Letter
from Lhasa, number 376. La Tempesta di Lilli Gruber
by Roberto Abraham Scaruffi
Gruber, L., Tempesta, RCS Libri, Milan, Italy, 2014.
(Gruber 2014).
Lilli Gruber
Questo è un libro
all’insegna dell’inutilità, dell’inutilità delle cose che poi i soggetti
vengono chiamati ed obbligati ad interpretare.
Lilli Gruber ha
interiorizzato il bene ed il male, quelli ufficiali ovviamente non esistendone
altri [imposti ai singoli coi lavaggi/insozzi del cervello standard] che, non a
caso, corrispondono ai vincitori ed i vinti. Se vincitori e vinti di fossero
invertiti e si invertissero, anche i suoi beni e mali si invertirebbero.
Pur lobotomizzata,
condizionata, rappresenta ottimamente un mondo, di cui lei stessa è parte, in
cui i sudditi si fingono variamente convinti per assumere il ruolo loro
richiesto da chi li manipola, oppure variamente fingono, o si divincolano o
cercano, di sottrarsi o, quando hanno più naso, più istinto, scelgono il male
minore, o che sembri minore, sulla base di informazioni che possono poi
rivelarsi corrette come no.
Alla fine, tutti
vivono la loro animalità tingendola di cosiddetta ‘civiltà’, ‘civiltà’ che non
è poi altro che i desideri del Principe, o dei vari Principi in conflitto e
che, per i loro conflitti spesso senza senso, a meno che non si pensi abbiano
un senso le logiche mafiose dei Principi/Stati, hanno bisogno di masse di
manovra che facilmente trovano, nel senso che le irreggimentano ed
irreggimentatole le dirigono a loro piacimento. Succedeva nell’antichità. Succede
oggi.
La parte più
macabra del tutto è che il soggetto, che non ha scelta, viene convinto di avere
esso stesso scelto quello che invece riflette un volere esterno, esterno al
soggetto, e su cui non può in realtà influire. Certo, ci si potrebbe sottrarre o provare a sottrarsi, per quando
non sia poi così semplice né sempre, in qualche misura, possibile. Ovviamente
vi sono varie sfaccettature. Per esempio l’ardente patriota si dichiara servo
assoluto, schiavo sculettante, del Principe/Stato mentre, proprio in virtù di
tale servilismo conclamato e praticato, cerca di farsi gli affari propri,
traendo profitto da tale sua abiezione servile. Uno è obbediente esecutore e,
poi, delinque pure in proprio, per sé stesso. Del resto, se il servo dipende
dal Principe, il Principe poggia sugli esecutori per cui anche i servi
acquistano un qualche potere su chi servono.
Nel caso specifico,
l’esperienza esistenziale familiare della Gruber, e che qui la stessa
rappresenta sulla base di dati storici ricercati e rintracciati, è quella delle
popolazioni del Sud Tirolo italico di lingua tedesca costretto a barcamenarsi
tra italiani e tedeschi prima e durante la IIGM. Alla fin fine, chi scelse
l’apparentemente più forte Germania ebbe, a quel che sembra dalla ricostruzione
della Gruber, più probabilità di morire, anche relativamente agli altri
tedeschi, di chi scelse di restare sotto il dominio italico. Anzi, ad essere
più precisi, fu creato un clima per cui non si poteva non optare per
l’attrattore germanico. Solo una minoranza, tra coloro
etnicamente/linguisticamente austriaci, resistette all’attrazione tedesca.
Tuttavia chi pur optando per il trasferimento in territori germanici poi di
fatto non vi si trasferì, con tecniche dilatorie, ebbe meno danni di chi vi si
trasferì effettivamente. Il tutto divenne più complesso dopo l’8 settembre
1943, quando tutto il Sud-Tirolo passò di fatto, ed anche di forma, sotto
amministrazione tedesca pur nominalmente restando territorio italico, della RSI
quando la RSI fu costituita.
Il Regno d’Italia
sotto i governi Mussolini era ben felice di disfarsi di popolazioni di lingua
tedesca, appena ciò divenne possibile. La Germania era ben contenta di
appropriarsene. Chi scelse la Germania, dunque andandosene dai luoghi di
nascita, aveva più probabilità di decedere di chi avesse optato per restare
sotto il Regno d’Italia e dunque nel Sud Tirolo al di sotto delle Alpi.
Sulla base della
propaganda e dei luoghi comuni, si scrive quel che si scrive, quando si
infarcisce un racconto di richiami ed ambientazioni [sbagliate!] storiche,
spesso, come qui, solo pseudo-storiche...
Relativamente alla
guerra russo-tedesca:
“Le spie di Stalin
le hanno viste per prime, le divisioni blindate ammassate sul confine, nel
cuore della Polonia spartita tra Berlino e Mosca. Dovevano essercene a
centinaia, e non da ieri. Non sono uno spettacolo che passa inosservato. Magari
fino all’ultimo Stalin non ha voluto crederci. Ma avrà previsto qualche
contromossa. Sarà un massacro.”
In realtà i
sovietici sapevano che loro [loro sovietici] stavano spostando milioni di
soldati sulla linea del fronte per occupare tutta l’Europa occidentale su
incitamento inglese. Gli stessi inglesi avranno poi verosimilmente avvisato i
tedeschi che hanno spostato, in tutta fretta, tutte le truppe che hanno potuto
per prevenire (di un paio di settimane) l’attacco generalizzato sovietico. I
tedeschi si ‘dimenticano’ [verosimile se lo
siano dimenticati ufficiali e generali comprati dagli inglesi o da loro
in qualche modo controllati] di ordinare lubrificanti, carburanti ed
abbigliamenti per bassissime temperature. Solo per questa ‘dimenticanza’ i
tedeschi soffrono sconfitte, e pure di grande portata, nell’inverno russo,
mentre i pur militarmente ed organizzativamente inferiori sovietici si muovono
senza grandi difficoltà essendo abituati a quelle condizioni climatiche. I
mezzi tedeschi invece si bloccano col gelo. Lo spionaggio sovietico controllava
appunto gli ordini di materiali per bassissime temperature. Non avendo rilevato
ordinativi, che pur sarebbero stati indispensabili, non ha potuto allertare i
milioni di soldati sovietici in trasferimento verso il fronte per l’invasione
dell’Europa centrale ed occidentale, dunque colti ancora sui mezzi di trasporto
dall’avanzata tedesca. Ecco perché i tedeschi possono catturare quasi quattro
milioni di soldati sovietici. Dove ci sono reparti già costituiti, i russi non
hanno problemi a combattere, anche con
successo, contro i tedeschi.
Siccome tutto
questo è silenziato dagli agitprop delle storie ufficiali, quelle dei
vincitori, ecco che la Gruber può infarcire di scemenze luogocomunare la sua
abile, opportunistica, scelta di colorire il suo racconti delle avventure della
rete ‘comunista’, composta da poveri idioti manipolati (non differentemente dalle
altre colorazioni manipolate dai rispettivi pupari), scaricati, poi
rimanipolati sia dai russi, che dagli inglesi, che da altri. Beh, chi poi si
trova dalla parte dei vincitori trova le sue inutili gesta colorite
positivamente dalla storiografia ufficiale, cioè dalle storielle ufficiali. I
fessi che ci hanno rimesso vite ed altro, ci hanno comunque perso, mentre i
sopravvissuti, spesso i subentrati nel campo vincente da quello perdente, hanno
i benefici che riescono ad arraffare a seguito della collocazione fortunata
loro assegnata dal destino, cioè dal caso, o guadagnata con opportuni ed
opportunistici cambi di casacca. Per quanto chi si sia trovato dalla parte poi
presentata e rappresentata come sbagliata, sia sopravvissuto e magari pure con
ricchezze, e sia riuscito a restare fuori dalla vendetta dei vincitori, o
eventualmente sia poi stato reclutato dagli stessi vincitori come a molti è
successo, può avere avuto anche più vantaggi materiali di coloro dagli stessi
in precedenza perseguitati e sopravvissuti alle persecuzioni.
L’opportunista, il
conformista, pronto ad allinearsi a chi appaia come il potere del momento ha in
media più vantaggi di chi rischi, magari stupidamente, od eroicamente [si
potesse mai definire scientificamente che cosa sia l’eroismo, al di fuori di
suadenti favolette], di scegliere secondo una qualche propria supposta opinione
o preferenza. Beh, la Gruber è un ottimo esempio di chi abbia sempre saputo
leccare il potere del momento ed avvantaggiarsene. Certo, si deve avere
qualcosa da offrire sebbene il conformista lo trovi sempre qualcosa da offrire.
Ma vi sono anche coloro che avendo da offrire mancano del conformismo per
farlo. Non sappiamo chi sia meglio o meno, e neppure abbiamo alcuna idea di
come si potrebbe stabilire secondo un qualche criterio chiamiamolo-scientifico
che cosa siano il meglio ed il peggio in questo campo. È una virtù il servire?
Lo è il non servire? È una virtù seguire dei criteri di possibile verità
[verità al plurale] oppure lo è la menzogna che renda a chi vi si allinei o la
produca?
Il sottofondo
storico proposto dall’autrice, il solito della propaganda ufficiale, non torna.
La Germania non è quella che ha sfidato in mondo e ne uscita battuta. La
Germania è l’entità fragile che è stata spinta dagli inglesi a superare la
finzione della Repubblica di Weimar solo per farsi intrappolare nei meccanismi
dall’incaprettamento ordito dagli inglesi stessi. Più si agita, più ne resta
strozzata. Le Germania prospera colla pace mentre resta strozzata dalle guerre
che non può né sa combattere. Con le guerre, sempre innescate su iniziativa
inglese, è stata sfondata.
Il
nazionalsocialismo (come già la socialdemocrazia che nasce e prospera in
parallelo a Bismarck ed al bismarckismo, cioè la burocrazia
social-militarista tedesca, di cui è appendice) ha una tipica struttura
militare e militarista. È pensato ed implementato da Polizie Segrete militari.
A.Hitler lo scoprono, montano e spingono su i Servizi militari germanici,
ovviamente col consenso dell’industria di guerra ed, ancor più, degli
anglo-americani, per quel che possano contare gli statunitensi in queste cose.
È la logica solita: se vuoi la guerra devi prima fabbricarti il nemico. Gli
inglesi se lo fabbricano.
Il manipolato è
sempre nettamente più ingenuo del manipolante. Se nel manipolante tutto è
falsità interessata, magari il manipolato disperato cerca di dire le cose come
stanno, quando pensa di avere l’interesse a farlo, anche se viene
inevitabilmente silenziato, almeno rispetto alle vaste masse. Non che cambierebbe
nulla se non fosse silenziato. In politica ed in guerra, la verità non ha alcun
ruolo. Il pidocchio obbedisce a chi dia gli ordini. I discorsi non è vero
servano ad alcunché. Sono energie sprecate. Le messe in latino non diminuiscono
il numero dei fedeli/seguaci. L’intellettuale pensa che il suddito debba
ricevere delle spiegazioni convincenti e suadenti. Ma non è vero. Il pidocchio
obbedisce sia perché è tale, sia perché al potere è difficile resistere. Quando
i sovietici facevano gli sminamenti facendo correre le loro truppe sui campi
minati, chi riceveva l’ordine non poteva scantonare, a meno che non si fosse
sottratto prima, molto prima, alla possibilità di trovarsi nella posizione di
carne da macello.
Non a caso, la
Gruber ridicolizza e falsifica il discorso del Cancelliere tedesco
dell’11/12/1941, dove lo stesso ridice di essere stato obbligato alla guerra di
Russia dall’imminente attacco sovietico scongiurato da quello tedesco. La
rimozione della Polonia, ha portato la Germania a contatto con le Russie e
dunque creato le condizioni per essere attaccata da quel lato. Non a caso, pur
occupata dai tedeschi e dai russi, gli inglesi dichiarano guerra solo alla
Germania. A quel punto, la Germania è sottoposta all’iniziativa inglese contro
cui non può fare nulla se non agitarsi incaprettandosi sempre di più. Gli
inglesi regalano ai russi, o così fingono a livello riservato coi russi,
l’intera Europa. Mentre i russi stanno spostando e dislocando le truppe per
l’attacco, gli inglesi avvisano i tedeschi sì che loro vengano poi dipinti come
gli aggressori. Quando, con aiuto anglo-americano, i russi riprendono
l’iniziativa grazie anche ai motori dei mezzi tedeschi che restano bloccati per
assenza di carburanti e lubrificanti per bassissime temperature, gli inglesi
regalano alle Russie mezza Europa, questa volta ufficialmente, con trattati, od
atti formali o di valore formale. Appena costituito l’Impero Sovietico su mezza
Europa, gli inglesi ricorrono alla sceneggiata della cosiddetta Guerra Fredda,
contro i già alleati rei di nulla visto che l’Impero Sovietico si crea secondo
i piani inglesi, per congelare mezza Europa nel sottosviluppo e dunque ancora
meglio controllare la ormai distrutta Germania da loro assoggettata. Tuttora,
le Polizie Segrete tedesche sono sotto controllo anglo-americano. La
sceneggiata inglese della Guerra Fredda formalizza ulteriormente e rafforza il
congelamento di mezza Europa sotto dominio sovietico.
La Gruber propone,
nel racconto, un dualismo tra i sentimenti o supposti tali [in realtà è spesso
solo piacere materiale], e poi il principio di realtà per cui chi sembrerebbe
avere o suscitare sentimenti [ma appunto è magari solo piacere - sesso] è al tempo stesso solo un automa
rispetto ad una macchina che non controlla ma da cui è controllato, controllato
e pure convinto di aderire ai voleri del Principe/Stato sulla base di una sua
qualche scelta personale, scelta che poi non v’è essendovi solo sottomissione
al potere cui non si può, né si vuole, resistere.
Vittima dell’insozzo
del cervello subito, la Gruber vaneggia attribuendo crimini gravissimi solo ai
tedeschi, quando gli stessi crimini li hanno commessi tutti. Genocidi ed
eutanasie si trovano, anche più gravi radicali di quelli tedeschi, nel campo
anglofono, come in altri di aree sviluppate e non. L’Impero Britannico li
pratica correntemente contro nativi e contro malati. I nativi ostacolano la
colonizzazione, o sono comunque percepiti come gli sconfitti da rimuovere. I
malati ed inattivi sono costi.
Quando si è stati
convinti a credere nel male da una parte e nel bene dall’altra, si vaneggia
come fa la Gruber. Ciò che racconta sulla base delle sue ricerche familiari e
nazionali [del Südtirol] è interessante. È quando ricorre alla stigmatizzazione
che diviene falsa. Condanna per approvare, tacendoli, i crimini commessi dai
‘buoni’.
Scriviamo questo
per ‘simmetria’, cioè per aderenza alla realtà dei fatti, non per schieramenti
o preferenze che non abbiamo. Il conformista e l’obbediente agli ordini sono
largamente maggioritari ovunque e strumenti di tutti i crimini degli Stati. Chi
se ne sottragga è una rarità.
Un altro falso
opportunistico dell’autrice è su via Rasella. La strage la fa il PCI ma per
fare assassinare coloro che sono detenuti, che sono di organizzazioni concorrenti.
Per cui quel ‘comunisti’, sinonimo di PCI scritto senza altre specificazioni,
messo in testa alla non-lista delle appartenenze delle vittime delle Ardeatine
è una di quelle solite falsificazioni del tutto volontarie e del tutto
opportunistiche, evidentemente diletto della Gruber.
Fumettistica la
conclusione della guerra, come rappresentata dalla Gruber. Ma il lettore di
fantasie e spiritosaggini pseudo-giornalistiche se la godrà certamente. Se no,
non importa.
No, come le altre
mie, non è una recensione, tanto meno di quelle che concludano col consiglio di
leggere o meno l’oggetto dei propri commenti. A me il libro è piaciuto, come in
genere mi piacciono tutte le letture, sennò le evito magari in corso d’opera.
L’autrice riporta sue esperienze familiari ricostruite con ricerche sul campo.
La parte romanzata e le considerazioni ideologizzate non intaccano, o non
sminuiscono, il lavoro micro-storico della Gruber.
Anche lo storico o
pseudo-storico dei documenti che cosa ha o fa di più? Può solo dire: “I
documenti che ho visto dicono, o sembrano dire, questo...” Senza ora entrare in
questioni di metodologia storica che molti storici ufficiali/accademici neppure
si pongono, lo storico ufficiale/accademico la risolve con un: “Quello che
scrivo non mi metterà contro il Potere, e posso pure conclamare che mi muovo
sull’accettato e, per il resto eventualmente innovativo od approfonditivo, su
dei documenti.” Beh, c’è pure chi inventa, e le sbaglia clamorosamente, e
nessuno gli/le dice nulla, magari anche solo per disinteresse, o per
solidarietà di casta, di categoria, cioè mafiosa.
Gruber, L., Tempesta, RCS Libri, Milan, Italy, 2014.