioni forzate alla sovietica. L’URSS si trova fare un qualche
gioco di sponda tra tedeschi ed inglesi, e ne ha qualche guadagno anche se se
ne va tutto in una economia di guerra inefficiente. La Cina è lì, sola, con
l’URSS ai confini che non si illudono di sottometterla e comunque, quel poco di
sottomissione, del tutto temporanea, la ottengono grazie ad aiuti limitati, non
industrializzandola, cosa che non avrebbero neppure avuto i mezzi per farlo. La
Cina maoista è troppo povera e sfasciata per una economia di guerra alla
staliniana e post-staliniana. I limitati aiuti sovietici servono solo a
puntellare il maoismo su richiesta anglo-americana. Mao ha un destino comune a
molti personaggi compradori. Sempre in minoranza nel partito (sia prima che
sopo la presa del potere) e nello Stato, prevale sempre sugli altri, sulle
maggioranze. Questo perché è il fantoccio scelto e sempre sostenuto dall’Impero
britannico e da quello statunitense. Non è questo il luogo per interrogarsi sul
ruolo di Kang Sheng (康生,
1898-1975) in questa operazione [l’invenzione e manipolazione di Mao Zedong per
la subordinazione cinese] di Servizi militari anglo-americani con ausilio
russo. La storia del maoismo, Mao vivo, è una storia di fallimenti come governo
dello Stato e gestione dell’economia. Chiunque potrebbe far meglio di Mao, anche
non facendo nulla. Mao fa solo danni, su tutta la linea. Mao tiene fede solo al
suo mandato compradoro-sottosviluppista di non realizzare alcuna
modernizzazione. Col 1949, lo sfondamento voluto dagli anglo-americani, con
supporto sovietico, è completato, con la ROC relegata a Taiwan e la RPC al
potere a Pechino. Il Grande Balzo in Avanti, 1958..1961, è un balzo
verso il nulla. Il suo risultato maggiore sono 45 milioni di morti di fame e
(un paio di milioni degli stessi) ammazzati in quanto proprietari terrieri, che
non significa latifondisti che erano verosimilmente già fuggiti a Taiwan od
altrove. Chiunque possa fare qualcosa è massacrato dalla furia maoista. Di
nuovo in minoranza nel partito e nello Stato, da parte di chi vorrebbe un
qualche normale sviluppo economico e sociale, Mao reagisce con un colpo di
Stato militare e col terrore, che va dal 1966 al 1976, quando Mao muore. A quel
punto, la Rivoluzione Culturale, una
grande reazione sottosviluppista e di diffusione di ignoranza di massa, può
essere liquidata. Inizia una lenta evoluzione verso l’economia mista, anche se
la Cina resta globalmente statalista e con elefantiache, quanto inutili e
dannose, burocrazie. Liquidata, col 1989, in Piazza TianAnMen, ogni illusione
di libertà e diritti, con gli anni ’90 la Cina si avvia verso ritmi di crescita
elevata (pure oltre il 10%), anche grazie all’apertura ad investimenti
stranieri che sfruttano manodopera a basso costo.
Si osservino i dati
storici dei tassi di crescita reale del PNL pro-capite cinese
Occasionale
crescita alta vi era stata anche sotto Mao, secondo le statistiche. Tuttavia,
col suo decesso, cessano anni di decrescita, anche rilevante. Mao e chi lo
controlla sembrano ansiosi di affondare qualunque crescita si verifichi,
nonostante il regime di quieti burocrati che vorrebbe una crescita ordinata e
continua. Ovviamente, in uno Stato arretrato, con burocrazie predatorie, e di
dimensioni enormi, ci sarebbe da interrogarsi sull’attendibilità degli stessi
dati statistici. La frenesia costruttoria degli ultimi decenni, in Cina, è
comunque visibile, mentre prima vi era una stagnazione campestre infiorita di
ingenua, infantile e visibilissima vuota retorica di regime. Sottosviluppati
economicamente e socialmente, sottosviluppati psicologicamente e come industria
pubblicitario-propagandistica. Nonostante la crescita post-Mao, il futuro della
Cina, restata maoista nelle forme politiche, non è affatto detto che sia roseo,
per vari motivi.
Questa mia
parentesi intendeva solo evidenziare come il caso sovietico, con l’implosione
dell’URSS, e quello cinese dal sottosviluppo voluto ad uno sviluppo
quantitativo, pur senza cambiare la natura sottosviluppista dello Stato,
fossero qualitativamente differenti. Si potrebbe azzardare che le
caratteristiche delle Russie le rendono più adattive ed elastiche, ma anche più
timorose e permeabili, della millenaria trazione burocratica cinese su vaste
masse di sudditi. Ciò che per ora le accomuna è che il salto sviluppista, nel
senso della creazione di uno Stato efficiente con un centro sviluppista, dunque
relativamente isolato da tutto, tutto ciò possa interferire con lo sviluppo
sistemico [relative insulation]
facendo prevalere il particolare, il particolare inevitabilmente predatorio,
non è avvenuto né può avvenire. Ovviamente, anche senza Developmental State restano una molteplicità di possibilità di sottosviluppo,
sottosviluppo relativo o sviluppo limitato. Ed il futuro è sempre incerto. Le
Cine hanno il vantaggio della massa, della quantità, cosa che, pur con un
cambio truccato verso il basso, sta permettendo loro di presentarsi con
capitali rilevantissimi per comprare in giro per il mondo. Le Russie hanno il
vantaggio della bassa densità demografica per cui la popolazione è ben lungi
dall’essere eccessiva relativamente alla vastità dei territori ed alla
ricchezza delle risorse minerarie ed energetiche sul suolo nazionale. Le Russie
hanno retto l’urto della dissoluzione dell’Impero Sovietico e della stessa
URSS, per quanto non è detto che siano stabilissime, data la loro posizione di
inferiorità produttiva e militare. Le Cine sono ancora più fragili. L’isteria
nazionalista diffusa tra la popolazione non significa nulla. Non è detto che il
futuro delle Cine sia di restare unite. Basterebbe un qualche intervento
specifico anglo-americano per scassarle, per farle andare a pezzi, e pure
piuttosto rapidamente. Dalla attuale RPC potrebbero nascere decine di Stati
indipendenti. Per le popolazioni sarebbe indubbiamente meglio e lo sviluppo più
accentuato. Non altrettanto per il potere centrale, per il tradizionale Impero
Cinese che sulla massa ha sempre costruito la sua forza. Forza relativa visto
che quattro cannoniere europee sono state sufficienti a sottometterlo. Ciò si
verificò anche il per il Giappone. Ma il Giappone reagì con la modernizzazione
radicale, radicalissima e rapidissima. Non la Cina, che solo negli ultimi
decenni sta vedendo qualche modernizzazione quantitativa ma non dello Stato.
Sul momento, i successi quantitativi cinesi sono ben più sostanziosi di quelli
russi successivi all’implosione e parziale disintegrazione della già URSS. Ma
essi rendono la Cina più sensibile dell’URSS ai movimenti internazionali dei
capitali e ad altri fattori esterni.
A differenzia
dell’URSS, la PRC non implode per il semplice motivo che non è mai esplosa, da
punto di vista delle forze produttive. Il suo sviluppo inizia con la morte
della creatura dell’Intelligence militare anglo-americana e sovietica, l’ottuso
e conservator-reazionario Mao segretamente nominato, dall’Impero inglese, nuovo
Imperatore del sottosviluppo cinese. L’Impero inglese non riesce a fargli creare
una dinastia come in Nord Corea.
Con la liquidazione
dell’economia di guerra e dell’URSS, nelle Russie si ricreano margini di
sviluppo quantitativo. Per la vera competitività occorrerebbe altro. L’ex-KGB,
che detiene il potere reale, non ne è stato capace, fino ad ora. Altre
oligarchie di potere non esistono, o sono peggio, dal punto di vista dello
sviluppismo [vedi teoria e pratica del Developmental
State, lo Stato Sviluppista].
Lasciamo questo
impossibile paragone. Ragionare in maniera comparativa ha solo il vantaggio di
evidenziare la realtà, attraverso le differenze. Non è decisivo analizzare
tutto, rispetto al discorso che qui stiamo sviluppando. Ritorniamo alle
determinanti dirette delle vicende italiche.
La questione
italica è un PCI creato dagli anglo-americani durante la guerra, e dalla
conseguente assenza, cronica, di una vera socialdemocrazia di massa. Non sono
questioni solo nominali. Invero, non
sono questioni nel senso di problemi, da un punto di vista storico. La storia è
quella che è. “Le questioni”, “i problemi” sono invenzioni
propagandistico-giornalistiche per ammantare di connotazioni di un qualche
valore quello che è come è.
Le teorie
pseudo-politologiche, tali sono le accademiche, hanno in genere solo funzioni
di mistificazione. Da Stein Rokkan, con la teoria tautologia delle fratture
(territoriali e funzionali) come causa del congelamento dell’offerta politica
tra gli anni ‘20 e ’60 (con annessa le constatazione, del tutto inventata, di
un parallelismo tra cattolicesimo e partiti comunisti), alle teorie più
apertamente classiste che, interpretando tutto come lotta di classe, permettono
di ‘spiegare’ ogni cosa con generalizzazioni arbitrarie, non a caso
popolarissime, dunque utili al potere ed ai poteri, sono state create stratificazioni
ideologiche che rendono impossibile l’accesso alla realtà od a possibili
realtà. Lo stesso viene fatto in tutti i campi delle discipline sociali e
storiche.
Rokkan aveva
associato cattolicesimo, comunismo e paesi latini. In realtà, il comunismo
italico è differente da quello francese o spagnolo. È differente la genesi,
perché è differente il contesto. La teoria rokkaniana non regge, se non some
approssimazione di apparenze. E non regge la sua [non] analisi storica.
Quelle di Rokkan
non sono neppure teorie. Sono solo scemenze che hanno trovato risonanza e
credito solo perché sono funzionali ad occultare la realtà. È tutto molto più
semplice. Gli inglesi non si fidano della DC-Vaticano e tanto meno vogliono un
mercato politico competitivo che potrebbero controllare ancora meno. Per cui,
per Italiozia, escludono una socialdemocrazia mentre puntano su un PCI
ufficialmente para-sovietico che loro, gli anglo-americani si fanno creare da
un Togliatti, cittadino sovietico e che aveva rinunciato alla cittadinanza
italica, fattosi inviare dall’URSS. Programmato un PCI da 20-25%, viene
riempito di armi, soldi ed immobili già monarco-fascisti, oltre che fatto
compartecipe del potere reale, che fanno del PCI quello che è stato e continua
ad essere pure ora sotto mutate spoglie e frammentato. Quando gli
anglo-americani occupano Italiozia, lo fanno dunque con le loro mafie e col
loro Togliatti al seguito. La DC non può liquidare il PCI perché, come le mafie
e la mafia finanziaria Mediobanca, è imposto e coperto dagli anglo-americani.
Inoltre, un PCI di quel tipo fa comodo pure alla DC, almeno a quella più
immobilista e predatoria. Quello che hanno detto di differente erano solo
giochetti retorici, verbosità, da guerra fredda, propaganda di copertura. Se
infili in un sistema dei tuoi agenti, come prima cosa devi dire che anzi ti
sono nemici. Sono tecniche classiche del lavoro di Polizia Segreta. Lo stesso
vale per la Francia. Gli inglesi detestano De Gaulle e la Francia questi
rappresenta ed impersona. In Inghilterra, tentano pure di ammazzarlo con
incidenti aerei. Se ne accorge ed evita di muoversi per aria. Il PCF serve per
il controllo anglo-americano sulla Francia. Il PCF non è il PCI?! Certo, perché
la Francia non è Italiozia, per cui quando gli Imperi fanno questi giochetti i
risultati sono poi quelli che sono. Questo non vuol dire che questi giochetti
di controllo imperialistico falliscano, solo perché non vanno esattamente come
pianificati. Semplicemente assumono altre forme. Anche se la Francia sarà ora distrutta
Italian- and Greek-style dai tedeschi, essa resta strutturalmente differente,
in condizioni nettamente migliori, rispetto ad Italiozia, oltre ad avere una
qualche storia nazionale che invece manca del tutto in Italiozia, creata da
Londra con terroristi al soldo britannico e con mafie inglesi sul terreno.
Chiaro che il PCF anglo-americano fosse differente dal PCI anglo-americano. Non
è questione né di differenze tra Thorez e Togliatti, né di altri fattori
metafisici. Il PCI è migliore, per la propaganda anglo-americana, perché più
arretrato, dunque più di freno allo sviluppo di Italiozia, di quanto lo sia il
PCF in Francia. Ciò deriva solo dalle differenze strutturali e, dunque, di
classi dirigenti tra Francia ed Italiozia. Anche per la Francia gli inglesi
escludono una socialdemocrazia nazionale. Essa si afferma o riafferma
egualmente perché la Francia è differenze, fa più resistenza alle
pianificazioni imperiali. Il PCI è davvero un capolavoro, assieme alla mafia
Mediobanca, per tenere Italiozia nel sottosviluppo sia culturale che
materiale.
Anche il PCF è un
capolavoro, ma inferiore nei risultati, per diffondere sottoculture
sottosviluppiste. Le tanto conclamate differenze tra PCI e PCF sono differenze
in rapporto al ruolo loro assegnato dagli inglesi. Il PCI deve essere forza di
ricatto relativamente alla DC-Vaticano. Il PCF deve essere forza di ricatto
relativamente al gaullismo. Per cui il PCI deve essere pretesco, mentre il PCF
deve avere le rigidità del nazionalismo francese. Poi, pur compradori (ma sia
la DC-Vaticano che il gaullismo non che è che non siano compradori
anglo-americani, nonostante le verniciature differenti e con la maggiore
resistenza francese all’Impero essendo la Francia strutturalmente messa meglio,
o meno peggio, d’Italiozia), il PCI deve interloquire costantemente colla DC da
cui dipende quotidianamente, così come il PCF deve interloquire quotidianamente
con lo Stato francese massonico-giacobino. Il PCI è un partitone nella
tradizione dell’italico fascismo del Re, del solito fascismo quirinalizio-CC.
Il PCF è un partitone massonico-giacobino alla francese. Quello che vendono ai
militanti minchioni fa parte del teatrino politico e politicantico. L’aderente
è ‘conquistato’ dalla struttura clientelare mafiosa. Le ‘ideologie’ di
copertura vengono dispensate col rapporto clientelare-mafioso. Le ‘ideologie’
cambiano. Le persone sono sempre quelle, pur nella successione di generazioni e
con i cambiamenti del contesto esterno, che è cambiamento tecnologico più che
di rapporti gerarchici. I partiti, come i sindacati ed altre
mafie-corporazioni, sono estensioni dello Stato. Non lo fossero, non potrebbero
esistere. Gli Stati compradori, pur entità con ulteriori dipendenze, devono
comunque imporre sé stessi, relativamente alle varie entità interne.
I partiti hanno
sempre una genesi di potere. Se uno Stato è davvero indipendente, la genesi è
interna. Se vi sono condizionamenti, influenze, esterni, l’offerta politica può
risentire di questi aspetti. Tuttavia, senza una qualche acquiescenza interna,
o per debolezza, o per interesse, od entrambe, nessun partito od associazione
od organizzazione o movimento può avere alcuna base reale. Le favolette del
gruppo di amici che si riunisce, fonda, recluta, diventa di massa, conquista il
potere, o fette di potere, sono fumettistica per allocchi.
La teoria, la
baggianata, rokkaniana delle fratture come genesi dei partiti dice poco o nulla
se non si individuano e non si si esamina per quale uso siano sfruttate. Negli
USA, il comunismo, nelle sue varie frazioni, segue vari filoni etnico-sociali,
di flussi migratori ed a seconda della provenienza. Serve al potere per
catalizzare illusioni e poi per smontarle anche brutalmente dimostrando come
esse non servano a nulla. Sono metodi di polizia per evidenziare problemi e poi
far arrivare lo schiacciasassi-Stato ad eliminare tutto e con brutalità. È un
uso intelligente e razionale delle tecniche di destabilizzazione stabilizzante.
Le stesse mafie, che sono sempre milizie parallele di Stato, vengono usate,
negli USA, per sostenere sindacati proletari ed opporsi militarmente ai
militarismi padronali. Questo permette allo Stato di crearsi uno spazio, uno
spazio contrattuale e di manovra, perché esso Stato possa esaltarsi come
relativamente indipendente da tutti ricchi e poveri pur essendo poi, nel
segreto, od in ultima istanza, dal lato chi uno Stato sempre è.
In Francia, il
comunismo si affianca alla socialdemocrazia senza rimpiazzarla. È usato ora
dalla destra, ora dalla socialdemocrazia, a seconda di quale sfumatura il
potere reale voglia privilegiare. Il comunismo non ha spazio nella sviluppista
Gran Bretagna dove resta una cosa per intellettuali e per operazioni
clandestine all’estero dell’Impero britannico. A livello popolare, serve al
massimo per ghettizzare qualche gruppo sociale sorpassato dallo sviluppo
tecnologico. In Francia, resta una minoranza di una qualche consistenza, ma
senza alcuna neppure speranza di poter divenire partito dirigente di governo.
Al massimo ha ruoli di governo del tutto marginali. Ha qualche spazio
quantitativo solo perché è una delle espressioni della subordinazione, da tutti
i punti di vista, della Francia ai sistemi anglofoni. Prima della IIGM il PCF è
un partito da 10-15%. Con l’occupazione tedesca, il PCF è un partito
pro-tedesco. Passa dal lato alleato con la guerra Germania-URSS, col 22 giugno
1941. Considerato come gli inglesi vedano la Francia e come siano intolleranti
nei confronti De Gaulle, che cercheranno pure di ammazzare, con incidenti
aerei, si capisce come il PCF venga foraggiato dagli stessi durante la guerra,
così come a guerra finita. Salvo qualche eccezione in funzione delle necessità
anglo-americane, chi fa terrorismo urbano contro i tedeschi sono stranieri, non
francesi. Poco prima che arrivino gli Alleati, PCF e gollisti li vanno a
denunciare ai tedeschi per farli cadere e “francesizzare la resistenza”. Il PCF
verrà dipinto dalla propaganda di guerra come “il partito dei fucilati”. È una
balla colossale, che serve gli inglesi che hanno bisogno di un loro partito per
contrastare il troppo nazionalista De Gaulle. Il PCF del post-IIGM, un partito
da 25-30%, è una creazione inglese, con aiuto formale sovietico. Essendo la
Francia potenza formalmente vincitrice, la creazione di un forte PCF è un’operazione
clandestina inglese al di fuori degli accordi di Teheran e Yalta.
Quantitativamente consistente, il PCF sarà comunque un partitone conservatore
del tutto subordinato alle esigenze del sub-imperialismo francese. La sua base
di massa verrà progressivamente fagocitata dalla socialdemocrazia francese ed
alla francese che si riorganizza e conquista la Presidenza della Repubblica dal
1981 al 1995, con Mitterand. Alla caduta del muro di Berlino e dell’Impero
Sovietico, il PCF, o quel che ne resta, è ampiamente sotto al 10%. Nel 1986, è
attorno al 10%. Dopo, va definitivamente sotto. La Francia non è Italiozia. Gli
anglo-americani non hanno bisogno dell’apparato comunista per distruggere
socialdemocrazia e centro per papparsi le aziende pubbliche francesi. La Francia
sarà ora, ma in altra maniera e per altre ragioni (strutturalmente è messa
meglio di Italiozia ma peggio della Germania), fatta fuori dalla Germania e
dalla nuova Grande Germania costruita senza usare mezzi militari bensì con le
‘armate’ della potenza economica e finanziaria. La Francia perde la concorrenza
con gli inglesi durante la monarchia. È in apparenza migliore in tutto (come lo
sono le industrie di lusso di varie aree della penisola italica rispetto alle
inglesi e delle Fiandre), ma poi è inferiore nelle produzioni di massa, ed in
tutti gli aspetti organizzativi, nell’efficienza organizzativa,
nell’innovazione agricola ed industriale. Non recupera con Napoleone. Resta
subordinata in tutto, anche nella sconfitta militare da parte degli inglesi,
così come dopo di essa, pur con l’illusione (la “arroganza francese”) di poter
essere competitiva ed alla fin fine migliore. Non lo diverrà mai. Appena i
tedeschi la sfonderanno, dopo le elezioni tedesche del 22 settembre 2013, si assisterà all’epilogo di
questa ‘potenza’ francese sempre sconfitta e fregata, e non solo militarmente,
dagli inglesi, e pure dai tedeschi. Farà da cuscinetto impoverito, con tutta
l’Europa latina e suddica, tra l’area germanica e nordica dell’euro, ed oltre
l'euro, ed il Nord Africa e Medio Oriente incendiati ed islamizzati dagli
inglesi in funzione sia anti-tedesca che anti-statunitense.
In Spagna, il PCdeE
è una piccola setta senza seguito come lo è il PCd’I in Italiozia. Si gonfia,
ma poco, con l’intervento sovietico in apparente appoggio alla Repubblica del
Fronte Popolare. Gli inglesi non hanno forti interessi, se non giocare alla
sfascio per annichilire una Spagna già in condizioni misere. Danno un qualche
aiuto marginale, di pura facciata, alla Repubblica, ma senza un vero
coinvolgimento, se non per proxy, attraverso l’URSS cui viene fatta balenare
l’illusione di potersi creare un baluardo dall’altro lato d’Europa oltre che di
creasi benemerenze con chi l’ha aiutata, dal punto di vista tecnologico,
nell’industrializzazione forzata, pseudonimo propagandistico per l’economia di
guerra permanente sovietica costruita con ausilio anglo-americano. Beh, per
l’URSS, ‘soccorrere’ la repubblica spagnola è pure una gallina dalle uova
d’oro, visto che vi realizza grandi guadagni speculativi. L’URSS manda armi, ma
non abbastanza e pure meno di quello valevano le riserve auree spagnole che
Mosca si pappa (dato che, dovendo la Spagna repubblicana essere distrutta,
Mosca si fa pagare in oro), così come fornisce sue sue strutture politico-poliziesche
che di fatto contribuiscono allo sfondamento della Repubblica. Lo stesso
Togliatti, cittadino sovietico, viene mandato in Spagna a capeggiare strutture
di massacratori, squadroni della morte staliniani, che hanno mano libera per
assaltare ultra-sinistre non staliniste ed anarchici. Una maniera di aiutare a
perdere la guerra civile facendo finta di aiutare a vincerla. Non importa. Per
lo sfascio, l’URSS si guadagnava benemerenze inglesi e pure altrove dichiarando
che si era schierata a difesa della ‘democrazia’. Quale?! In pratica, gli
inglesi usano l’URSS per far vincere Franco mentre fingono di essere dal lato
della Repubblica. Con l’intervento sovietico, ovviamente il PCdeE di gonfia, un
po’. Più come potere che come voti. In guerra, non si vota. La guerra civile va
dal 1936 al 1939. Alle elezioni politiche del 1931, il PCdeE ha lo 0,77%. In
quelle del 1933, l’1,80%. In quelle del 1936, il 3,5%. A Monarchia restaurata,
dato che si schiera per essa, viaggia su un 10%. Prima aveva ottenuto il 3.5%,
nel 1936. Pompato da decenni di propaganda inglese... Alla restaurazione della
‘democrazia’, gli vengono assegnate clientele per quel 10%. La Spagna
post-franchista è un’entità del tutto subordinata agli Imperi britannico e
statunitense ed al sub-Impero tedesco. La Corona spagnola e le potenze estere
preferiscono le sinistre. Si manipolano meglio delle destre. Per questo,
bastano i socialisti, in Spagna. Non esistono né servono mastodontici apparati
comunisti sul mercato delle vacche. Senza qualche clientela che lo gonfiasse,
il PCE sarebbe restato ai livelli del 1931 o meno. Alle politiche del 1982,
prende il 4,02%. Alle comunali del 1983 poco più del doppio. Un bel balzo. Alle
locali va sempre meglio che alle politiche. Significa che può dare posti a livello
locale, mentre come partito di governo centrale praticamente non esiste. Poi
inizia il gioco delle confluenze e dei trasformismi. Un partitello che non è
mai esistito, praticamente cessa.
In Portogallo, il
PCdoP nasce in un paese sottosviluppato, politico-istituzionalmente instabile,
da un movimento sindacale ad egemonia anarco-sindacalista. È una reazione
statalista in un’area compradoro-sottosviluppista. I soldi di Mosca possono
comprare qualcuno ma non creano, di per sé, partiti con un qualche radicamento.
Il PCdoP lo ha, sebbene i suoi consensi siano a livello di 10% con punte un
poco superiori come più o meno largamente inferiori. Álvaro Cunhal, segretario
generale del PCP dal 1961 al 1992, laureato in legge e figlio di avvocato
liberale, riflette un liberalismo che, pur di essere contro, fa sue visioni
stataliste estreme e predica la subordinazione allo Stato guida sovietico. I
raccontini sul comunismo sono solo colore innocuo. Alle burocrazie
sottosviluppiste portoghesi interessa solo che i partiti predichino
l’onnipotenza burocratica piuttosto che lavorare per minarla. Il PCP è dunque
uno dei loro partiti. Tra l’altro, dal 1938 al 1947, il PCP è fuori dal
Comintern e dal post-Comintern. Vive tra effimera legalità, illegalità,
repressione. Se sopravvive e vive, significa che ha appoggi di potere. Non si
vive, tanto meno in clandestinità, colle quote degli iscritti, iscritti che in
genere seguono chi garantisca qualche vantaggio clientelare. Le favolette sui
radicamenti per grazia divina e gli zoccoli duri assegnati dal destino sono
scemenze per allocchi. Nel 1974, v’è un colpo di Stato militare, per cui
ovviamente voluto dalla NATO, di cui il Portogallo è membro, come rinnovamento
di facciata e come uno dei possibili mezzi per ottenere un’immediata
liquidazione del mini-impero portoghese. Intanto, Álvaro Cunhal, il segretario
generale del PCP, fu ministro senza portafoglio nei primi quattro governi
provvisori, per un 14 mesi. Una delle tante coperture dei militari golpisti.
Nel 1975, saranno dismesse tutte le colonie, con ritiro immediato. Più di un
milione di portoghesi ritorneranno in patria.
La reazione dell’11/03/1975 ad un tentato colpo di Stato di destra,
produrrà la nazionalizzazione dei principali settori dell’economia e la riforma
agraria. Il PCP sarà una delle milizie parallele per questo processo
ultra-statalista e diventerà, di fatto, il rappresentante politico delle
cooperative agricole. Nelle elezioni conquisterà più della metà dei suoi voti
in Beja, Évora e Setúbal e raggiungerà, complessivamente, alle politiche, ad un
anno dal golpe, il 12.52% dei voti. Alle politiche del 1976 passerà al 14.56%.
Vola al 18,96% alle politiche del dicembre 1979 ed al 18.20% in quelle del
1980. Alle politiche del 1987, scende al 12.18%, ed in quelle del 1991
all’8.84%. Nelle locali va meglio che nelle europee. E nelle europee va meglio
che alle politiche. Nelle politiche del 2009 e del 2011 è a poco meno dell’8%.
Una dozzina di anni dopo le nazionalizzazioni del 1975, se ne avvierà la
denazionalizzazione. Dal 2008, il Portogallo fa ufficialmente parte dei PIIGS,
le economie e Stati dell’area euro sfondati da debiti pubblici altissimi e
fuori controllo. La demagogia costa e produce solo povertà. Il PCP è servito e
serve, nelle dimensioni che gli sono state assegnate, per interessi delle
oligarchie predatorie portoghesi. Quello che non ha presentato alcun interesse,
per esse, sono stati i suoi apparati. In Portogallo, esistono socialdemocrazie
di sinistra e di destra, ben vitali nella loro utilità per classi dominanti
compradore portoghesi, senza bisogno di sostituirle con apparati comunisti in
vendita dopo il crollo dell’Impero sovietico. Gli apparati dell’ex-PC sono di
qualche utilità solo in Italiozia, quando si passa dalla partitocrazia alla
quirinaliziocrazia col regime dei golpe permanenti contro il centro politico
obiettivamente contesta il regime della dittatura Quirinale-Mediobanca voluto
da Cuccia, con assenso anglo-americano, per il dopo 1989 ed imposta col colpo
di Stato del 23/05/1992.
In Italiozia,
servivano gli apparati comunisti per via di qualche insufficienza degli altri?
Non è questo il punto. Come si vede appena si analizzino appena più da vicino
le cose, cosa qui abbiamo fatto molto rapidamente solo accennando ad alcuni
elementi dei partiti comunisti dell’area latina, le fotografie e slogan alla
Rokkan non sono di alcuna utilità. Anzi, sono devianti relativamente alla
comprensione della realtà. Solo un metodo storico può condurre a vedere quello
che è successo e perché.
Di nuovo, si deve
andare appena indietro. Poi, leggere quello che è successo anziché ripetersi la
sloganistica diffusa degli uffici propaganda militare e civile.
Le Russie sono
alleate anglo-americane, contro la Germania, tanto nella IGM che nella IIGM. Le
Russie hanno terrore della Germania essendone inferiori. È un terrore costruito
dall’Impero, visto che le Russie avrebbero solo vantaggi dall’integrazione
collo spazio tedesco e nordico. Gli inglesi devono distruggere la potenza
europea del momento che, da un secolo e mezzo, è la Germania. Lo stesso
giochetto della devastazione continua tentano di farlo pure sugli altri
continenti, per quel che possono. Nel momento in cui le Russie sono inferiori
alla Germania, e prevalgono in esse le forze che hanno terrore dei tedeschi,
sono alleate inglesi. Gli USA vengono al seguito, capendo poco o nulla,
seguendo altre logiche che gli inglesi variamente manipolano o cercano di
manipolare.
L’industrializzazione
forzata 1929..1949, nome propagandistico-mistificatorio dell’economia di guerra
permanente che continua fino alla fine dell’URSS, necessita di ampi ricorsi e
tecnologie estere. Di fatto, esse saranno principalmente tedesche ed
anglo-americane. La prima assistenza all’URSS è ovviamente tedesca. Poi
prevalgono gli anglo-americani.
I legami con la
Germania, pur precedenti, si rinsaldano, dopo la parentesi bellica, col colpo
di Stato dell’ottobre-novembre 1917 che è un’operazione clandestina,
perfettamente riuscita, delle Polizie Segrete militari austro-tedesche per
tirare le Russie fuori dall’alleanza con la potenze occidentali.
Le Russie
sovietiche saranno usate dalle forze armate tedesche per eludere i vincoli del
Trattato di Versailles. Le Russie sovietiche useranno i rapporti con gli
austro-tedeschi per vincere la guerra civile, 1918..1923, contro il vasto
fronte anti-bolscevico. L’intervento occidentale, in parte era una
continuazione dello sforzo anti-tedesco visto che le Russie sovietiche di fatto
pendevano da quel lato, in parte fu puramente nominale. Per esempio, le truppe
statunitensi in Russia finiscono per difendere la Transiberiana da eventuali
interventi nipponici. Nulla è mai come sembra. Si deve sempre guardare tutto
più nei dettagli. Una volta che le Russie sono comunque perdute, come alleato
anti-tedesco, gli anglo-americani aiutano gli anti-rossi [che non erano solo
‘bianchi’, dato che i bolscevichi, che governano col solo terrore, si inimicano
pressoché tutti, operai inclusi, ...anarchici, socialisti, socialdemocratici,
social-rivoluzionari etc, non solo il centro politico e la destra]
Visto che il nuovo
regime era più efficiente, o meno inefficiente, del precedente, e che la
Germania restava l’antagonista geopolitico e geoeconomico prossimo delle
Russie, la tattica inglese era la classica operazione di indebolire il nuovo
regime per poi allearvisi facendo leva sul sentimento anti-tedesco,
alimentandolo, e sulla superiorità tecnologica anglo-americana. La politica
russa finì per essere la classica politica dei due forni: sfrutti l’antagonismo
tra due fornitori per rifornirti da entrambi alle condizioni migliori, anche
se, alla fin fine, i tedeschi, che per Russie erano l’avversario alle sue
frontiere, o quasi, non potevano competere con gli USA.
La seconda guerra
mondiale è già inscritta nella insufficiente distruzione della Germania e
dall’Austria come conseguenza della prima. Gli inglesi vogliono la IGM e pure
la IIGM. Churchill, col suo eloquio froceggiante, è solo un abile quanto falso
retore. È sincero solo quando dice che loro, i britannici, vogliono distruggere
per sempre, cancellare, la Germania. L’Impero austriaco (in precedenza alleato
inglese, fino a che a questi fece comodo), già in decadenza, è liquidato con la
IGM mentre la Germania continua ad ergersi forte e minacciosa, dal punto vista
inglese. L’aggressività tedesca è largamente una leggenda della propaganda di
guerra e di pace anglo-americana. I tedeschi si fanno tirare a forza nella
guerra, senza riuscire ad evitarla finché sono in tempo. Hitler, un grande
attore quanto pessimo politico, creato dall’Intelligence militare tedesca
[anche se, in regime monocratico, si trova poi a controllarla], viene pompato
al potere pure dagli anglo-americani. Se devi distruggere un nemico, prima devi
creare “il nemico”. Ai britannici occorreva assolutamente un Hitler. Le follie
di regime, come un anti-ebraismo del tutto irrazionale e pure suicida, sono
indotte dagli anglo-americani che corrompono centri militari e burocratici
tedeschi. Le sole fobie di Adolf [non che lui non potesse scrivere anche da
solo, forse – sta comunque, di fatto, che l’Intelligence militare tedesca se lo
fabbrica e pompa gli affianca suoi personaggi per scrivere le sue opere chiave
che dunque sono sue ma non solo sue; a parte ciò, non v’è alcuna connessione
necessaria tra suoi scritti precedenti e le sue azioni come statista – viene
conclamato il contrario ma sono casualità non stanno né in cielo né in terra,
dunque sono solo del tutto strumentali alla favolettistica corrente dei
vincitori ma senza alcuna base di verità] non erano sufficienti ad imboccare
tali percorsi catastrofici. Gli anglo-americani fanno fare ai tedeschi quello
non possono fare loro direttamente, pur magari volendolo per ragioni varie. Gli
inglesi hanno un problema in Palestina mentre gli americani vogliono lì crearsi
una loro base. Gli inglesi, tradizionalmente anti-ebraici, vogliono realizzare
delle soluzioni finali contro i centri di forza numerica dell'ebraismo da dove
partono flussi verso la Palestina colonia inglese. I centri sionisti USA usano
il regime USA per distruggere l’ebraismo europeo come precondizione per poter
creare un Israele fantoccio USA, visto che senza appoggio USA non possono
spuntarla con gli inglesi. I tedeschi fanno gli esecutori, e pure a guerra in
corso, dunque con distrazione di energie dallo sforzo bellico per operazioni
razziali di nessun interesse per la Germania. La Germania, già prima della
IIGM, aveva imboccato un corso anti-ebraico che le aveva sottratto preziose
risorse umane pur avendo arricchito gerarchi del regime. Il tutto non aveva
alcuna razionalità dal lato tedesco. I nazi si erano fatti corrompere da
interessi anglo-americani ed avevano continuato, pure a guerra in corso, su
quella via auto-distruttiva. Gli ebrei tedeschi non sono ‘contro’. Gli stessi
rabbini hanno una tradizione di assoluta prostituzione al potere, a qualunque
potere. Sarebbero tutti divenuti ardentemente nazisti, in aree nazi. Sono i
nazi, corrotti da entità finanziarie più forti, dall’Impero, che si inventano
un nemico interno che non esiste prima che il governo tedesco dichiari si avere
tali nemici. Vi sono altri aspetti si potrebbero evidenziare, ma non è
importante, qui. Nulla è come sembra e come viene suadentemente raccontato.
Tanta è la suadenza e nulla la razionalità delle storielle correnti, tanto più
si deve cercare deve siano false. Anzi, metodologicamente, si deve cercare dove
siano vere. Se non si trova neppure qualche indizio di veridicità... È questo
il caso su queste questioni.
Centri burocratici
tedeschi e nazi vengono corrotti da centrali finanziarie anglo-americane.
Siccome si sono fatti corrompere, poi dichiarano che “la finanza ebraica” anzi
tutti gli ebrei dell’universo sono loro nemici. Cose senza senso. Perché non
anche i cattolici e gli evangelici? No, non torna...
La crisi della Repubblica
di Weimar è in gran parte creata e sfruttata dalla dittatura militare, che
governa la Germania dal 1916, per sfuggire agli obblighi derivanti dalla
sconfitta bellica. Quando la stessa non fa più comodo, ed i comandi militari, e
relativo blocco militarista, decidono di ricreare un regime ed essi organico,
avevano intanto creato un movimento politico grazie ad un loro intellettuale
disoccupato e brillante attore. Non resta che spingerlo irresistibilmente e
permanentemente al potere dello Stato, ciò che viene realizzato col 1933.
I fantocci più sono
brillanti, più creano una qualche loro autonomia relativa, soprattutto,
inevitabilmente, se il fantoccio dei Servizi militari arriva ai vertici unici
dello Stato dove controlla pure gli apparati militari. Eppure il corso
militarista resta irreversibilmente imposto alla Germania, dal suo stesso
militarismo ed ancor più da quello anglofono, fino alla sconfitta finale,
quando tutti scaricano il capo (irrilevante sia morto più o meno suicida a
Berlino, o quietamente in Argentina o Brasile salvato dagli americani o
salvatosi da solo) e si proclamano innocenti e disciplinati sudditi di uno che
come per prodigio avrebbe conquistato il potere e si sarebbe imposto su tutti.
Le milizie parallele avevano costi enormi e continueranno a averli anche quando
al potere, tanto che la stessa occupazione della Cecoslovacchia avrà la
funzione essenziale di fare cassa per le stesse. La Cecoslovacchia, piuttosto
ben dotata di riserve auree e valutarie, militarmente e di industrie, viene
regalata alla Germania dagli inglesi. Poi diranno che era colpa di un
Chamberlain ‘conciliatore’ come se la politica dello Stato ed Impero britannici
dipendesse dagli umori ed inclinazioni di un Primo Ministro. Al contrario,
favorire un certo espansionismo tedesco era del tutto funzionale al trappolone
della guerra gli inglesi stavano allestendo, guerra che serviva per la
distruzione totale della Germana, nelle intenzioni inglesi. È un giochetto di
base in queste cose: se vuoi sconfiggere qualcuno in guerra, devi spingerlo
alla guerra. È quello gli inglesi fanno con grande maestria coi polli tedeschi.
Gli inglesi giocano sul sicuro. Lo dice pure pubblicamente Churchill senza
problemi. A parte che gli inglesi sono meglio armati dei pur non disarmati (ma
riamatisi troppo frettolosamente ed ancora in maniera del tutto insufficiente)
tedeschi, anche i tedeschi avessero mai occupato la Gran Bretagna, gli inglesi
avrebbero continuato a combattere dal Canada, dall’Australia, da Gibilterra, da
Malta, dall’India, da mille altri luoghi del suo Impero su cui non tramonta mai
il sole. Inoltre i polli russi sono lì, sedotti dagli inglesi che hanno già
regalato loro l’Europa purché la Germania sia distrutta per sempre.
Quando poi la
macchina militare tedesca è più o meno attivata [in realtà non pronta per una
guerra generalizzata né nel 1939 né nel 1940] saranno gli Alleati a lanciarla
sempre più ed a rifiutare che venga arrestata. I tedeschi vogliono la pace, gli
inglesi la guerra per distruggere la Germania. La crisi della Polonia è una
montatura propagandistica alleata ed una ingenuità tedesca. Tutto poteva finire
lì. La Germania sbaglia ad occupare tutta la ‘sua’ fetta di Polonia. Potevano
assoggettare la Polonia, e recuperare le stesse aree tedesche, in altro modo e
con tempi appena più lunghi ma più sicuri. Gli inglesi hanno regalato ai
tedeschi la Cecoslovacchia quando alla Germania sarebbe bastato occupare le
aree etnicamente tedesche. Anche in Polonia vi erano aree etnicamente tedesche.
Viene fatto credere alla Germania che le sarà fatto fare quello è stata spinta
a fare in Cecoslovacchia, mentre poi è quella la trappola per dichiarale
guerra. Per non voler perdere, effimeramente, la faccia per evitare la guerra,
ecco che la Germania si avvia verso una sua distruzione storica, per quanto
infine non totale. Gli Alleati si proclamano difensori della Polonia, ma Gran
Bretagna e Francia dichiarano guerra alla Germania e non all’URSS che ha
egualmente invaso la Polonia. Poi se ne stanno lungo la Linea Maginot “in
guerra” ma senza azioni militari. La Germania sbaglia di nuovo non perché
attacca ma perché poi non si ritira lasciando regimi amici. Si fa attirare
nelle trappole e poi non ne esce perché ciò non sembri debolezza. Il tedesco si
preoccupa di non perdere la faccia sul momento. L'inglese si interessa solo di
vincere le guerre. In guerra, in politica, non esiste l’orgoglio del momento.
Esiste solo il risultato. Il militarismo inglese era troppo forte per potersi
illudere di poterlo distruggere, cosa impossibile anche se fosse stata occupata
la Gran Bretagna.
I tedeschi non
sanno leggere le mosse inglesi. Gli inglesi dicono che difenderanno la Francia.
Quando la Germania la occupa, gli inglesi si ritirano e non usano l’aviazione.
La vogliono preservare per la difesa della Gran Bretagna. In pratica, lasciano
che la Germania la occupi facilmente. Gli inglesi hanno intuizione strategica.
I tedeschi solo iniziative del momento. Gli inglesi sono pronti all’occupazione
della Gran Bretagna da parte tedesca. Sono pronti a ritirarsi in Canada. Lo
sanno che col retroterra degli USA non possono perdere. A loro interessa la
distruzione della Germania e dell’Europa, non i successi del momento.
Ovviamente non sono onnipotenti ma il loro gioco è sempre lo stesso: un’Europa divisa,
non competitiva contro di loro, quindi controllabile o che non possa
controllare la Gran Bretagna.
I tedeschi non
capiscono la loro differente collocazione ed inferiore forza. I britannici
possono combattere una guerra totale. La Germania non può. Le guerre che non si
possono vincere, non si combattono. Si opera in altro modo. Gli anglo-americani
hanno corrotto, controllano, centri tedeschi e li portano alla guerra totale ed
irreversibile che la Germania non può vincere, solo perdere. Sembrano comunque
avere capito la lezione visto che il Quarto Reich, la UE-euro, lo stanno
costruendo senza scontri bellici, che del resto non sarebbero possibili, contro
gli Imperi inglese ed americano.
L’URSS e la sua
economia di guerra sono in funzione dell’espansione imperiale delle Russie.
L’economia di guerra ha bisogno della guerra, sia come giustificazione che per
poter predare per rifarsi, in qualche modo, delle spese enormi per essa. E qui
si tratta di un’economia di guerra in tempi di pace.
Certo ci sono sono
gli specialisti dei ‘tradimenti’, dei supposti tradimenti di una immaginaria
“rivoluzione mondiale”. Lo slogan della “rivoluzione mondiale” è solo una
metafora dell’imperialismo grande russo. L’economia di guerra è la realtà
mentre il Comintern è una cosetta di facciata, un dipartimento delle Polizie
Segrete sovietiche. Serve come rete parallela del terrorismo di Stato russo. Ne
è una propaggine mondiale. Ha anche oltre funzioni, a cominciare dalle
commerciali, per cui l’URSS paga percentuali di intermediazione. Facile dire
che vadano “per la causa”. In realtà, visto che magari sarebbero state pagate
lo stesso a qualcuno, esse vanno alla rete d‘affari, propagandistica e
terroristica sovietica. Sono un investimento per l’Imperialismo grande russo.
Non a caso, i quadri dei Partiti Comunisti devono essere solerti impiegati
dell’URSS.
Terrore dell’URSS,
delle Russie, è la Germania. Il nuovo regime ha preso il potere con decisivo
aiuto tedesco, ma resta terrorizzato dalla Germania, dalla sua tecnologia. O viene
indotto ad avere o fingere di avere paura, visto che avrebbe più grandi
vantaggi dall’integrazione economica che dalla contrapposizione. Se nelle
Russie esiste una rete austro-tedesca, esistono pure forte reti
franco-inglesi... A parte la perentesi del 1917, dunque il nemico principale
resta lo stesso. Di conseguenza, anche gli alleati restano gli stessi. Lo Stato
russo sogna di incorporare la Germania, in un modo o nell’altro. Fallita la via
impossibile della sovversione interna, resta l’opzione dell’occupazione ed
annessione militari.
Tutta l’economia di
guerra sovietica è in funzione anti-tedesca. Le Germania lo sa che deve
difendersi soprattutto da est, dalle “razze slave”. Che vi siano normali scambi
commerciali e che la Germania fornisca propria tecnologia, non cambia questa
realtà. Eppure ecco che Germania sbaglia tutte le mosse.
Lenin, ma viene
presto a mancare, sarebbe stato probabilmente fautore di un’economia di pace e
di integrazione con la Germania, per quanto anche lui si illuda della soluzione
militare, anche se nella forma di una impossibile ‘rivoluzione’ tedesca che
avrebbe poi annesso le Russie, o cui le Russie si sarebbero sottomesse. Questo
è almeno quello che lui dice. Fallita quella opzione, non insiste con opzioni
militaristiche e terroristiche. Anzi, si chiede pure se non sia il caso di
lasciar perdere tutto e lasciare il potere ad altri, passando, loro
‘comunisti’, all’opposizione. Chissà che aveva in testa dopo, avere praticato
il terrorismo contro tutti gli altri. Trotzki è per il terrorismo di Stato e
l’economia di guerra permanente per quanto manchi della capacità di essere lui
il leader di quella opzione, e si fa alla fine estromettere da tutte le
posizioni di potere. Stalin, pur adattando il tutto al sonnolento e corrotto
spirito russo, prima liquida Trotzki che accusa di dipendenza da centrali
estere, poi ne adotta le politiche sia terroristiche che di economia di guerra.
La linea della “rivoluzione mondiale” significava “dittatura proletaria” in
Germania e subordinazione delle Russie a tale Germania. La linea del
“socialismo in un paese solo” significava la subordinazione del mondo, almeno
di quello si poteva subordinare, all’URSS ed al suo governo. Lenin e Trotzki
vogliono ‘vendere’ le Russie alla Germania, rendendosi conto che senza
tecnologie moderne non possono fare nulla ma solo vivacchiare. Stalin, che ha
una visione zarista, vuole annettersi la Germania. Una fetta, la RDT, se la annetterà all’Impero
Sovietico anche se non saprà farsene gran cosa, poi, alla fin fine. L’arroganza
dell’ignoranza, tipica dello spirito grande russo, pensa di poter supplire con
la frubastreria all’inferiorità culturale e di tecnologie.
Il Führer è un
grande attore, un grande visionario ma un pessimo tattico. In tali casi, anche
la strategia si sfascia sulle piccole cose attraverso cui al contrario dovrebbe
essere costruita. Come tutti gli psicolabili montati da Polizie Segrete,
l’Intelligence militare che lo recluta e lo spinge su lo attornia di personaggi
che lo blandiscono dicendoli che lui può essere un qualche riapparso grande
condottiero e costruttore del passato germanico, anzi meglio. E lui se ne
esalta. Vive in un mondo di figurine, in cui lo spingono pure gli inglesi cui
successi con cui gli lastricano la strada su cui lo spingono, e lo fanno
correre sempre più veloce, per sfasciare lui e la Germania. Per un’Intelligence
militare, manipolare chi poi deve divenire il leader monocratico è sempre
pericoloso. Tanto varrebbe che i manipolatori accedessero loro, in prima persona,
ai vertici del potere. Lo stato di trance è utilissimo per la comprensione
intellettuale ed anche per altre attività. A lui è utilissimo come oratore e
seduttore di masse. È invece deleterio nel momento del governo, esecutivo,
operativo. Sarà in effetti deleterio per lui e per la Germania. Non si
governano, in trance, esseri concreti che sul terreno dipendono dai mezzi che
hanno, non dalla fede. Nelle bassissime temperature servono lubrificanti
speciali. La fede non fa riavviare i motori. Servono i carburanti. La fede non
supplisce, quando essi manchino. A volte, o spesso, vede meglio un politico da
un quartier generale che un generale sul campo. Ma solo se si hanno i mezzi
materiali per implementare ordini. Alla Germania, pur organizzatissima, a volte,
e poi sempre più spesso, mancavano le “materie prime” della macchina
bellica.
La ‘logica’ del
Patto Molotov–Ribbentrop è quello di portare i due nemici storici a contatto.
Quando si è a contatto, si è pronti per fare la guerra. Si cerca di confinare
non per fare la pace ma per attaccarsi. Ai tedeschi avrebbero fatto comodo
solidi Stati cuscinetto anti-russi. Con una Polonia in mezzo, magari amica, e
coperta, se l’avessero protetta anche contro i soli russi, dagli inglesi,
sarebbe stato un problema, per i russi, attaccare la Germania. Ai russi va
invece benissimo così. I russi hanno le masse umane terrorizzate (dunque più
disperate e più facili da usare come carne da macello) e le materie prime per
potere fare la guerra. In più, hanno l’aiuto e la spinta decisivi
anglo-americani. Durante la IIGM, sui vari fronti, le armate tedesche verranno
progressivamente paralizzate dalla mancanza di carburante. Sembrano cose
banali, ma la guerra non si fa se manca la benzina per aerei e automezzi.
Mancavano pure altre materie prime essenziale, ai tedeschi, a parte i ‘banali’
lubrificanti per bassissime temperature che sono la causa delle sconfitte
dell’est a cominciare da quella colossale di Stalingrado. Nella fretta di
spostarsi ad est per fronteggiare, prevenire, l’imminente attacco di milioni di
soldati sovietici non hanno fatto in tempo (o se ne sono dimenticati?) ad
ordinare e produrre i lubrificanti e gli abiti per bassissime temperature. I
loro mezzi si fermano o, se fermati, non ripartono.
L’economia di
guerra sovietica si nutre di tecnologie occidentali. Pur nella solita
disorganizzazione ed inefficienza russe, almeno le tecnologie avanzate
garantiscono qualche risultato. È lì che si saldano gli interessi
dell’imperialismo russo e di quelli inglese e statunitense, coniugati con la
fobia per la Germania. Le Russie hanno una lunga tradizione di dipendenza
tecnologica occidentale, sebbene adattata alle arretrate condizioni locali,
dunque aggiustata verso il basso. L’industrializzazione forzata, l’economia di
guerra permanente, egualmente un’impresa adattata alle condizioni locali ed
alla mentalità locale, dunque realizzata con mezzi barbari e che restano tali
(con persistente inferiorità organizzativo-culturale), è realizzata con
decisiva tecnologia americana.
“Current West
German policies towards trading with the East are best understood in their
historical context.
“Germany has been
transferring technology to Russia for well over a century. The long historical
tradition of Russo-German economic interdependence is characterized by the
German export of machinery in return for imports of Russian raw materials.
Table 28 demonstrates the degree to which the two economies were oriented
towards each other prior to World War I.
++++++++++++++++++++++++++++++++++
Table 28.
Russo-German Trade Percent of Total Russian
Imports and Exports
Russian imports
1858-62 28%
1868-72 44%
1914 47%
Russian exports
1858-62 16%
1868-72 24%
1914 29%
SOURCE: Juergen Kuczynski and
Grete Wittkowski. Die Deutsche russischeschen Handelsbeziehungen in den letzten
150 jahren Berlin: 1947 pp. 24-25.
++++++++++++++++++++++++++++++++++
“Bilateral trade
was always more important for Russia than for Germany, and after the Bolshevik
Revolution, the Soviet Government continued to seek German machinery imports.
In fact, there was considerable German-Soviet clandestine military cooperation.
Although the volume of trade between the two countries declined after the Nazis
came to power, German-Soviet economic cooperation continued until the 1941 Nazi
invasion of the U.S.S.R. After the War, for political reasons. West German
trade was largely reoriented away from the East, but the historical legacy of
close economic ties has profoundly affected present German attitudes towards
trading with Russia. Despite the cold war, many West German businessmen look on
the U.S.S.R. and Eastern Europe as natural and desirable markets for their
manufactures.” (pp. 173-174)
Germania e Russia
tendono alla integrazione economica, mentre l’Impero Britannico ha interesse ad
un’Europa divisa, dunque in conflitto. Per cui, ha sempre usato ed usa il suo
potere per alimentare l’isteria nazionalistica ed imperialistica russa, il suo
spirito anti-tedesco.
Le favolette della
propaganda anglo-americana sono suadenti pur restando delle fandonie colossali.
Il bolscevismo è un’operazione austro-tedesca. Lo stalinismo un’operazione
inglese. Anche il nazismo è un’operazione inglese. Come lo è l’attacco
preventivo [realmente di pochissime settimane, 2-4] tedesco all’URSS cui gli
inglesi avevano promesso tutta l’Europa che infatti i sovietici si apprestavano
ad attaccare ed occupare. A quel punto, la Germania paga la rimozione della
Polonia. Al contrario, le sarebbe stata utilissima amica, industrializzata e
ben armata, vista la naturale avversione dei polacchi relativamente ai russi.
Gli inglesi ‘regalano’ l’Europa occidentale ai russi. Poi, all’ultimo momento,
avvisano i tedeschi che stanno per essere attaccati, sì che le due potenze si
massacrino e che sembri un attacco tedesco alla ‘pacifica’ URSS che a quel
punto passa ufficialmente dal lato Alleato.
Si vedano i dati
delle forze germaniche (ed alleati) e sovietiche sulla linea del fronte il 22
giugno del 1941, secondo una specifica fonte.
Strength of the
opposing forces on the Soviet Western border. 22 June 1941
|
|
|
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||||
|
Germany and Allies
|
Soviet Union
|
Ratio
|
|||||
Divisions
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166
|
190
|
1 : 1.1
|
|||||
Personnel
|
4,306,800
|
3,289,851
|
1.3 : 1
|
|||||
Guns and mortars
|
42,601
|
59,787
|
1 : 1.4
|
|||||
4,171
|
15,687
|
1 : 3.8
|
||||||
Aircraft
|
1 : 2.6
|
|||||||
Il problema
sovietico, il 22 giugno 1941, è solo che le truppe sovietiche sono in gran
parte sui treni ed altri mezzi di trasporto vero il fronte, non già schierate,
e che le linee difensive sovietiche sono state rimosse come quando si fa prima
degli attacchi. La logistica tedesca funziona, almeno per gli spostamenti,
mentre la russa è raffazzonata. Stalin che controlla collo spionaggio le
aziende di lubrificanti e vestiti invernali, è sicuro che nessun attacco
tedesco sia in corso. Infatti tanta è la fretta di fronteggiare un imminente
attacco sovietico che la logistica tedesca non ha il tempo di curare i dettagli
di occupazione dell’URSS. Senza lubrificanti ed abiti per bassissime
temperature non si regge l’inverno russo. Se ne dimenticano ?
L’Intelligence militare inglese corrompe qualcuno perché se ne dimentichi? Sta
di fatto che la macchina da guerra tedesca, quando sopraggiungono i freddi
russi, si ingrippa per banali questioni di lubrificanti per bassissime
temperature. In realtà l’occupazione dell’URSS avviene, in gran parte, anche
con trasporti tradizionalissimi, non meccanizzati. Eppure, senza carri-armati e
veicoli, nel gelo o nel fango estivo, diviene tutto più difficile. I russi sono
nel loro. I tedeschi sono ingrippati.
I tedeschi spostano
le truppe velocemente dato l’imminente attacco sovietico. Quando i tedeschi
attaccano, le truppe sovietiche sono in larga parte sui mezzi di trasporto
anziché regolarmente schierate. Di lì i milioni di soldati sovietici
‘impreparati’. Dove vi sono unità sovietiche già formate, e non in trasporto,
esse combattono efficacemente. Tuttavia, la stragrande maggioranza viene
sorpresa in transito verso il fronte, almeni i primi giorni. Si sono create
leggende sugli iniziali successi tedeschi su quel fronte solo per mascherare
che era l’URSS che stava attaccando in violazione dei patti sottoscritti.
La missione del 10
maggio 1941, di Rudolf Hess, in Gran Bretagna, può essere stato un evento del
tutto personale, per quanto spiegabile solo con la pazzia, mentre non sembra
che essa fosse imputabile ad Hess, oppure riflette una Germania che, al
corrente del prossimo attacco sovietico, ha illusioni su una qualche
sensibilità britannica contro le orde slave, mentre i britannici erano solo
interessati alla distruzione della Germania ed alla divisione e subordinazione
a loro stessi di una debole Europa, non a metafisiche questioni di civiltà che
fanno invece parte della retorica politica tedesca. Ecco che succede quando i
leader politici e gli statisti credono alla propria propaganda invece che
nutrirsi di un sano e pragmatico cinismo. Alla fine, sono meno cinici i cinici
che coloro governino colla testa infiorita delle proprie propagande per le masse
idiote.
La situazione sia
produttiva che militare sovietica non è probabilmente del tutto perfettamente
rappresentata dai dati della tabellina sopra riportata, sia essa realistica,
oppure sottovaluti le forze sovietiche sulla linea del fronte, o le
sopravvaluti. La qualità tecnologica non era verosimilmente in linea con quello
rappresentato sulla carta, colla quantità, come non lo era la qualità
tecnico-umana di chi usava gli armamenti. D’altro canto, a parte la superiorità
tecnologica tedesca, sia gli spazi russi che le materie prime di quegli spazi,
rendevano la pur qualitativamente inferiore URSS enormemente più capace di
costruire e dispiegare la propria forza. Dal punto di vista del materiale
umano, il russo era di sicuro più pratico ed attrezzato a muoversi in vasti
spazi e con bassissime temperature. Vi erano inoltre gli aiuti dal lato
statunitense, spazio qualitativamente e quantitativamente di enormi
potenzialità. La qualità tedesca invece si avvitava sulla progressiva carenza
di materie prime e carburanti viste le limitate possibilità di accesso ad esse,
almeno relativamente alle possibilità angloamericane e russe. Le capacità di
resistenza tedesca hanno del prodigioso, una volta la guerra viene imposta alla
Germania. Il vizio del tutto è che la Germania si fa imporre una guerra che non
può vincere, per cui non è preparata, e che la fa a pezzi troppo a lungo, ed in
parte per sempre visti gli spazi da essa persi nel suo lato orientale. Si veda
il suo centro, Berlino, come oggi sia sbilanciato verso est per via degli spazi
persi ed incorporati da altri. Fattori geografico-estetici a parte, non ha
comunque grande rilevanza discutere di tali aspetti. Nella storia, i territori
si guadagnano e si perdono, ed i movimenti etnici, volontari od imposti, non
sono poi una grande novità. Alla fine, si è quello che si è e dove lo si è, e
forze e debolezze si ripresentano nel contesto possibile, reale.
Spinte oggettive
hanno sempre indicato, ed indicano tuttora, uno spazio germanico ed uno spazio
slavo che tendono all’integrazione, mentre altre forze, specificatamente
britanniche, e poi pure statunitensi, operano per la divisione, la
contrapposizione, lo scontro.
“The first
systematic and nationwide attempts at modernizing the Russian State through
Government edict occurred during the reign of Peter the Great (1682-1725).
During his tenure, the number of manufacturers and mining enterprises
quadrupled. Western impact in this period was felt more through the transfer of
know-how, ideas, and people than through the transfer of hardware. The main
thrust of the Petrine economic reforms directed toward the development of an
efficient, modernized Russian armed force that could match those of Poland and
Sweden, Russia’s major European adversaries. The almost continuous state of
war, punctuated by periodic invasions of the Russian homeland, made the
development of a modern navy and munitions industry seem crucial to the
survival of the Tsarist State.
“The State
bureaucracy under Peter I, remolded along Western lines, was the prime mover in
the development of key military-related sectors of the economy. This
established a pattern which was to persist until the October revolution. Growth
in the new armaments, metallurgy, shipbuilding, and textiles industries was encouraged
by guaranteed demand for their products from the Government sector. The State,
in turn, strictly regulated the quality of the product, demanding standards
comparable to German and Dutch industry. In 1702, Peter initiated a drive to
induce foreigners to settle in Russia. This was intended to be a spur to
innovation; Russia was importing both the necessary know-how and what the Tsar
regarded as superior Western cultural traits.
“Peter attempted a
deep and comprehensive Westernization of Russia, but it was based on narrow
premises. While a relatively competitive military sector was established by the
middle of the 18th century, the structure of the new industries precluded
ongoing growth and innovation in the absence of State influence. Manufacturing
was based on serf labor, and there was no impetus to discover labor-saving and
capital-intensive modes of production. Product quality and quantity in those
industries wholly dependent on the State were in many cases determined by
administrative decree, but low quality in the private sector was tolerated in
the absence of alternatives. Finally, raising the proportion of foreigners in
the intelligentsia was an insufficient first step toward the comprehensive
educational system necessary for permanent increases in worker productivity and
domestic innovation.
“The 18th and early
19th century modernization drives depended for the most part on State resources
as their motive force, but, by the end of the Crimean War, it was clear that
this technique could not support industrial development on a par with that in
Western Europe. It was not until Count Sergius Witte became Minister of Finance
in 1892 that Government financial policy deliberately focused on industrial
development. Witte stabilized State finances, returned the ruble to the gold
standard and borrowed extensively abroad. At the same time, he channeled a
great deal of foreign capital into the expansion of the railway system, thus
lending an added impetus to growth.
“Witte was a
disciple of Frederick List, whose ideas on tariff protection for developing
industries had helped to industrialize Prussia. The result of these policies
was a surge of industrial growth unprecedented in Russian history, and based
essentially on private initiative. Between 1892 and 1903, when Witte left
office, the annual rate of industrial growth consistently exceeded 8 percent.
“During this
period, the major vehicle of technology transfer was the import of foreign
machinery. Its role in the modernization process was considerable: in 1912,
only 55 percent of the ruble value of all machinery sold in Russia was of
domestic origin, and imports of agricultural machinery increased from 6 million
to 50 million rubles from 1895 to 1914. Foreign investment in the last Tsarist
period was particularly important in the mining, metallurgy, textile, and
chemical industries.
“The success of the
October revolution ended the period during which economic growth was nurtured
by private initiative. According to Lenin, the industrial growth of the
prerevolutionary era was based on the exploitation of the masses by the
capitalist class and had fostered backwardness in the Russian worker. The
Soviet task was to rebuild through State control a society as productive as the
most advanced Western nation. Western assistance remained vital to this
enterprise.
“Lenin’s New
Economic Policy, which came into effect after 1921, had as its central
mechanism of technology transfer the granting of concessions to Western
entrepreneurs. Technical assistance contracts, the employment of foreign
engineers and experts in the U.S.S.R., and the dispatch of Soviet experts to
training positions in the West were also utilized.
“Over 200
concessions were made to foreign firms between Lenin’s death and the first
5-year plan. While Soviet literature downgrades the contributions of foreign
technology transfers accomplished through this medium, it is clear in
retrospect that much of the rapid growth of the 1920’s was dependent on foreign
operative and technical skills. The Soviets at this time made little or no
attempt to develop completely new mechanisms of domestic productions; even
experimentation was limited and soon abandoned. They concentrated on acquiring
new productive processes from the West, training politically reliable
engineers, and establishing basic and applied research institutes.
“By the end of the
1920’s the Soviets were convinced that they had found a more effective mode
than the pure concession or the joint venture for the transfer of Western
skills and technology. After 1928, technical assistance agreements and
individual work contracts with foreign companies, engineers, skilled workers,
and consultants replaced the pure and mixed concessions. Under these
arrangements the capitalist firms could no longer claim a share of ownership.
In addition, the control of technology transfer operations lay totally in the
hands of the Soviets. Existing concessions were closed out through taxation,
breach of contract, harassment and, in some cases, physical force. 1 [Anthony
Sutton, Western Technology and Soviet Economic Development, 1930 to 1945
(Stanford, Calis., 1977), pp. 20-26.]
“In their place, in
the summer of 1929, many wide-ranging technical-assistance agreements were
concluded with foreign firms. These were to be of specific, limited duration.
The units designed and begun between 1929 and 1932 were some of the largest in
the world, so large in fact that in many cases contracting Western firms had
not previously dealt on a similar scale. Design and layout of these complexes
came mostly from America, with Ford, General Motors, Packard, General Electric,
and U.S. Steel contributing heavily. And although nearly a half of the
installed equipment was German, it was very often manufactured in Germany to
American specifications.
“For 2 years there
was an unparalleled infusion of foreign technology in the form of skilled
labor, technical data, and equipment. Although most of the engineers were gone
by 1932, they left behind designs based on Western models which contributed to
a large increase in manufacturing capacity. Until 1941, production increases in
most Soviet industrial sectors were the result of the installation and
expansion of the Western plants acquired in the massive transfers which took
place during this brief period.
“Stalin had used
the threat of war to initiate the new era of industrialization and
collectivization in 1919. First priority was therefore given to the military
departments of the new works, and many plants built in this period
simultaneously produced civilian and military equipment. After World War II,
the most significant vehicle of technology transfer was the stripping of German
industry. It has been estimated that at least two-thirds of the German aircraft
and electrical industries, most of the rocket production industry, several
automobile plants, several hundred ships, and a host of military equipment were
transferred en masse to the U.S.S.R.
“In the
late-1950’s, the Soviets turned their attention to technology transfer in
industries where the German acquisitions had been slight–the chemical,
computer, shipbuilding, and consumer industries. During this period, the
U.S.S.R. began a massive complete plant-purchasing drive. Between 1959 and
1963, at least 50 complete chemical plants were bought for chemicals not
previously produced in the U.S.S.R. In addition, a large ship-purchasing
program was initiated in order to expand the Soviet merchant fleet.
“In sum, whatever
the role of technology transfer in the contemporary Soviet economy, it is clear
that Western technology has long been looked on as a way to overcome domestic
economic shortcomings. These imports have played a major — and continuous —
role in both the Russian and Soviet States. In this sense, Soviet efforts to
obtain imported technology are neither surprising nor new. In addition,
throughout both Russian and Soviet history such transfers of know-how and
capital from the West have been conscious tools of State economic and military
policy. The centralization of economic decisionmaking, particularly as it relates
to the selection and use of foreign technology, has been practiced in Russia
for at least 300 years.
“Equally normal,
however, has been great vacillation in the ways in which foreign exporters and
technicians have been treated. While Western-Soviet trade has had a long
history, this history has been characterized by periodic State-imposed
deteriorations of trading conditions and by a conspicuous lack of
predictability in commercial contacts. On the basis of the historical evidence,
at least, there is no reason to expect that increased sales of technology to
the U.S.S.R. will much enhance the opportunities for Western exports of
manufactured goods.” (pp. 205-208)
Da questa lunga
citazione ben emergono le caratteristiche delle limitate modernizzazioni russe,
qualunque siano governi e regimi. Sono focalizzate sull’aspetto militare e non
sono modernizzazioni sistemiche proprio per non intaccare assetti di classe si
vogliono preservare. Si vogliono acquisire nuovi ‘utensili’ ma senza minare
l’assetto sociale arretrato impedisce di porsi come protagonisti sul mercato
mondiale. Il russo sfrutta i paesi più avanzati, o così crede, convinto di
essere poi più furbo. Acquisisce ‘utensili’ ma resta globalmente arretrato e
non competitivo. Si illude. Ma la furbastreria lo porta poco lontano. No, non è
più furbo. Quando i britannici ed i giapponesi modernizzano il sistema, il
preesistente assetto di classe ne esce trasformato. I nobili inglesi
formalmente restano ma devono farsi imprenditori. Se non riescono, spariscono
ed altri divengono nobili. Resta la categoria ma con contenuti differenti, in
sintonia con la modernizzazione sistemica. In Giappone, i samurai vengono
semplicemente liquidati. Devono trovarsi altre occupazioni, se credono. Le
Russie non hanno mai avuto classi dirigenti sviluppiste ma solo gruppi di
potere che cercavano soluzioni limitate nel limitato contesto dato. L’arte del
barcamenarsi, o lo sfruttare le debolezze altrui, non è vero che risolva grandi
problemi.
Tre secoli di
trasferimento tecnologico da occidente verso le Russie indicano una cronica
incapacità delle stesse di generare innovazione competitiva. La lunga fase di
economia di guerra permanente che ha preceduto la dissoluzione dell’URSS non ha
fatto eccezione a questa inferiorità qualitativa.
Con la creazione
anglo-americana dell’Impero Sovietico, viene poi seguita, in apparenza, una
politica di contenimento di ciò si è appena creato. Prima lo si aiuta a
scatenarsi, lo si spinge all’espansione, un’espansione del tutto programmata e
guidata dai centri dell’Impero britannico e statunitense. Poi lo si contiene.
Del resto è una delle basi fondamentali della politologia applicata, del
comportamento reale di Stati ed Imperi: per combattere qualcosa, prima va
creata. Prima crei qualcosa ti fa comodo. Poi dici che è divenuto il od un
nemico.
Lo spazio sovietico
è utile, indispensabile, ai due Imperi anglofoni, per distruggere la Germania e
per tenerla distrutta, in qualche misura, visto che viene amputata di territori
e di popolazioni, di spazi economici e pure divisa, divisa in tre visto che
anche la pur entusiasta pro-tedesca Austria viene ricreata indipendente. Ed è
ulteriormente utile, essenziale, a risultato anti-tedesco raggiunto, per
giustificare il sistema militarista e terrorista mondiale statunitense ed
inglese. I due Imperi sono strutturalmente differenti seppur spesso sembra
convergano, se non altro perché i britannici usano gli USA come una loro
colonia impazzita ma che pur continua a far comodo.
Di conseguenza, anche le importazioni
sovietiche di tecnologia occidentale sono calibrate, dai due imperi, sì da
mantenere una qualche inferiorità sovietica (http://www.nap.edu/download.php?record_id=1617). In realtà, non sarebbe neppure occorso
preoccuparsi che i sovietici potessero superare i loro fornitori
anglo-americani. L’URSS non ha reali possibilità, data la sua inferiorità
strutturale (caratteristiche statuali incluse), di poter superare gli Imperi
Britannico e Statunitense. Il supposto pericolo viene agitato in maniera del
tutto strumentale strumentale per il gioco della guerra fredda. Vi sono un paio, su venti voci/capitoli
differenti, di sue superiorità in tecnologie ad uso militare, ma solo nel 1990.
(http://www.nap.edu/download.php?record_id=1617). Globalmente, non v’è alcuna
competizione con l’Impero sovietico che non ha alcuna speranza di sopravanzare
l’area anglofona.
Esiste un motivo
chiave, al di là delle tecnologie formali: le Russie restano organizzativamente
inferiori. Si può realmente competere con gli Imperi dominanti solo se si
cambiano le caratteristiche qualitative del sistema vuole competere. Il resto è
una conseguenza. Tutto il resto di può comprare o ci si può procurare.
L’aspetto organizzativo deve essere interiorizzato dal sistema vuole competere.
L’inglese sa organizzarsi, a tutti i livelli. Il russo aspetta che altri inetti
come lui gli dicano cosa fare, e non è poi detto sappia farlo. La rivoluzione
organizzativa è una rivoluzione di massa che è la precondizione di ogni
sviluppo stabile e duraturo.
Gli USA fornirono
ai sovietici tecnologia anche militare di avanguardia, prima e durante la IIGM.
Non furono gli unici, naturalmente. I sovietici avevano tradizionali legami con
la Germania, oltre ad essere in proficui commerci con la Gran Bretagna.
“The German
Government financed the Bolshevik Revolution with the aim of removing an enemy
(Tsarist Russia), but also with postwar trade and influence in mind. This
German support was largely replaced in the late 1920s by American technical
assistance, but until the mid-1930s the Germans were still arming the Soviets;
it was only in 1939 that Hermann Goering began to protest the supply.”
I Servizi non si
limitano mai solo a finanziare. Finanziano perché sia fatto quello desiderano.
Il governo tedesco, tramite i Servizi militari, organizzò la rivoluzione del
ottobre/novembre 1917, per rimuovere un nemico bellico e per riguadagnare la
sua naturale influenza sullo spazio russo. I rivoluzionari sono spediti in
Russia perché l’apparato militare tedesco ed austriaco nelle Russie aveva
bisogno di coperture locali, di chi mettesse la faccia, di chi li trasformasse
in Stato, in presa del potere dello Stato zarista in mani pro-inglesi nei
vertici politico-istituzionali. Il vertice doveva passare dalle mani inglesi a
quelle tedesche.
Gli Stati e gli Imperi
si nutrono pure di simboli. Il richiamo ossessivo di Lenin e di Trotzki ad
autori di area germanica era un chiaro riferimento allo spazio
cultural-statuale tedesco ed austriaco. Entrambi dicevano di voler ‘esportare’
la rivoluzione nello spazio germanico e che esso avrebbe avuto un ruolo
dirigente, centrale, nella “rivoluzione mondiale”. Le centrali militari,
militariste e burocatico-statuali germaniche non potevano voler di meglio. Ciò
vale pure per le burocrazie ed il militarismo dello Stato russo che avevano
tutto da guadagnare da chi predicava di fatto l’onnipotenza dello Stato, dunque
dei suoi apparati. Scendendo dal folklore delle declamazioni politiche e
politicantiche alla realtà quotidiana, questo era il quadro.
Agli inglesi, più
pragmatici, interessava solo ricostruire un baluardo anti-tedesco. Loro non
avevano lo stesso bisogno della Germania dell’integrazione con lo spazio slavo.
L’Impero Britannico, un Impero mondiale, poteva approvvigionarsi ovunque di
qualunque materia prima. Con Stalin, vengono liquidati gli agenti tedeschi e le
Russie ritornano dal lato anglo-americano, pur con la retorica da grande
potenza che vuole conquistare il mondo. Il mondo era, concretamente, per le
Russie, in Europa la Germania, in Asia la Cina, il Giappone e la Corea. Si
legga la storia tenendo presenti questi assi geopolitici e si capiranno le
macro-operazioni realizzate dai britannici, con aiuto statunitense, in Europa
ed Asia con la IIGM.
Il crollo del
novembre 1989 è un obiettivo successo tedesco, non anglo-americano. Per questo,
gli anglo-americani reagiscono in modo estremamente aggressivo con
l’esportazione della NATO, e dello schema-NATO, verso est ed in tutto il
mondo.
“The Soviet problem
is not that the nation lacks theoretical or research capability or inventive
genius. The problem is rather that there is a basic weakness in engineering
skills, and the system's mechanisms for generating innovation are almost
nonexistent.
“Why?
“There may be, as
has been suggested elsewhere, no compelling pressures to develop innovation
despite the fact that the Party is constantly exhorting technical progress. But
the explanation that most adequately covers the problem is one that has been
previously mentioned though not heretofore stressed - the "inability hypothesis."
The spectrum of engineering skills required to build a complete polyester
plant, a large truck plant, a fast large-capacity computer, and a modern marine
diesel engine just does not exist in the Soviet Union. Sufficient engineering
skills do exist for limited objectives - a military structure can be organized
to select and marshal the technology of war, or a space program can be decreed
and realized through top-priority assignment of resources. But the skills are
not present to promote and maintain a complex, self-regenerative industrial
structure.
“The point to be
stressed is that if there were adequate engineering ability some innovation
would be forthcoming in the form of original new processes, and such innovation
would appear in many sectors of the economy. This is generally not the case. In
most sectors the West installs the initial plants and subsequent plants are
duplicates based on that Western technology. Once the sector has been
established, major new innovations within the sector tend to be either imported
technologies or duplicates of imported technologies. Therefore pervasive
"inability"' in engineering seems the most likely basic explanation.
For some reason - and this study has not explored the diverse institutional
factors within the system that might be responsible - Soviet central planning
has not fostered an engineering capability to develop modern technologies from
scratch, nor has it generated inputs (educational, motivational, and material)
to achieve this objective.”
[...]
“{p. 255}
"Stalin paid tribute to the assistance rendered by the United States to
Soviet industry before and during the War. Stalin* {* He, in original} said
that about two-thirds of all the large industrial enterprises in the Soviet
Union has been built with the United States' help or technical
assistance."
“I repeat:
"two-thirds of all the large industrial enterprises in the Soviet Union
had been built with the United States help or technical assistance."
“Two-thirds.
“Two out of three.
“Stalin could have
said that the other on-third of large industrial enterprises were built by
firms from Germany, France, Britain, and Italy. Stalin could have said also
that the tank plants, the aircraft plants, the explosive and ammunition plants
originated in the U.S. That was June 1944. The massive technical assistance
continues right down to the present day.
“The Soviets have
the largest iron and steel plant in the world. It was built by McKee
Corporation. It is a copy of the U.S. Steel plant in Gary, Indiana. All Soviet
iron and steel technology comes from the U.S. and its allies. The Soviets use
open hearth, American electric furnaces, American wide strip mills, Sendzimir
mills and so on ? all developed in the West and shipped in as peaceful trade.
“The Soviets have
the largest tube and pipe mill in Europe ? one million tons a year. The
equipment is Fretz-Moon, Salem, Aetna Standard, Mannesman, etc. Those are not
Russian names. All Soviet tube and pipe making technology come from the U.S.
and its allies. If you know anyone in the pace business ask them how many miles
of tubes and pipes go into a missile.
“The Soviets have
the largest merchant marine in the world ?about 6,000 ships. I have the
specifications for each ship. About two-thirds were built outside the Soviet
Union. About four-fifths of the engines for these ships were also built outside
the Soviet Union.
“There are no ship
engines of Soviet design. Those built inside the USSR are built with foreign
technical assistance. The Bryansk plant makes the largest marine diesels. In
1959, the Bryansk plant made a technical assistance agreement with Burmeister
& Wain of Copenhagen, Denmark, (a NATO ally), approved as peaceful trade by
the State Dept. The ships that carried Soviet missiles to Cuba ten years ago
used these same Burmeister and Wain engines. The ships were in the POLTAVA
“{p. 257} class.
Some have Danish engines made in Denmark and some have Danish engines made at
Bryansk in the Soviet Union.
“About 100 Soviet
ships are used on the Haiphong run to carry Soviet weapons and supplies for
Hanoi's annual aggression. I was able to identify 84 of these ships. None of
the main engines in these ships was designed and manufactured inside the USSR.
“All the larger and
faster vessels on the Haiphong run were built outside the USSR.
“All shipbuilding
technology in the USSR comes directly or indirectly from the U.S. or its NATO
allies.
“Let's take one
industry in more detail: motor vehicles.
“All Soviet
automobile, truck, and engine technology comes from the West: chiefly the United
States. In my books I have listed each Soviet plant, its equipment and who
supplied the equipment. The Soviet military has over 300,000 trucks - all from
these U.S. built plants.
“Up to 1968 the
largest motor vehicle plant in the USSR was at Gorki. Gorki produces many of
the trucks American pilots see on the Ho Chi Minh trail. Gorki produces the
chassis for the GAZ-69 rocket launcher used against Israel. Gorki produces the
Soviet jeep and half a dozen other military vehicles. And Gorki was built by the
Ford Motor Company and the Austin Company - as peaceful trade. In 1968 while
Gorki was building vehicles to be used in Vietnam and Israel further equipment
for Gorki was ordered and shipped from the U.S.
“Also in 1968 we
had the so-called "FIAT deal" - to build a plant at Volgograd three
times bigger than Gorki. Dean Rusk and Walt Rostow told Congress and the
American public this was peaceful trade - the FIAT plant could not produce
military vehicles.
“Don't let's kid
ourselves. Any automobile manufacturing plant can produce military vehicles. I
can show anyone who is interested the technical specification of a proven
military vehicle (with cross-country capability) using the same capacity engine
as the Russian FIAT plant produces.
“{p. 258} The term
"FIAT deal" is misleading. FIAT in Italy doesn't make automobile
manufacturing equipment - FIAT plants in Italy have U.S. equipment. FIAT did
send 1,000 men to Russia for erection of the plant - but over half, perhaps
well over half, of the equipment came from the United States. From Gleason, TRW
of Cleveland and New Britain Machine Co.
“Finally, we get to
1972 under President Nixon.
“The Soviets are
receiving now - today, equipment and technology for the largest heavy truck
plant in the world: known as the Kama plant. It will produce 100,000 heavy
ten-ton trucks per year - that's more than ALL U.S. manufacturers put together.
“This will also be
the largest plant in the world, period. It will occupy 36 square miles. Will
the Kama truck plant have military potential?
“The Soviets
themselves have answered this one. The Kama truck will be 50 per cent more
productive that the ZIL-130 truck. Well, that's nice, because the ZIL series
trucks are standard Soviet army trucks used in Vietnam and the Middle East.
“Who built the ZIL
plant? It was built by the Arthur J. Brandt Company of Detroit, Michigan.
“Who's building the
Kama truck plant? That's classified "secret" by the Washington policy
makers. I don't have to tell you why.
“The Soviet T-54
tank is in Vietnam. It was in operation at Kontum, An Loc, and Hue a few weeks
ago. It is in use today in Vietnam. It has been used against Israel.
“According to the
tank handbooks the T-54 has a Christie type suspension. Christie was an
American inventor. Where did the Soviets get a Christie suspension? Did they
steal it?
“{p. 259} No, sir!
They bought it. They bought it from the U.S. Wheel Track Layer Corporation.”
E così via...
E si vedano le
opere disponibili di Viktor Suvorov. Per disponibili intendo i titoli che si
possono trovare [il 5/09/2013] su
L’inferiorità non è
quasi mai nei cervelli ma nella capacità di sfruttarli, che è appunto una
inferiorità organizzativa, sistemica.
Questo, delineato
nella citazione sopra, è lo schema di un militarismo compradoro. La logica è
sempre la stessa; se vuoi fare a guerra devi prima creati il nemico. Prima si
sono creati il nemico tedesco dato che la IGM era finita troppo presto e non aveva
distrutto la Germania, l’ossessione inglese. Intanto si costruivano l’alleato,
poi finto nemico, sovietico, comodissimo sia in Europa, che in Asia, che
altrove nel mondo, per tenere controllate e sottosviluppate vaste aree del
globo. Per bloccare la Germania devi toglierle lo spazio vitale delle materie
prime prossime e potenzialmente da essa controllabili che è ad est. Per
bloccare il Giappone devi privarlo innanzitutto delle vastissime aree cinesoidi
del continente che sono aree di materie prime e di mercati e che già il
Giappone ha, in parte e per periodi differenti, occupato, colonizzato,
modernizzato. Giappone e Germania, da questo punto di vista, seguono assi
differenti dalle colonizzazioni anglofone. Queste ultime sono colonizzazioni
etniche con genocidi dei nativi. Le colonizzazioni giapponese e tedesca portano
ed inducono sviluppo autoctono. Esse sono dunque pericolosissime per esempio
per gli inglesi che, piccolissimi come madrepatria britannica, vivono e
dominano sulla devastazione altrui. Il modello imperiale tedesco e giapponese,
considerevolmente meno efficiente dell’anglofono, più formale e decisamente più
burocratico, non è un modello di guerra e di sfruttamento bensì di estensione
del proprio modello nazionale su scala più vasta. Gli inglesi vogliono dominare
il mondo. Giapponesi e tedeschi vogliono solo estendere e stabilizzare la loro
area di sicurezza e di continuità di sviluppo, di benessere. I meccanismi di
dominazione imperialistica si creano egualmente, come si crea egualmente la centralizzazione
dei centri di comando nel centro dell’Impero o sub-Impero.
Ciononostante i due
schemi imperiali restano differenti. Lo schema anglofono è probabilmente più
dinamico, o tale è stato fino ad ora.
Il progresso ha
bisogno di squilibri. La sicurezza di equilibri statici e burocratici. In
realtà il “liberismo selvaggio” [della propaganda statalista] inglese è
estremamente sociale, socialista [della Corona], all’interno. Le differenze
‘filosofiche’ dei rispettivi modelli di sviluppo hanno radici materiali e
storiche. Eppure, il Giappone è materialmente straordinariamente simile
all’insularità britannica. La popolazione nipponica è in fondo solo il doppio
della britannica [il Regno Unito], su una superficie una volta e mezzo la
britannica. Il militarismo britannico nasce contro grandi Imperi marittimi come
lo spagnolo, il portoghese e pure, in parte, il francese. Lo spazio anglofono
diviene anche dal punto di vista terrestre più grande, con le colonie, che
restano variamente controllate dai britannici, pur con indipendenze formali,
secondo un modello federativo estremamente flessibile. Il Giappone si
industrializza e modernizza contro uno spazio anglofono che non batte in
ritirata, non ha crisi [come Impero od Imperi], ed e pure estremamente aggressivo
non appena si trovi sotto tiro di chi, come il Giappone, vorrebbe il suo spazio
imperiale. Mentre l’Inghilterra esporta in modo estremamente aggressivo la
propria rivoluzione nazionale ed ha successo nell’imporsi, il Giappone deve
seguire percorsi adattivi e con impossibilità a rovesciare la propria sconfitta
bellica pur con la forza della propria economia. Eppure resta controllato,
politicamente e militarmente, da USA e UK. Può fare quello che vuole solo
finché glielo fanno fare e finché obbedisce ad ogni ordine dei due Imperi. In
fondo, ciò che salva sia la Germania che il Giappone della distruzione totale è
proprio il giochetto della guerra fredda scatenato dagli Imperi anglofoni. La
guerra fredda è contro di loro eppure crea uno spazio di nicchia perché
Germania e Giappone rinascano. Mentre congelano le aree chiave dell’Europa e
dell’Asia per bloccare lo sviluppo tedesco e giapponese, il giochetto della
contrapposizione militare relativamente all’URSS ed area obbliga gli
anglo-americani a promuovere la ripresa dello sviluppo sia tedesco che
giapponese. Se la Germania riesce a ricostruire un proprio sub-Impero, con i
vari mercati comuni ed ora con la UE e l’euro, il Giappone, nonostante il suo
sviluppo tecnologico ed economico, resta prima schiacciato dal congelamento
cinese, ora dalla ripresa cinese. Gli USA, dopo avere recentemente favorito una
qualche modernizzazione cinese, ne hanno ora timore e tendono a giocare la
carta della contrapposizione economica e militare, pur senza avere, per il
momento, il coraggio di andare allo sfondamento dello Stato cinese pur
facilmente frammentabile in decine di nuovi Stati nazionali se solo gli
anglo-americani decidessero per questa opzione. Il Giappone ha comunque
inondato il mondo con la propria tecnologia e le proprie merci di qualità.
Finita la IIGM,
l’URSS assume caratteristiche predatorie sottraendo intere industrie, a
cominciare da quelle d’avanguardia, alla Germania, come ad altri della sua area
d’occupazione, con la scusa dei risarcimenti dei danni di guerra. Anche la
Manciuria e la Finlandia cedono aziende come riparazioni di guerra. Ciò
nonostante, l’URSS deve continuare ad acquistare tecnologia, impianti e
prodotti finiti di rilievo, mentre le sue esportazioni sono da paese
sottosviluppato. Inoltre, gli acquisti sovietici, lacunosi e mal gestiti,
evidenziano l’arretratezza a tutti i livelli dell’URSS. Non bastano
relativamente pochi anni di istruzione di massa e tecnico-scientifica per
superare l’arretratezza. Senza rivoluzione organizzativa e sistemica, vere
modernizzazioni durature e competitive sono impossibili.
Tra l’ altro,
sembra facile smontare un’azienda, trasferirla e ricostruirsela. A parole è
facilissimo. Nella pratica sono operazioni estremamente delicate. A parte le
difficoltà tecniche dell’operazione, si dovrebbero trasferire pure le
competenze. A quel punto, tanto varrebbe lasciare l’azienda dove è e lì
sfruttarla. Ma anche questo richiede burocrazie capaci, ciò che le Russie,
anche sovietiche, non hanno mai avuto. Sarebbe interessante sapere che fine
abbiano fatto queste aziende e macchinari trasferiti nell’URSS. Verosimile
siano finite tutte ad arrugginire oppure in forni come materie prime. Se così è
successo, in pratica hanno sottratto aziende e macchinari a chi li sapeva usare
per buttarli via, dunque senza profittarne.
Certo vi sono
programmi ed agenzie sovietici di spionaggio tecnologico.
Ciò non è affatto
in contraddizione con la natura soggettivamente ed oggettivamente compradora
dello spazio sovietico ed annessi. Anche nella dipendenza, nulla è lineare, per
cui anche il compradoro si attrezza, tanto più se gli è stato concesso un vasto
spazio sub-imperiale, per una illusoria competizione col padrone, o comunque
per sfruttare al massimo, per quel può, i vantaggi della dipendenza. Se poi la
natura compradora è stata mascherata e protetta con la sceneggiata della guerra
fredda, ecco che ognuna delle parti opposte si attrezza per la sceneggiata
della contrapposizione e l’apparenza diviene in qualche misura, anche se in
gran parte di facciata, una competizione. Vi sono anche logiche burocratiche,
la creazione di uffici, dipartimenti, agenzie che poi qualcosa devono fare o
fingere di fare. Se il Giappone e la Germania competono colle centrali
imperiali, i risultati si vedono. Si sono visti pure i risultati della
‘competizione’ sovietica. Non sono per nulla gli stessi, per quanto l’URSS
rivendicasse una contrapposizione totale all’Impero, che poi serviva solo per
giustificare la sua arretratezza, l’economia di guerra, e le condizioni
globalmente misere delle sue popolazioni.
Nulla è mai
assolutamente lineare e meccanico, eppure la logica della dipendenza alla fin
fine funziona. Certo il padrone dipende sempre in qualche misura
dall’esecutore, pur restando il padrone.
Palmiro Togliatti
si mette al servizio sovietico e rinuncia pure alla cittadinanza italiana, dopo
avere acquisito o mentre acquisisce la sovietica per essere più credibile e
dunque per godere meglio dei vantaggi del suo ruolo di funzionario sovietico.
“Nel corso del XVI
Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica, tenutosi a Mosca nel
1930, dalla pag. 185 del resoconto stenografico emerge questa dichiarazione di
Palmiro Togliatti: «È per me motivo di particolare orgoglio aver rinunciato
alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile
mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere dieci volte
più del migliore italiano».”
La cittadinanza
formale è un elemento chiave, dato che certifica la proprietà. Il mondo non è
cambiato nei secoli. Il Principe, sia individuale od impersonale [ma pur impersonato
perché poi le istituzioni sono
impersonate da individui!] è proprietario di territori e di tutto ciò
essi contengono. Togliatti, con la sua nuova ed esclusiva cittadinanza diviene
proprietà solo dello Stato sovietico. Ne diviene anche personificazione visto
che riveste ruoli istituzionali. Tali sono le sue cariche nel Comintern. A quel
punto, visti i tempi ed il terrorismo di Stato di massa nelle Russie
sovietiche, deve fare di tutto per conservare le sue posizioni di potere e per
non finire nel tritacarne degli apparati repressivi. Si destreggia in modo
eccellente dal lecchinaggio a Stalin alla subordinazione totale agli apprati
repressivi che vanno ben oltre lo stesso Stalin. Si sottrae, per quel che può,
solo quando gli inglesi se lo fanno prestare dai sovietici per cui gli
occupanti anglo-americani fanno carte false e lui ridiviene, almeno
formalmente, cittadino italiano. Non si hanno notizie di una sua rinuncia alla
cittadinanza sovietica. I sovietici continuano a considerarlo loro, anche se
lui un po’ se li gioca, un po’ crede di giocarseli. Lo fanno morire in casa
loro e non sembra una morte naturale, viste le circostanze. Che fosse
un’affermazione estrema di proprietà relativamente ad un Palmiro che aveva
fatto il furbo, o così credeva... Non si hanno neppure notizie che lui abbia
mai seguito alcuna procedura per ridivenire cittadino italiano. Appunto, gli
anglo-americani hanno fatto carte false per la loro operazione sovversiva: la
creazione di un loro PCI perché non si fidavano della DC. I sovietici vogliono
riprenderselo. Tanto ormai il PCI inglese è stato creato e può andare avanti e
svolgere il suo ruolo anche senza Togliatti. Lui fa il furbo. Loro lo
ammazzano. Già in Italiozia vi erano stati degli incidenti. A volte possono
esser casuali per quanto gli incidenti organizzati da Polizie Segrete sembrino
sempre casuali. ...Quasi sempre. Non quando tentano di far fuori Berlinguer in
Bulgaria il 3 ottobre 1973. Lui era comunque cittadino italiano ed è sempre
improbabile venga fatto fuori qualcuno all’estero se non su richiesta del
‘proprio’ governo. Lasciamo qui. Non vogliamo avventurarci, qui, su una
discussione su quell’episodio.
Palmiro Togliatti,
“il migliore” in servilismo, è il peggiore dal punto di vista etico. Il suo
mestiere è quello di ragioniere del crimine, di avventuriero assassino (anche
se direttamente non ammazza nessuno; lui lavora di firme sotto condanne a
morte, od alla detenzione, e dando ordini di omicidi e massacri) al servizio
sovietico e che finisce lui stesso ammazzato dai sovietici a Yalta, dove muore
il 21 agosto 1964.
Ascoltiamo il suo
segretario:
“L'ultima volta che
lo vide? «Il 9 agosto 1964, quando partì per la Russia con Nilde Iotti. Era
così furibondo per quel viaggio... Odiava, ricambiato, Krusciov. Infatti quest'ultimo
si recò in visita ufficiale nelle terre vergini della Siberia proprio
all'arrivo dell'ospite indesiderato, che a Mosca era sempre stato accolto col
tappeto rosso come un re. E lì cominciarono subito i misteri». Cioè? «I russi
pretesero di sottoporre Togliatti a una serie di visite mediche nella clinica
del Cremlino che non erano state né richieste né previste. Sembrava la vigilia
di un colpo di Stato. È probabile che il Migliore trescasse con Breznev per il
defenestramento di Krusciov. Fatto sta che alla fine Togliatti fu caldamente
esortato ad andare in vacanza a Yalta, sul Mar Nero. Dove lo invitarono a
tenere un discorsetto in russo ai pionieri locali, facendogli raggiungere il
luogo del raduno a piedi e lasciandolo senza cappello sotto il sole cocente.
Venne colpito da emorragia cerebrale». Sospetta che i sovietici l'abbiano
«aiutato» a congedarsi? «Di sicuro attesero il ritorno di Krusciov prima di
prendere qualsiasi decisione. Ora anche un bambino sa che l'ictus richiede
trattamenti tempestivi. Invece l'intervento chirurgico fu tentato soltanto dopo
sette giorni. Mario Spallone, medico personale di Togliatti, baciò le mani del
collega Alexander Arutiunov prima che entrasse in sala operatoria. Non servì».”
Il sistema
sovietico è burocratico strettamente regolamentato. Per ogni crimine occorrono
firme plurime. Senza tutte le firme, la macchina o cambia direzione, o si
inceppa, oppure procede procurandosi le firme necessarie dopo avere liquidato
chi non le apponeva. Togliatti è uno che firma tutto. E quando è lui in carico
diretto di crimini, come in Spagna, si attiva perché la macchina criminale
sovietica funzioni come richiestogli. La missione sovietica in Spagna è di
liquidare la repubblica su incarico inglese, facendo finta di combattere gli
estremismi. Togliatti organizza gli assassini di supposti estremisti ed alla
fine la Repubblica implode sia per questo sia perché Mosca si è fatta
consegnare le ingenti riserve auree dello Stato spagnolo (oltre 510 tonnellate
di oro, tra cui anche quantitativi di monete con alto valore numismatico)
paralizzandone dunque la libertà di movimento dal punto di vista dell’approvvigionamento
di armamenti, sia perché era ormai una di quelle situazioni dove si sapeva che
il destino spagnolo era comunque stato deciso a Londra, qualunque cosa
accadesse, sul momento, sul campo.
Tutto regolare,
naturalmente, nella forma. È un classico delle operazioni di Polizia Segreta,
qui inglese. Chiudi tutte le vie. Lasci aperta solo quella sovietica. Loro si
fanno pagare in oro. Una cosa della serie: sono condannati; prima togliamo
loro tutto quello che hanno.
Il mondo, anche
quello a chiacchiere si dichiara amico e simpatizzante, si chiude per la
repubblica spagnola insidiata dalla rivolta cosiddetta nazionalista che gli inglesi
vogliono vincitrice. Ma prima di far vincere i cosiddetti nazionalisti, con
aiuti italiani e tedeschi, gli inglesi vogliono una Spagna senza riserve auree
che vogliono vengano passate all’URSS che le usa per finanziare la propria
economia di guerra. Ecco quello che succede con la Spagna e le sue ingenti
riserve auree!
Mosca usa i suoi
squadroni della morte, e la sua libertà di movimento ed azione in Spagna, per
seminare il terrore tra chi avrebbe più efficacemente difeso la repubblica. In
cambio dell’oro dato a Mosca, la repubblica spagnola riceverà limitati aiuti
militari, su cui l’URSS avrà il monopolio, ed il terrore sovietico che abbatte
il morale dei più conseguenti anti-franchisti. Per esempio, la Spagna aveva
avuto infine la possibilità di acquistare aerei statunitensi ma ciò non potrà
essere fatto per mancanza di fondi. Era stato speso tutto con l’URSS che poi si
farà pure la figurona di aprire delle linee di credito alla repubblica verso
l’epilogo. Pochi spiccioli. Era già tutto pagato con i prezzi d’usura degli
aiuti sovietici saldati in oro.
Tutte le operazioni
di Polizia Segreta, qui inglese, a livello macro funzionano a questo modo.
Basta muovere qualche pedina sul grande scacchiere. Poi i piccoli eventi si
svolgono irrilevanti (irrilevanti per il risultato già predeterminato non per
le distruzioni seminano) vero l’epilogo voluto da chi governa il grande
scacchiere.
La Spagna è un
tradizionale nemico inglese seppure ormai distrutto come Impero. La repubblica
potrebbe, almeno quantitativamente, rivitalizzare la decadente e decaduta
Spagna, avvitata su un’agricoltura arretrata e sull’oscurantismo
religioso-ideologico che accompagna l’arretratezza economica. Questo è proprio
ciò gli inglesi non vogliono, soprattutto ai loro confini, in pratica, ai loro
confini marittimi, appena a sud. Non quasi a contatto come la Francia, la
Spagna è tuttavia nella area di confine larga dell’Inghilterra, soprattutto con
la meccanizzazione dei trasporti marittimi.
La repubblica
rappresenta una possibile modernizzazione seppur limitata. Il disordine ed il
clima da guerra civile è normale quando si stappi un contenitore puzzolente
dove tutto è restato troppo a lungo compresso. Cosa v’è di meglio, per gli
inglesi, che una Spagna devastata dalla guerra civile, dove poi vincano le
forze della stagnazione e su una società ed una economia dilaniate, e dopo
averla perfino privata delle riserve auree usate per finanziare l’economia di
guerra sovietica, dell’URSS inglese anche se non si deve sapere e non si sa lo sia.
I cosiddetti
nazionalisti, i franchisti, erano la solita Spagna rurale ed oscurantista non
risollevatasi dalla distruzione del suo Impero e che rifiutava una qualunque
modernizzazione ne potesse sconvolgere le oligarchie tradizionali. Non erano il
modernizzatore nazismo tedesco e neppure la monarchica d’Italia dove, anche
senza economia di guerra, ordine e socialismo monarco-mussoliniani avevano poi
assicurato qualche, pur non grandioso, progresso quantitativo. Franco ed il
franchismo non avevano alcun progetto modernizzatore, solo la reimposizione
dell’ordine tradizionale agrario e burocratico la repubblica in qualche modo
scassava liberando forze per un qualche sviluppo capitalistico. Poi le cose non
vanno mai come desiderato dai centri dell’Impero. Eppure, con le mosse giuste,
potenzialità vengono compresse ed arretrati blocchi compradori installati al
potere. La repubblica è la Spagna ed è più forte, anche militarmente, delle
truppe marocchine di Franco, dei ribelli del nord, e di possibili sostenitori
agrari e catto-oscurantisti che non sopportano una repubblica in qualche modo
laica e francesizzante. I ceti burocratici alla fine vanno dietro a chi vince e
non sono certo messi in discussione né in crisi dalla repubblica. Chiunque sia
al governo, negli uffici restano loro. Il sostegno italiano vale poco se non
come primo trasporto delle truppe marocchine sul territorio spagnolo
continentale, per aprire il fronte sud dopo un qualche successo della
sollevazione cosiddetta nazionalista al nord e come armi individuali come
fucili e pistole, che poi Franco si rivenderà a nemici dell’Italia a guerra
civile conclusa. Il corpo di spedizione italiano è penoso, nonostante la
consistenza numerica. Più effettivo è l’appoggio della Marina Militare
italiana, per quanto non è che fosse poi una guerra che si decidesse sul mare.
Più efficace è il pur numericamente inferiore aiuto tedesco, utilissimo sia in
terra, che in mare, che dall’aria. Eppure la stessa Germania ha una potenza
militare ancora in via di creazione.
Certo, il Re e
Mussolini avranno avuto incoraggiamento vaticano che si vedeva indebolito in
Spagna, dalla repubblica, essendo loro schierati col blocco
agrario-conservatore e dunque duramente colpiti sotto la repubblica. Pensabile
che l’Italia potesse essere intervenuta contro la repubblica senza luce verde
inglese? No, non lo è. Anzi, è più probabile che gli inglesi abbiano
incoraggiato l’intervento italiano. Era la repubblica una repubblica
rivoluzionaria, comunista o socialista, che attaccasse qualche ordine europeo
ed altro? No, non lo era. Queste sono balle della retorica comunistoide nelle
sue varie varianti.
Il disordine è
inevitabile quando forze borghesi modernizzatrici premano contro un regime
agrario oscurantista, anche se è evidente che in Spagna non esistano solide
oligarchie modernizzatrici in grado di sfruttare il disordine per avanzare
rapidamente verso un ordine differente. Eppure la repubblica è radicata nello
Stato e nei suoi apparati civili, militari, polizieschi. Non è una Spagna ‘contro’.
Non è una Spagna che faccia paura, a parte ai parroci avevano spadroneggiato
fino a quel momento anche contro il popolino ed al blocco sociale
ultra-oscurantista.
La vittoria del
Fronte Popolare, alle elezioni del 16 febbraio 1936, con 4.654.116 voti (47.1%)
e 289 deputati (solo 17 sono del PCdeE) contro i 4.503.505 voti (45,6%) del
Fronte Nazionale con 143 deputati e 400.901 voti (5,3%) del Centro con 50
deputati, indica una forte polarizzazione tra la una borghesia confusamente
conservatrice e senza solide oligarchie, ed un fronte oscurantista solido e
deciso che preme per restaurare il suo immobilismo. Questa polarizzazione
estrema e la debolezza interna dei vincitori del momento crea una base solida
per una possibile rivincita militare dei perdenti delle urne.
I risultati delle
urne legittimano il Fronte Popolare a governare per quanto esso abbia una
minoranza dei consensi. Anche la destra è minoritaria, per quanto consistente,
appena sotto il FP, come si può vedere dai risultati. Un normale logoramento
del Fronte Popolare avrebbe portato ad un gonfiamento del centro in cui
sarebbero facilmente confluiti elettori schieratosi col fronte popolare ma
anche parte degli elettori di destra, nel momento il populismo di sinistra si
fosse sgonfiato.
Ma alla fine sono
gli inglesi che decidono il destino della Spagna. Senza incoraggiamento ed
appoggi internazionali non ci sarebbe stato nessun sollevamento militare che è
poi di una frazione minoritaria della FFAA. Segno appunto che la repubblica è
ben radicata e solida, dipendesse solo dalle forze interne.
Non v’è nessun
‘pericolo’ comunista, né alcuna possibilità di fantasiose e mai esistite
rivoluzioni social-comuniste, né anarchiche. Così come il lato che pomposamente
e falsamente si vuole chiamare nazionalista non ha nulla a che fare col
monarco-mussolinismo italico e col nazismo tedesco che, pur profondamente
differenti tra loro, hanno il consenso del 99% delle rispettive popolazioni. In
Spagna v’è lo scontro militare tra due blocchi le cui consistenze numeriche
sono quelle fotografate delle elezioni del febbraio 1936, ed entrambi radicati
a livello di apparati statali, di burocrazie sia civili che poliziesche e
militari. Non è “lo Stato” contro una qualche impossibile insorgenza
‘proletaria’.
La repubblica è la
Spagna, la Spagna che pur confusamente vuole andare avanti. I militari
‘golpisti’ sono militari non in grado di fare neppure un banale colpo di Stato.
Le repubblica è solida. Potrebbe facilmente sconfiggere i nazionalisti che
riescono, col la loro ribellione del 17 e 18 luglio 1936 ad occupare solo parte, non decisiva, della
Spagna.
Le forze vive sono
con la repubblica. La sollevazione di parte dell’esercito rappresenta sempre
una minoranza sociale e ‘culturale’-religiosa della Spagna, la sua parte
oscurantista. Ed anche militarmente, la potenza di fuoco la ha la repubblica.
Le truppe italiane
e tedesche. Bastavano un reggimento ed alcuni squadroni d’aviazione inglese, od
anche solo francesi visto che in fondo lo spazio italo-tedesco stava tentando,
dicevano, di installarsi suoi confini sud-occidentali. Anzi, neppure essi,
bastavano aerei inglesi od americani venduti alla repubblica. Li acquisteranno
[quasi] tramite l’ambasciata spagnola in Messico ma poi, al momento della
perfezione dei contratti con previo pagamento non avevano i soldi per cui non
se ne fece nulla. La repubblica aveva già speso od impegnato tutto con l’URSS.
L’oro spagnolo era nell’URSS, dato che gli inglesi avevano manovrato per creare
il monopolio sovietico delle forniture militari alla Spagna. Un modo per
finanziare l’economia di guerra sovietica. Giusto il tempo di speculare sulla
Spagna prosciugandola delle sue riserve auree, farsi pure la parte di avere
concesso crediti, modesti, alla repubblica all’epilogo e la Spagna repubblicana
poteva essere lasciata affondare come voluto dagli inglesi. La repubblica viene
soppiantata da un blocco oscurantista che si stabilizza coi massacri ed è pure
senza riserve auree visto che la repubblica ha speso tutto, in gran parte, sul mercato
sovietico degli armamenti. I compagnuzzi francesi sono neutralizzati dagli
inglesi che ordinano di lasciare perdere la Spagna al suo destino franchista.
Bastavano armi francesi a poco prezzo ed, eventualmente, qualche altro aiuto
militare, e la Spagna repubblicana poteva facilmente riconquistare le aree
controllate dalla sollevazione militare del luglio 1936. Londra non vuole.
Gioca alla sfascio, come sempre fa.
Gli inglesi hanno
voluto la sollevazione militare, fallita visto che è solo una minoranza, e che
poi la minoranza vincesse perché loro inglesi isolano la repubblica. Decidi una
condanna a morte di uno. Lo imbraghi. Poi azioni lentamente la garrota. E fai
sembrare che tutto sia successo per caso e per opera altrui.
Appunto, pur con la
possibilità di vincere, come repubblica, non scemenze di impossibili
rivoluzioni ‘proletarie’, ecco che si crea un clima per cui tutti sanno che è
tutta una sceneggiata, che l’Impero, quello inglese nel caso specifico, ha
deciso che la repubblica debba essere disfatta dall’oscurantismo
‘nazionalista’. Italia e Germania fanno da proxy della volontà inglese pur poi
prendendosi la ‘colpa’ della disfatta della repubblica spagnola. Franco è tanto
grato ad Italia e Germania che se ne resta fuori dalla IIGM, a parte la cosetta
di facciata dei volontari spagnoli in Russia. Una cosa quasi dovuta, visto
quella che l’URSS aveva fatto alla Spagna.
La repubblica
andava distrutta isolandola internazionalmente e dall’interno. Queste erano
operazioni che solo gli inglesi potevano fare. Che c’entrava l’URSS con la
Spagna? Nulla. Non c’era neppure alcun PC del Comintern sovietico che avesse
avuto alcun ruolo nella repubblica. La repubblica, la seconda repubblica
spagnola per precisione, viene proclamata il 14 aprile 1931 e termina l’1
aprile 1939 con la vittoria di Franco. Il 27 febbraio 1939, Regno Unito e
Francia avevano già riconoscono il governo nazionalista di Franco.
Alle politiche del
1931, il PCdeE ha lo 0.77%. A quelle del 1933, l’1.80%. Nel 1936, quando fa
parte del vittorioso Fronte Popolare, il 3.5%. L’Impero britannico deve
chiamare i sovietici, dare a loro la Spagna per fini suoi, britannici, perché
faccia a pezzi la repubblica e pure le sue riserve auree che altrimenti
sarebbero passate ai nazionalisti, a Franco, che i britannici volevano
vincitori ma senza riserve auree ed impoveriti all’estremo per assicurare altri
decenni di sottosviluppo ispanico. Sul grande scacchiere si muovono le pedine
si possono muovere. Non si possono determinare i dettagli che poi possono
causare variazioni, non necessariamente rilevanti, alle decisioni
dell’Impero.
Isolata
internazionalmente la Spagna repubblicana, passatala all’URSS che la usa per
finanziarsi e con la sicurezza diffusa che si combatte ma per perdere, ed ecco
la repubblica si avvia verso l’epilogo voluto da Londra. Tutto il resto, i
piccoli avvenimenti, sono teatrino alla fine irrilevante relativamente al
risultato finale. Risparmiateci i cialtroni delle “rivoluzioni tradite”! Le
‘rivoluzioni’ le decidono a Londra a seconda degli interessi dell’Impero
inglese, oppure altrove secondo gli interessi di altri Imperi e sub-Imperi. Le
rivoluzioni popolari semplicemente non esistono. Sono un’impossibilità logica e
fattuale. La realtà non funziona a quel modo.
Anche il Regno di
Napoli, per quanto militarmente poderoso relativamente sia ai terroristi
mazziniano-londinesi che all’esercito piemontese, sapeva che Londra aveva
deciso dovesse sparire, avesse pure vinto le battaglie che invece ha perso. I
generali si comprano quando essi stessi non lascino perdere operazioni comunque
inutili ai fini del risultato finale già deciso altrove!
In Spagna, bastava
che inglesi e francesi [fantocci britannici], si mettessero di mezzo, ed
italiani e tedeschi erano fuori dalla Spagna. Tra l’altro, pur con la vittoria
di Franco, non è che la Spagna entri nell’orbita tedesca od italiana. Al
contrario, è Londra che ha paura di una Spagna repubblicana a che alla fine
imbocchi una via modernizzatrice. Franco è un’invenzione inglese.
L’URSS è un’economia
di guerra, pur arretrata, fantoccio economico (dunque politico anche se
preferiscono tutti tacerlo e nasconderlo) degli anglo-americani (che la
sottraggono all’area germanica ha realizzato la sua rivoluzione ‘russa’
dell’ottobre-novembre 1917) che forniscono tecnologia militare decisiva per il
suo riarmo accelerato. Sono i britannici che si ‘ritirano’ dalla Spagna, dunque
‘ritirano’ pure i loro fantocci francesi, e chiamano i sovietici, la danno
all’URSS per dissanguarla e seppellirla. Pur con governanti non ‘comunisti’ e
neppure Kerenski dipendenti dai ‘comunisti’, anzi con un PC che non conta
nulla, si gonfia appena col massiccio intervento poliziesco, di Polizie Segrete
/ Squadroni delle Morte, sovietico, ecco che la Spagna repubblicana si consegna
ai sovietici per essere distrutta. La speranza è sempre l’unica a morire. I
britannici ti scaricano e ti dicono che l’unica speranza è forse consegnarti
all’URSS, l’unica autorizzata dall’Impero britannico a fornire armi alla
Spagna.
I sovietici non
solo forniscono armamenti a prezzi d’usura ma operano pure in prima persona per
lo sfondamento interno della repubblica. Montano Squadroni della Morte
‘comunisti’ che si muovono liberamente nella Spagna repubblicana e terrorizzano
i più convinti repubblicani. Se la repubblica ti massacra, non è che continui a
combattere per la repubblica. Ti raccomandi al prete ed aspetti che arrivino le
truppe di Franco, o emigri.
Sfondata la
repubblica spagnola finanziariamente e come consenso interno, i sovietici ritirano
le loro milizie estere e lasciano la stessa al suo destino di progressiva e
finale distruzione da parte del franchismo che garantisce la pace seppur
sanguinosissima perché porta il terrore bianco per raffreddare e stabilizzare
un paese si era illuso di potere seguire una sua strada normale, i britannici
hanno chiaramente voluto ostruire.
Ecco, sono
macro-operazioni montate a questo modo. Nulla succede per caso. I piccoli
avvenimenti sembrano ed in parte sono casuali. Gli attori sul campo si accalorano
e si illudono. Ma l’oro è stato mandato via, le armi sono inadeguate (la
qualità dell’industria di guerra sovietica è quella che è – sarebbe stato più
saggio costruire un’industria di guerra interna, spagnola), gli squadroni della
morte colpiscono chi non si sottomette alla sconfitta pianificata altrove,
aiuti reali da parte di chi dice di sostenerti o di vederti con simpatia poi
non arrivano. Anzi, gli inglesi neppure dicevano di vedere con simpatia la
repubblica dato che, pur lasciando andare volontari, prima spinsero la
repubblica nelle braccia dell’URSS perché ne profittasse al massimo fino alla
sconfitta, poi dichiararono che in effetti era meglio vincesse Franco perché
sennò si sarebbe creata una roccaforte sovietica nella penisola iberica. Appunto,
muovi le macro-pedine e poi tutto il resto sono chiacchiere e propaganda. Gli
inglesi volevano una Spagna impoverita ed oscurantista. La avevano già
distrutta come Impero. Volevano pure distruggerla come Spagna.
Togliatti è boia
sovietico in Spagna, mandato dall’URSS ad occuparsi della distruzione militare
del consenso per la repubblica. Togliatti ordina, per iscritto ed a voce,
assassinii, massacri, linciaggi, coi suoi squadroni della morte di
comunisto-sovietici italici ed altri, mentre disprezza pure i governi gli danno
mano libera e lui finge di sostenere, di sostenere per distruggere prima il
loro consenso poi tutta la Spagna essi dovrebbero governare. Chiaro che prima
fingi di sostenerli perché ti danno carta bianca e poi li disprezzi perché dandoti
carta bianca si sono fatti da te distruggere. Sono governi di destra, spesso,
quelli della repubblica, para-sovietici solo perché i britannici hanno chiuso
qualunque altra via e li hanno consegnati, spinti, tra le braccia dell’URSS che
ha la missione di distruggere la Spagna repubblicana mentre conclama, mentendo,
che è una grande rivoluzione social-comunista ma che, per motivi misteriosi, è
andata poi male. Un classico. Li fai a pezzi dall’interno e poi dici che è
colpa loro, che non sono stati capaci. Sennò è un mistero come uno arrivi con
qualche unità marocchina sbarcata a sud da navi italiane e poi occupi tutta la
Spagna ancora libera e si ricongiunga a quella già sottomessa, a nord, con la
prima sollevazione militare, oltre ad avere l’adesione di una parte
consistente, pur minoritaria, di essa. Proprio perché minoritario, è costretto
al terrorismo di Stato per stabilizzarsi una volta occupata tutta la Spagna.
Franco deve silenziare la Spagna multi-nazionale, multi-etnica, che gli inglesi
gli consegnano perché la tenga arretrata. Franco lo sa. Non ha alcuna
gratitudine né simpatia per Italia e Germania. Non può andarlo a raccontare in
giro, ma gli inglesi lo hanno voluto al potere ed hanno operato, a livello
macro, perché vi arrivasse. Lui od un altro ovviamente. Agli inglesi
interessava che anche in Spagna si affermasse un blocco che la congelasse per
qualche tempo. Non poteva passarla all’URSS perché la tenesse in frigo, essendo
essa dal lato opposto dell’Europa. La affida ad essa solo per distruggere la
repubblica mentre l’URSS finge di sostenerla in nome di una inesistente
rivoluzione social-comunista, o questa è l’immagine è stata creata nelle menti
della gente.
Ovviamente la
propaganda ufficiale sovietica e del Comintern la butta sulla lotta “antifascista”.
Sono etichette. Balle. Cose create. Non è che la repubblica, colla sua
statolatria fosse meno fascista o meno nazista di Italia e Germania. Se Italia
e Germania aiutano gli altri, il discorso politico [immaginario, propaganda]
conclama aggressioni ‘nazifasciste’. Se l’URSS ti aiuta, perché tutti ti hanno
scaricato e passato all’URSS pur per essere distrutti, conclami amicizia e
similarità da quel lato lì, anche se nella Spagna repubblicana non v’è alcun
governo anche solo formalmente social-comunista. Tra l’altro, l’Italia e la
Germania che appoggiano il franchismo sono in ottime relazioni con l’URSS.
Ognuno fa i suoi interessi, in Spagna. I tedeschi sperimentano nuovi armamenti.
L’Italiozia monarchica lecca il culo al Vaticano. L’URSS fa affari d’oro
vendendo armi e inviando Squadroni della Morte.
L’operazione
britannica è di fare distruggere la Spagna repubblicana, che i britannici
vivono come un pericolo ad essi geograficamente prossimo, e nello stesso tempo
di incoraggiare la Germania, il suo espansionismo. L’Italia trasporta le prime
truppe marocchine di Franco sul territorio spagnolo. Poi viene spinta dentro la
Germania coi suoi aiuti.
Interesse
geopolitico e geoeconomico Italiano e tedesco sarebbe stato aiutare la
repubblica a consolidarsi e stabilizzarsi. Una Spagna economicamente e
militarmente forte ai confini francesi ed inglesi e con stretti legami
economici con Germania ed Italia sarebbe stata la loro arma migliore contro
l’Impero. Troppo difficile. L’Italiozia ‘mussoliniana’ del Re resta un
fantoccio inglese. I Servizi militari tedeschi si sono inventati Hitler e
l’hanno portato al potere sono corrotti dagli anglo-americani. Adolfo, ottimo
attore e visionario, non capisce nulla di strategie e di tattiche politiche e
militari. Pure a livello interno, va tutto avanti perché le burocrazie
tedesche, pur non efficientissime, più o meno funzionano.
Alla fin fine, uno
Stato assistenziale costa meno del disordine permanente, sebbene gli apparati
dello Stato parallelo nazi costino e pesino sull’economia tedesca. L’Intelligence militare tedesca che pensa il
nazismo, che infatti ha una struttura strettamente militaresca, si preoccupa
più di una qualche efficacia raffazzonata che di vera efficienza. È tutto
burocratico in senso deteriore. Già coi Freikorps, milizie parallele
della dittatura militare germanica (‘inventati’ nel XVIII secolo da Federico
II), avevano contenuto con successo punte di crisi dell’ordine pubblico nella
fase post-bellica, per quanto poi essi stessi avessero creato problemi di
ordine pubblico, al servizio di frazioni delle FFAA tedesche o per loro
operazioni politico-istituzionali clandestine. Quando l’Intelligence militare
tedesca inventò il nazismo, replicò lo schema dei Freikorps ma ora di
dimensioni elefantiache. Per irreggimentare le masse, bastano strutture leggere
all’inglese senza uno Stato parallelo. Non occorrono pagliacciate alla
nazifascista che sono appunto del tutto antieconomiche. Tanto era il peso dello Stato parallelo nazi,
che l’operazione cecoslovacca servì a salvare il regime nazi dal collasso
finanziario. Non è neppure vero il ritornello ossessivamente ripetuto, quanto
falso, che le economie di guerra creino ‘occupazione’, intesa come maggiore
benessere. Se il ‘pane’ è 100, non è che con la sola economia di guerra
aumenti. Semmai tende a ridursi visto che energie vengono distratte per fini
del tutto improduttivi. Se nonostante l’economia di guerra, il benessere
aumenta, od il malessere si riduce, non è per la sola economia di guerra che,
anzi, di per sé brucia risorse. Per cui, ci deve essere e c’è dell’altro, oltre
all’economia di guerra ed alle opere pubbliche. Certo anche le condizioni
abitative, se si opera anche in quel senso, sono essenziali per il benessere.
Ma se il pane aumenta, deve essere prodotto. Non è l’economia di guerra come
non sono le opere di grandeur che creano migliori condizioni abitative e di
alimentazione. Sì, creano stipendi. Ma gli stipendi devono tradursi in beni di
consumo. Gli stipendi distribuiti devono pur venire da qualche parte. Se si
stampa solo cartamoneta si genera solo inflazione, non benessere. Per cui,
miglioramenti delle condizioni di vita sono legati sia alle infrastrutture che
ai beni di consumo in senso stretto ed in senso lato. Disciplina ed ordine sono
strumenti, se li si usano per finalità positivi, non fini in sé. Il nazismo è
una cosa del tutto raffazzonata e burocratica in senso deteriore. A parte la
Cecoslovacchia che serve alla Germania, e viene ad essa data dagli inglesi,
proprio per far cassa per finanziare il proprio Stato parallelo di pagliacci in
uniforme [sennò bastava dare ad essa i Sudeti, non Praga col governo e le casse
centrali], non è neppure vero che la Germania nazi dovesse fare la guerra per
risolvere questi problemi di finanziamento interno del proprio Stato parallelo.
La guerra viene ed essa imposta. La soluzione ai costi impossibili dello Stato
parallelo nazi era mandare i miliziani nazi a lavorare produttivamente, non
estendere il numero degli improduttivi con la mobilitazione generale. La
Germania si trova incaprettata ed, invece che slegarsi, che sottrarsi, si agita
per strozzarsi meglio. Che è quello
che fa il Giappone dall’altro lato del mondo. Le risposte obbligate non sono
mai delle soluzioni. Lo sono solo secondo il pensiero verticale, quello
paranoico, non secondo il pensiero vero che è laterale ed altro.
In Spagna, i
britannici usano la loro Italiozia per tirare dentro pure i tedeschi per
distruggere la repubblica loro [i britannici] temono, dunque per fare il loro
[dei britannici] gioco. Franco, sia che capisca il gioco dell’Impero sia che
realisticamente veda le condizioni economiche e militari della Spagna, rifiuta
di allinearsi alla Germania nella IIGM. Magari gli inglesi sarebbero stati
felicissimi di devastare coi bombardamenti e con l’occupazione militare pure
Spagna e Portogallo che, come già l’Italia, sarebbero stati solo un peso per i
tedeschi che non lo capiscono, non a livello del vertice massimo, che si
infuria quando Franco rifiuta di schierarsi dal lato tedesco. Ciononostante la División Azul fu di qualche efficacia ed
utilità sul fronte russo. Poi, ritirata su pressione alleata, gli
anglo-americani comunque rifiutarono la richiesta sovietica di occupare la
Spagna. Era già loro.
L’aiuto tedesco ed
italiano ai nazionalisti spagnoli non ha nulla a che fare con una supposta
“solidarietà fascista”. Quelli sono vaneggi e slogan per libri di storia per
infanti, con la funzione di plasmare le menti di poveretti diseducati dalla
storia-propaganda. Beh Franco, fantoccio britannico con assistenza vaticana e
monarchica [lì di un Re immaginario, fantoccio inglese ma che Franco rimpiazza
come dittatore nel vero senso etimologico finché lui Franco è in vita, visto
che il Re se lo forma, crede, ma lo lascia lontano dal potere formale e reale –
quando poi il Re di Spagna sarà incoronato, il 22 novembre 1975, a morte di
Franco avvenuta, si svelerà un pupazzetto britannico] non ha neppure una
qualche similarità formale con l’Italiozia monarchica. In Italiozia, Mussolini
non è “il dittatore” ma solo quello messo lì dal Re e dai britannici per
stabilizzare un’Italiozia fregata colla IGM da cui Italiozia esce sfasciata e
con meno vantaggi, dunque con sostanziali perdite, di quelli avrebbe avuto con
la neutralità richiesta, e che sarebbe stata generosamente pagata, dal fronte
germanico. Franco è un dittatore repubblicano che si inventa un Re futuro con
cui darsi una qualche giustificazione ideologica che neppure gli occorreva. Sa
tutto di fabbricazione inglese, tanto è il timore che la repubblica condannata
all’annientamento possa riapparire con faccia franchista: ti nominiamo
dittatore a vita di un regno che non c’è e che compare quando tu muori. Franco
mette la faccia, legittimato da una guerra civile. Quando muore, è pronto un Re
fantoccio britannico. Quello che prima è occulto diviene manifesto, più o meno
visto che poi alla gente non ne frega nulla e magari è felice di avere un Re
che la propaganda presenta come al di sopra delle parti, successore di Franco
eppure del tutto differente [dice la propaganda].
Il punto è che
questi ‘fascismi’, o supposti tali [a parte le differenze tra Spagna ed Italia,
non esistono analisi, aria fritta a parte, su cosa il fascismo sia – infatti i
fascismi sono solo piccole operazioni trasformiste di regime senza specifiche
basi sociali differenti contrariamente a quanto inventatosi dalla propaganda
sinistra per le sue declamazioni inconsistenti], franchisti ed italici non
hanno nulla a che fare con la Germania e col suo socialismo nazionale. Il franchismo,
uscito da una sanguinosa guerra civile, non aveva nulla in comune col fascismo
italico che aveva il consenso di un 99% della popolazione così come lo aveva il
nazismo. La repubblica si sarebbe trovata più a suo agio con la Germania di
quegli anni, non magari con un monarco-mussolinismo che per ragioni di consenso
interno voleva farsi difensore del Vaticano i cui preti erano linciati in
Spagna. Il clero spagnolo doveva essere quel che era (una entità oscurantista)
se furono percepiti come corpo estraneo da estirpare dalla repubblica e dalla
popolazione. In Spagna, di era aperto un processo alla francese, giacobino,
subito combattuto e distrutto dall’interno dai britannici. Seppur, a differenza
dei giacobini e connessi (sempre minoranza elettorale e dunque obbligati a
restare in sella con continui colpi di Stato), la repubblica spagnola ha la
maggioranza dei consensi popolari.
Il leader tedesco,
una creazione dell’Intelligence militare tedesca e del blocco militarista
germanico, con accordo e ruolo attivo dei centri finanziari anglo-americani,
semplicemente non c’arriva, non capisce il gioco britannico. Se un nemico più
forte vuole farti a pezzi, certo ti armi ma poi operi per rafforzare ed armare
tutte le frapposizioni territoriali rispetto a quel nemico e suoi alleati,
evitando assolutamente la guerra. Una guerra che si perde, se combattuta, si
può vincere con la pace, evitandola all’estremo. Il vertice tedesco non
c’arriva. Un blocco militarista è indifferente alle sconfitte. Una volta che
esso ha fatto cassa, non si preoccupa delle distruzioni attorno. I vertici
politici e statuali tedeschi non c’arrivano, e poi sono corrotti dal blocco
militarista costruisce il suo nazismo elefantiaco dunque sempre bisognoso di
soldi [e coi finanziamenti si dà la linea, si danno gli ordini]. Pur sconfitta,
distrutta ed amputata in modo
rilevantissimo, la Germania sopravvive grazie al teatrino della guerra fredda
che impone di ricostruirla. Gli stessi inglesi non riescono ad essere
conseguenti coi loro piani. Temono, o devono fingere, di temere l’Impero
Sovietico da loro stessi montato e da loro dipendente. L’Impero britannico è un
Impero marittimo e rigidamente razzista col timore assoluto di razze differenti
che sente di non poter controllare se non distruggendole. Quello che non può
essere da esso distrutto è vissuto con timore. Nonostante il controllo
tecnologico dell’URSS da parte degli anglo-americani, gli inglesi sono
terrorizzati dalle razze slave cui hanno appena regalato mezza Europa. Questo
salva, quello resta della Germania, dalla distruzione post-bellica che pur
centri sia inglesi che statunitensi avevano pianificato. Così come mutatis mutandis salva il Giappone da un
totale annientamento post-bellico. La messa in freezer della Cina, col maoismo,
e frantumata la Corea con la divisione, diviene un obbligo ricostruire la base
nipponica dell’Impero Statunitense e di quello Britannico.
Il 9 novembre 1989,
fu pubblico che l’Impero Sovietico era imploso. Il muro di Berlino era
dissolto. I Vopos non sparavano più perché non avevano la copertura sovietica.
Tutti potevano attraversare il muro, il confine, anche senza documenti, ed
andare all’ovest e ritornare, se credevano.
Per la formale
riunificazione tedesca si arriva al 3 ottobre 1990. Per la cessazione del Patto
di Varsavia si deve attendere l’1 luglio 1991, quando viene sciolto. Infine si
arriva alla liquidazione formale dell’URSS, il 26 dicembre 1991.
Le Russie
continuano, in forma differente e ridotta. Ma non è più l’URSS, quella che cogli
Alleati anglo-americani ed altri combatte la Germania e cui gli Alleati
anglo-americani danno mezza Europa come dominio diretto, ed influenza in Asia
ed altrove nel mondo. L’implosione dell’URSS è un parziale fallimento, o un
insuccesso anglo-americano, per quanto non drammatico. Il gioco di mezza Europa
in freezer e l’altra in qualche modo sotto ricatto ha retto quasi mezzo secolo,
che non è poi così male dal punto di vista dell’Impero. Si sono subito
inventati forme forse anche peggiori di dominio. Dal finto bipolarismo alla
finta mono-dominazione USA. Finta perché v’è in realtà l’Impero britannico,
leggero e superficialmente invisibile, eppure ben agguerrito e con visioni
differenti dall’Impero USA, se non altro per ragioni di sopravvivenza. Gran parte
della propaganda anti-USA è di fonte britannica anche se con tecniche tipiche
di Polizia Segreta, per cui sembrano conclamazioni comunistoidi, o fascistoidi,
o nazionaliste-isolazioniste, o libertarie.
Finché esiste
l’URSS, vi sono accordi precisi. Anche se, nello stile tipicamente britannico,
non è che che scrivano volumi con dettagli da controfirmare. Si è fatta tanta
retorica sulla fine dell’URSS, e se ne può fare di ulteriore, ma non si viene a
capo di nulla se non si guarda alla storia, a come si è svolta, quali accordi
vigevano, fino a quando, quando sono cessati e cosa hanno deciso gli Imperi
anglo-americani a seguito di questi mutamenti. Ma per vedere gli accordi reali,
sotto la politica dello spettacolo, si devono guardare le azioni reali non le
conclamazioni.
Il “cittadino
informato” potrebbe sentenziare: “la contrapposizione dei blocchi rendeva
inevitabile che i partiti garantissero...” [citazione di nulla; me la sono
inventata ora, ma riflette il modo di non-pensare]. Garantissero cosa?! Non
esisteva né esiste nulla di automatico. Esistevano accordi internazionali
precisi oltre ad interessi precisi. Cessano formalmente quando cessa l’URSS.
Certo, potevano anche fregarsene quando ormai era evidente che l’URSS non
esisteva più. Guarda caso, aspettano che l’URSS sia formalmente cessata. Eppure
quando l’URSS cessa per cui manca il nemico conclamato, non è che ci sia la
corsa a sovvertire l’esistente.
Il pensiero
vertical-paranoico, formale, vuoto-retorico, vuole vedere legami necessari tra
quello succede in Italia e la fine della sceneggiata della guerra fredda. In
realtà sono tutte frottole. Ciò che viene fatto dopo la cessazione dell’URSS
poteva essere realizzato pure prima, visto che è un colpo di Stato
intra-istituzionale, all’interno dello istituzioni, non formale. Come ve ne
sono stati in continuazione in precedenza, pur preservando l’esistenza formale
sia della DC che degli altri partiti. Oppure poteva non succedere nulla.
L’URSS cessa, è
sciolta, col 26 dicembre 1991. Il golpe di Capaci, non relativa dittatura
quirinalizia, è del 23 maggio 1992. Il golpe è preparato per la prima occasione
favorevole, e non è detto che occorresse un massacro. Potevano anche non
riuscire a farlo. Le presidenziali sono
in quei giorni e per dire ad Andreotti che i suoi apparati militari possono
essere beffati occorre una Capaci proprio quando lui sta chiedendo i voti per
sé a C.Martelli. La strage che segna la presa del potere da parte di Mediobanca
avviene nel momento giusto. Dopo avrebbe potuto essere troppo tardi. Prima
sarebbe stato magari inutile o controproducente. Se la presa del Quirinale
fosse fallita, cioè se esso fosse andato ad Andreotti, di certo Mediobanca e
gli anglo-americani avrebbero messo in atto altre tattiche e strategie. Il
mafioso compradoro E.Cuccia, col blocco sociale della Galassia del Nord, contro
il mafioso Andreotti, con le sue burocrazie romane. I due blocchi si scontrano
da sempre e, di solito, la spunta Mediobanca pur senza riuscire ad imporre la
propria supremazia assoluta sul centro politico. Invece il 23/05/1992 va bene a
Mediobanca, anche se mettono lì non uno dei loro-loro ma da loro
condizionabile. Del resto, esiste Mediobanca ed esistono le burocrazie
predatorie che, nel sistema italiota devono predare entrambe, ed entrambe hanno
potere istituzionale, di governo reale. Mediano poi su uno Scalfaro, quando
Spadolini, che ordina la strage, ha già intasca, ai funerali delle sue vittime,
il discorso di insediamento come Presidente della Repubblica. Sotto processo e
sputtanamento va comunque il centro politico, “i partiti”, non l’area
Mediobanca che anzi realizza la mega-predazione delle sprivatizzazioni truffa.
Un CDB arrestato, pur per poche ore, ed altre cosette, sono reazioni delle
Polizie Segrete CC-andreottiane con pezzi di giudiziario annesso. Il CSM è
comunque sotto controllo del Presidente della Repubblica. Quando qualcuna tenta
di inguaiare Prodi [certo lui ha sempre sognato, dicono, un capitalismo
IRI-americano (io non c’arrivo – chissà cosa sia... ), però i soldi Vostri li
ha sempre dati a palate a quelli dell’area Mediobanca], si ritrova senza
scrivania a trasferita d’urgenza in Sardegna. Borsellino che forse capisce
qualcosa sul golpe di Capaci salta per aria [se per Capaci scavalcano di CC,
per far saltare per aria Borsellino hanno già riottenuto la subordinazione al
Quirinale di settori decisivi o rilevanti dell’allora Arma, anche in Sicilia –
a Riina non lo dicono, per lui usano un agente di collegamento forse non dei CC
o che lui non sa essere dei CC]. Solo dal Quirinale, dunque sotto controllo di
Mediobanca, allora, possono ordinare tali operazioni. Non che Cuccia si
abbassasse a simili dettagli. Per i bassi traffici aveva il suo faccendiere,
lautamente riempito di soldi [Vostri], CDB.
Non v’è nulla di
automatico nel colpo di Stato quirinalizio-mediobancario. La centralizzazione
del potere nel Quirinale è stata quasi-formale, ‘formale’ nel senso che vi sono
stati cambiamenti nella Costituzione materiale, mentre il quadro formale resta
quello di regime parlamentaristico. Prima v’era l’asse DC-PCI. La dittatura
Quirinale-Mediobanca si fonda sul trasformismo parlamentare imposto e rinnovato
col terrorismo ‘giudiziario’, in realtà delle Polizie Segrete CC ed altre a
direzione quirinalizia e con giudiziario annesso. Eppure non che la
centralizzazione quirinalizia abbia risolto la farraginosità dei centri di
potere e di resistenza intra-istituzionali. V’è, dal 23/05/1992 [per
semplificare; in realtà è un processo che richiede tempo, che non viene imposto
in un attimo, seppur il clima generale cambi subito, col terrorismo
‘giudiziario’ quirinalizio – già iniziato da Andreotti, con Capaci passa sotto
la direzione del Quirinale-Mediobanca], un centro unico eppur tutt’altro che
assoluto nonostante la totale subordinazione ad esso di partiti e parlamento
ottenuta, imposta, dal Quirinale-Mediobanca col terrorismo ‘giudiziario’, sia
quello praticato che quello minacciato, possibile in qualunque momento contro
chiunque.
Il regime
Quirinalizio non cambia molto, dal punto di vista anglo-americano, e tedesco, i
meccanismi imperialistici relativamente ad Italiozia. È una semplificazione
che, dal loro punto di vista, non ha semplificato nulla, o poco. Il colpo di
Stato, il regime change
intra-istituzionale, viene richiesto da Cuccia con chiacchiere varie che
nessuno si beve. Ciò che viene afferrato è che lo sfascio dell’economia,
attraverso sprivatizzazioni predatorie sarà possibile senza ostacoli
sostanziali solo liquidando il centro politico riluttante allo sfascio
dell’industria pubblica, dove la corruzione e gli sperperi si combinano anche
con punte di competitività, o comunque di tenuta, di una infrastruttura
produttiva.
Enrico Cuccia
ottiene il nulla osta. All’Impero fa
comodo, o crede gli faccia comodo, che, nel momento in cui Italiozia entra nel
percorso che condurrà all’euro, si trovi con l’economia sfasciata sì da
divenire un fardello per la Germania, dunque per l’euro del nuovo Reich
germanico. Al sub-Impero tedesco fa egualmente comodo uno sfascio interno di
tutte le punte di possibile competitività del sistema produttivo italiota.
Cuccia ottiene dunque il nulla osta al suo regime
change con la prospettiva di un salto sostanziale, rapido, nello sfascio
della competitività italiota, competitività non fortissima ma pur con punte di
eccellenza o di possibile eccellenza anche se non nei nuovi settori visto che
dall’informatica alla ricerca scientifica è già tutto stato sfondato sia dalla
predazione diretta da Mediobanca che dalla predazione burocratica ‘romana’. Per
cui, con la prospettiva di un rapido sfascio di quello resta dell’economia
italiota, e pure di mangiarci in prima persona (l’allegoria del Britannia), l’Impero, d’accordo pure il
sub-Impero germanico, approva il regime
change prospettato da Enrico Cuccia.
Essendo una
operazione intra-istituzionale, Andreotti è convinto di poterla sconfiggere a
livello militare, colle sue Polizie Segrete CC e di poter imporre la sua
dittatura quirinalizia con lui saldamente al Quirinale. A Capaci è battuto da
quattro sbirri dell’Interno, e pure qualche CC, agli ordini di Spadolini,
Presidente temporaneo, a seguito delle dimissioni di Cossiga pretese
dall’Impero, e del Ministro dell’Interno V.Scotti comprato da CDB. Senza quelle
due pedine, sarebbe stato problematico, per Cuccia, battere Andreotti, almeno
in quell’occasione.
Sarebbe stata
diversa la storia successiva, e dunque lo sfascio italiota, senza la presa del
potere quirinalizio da parte di Mediobanca? Improbabile. Pressoché impossibile.
Anche l’andreottismo era stato sempre condizionato dall’Impero. Non era un
fronte nazionale, né modernizzatore, opposto all’Impero. Tale fronte non esiste
né può esistere nella sbagasciata Italiozia. Alla fine, pur battuto a Capaci, e
sbandato con la Grande Purga che,
dalle mani delle Polizie Segrete CC di Andreotti, che l’iniziano, passa a
quelle del Quirinale di Scalfaro-Mediobanca, l’andreottismo ricostruisce un suo
fronte politico-istituzionale con Gianni Letta, il capo dei
“governi-Berlusconi”. Il fronte andreottiano di Gianni Letta sfascia italiozia,
come il fronte più o meno organicamente quirinalizio, in coordinamento e
subordinato alla dittatura Quirinale-Mediobanca. Per raccogliere i voti e
mettere la faccia viene chiamato Silvio Berlusconi che non può sottrarsi alla
scelta. Il tutto avviene con tecniche tipiche di Polizia Segreta
CC-andreottiana, di cui Giulio Andreotti è maestro. Berlusconi è già pronto a
dichiararsi ‘comunista’ ed a mettersi sotto la protezione del già centro PCI.
Le Polizie Segrete CC-andreottiane gli montano casi giudiziari, gli dicono che
sono stati montati dagli altri, da CDB-Mediobanca, e gli garantiscono che senza
la loro copertura e la sua presenza, anche se solo di facciata, in politica
sarà di sicuro espropriato ed incarcerato. Ed ecco che Berlusconi fa l’ometto
di rappresentanza degli andreottiani che poi governano al posto del loro
ruffianetto, che procura voti e facce ‘nuove’, Silvio.
Non vi sono
“Spectre rossa[e]”che stiano “prendendo tutti i centri di potere”. Giorgio
Napolitano è un Savoia, già reclutato dagli anglo-americani quando occupano
Napoli. Il potere reale è Mediobanca, con le sue oligarchie predatorie, e le
burocrazie predatorie centrali e decentrate.
Il PCI ‘nuovo’ è
creato a Salerno dagli inglesi che si sono fatti prestare Togliatti dall’URSS.
Tipiche tecniche di Polizia Segreta, dato che in Italiozia non si fidano nella
DC, così come in Francia non si fidano di De Gaulle che già avevano tentato di
ammazzare con un incidente aereo in Inghilterra, una cosa Sikorski-style [assassinato
dagli inglesi, a Gibilterra, con incidente aereo ‘casuale’, il 4 luglio 1943 –
sono tipiche tecniche militari; si fa saltare anche solo un pezzetto di coda ed
il velivolo va fuori controllo; anche E.Mattei viene fatti fuori a quel modo,
ma non dagli anglo-americani, da CC agli ordini della DC-governo].
Per cui, gli
inglesi devono montare un forte PC in Italiozia, così come in Francia. Armi,
soldi, potere clientelare: i partiti si fondano così. Ovviamente, con capi
stalinisti od addirittura cittadini sovietici da tempo come è il caso di
Togliatti. Se una Polizia Segreta crea dei fantocci non è che li faccia tali
che si capisca siano suoi. In tali contesti, i socialisti, alias una moderna socialdemocrazia nazionale, sono esclusi in
partenza. La Francia non è Italiozia per cui, alla fine, il socialismo
massonico demolisce e si subordina il PCF, che già si era ben subordinato lo
stesso De Gaulle. Italiozia è Italiozia, e pure Stato perdente in guerra, per
cui il PSI non ha spazio. C’è anche da dire che Craxi capisce poco dei termini
della questione. Il PSI può solo passare da cespuglio PCI a cespuglio DC. Non
ha futuro, né una classe dirigente che sappia mettersi contro e sconfiggere i
piani degli inglesi col loro PCI. Non sarebbe neppure stato possibile. Del
resto, un PCI, anziché una moderna socialdemocrazia, faceva pure comodo ad una
DC oscurantista che, sfruttando il teatrino della guerra fredda, poteva così
occupare in permanenza i centri del potere istituzionale. Il PSI mangia quello
gli fa mangiare la DC che se lo tiene sotto al 15%. La stessa DC ha interesse a
far mangiare di più il PCI che, infatti, oscilla attorno al 25%, con punte
anche ben superiori. Ma tanto, per la DC, sono voti congelati, almeno dal punto
di vista dell’occupazione formale dei centri istituzionali chiave. Il PCI
compartecipa ma sempre appena sotto la DC. Italiozia viene progressivamente
sfondata ma sono tutti felici, tanto l’Impero che i maggiori partiti italici.
Pure l’italiota è felice. DC e PCI danno soldi a tutti.
Con la fine
dell’URSS, il già PCI passa apertamente dal lato anglo-americano. Beh, alcune
sue frazioni marginali continuano a fingersi rossastre. CIA e SIS non si fanno
problemi. Sono solo teatrini politicantici e pure operazioni di marketing per
coprire tutte le sfumature dei polli li seguivano e seguono. Certo, non vanno a
raccontare i dettagli, e non è pure detto soggettivamente li conoscano e
capiscono. Non occorre. Erano già del SIS. La CIA se li compra ufficialmente.
Come già detto, non occorre l’autocoscienza dei fantocci. Sono dati di fatto,
processi del tutto naturali. Un PD, il centro-PCI più le frazioni della DC già
prostituite a Mediobanca, e pure proprietà formale dell’agente sul campo di
Mediobanca, CDB, non sembrano proprio definibili come “Il partito comunista
italiano, nato nel 1921, è sopravvissuto al fallimento globale del comunismo”
che “stanno per riuscire nella loro impresa secolare, la conquista dello stato
italiano.”
E che conquistano?!
Uno Stato sbagasciato?! E pure chi lo conquisterebbe, secondo tali visioni, chi
è mai, il militante nazi, funzionario dei PC dei filmetti, che vive solo per il
partito? È mai esistito?! Dove? Quando? Sì, nei filmetti. Oggi non esiste,
...neppure nei filmetti. Nel PCI [partito degli anglo-americani e della DC,
prima dell’URSS e dell’OVRA monarchica], sono sempre esistite cosche, cordate,
mafiette e mafione. Il PCd’I del ‘21 esisteva solo, immaginario, negli scritti
di Amadeo Bordiga che lo aveva fondato e poi lo aveva visto distrutto anche
perché era un partito impossibile. Comunque nessuno conquista nulla. I partiti
sono altre cose. Anche il PCI non è mai stato quello vi hanno raccontato e
fatto credere. Se qualcosa continua ad esistere è solo come componente
‘culturale’ oscurantista. Come partito, o partiti, o parti di partiti, sono
solo fantaccini, oggi come da sempre, dell’Impero e dei predatori alla CDB,
Agnelli, neo-Benetton, e burocrazie ‘pubbliche’. Esattamente come, mutatis
mutandis, coloro che tremano al pensiero di tali immaginarie “Spectre
Rosse”. Siete tutti gli stessi. Per sentirvi differenti avete bisogno di
crearvi il nemico! Esistete attraverso il nemico che è li minaccioso, nella
Vostra immaginazione, per distruggervi!
Beh, è lo stesso.
Ognuno la veda come crede, che è poi come la fanno vedere a seconda delle
proprie propensioni.
“[...] dabbenaggine
degli italiani”?! Beh, c’è chi ha mangiato e tutti si troveranno sfasciati. Chi
ci ha marciato e mangiato, ed ha titoli di proprietà e connessioni, può fregarsene che Italiozia continui a
sfasciarsi e, più o meno rapidamente, imploda. Anche nelle implosioni, c’è chi
paga, più o meno, e chi ci mangia e prospera, più o meno. ...Alla fine,
immobili, aziende, preziosi ed euro restano a chi li abbia e non restano a chi
non ne abbia...
La comprensione è
un processo, per me. Ci sono di sicuro ‘geni’ che hanno capito tutto quando
sono nati per cui non hanno bisogno di dirsi che si deve continuare a cercare,
e dunque cercare davvero, senza farsi vincolare da quello possano avere capito
o non capito. La coerenza è una ‘virtù’ paranoica che, secondo me, preclude la
conoscenza. Continuando a cercare, anche su queste cose oggi direi, sì, che
“Berlusconi è subentrato al pentapartito” etc etc. Ma solo come faccia, come
uomo di legno, o di paglia, o come lo si voglia chiamare. Le stesse Polizie
Segrete CC-andreottiane, che nel 1993 reagiscono ai colpi subiti dal blocco
Quirinale-Mediobanca sia con l’arresto di Riina ed altri [coperti dal
Quirinale-Mediobanca] che con lo stragismo su cui ottengono copertura NATO,
fanno a Sivio Berlusconi un’offerta che lo stesso non può rifiutare: Tu entri in politica e crei un blocco
elettorale che porti al potere formale, per quello si riesce, e pur in regime
di dittartura Quirinale-Mediobanca, il nostro Gianni Letta e noi vediamo di
salvare le tue aziende. Tu metti la faccia. A governare, cogovernare col
Quirinale-Mediobanca, ci pensa Gianni Letta. Tu fai chiacchere liberiste e
modernizzatrici, per conquistare consensi. A sfasciare col Quirinale-Mediobanca
si pensiamo noi. A crearti giustificazioni per cui i ‘tuoi’ governi non hanno
concluso nulla di quello da te dichiarato, ci pensi egualmente tu,
ovviamente...
Berlusconi, con
famiglia e managers, era già pronto a dichiararsi ‘comunista’ ed a mettersi sotto la protezione del
Quirinale e del blocco sinistro. Ma non può rifiutare l’offerta delle Polizie
Segrete CC-andreottiane... Teme di restare scoperto, anzi gli garantiscono che
è già sotto inchiesta e dunque in via di rapida distruzione, ora che non ha più
Craxi, e non può permetterselo. Vi conta tante balle liberiste,
modernizzatrici, sensate. Ma tanto non fa nulla. Governa Gianni Letta, quando
sono al governo, e pur in regime di dittatura Quirinale-Mediobanca. Anche chi
crede alle chiacchiere di Berlusconi finisce per votare per lo sfascio
andreottiano solito. Non che sia differente, né peggio, di quello
Mediobanca-Quirinale... Ma siamo lì. Non è neppure meglio.
Ora che Andreotti è
morto e Gianni Letta è stato definitivamente pensionato da Napolitano di
Savoia-Merkel col colpo di Stato del novembre 2011, per chi pensa di raccattare
i voti S.Berlusconi visto che lui non ha mai avuto accesso vero al governo
formale?
Dopo il colpo di
Stato contro il ‘suo’ ultimo governo Napolitano di Savoia-Gianni Letta,
Berlusconi ha appoggiato, cioè il blocco andreottiano per cui lui metteva e
mette faccia e voti ha appoggiato, il governo Napolitano-Monti. Poi ha
appoggiato il governo Napolitano-E.Letta-Alfano. Si capisce perché il
Berlusconi sogni di candidare, come suo capo, Alfano. Che il blocco
andreottiano si sia ridotto ad un tale
burattino od è Berlusconi che, in via di distruzione, vaneggia? Dopo venti anni
che mette solo la faccia e fa il teatrante, non si può pensare che ora pensi di
entrare davvero in campo in prima persona, né lui, con le sua azioni
schizofreniche, dà adito a pensarlo. ...Si vedrà...
No, anzi, tentiamo
un paradosso. Qui vi abbiamo contato delle balle del tutto inconsistenti. OK...
Allora spiegateci perché in questo magico e ‘democratico’ mondo, Italiozia
specificatamente, i “liberisti selvaggi” abbiano sfasciato e sfascino
esattamente come gli ‘statalisti, come ‘i comunisti’, e perché tutto appaia
come governato da forze che sembra sfuggano a qualunque controllo. ...Ditemi...
...Beh, non sono io allora quello che non ha capito una pippa... direi!
...almeno su queste cose...