20 January 2015

Letter from Lhasa, number 363.
La cipolla di Tropea

Letter from Lhasa, number 363. La cipolla di Tropea
by Roberto Abraham Scaruffi

Defilippi, A., Per una cipolla di Tropea, Mondadori, Milan, Italy, 2012.
(Defilippi 2012).
Alessandro Defilippi


Le cipolle di Tropea sono le cipolle rosse, quelle che cuociono più rapidamente delle bianche per cui sono vantaggiose per talune preparazioni culinarie, come le pizze, che richiedono una cottura veloce. Vi sono anche alcune differenze di sapore e, più in generale, chimiche, rispetto alle cipolle bianche.

Il racconto, di una cinquantina di pagine nell’edizione cartacea, si macina rapidamente e con piacere, ...fino alla trovata finale, un po’ politicantica e che fa cadere i cosi.

Qualcuno uccise un tizio accoltellandolo su una barca nel mare. Poi si diresse con la stessa verso un’imbarcazione più grande [si capirà poi che doveva caricare armi per i terroristi algerini] su cui si imbarcò dimenticandosi la propria bisaccia sulla barca col cadavere. Questa con questo fu trovata in secca a Boccadasse, antico borgo marinaro di Genova, nel quartiere di Albaro.

Nella tasca destra dei pantaloni del cadavere fu trovata un’automatica francese, una 7.65-lungo, Mle-1935-A col silenziatore, che aveva sparato di recente e dal cui caricatore mancavano due pallottole. Nella bisaccia militare perduta dall’accoltellatore c’erano una pagnotta e due cipolle rosse.

L’uomo ritrovato morto aveva ammazzato, con la pistola silenziata, un commerciante algerino col figlio maggiore, a Genova, nel magazzino del loro negozio di frutta e verdura. Il figlio maggiore era sotto tortura quando era sopraggiunto il padre. Di lì il duplice omicidio. Il figlio minore aveva a sua volta successivamente ammazzato lo sparatore a coltellate.

Quando i due carabinieri scoprono i due cadaveri, sopraggiungono due killers che riescono a sganciarsi, con uno di questi che resta ferito, dopo avere aperto il fuoco con armi silenziate dello stesso calibro di quella rinvenuta sul cadavere, verosimilmente egualmente delle automatiche Mle-1935-A. Si scopre dopo che i due killers sono due funzionari della polizia, o di una qualche polizia, francese, o tali si dichiarano. Due mandati dal governo francese per occuparsi, in via esclusiva, delle indagini sul caso. In realtà, sia i due che l’ammazzato sono dello SDECE, polizia segreta, alias branca terroristica, del governo francese.

Intanto [siamo ancora ai tempi, nel dopoguerra, dell’Algeria colonia francese], in relazione ai tre omicidi, il governo francese ha già chiamato quello italiano che ha allertato i comandi dei carabinieri. Questioni di Stato. Per cui, il comando di legione, il cui generale telefona al colonnello dei carabinieri di Genova che ha la responsabilità dell’indagine [dato che chi ha ritrovato la barca col primo cadavere rinvenuto si è rivolto ai CC e non alla PS], rimuove quest’ultimo da ogni attività investigativa perché il tutto passa a due funzionari del governo francese, due della polizia di Mentone, o tali si dicono. Ordini. Nessuna spiegazione. Per il colonnello dei CC di Genova sono due dello SDECE. Anzi, tre. Pure quello accoltellato. 

Alla fine, compare nientemeno che Ahmed Ben Bella che, coi carabinieri già partigiani,... Da far morir dal ridere...

Beh, leggetevelo!

Qui, nell’epilogo, con Ben Bella, qualche tinta delle fissazioni dell’autore era già emersa in precedenza coi carabinieri ex-partigiani, passiamo dalla letteratura alla montatura propagandistica.

Il governo italiano ha effettivamente promosso ed aiutato il terrorismo algerino, su incarico inglese, ma in tutt’altra maniera, ed in modo del tutto segreto, segretissimo. Per la coreografia ed armi di contorno, come fumogeni per i traffici veri, mobilitarono nientemeno che i Maitan-Mandel, ovviamente tagliando fuori i ‘rivoluzionari’ di madrelingua francese. L’Impero opera a questo modo e si serve pure dei suoi [non ne esistono altri!] ‘rivoluzionari’, quando servono. Vengono messi sul mercato proprio per quello! Fascisti e comunisti, non meno di tutti gli altri ‘moderati’ [esistono davvero?!] inclusi, fanno i clown del grande gioco dell’Impero e sono dallo stesso mobilitati per gli shows a seconda delle esigenze del momento.

L’autore vive, ovviamente, in un altro mondo. Ma il racconto scorre egualmente bene.



Defilippi, A., Per una cipolla di Tropea, Mondadori, Milan, Italy, 2012.