Letter from Lhasa, number 325. Dolorosa
Soror
by Roberto Abraham Scaruffi
Dugas, F., Dolorosa Soror, ES, 2013.
(Dugas 2013).
Florence Dugas
L’inizio è forse
decadente. Ma essendo breve, non una dissertazione alla U.Eco, si è subito
immersi nella narrazione.
Il sesso anale
non è banalizzato, bensì arricchito dalla psicologia della
dominazione-soggezione che prende il posto dei miti ideologizzanti della
parità, oltre che con dettagli tecnici che sono altamente soggettivi, come è
del resto altamente soggettivo costruire rapporti di dominazione-soggezione su
perversioni o comunque su deviazioni dall’ordinarietà.
Da qui, si
transita subito ad un’altra sodomizzazione, ma di strada ed omo, coi due
protagonisti, gli amanti del sesso anale etero, come guardoni. Lei si eccita.
Lui la risodomizza, questa volta per strada. Poco dopo, in corso d’opera, la
passa ad un passante superdotato che si offre e che crede sia un culo maschile.
Quando scopre che è una donna, gli si ammoscia.
La narrazione
continua a complicarsi in un intreccio sadomaso ed etero-omo, dove tutto si
combina col solo fine del piacere non convenzionale ma attento ai misteri ed ai
desideri nascosti, inconfessi, della psicologia umanoide.
Dal sadomaso
etero, e poi sia etero che omo (femminile), la narrazione passa al sesso omo
femminile dove le due femmine (entrambe sadomaso) interagiscono col maschio
sadico.
Le perversioni e
l’analità rendono ricco o possibile il piacere, sembra dire l’autrice. O forse
è solo una tecnica per soddisfare gli amanti del genere.
La conclusione è
psicanalitica, esplicitamente tale. Come già suggerito prima della fine,
violenze sessuali del padre sulle figlie anche giovanissime fondano perversioni
successive delle stesse. Ed il sadismo, tuttavia meno efferato (nella
narrazione), del protagonista maschile? No, di esso non vengono tentate
spiegazioni.
Come tutte le
analisi di questo tipo, quella fornita è una delucidazione consistente, come ne
sarebbero potute essere presentate varie altre, egualmente consistenti e
possibili.
Il suicidio (che
in nota si suggerisce avrebbe potuto non essere tale) della terza protagonista
permette all’autrice di concludere che di fronte alla morte (cui fa
corrispondere accenti cristianamente salvifici per i sopravvissuti, o per uno/a
od alcuni di essi), la vita continua, la vita di chi non sia ancora deceduto.
Il suicidio viene
fatto divenire redenzione di chi continui a vivere, o così viene interpretato e
vissuto da costoro, sembrerebbe, a seguire il filo di quel l'autrice propone.
Salvo negare il fatto (il suicidio) con la nota che allude ad un possibile, o
certo (una mancina che si suicida usando la mano destra!), omicidio.
L’interpretazione,
come gli eventi siano soggettivamente vissuti, prevale sulla realtà. O, più
banalmente, è la sopravvissuta che interpreta la morte dell'amata come
sacrificio a beneficio di lei che le sopravvive.
Dugas, F., Dolorosa Soror, ES, 2013.