Letter
from Lhasa, number 357. I falsificatori
by Roberto Abraham Scaruffi
Bello, A., I falsificatori, Fazi Editore, Roma,
Italy, 2010.
(Bello 2010).
Antoine Bello
Vi sono vari
aspetti evidenziati in questo libro. Il gioco. Il principio di realtà. Le maschere
per non capire e vedere quello che si fa. Il conformismo assoluto di altri.
Eppure esso è anche
patetico perché gli umanoidi da sempre convivono col crimine, cioè con quegli
aspetti di loro stessi che non è che si preoccupino della legalità formale dei
propri desideri e, talvolta, azioni. I sensi di colpa sono spesso costruzioni
letterarie e ciò di cui ci si sente davvero in colpa sono, per chi mai provi
qualche rimorso, banalità del tutto individuali.
La massa dei
conformisti si scopre in colpa quando viene scoperta, smascherata, per cose che
altre entità, autorità, o supposte o vissute come tali, considerano una colpa,
un qualche crimine o la violazione di un qualche codice. Che questi sensi di
colpa possano essere sinceri è del tutto improbabile, se non appunto per
l’essere considerati devianti da una qualche autorità o supposta tale.
Il CFR, che è il
protagonista impersonale del romanzo, non è che la classica organizzazione
burocratica che non si sa che cosa faccia e dove nessuno è responsabile di
nulla. Quando è un’entità ‘pubblica’, nessuno si fa problemi per ciò. Quando
nessuno sa a quale organizzazione abbia aderito, ecco che non tanto lo spirito
critico quando la paura di non essere abbastanza coperti o non abbastanza
deresponsabilizzati può creare problemi pseudo morali ad una frazione di
soggetti.
Il CFR usa, almeno
per la sua Accademia di formazione, strutture già del KGB sovietico, ma il
racconto non lascia intravedere vere connessioni con lo Stato russo, anche
perché i fini dell’organizzazione, se mai ne ha, restano del tutto ignoti.
L’autore si è così
inventato un’organizzazione che non potrebbe mai esistere, non come
organizzazione indipendente da Stati, di cui non si conoscano i fini e le logiche, e di cui
descrive dinamiche interne che poi derivano dalle psicologie degli adepti.
Il finale è aperto,
non esistendo delle conclusioni. Ci si imbatte semplicemente in un
“Continua...”che è, alla fin fine, la scelta letteraria migliore.
Non so se sia
un’opera di grande spessore, per quando la si legga con interesse, se non altro
per vedere dove l’autore voglia andare a parare. Non va da nessuna parte, ma
personalmente amo i romanzi che ad un certo punto finiscono senza delle
conclusioni e dove tutto resta aperto.
Bello, A., I falsificatori, Fazi Editore, Roma,
Italy, 2010.