Letter
from Lhasa, number 366. Il Delfino in Bicicletta
by Roberto Abraham Scaruffi
Mugnai, C., Il Delfino in Bicicletta, Giunti
Editore, Italy, 2014.
(Mugnai 2014).
Chiara Mugnai
Una ventenne che
scrive di una ventenne. A cosa pensa una ragazza di venti anni? Pensa solo a
quella cosa lì. Qui scrive di una lasciata dal ragazzo e che continua a
pensarlo. Ah, la butta sul pudico. Ma, in sottofondo, sta solo quella cosa lì.
Prima la aveva. Ora è restata senza perché il ragazzo si è stufato, stufato di lei,
ed è dunque sparito, verosimilmente verso altri lidi.
La ragazza scriveva
su un taccuino. Quasi pieno, lo ha lasciato in un bar, il bar che solitamente
frequentava. Poi non s’è più vista. Il barista, un ragazzo, studente
universitario come la ragazza, alla fine lo legge, incitato dal padrone del
bar, un cugino, che non si era fatto tanti problemi e lo aveva leggiucchiato
quasi subito irridendo, con lui, le parole che aveva scorso. Di qui inizia
l’inseguimento per vedere di ritrovare la ragazza, se non altro per restituirle
il suo scritto. Questo è quel che si dice. Ma v’è evidentemente dell’altro.
Anche un ragazzo, ventenne, pensa solo a quella cosa lì, che poi la metaforizzi
o meno. Riesce a trovarla, ed a farsi trovare, grazie ad un cervellotico serial
letterario su youtube! Lei va al bar dove lui lavora e lui le dichiara, in
apparenza ricambiato, il suo amore. ...No, è solo un sogno, un incubo. Con lei
che si risveglia da un coma dopo che è caduta/gettata in una scarpata. Lei si
era immaginata, in parte, del taccuino e di tutto il resto. Anzi, non solo un
sogno, ma solo per aspetti secondari. Qualcosa era successo anche nella realtà.
Il taccuino abbandonato esisteva. Pure altro. Mentre lei era in coma, il
ragazzo del bar è transitato veramente da lì, dall’ospedale e da dove giaceva
lei. Solo che lui, come rivela a lei, è gay. Lei gli è simpatica, ne è attratto
spiritualmente, le è amico ma non pensa, con lei e con le ragazze, a quella
cosa lì.
Tra luoghi comuni e
cazzeggi giovanili, la narrazione procede piacevolmente. Anche piuttosto
irrealistica direi. Le lunghe, continue, infinite discussioni sul senso delle
cose non portano molto lontano un ragazzo ed una ragazza che, se si sentono
reciprocamente attratti, lo son per altre cose, non perché un “confronto
ideologico” si concluda con successo reciproco. Essì, perché subito subentra,
per circostanze varie, un altro ragazzo che pensa a quella cosa lì ed è
interessato a concludere con lei, con la ragazza ‘scrittrice’, pure studentessa
in campo tecnico-scientifico, ed uscita dal coma.
Cristina, la protagonista del racconto, pensa anche lei solo a quella cosa
lì. Ma fa parte della categoria che ne ha, nel contempo, timore. Di quelle che
si fanno troppi problemi. O così fa sembrare. Di qui protratte discussioni per
conquistarsi spiritualmente. Lo ripetiamo: non funziona così.
Il romanzo è di quelli a lieto fine, anche se non entra nei dettagli per
cui, il lieto fine, lo fa solo intravedere. Le coincidenze, interconnessioni ed
intrighi creati dall’autrice potete scoprirveli leggendolo. Non so se siano
realistici. Valutazioni su ciò sono, infine, del tutto soggettive. Seppure, se
un autrice li ha immaginati, magari pure vissuti, ben lo saranno.
Non mi interessa
discutere se Chiara Mugnai sia una nuova e promettente autrice, o se solo per
chissà quale circostanza o sua fortuna del momento abbia vinto un concorso
letterario della casa editrice che poi la ha pubblicata. Mi è caduto l’occhio
sui commenti più differenti, relativamente all’autrice, su come scrive.
Un editore ti
pubblica ed ecco che sei, per definizione, autore riconosciuto. Ti pubblica uno
scritto. Poi, inevitabilmente, di solito, te ne pubblicherà o ne pubblicherai
probabilmente altri. Buon per lei. A noi non toglie nulla.
Mugnai, C., Il Delfino in Bicicletta, Giunti
Editore, Italy, 2014.