Letter
from Lhasa, number 345. Operazione
Grifone
by Roberto Abraham Scaruffi
Nordio, C., Operazione Grifone, Mondadori, Milano,
Italy, 2014.
(Nordio 2014).
Carlo Nordio
Qui siamo tra il
romanzo storico e la storia possibile, dunque su eventi reali, ed in parte
possibili, e con personaggi in gran parte reali, presentata in forma romanzata.
La storia è quasi tutta vera, dice l’autore, che aggiunge che la parte non
documentata è altamente verosimile.
Può essere il modo
migliore, o uno dei modi migliori, di fare storia. Con una riserva che
evidenzio alla fine, sul caso specifico. Direi dunque che ciò l’autore enuncia
è possibile più che verosimile. Anzi, logicamente non tiene. Tuttavia è
possibile. Dunque potrebbe essere tutto vero.
Il modo migliore di
scrivere di storia, alla larga dagli pseudo storici castrati dall’accademia del
sistema, è distinguere il verosimile ed il consistente dal semplicemente
possibile. Nordio va appena oltre. Godiamoci comunque il suo eccellente lavoro
letterario, o storico-letterario.
La storia solo sui
documenti, su quelli non censurati o non spariti, si riduce, molto spesso, a
quello conviene far vedere e dire, o a quello ti vogliono far vedere, dire,
pensare. La storia spesso venduta come solo sui documenti si riduce a quello
viene accettato, cioè voluto dal potere. Sono davvero pochissimi, ed in genere
perseguitati o silenziati, gli storici che si basino sull’accertato anziché sul
conveniente, sul comandato dal potere.
Una tecnica
possibile di fare storia è ricorrere alla narrazione. C’è chi usa questo metodo
per inventare, per cui si ricade in quello gradito al potere e presentato pure
in forma leggera, magari ancora più gradevole, nella forma, dei ‘mattoni’ da
manuali scolastici. C’è chi lo usa invece per andare oltre la presentazione
formale e calarsi meglio nei protagonisti che sono poi coloro fanno vivere la
storia. Tralasciamo la questione di chi poi faccia davvero la storia, se mai
qualcuno la faccia davvero.
Vediamo cosa ne
cavi l’autore dal fare lo storico con lo spirito, col genio, dell’autore, del
letterato, di chi voglia vedere oltre, di più, meglio, più a fondo ed in
dettaglio.
Operazione Grifone è una operazione speciale dietro le linee, o
oltre le linee (dipende dalla prospettiva ottica), condotta con logica di
guerriglia/terroristica, realizzata dai tedeschi quando gli Alleati sono già
sul suolo francese ed avanzano, o tentano di avanzare, verso la Germania, anzi
vi hanno già messo piede. Geniale, ma quando poi le armate tedesche sono
paralizzate o tarpate, per esempio dall’insufficienza dei carburanti, serve
solo a ritardare, o tentare di ritardare, la sconfitta inevitabile. Il mito
delle “armi segrete” è quello che è: propaganda. Pure gli anglo americani
lavoravano ad “armi segrete” ed utilizzando pure intelligenze ebraiche di cui
la Germania si era invece voluta privare.
A.Hitler, con la
stessa invenzione del nazismo, è un’operazione del blocco militarista tedesco
con appoggio anglo-americano. Un attore visionario trovato e manipolato dall’Intelligence militare tedesca, con
cooperazione inglese, se ne rendano sempre conto o meno in Germania tutti
coloro avrebbero dovuto sapere. La Germania (cioè le oligarchie la controllano:
militari, burocratiche, private) si illude di poter uscire dalla sconfitta
bellica, non drammatica in realtà, col riarmo, mentre gli inglesi hanno bisogno
di un’altra guerra per distruggere una Germania che non sono riusciti a
liquidare con la troppo corta, e di fatto non risolutiva, IGM. Il militarismo
tedesco fa solo il gioco degli inglesi.
Gli inglesi se la
giocano decisamente meglio, anzi ottimamente per quelli sono i loro obiettivi
[in ogni continente vanno all’assalto della potenza principale del momento – le
creano, le distruggono, le creano e le distruggono per annichilire tutto e
tutti, il resto del mondo, “il nemico”, per loro], perché incaprettano la
Germania in una guerra totale per cui non è preparata, mentre hanno pure
riarmato le Russie con “l’industrializzazione forzata”, una banale economia di
guerra permanente col miraggio di occupare tutta l’Europa, e non solo, per
ripagarsi, o illudersi di ripagarsi, da decenni di lavori forzati e terrore.
Un destino curioso,
per quanto poi succedano sempre tali intoppi nella storia reale, quello del
colpo di Stato bolscevico, montato dalla Germania e che finisce per creare un
regime che si rivolge nuovamente verso gli alleati della IGM e contro la
Germania aveva creato il nuovo potere ‘comunista’. Tanto per isterizzare ed
indebolire l’effimero riarmo tedesco, ecco che
viene inventata, con cooperazione sionista statunitense e con gradimento
inglese, la persecuzione contro gli ebrei. Ciò indebolisce anche le scienze, il
progresso tecnologico, dunque la stessa possibilità di poter mai vincere la
corsa per le “armi segrete”.
No, l’autore, per
quanto coltissimo su ciò tratta, non può fornire il quadro generale della sua
storia, o non nei termini noi qui abbiamo rapidissimamente tratteggiato. Altri
‘romanzieri’ hanno forse usato una chiave interpretativa generale simile a quella
cui abbiamo qui alluso ma per una soluzione più romanzata che per una specie di
storia-verità che è quel l’autore vuole qui rappresentare e rappresenta su un
episodio, o supposto tale, specifico. Lui dà ingredienti più riavvicinati.
...La via verso la sconfitta, pur con una Germania che si difende egregiamente,
il miraggio delle armi segrete ma per cui occorre qualche tempo (un anno, ci
dice), un’operazione devastante oltre le linee per rimediare alla debolezza
strategica tedesca e guadagnare questo anno necessario per poi vincere grazie
alla tecnologia. La cosa è un po’ fantasiosa, da parte tedesca, coi russi che
avanzano di fatto inarrestabili. E l’autore è anche abile, nel racconto, a
rappresentare la tipica disorganizzazione tedesca, la burocratizzazione ed i
formalismi inutili, che non riesce a competere con l’efficienza inglese
focalizzata sui risultati. Disciplinati ma disorganizzati, e pure un po’
infantili, colle gratificazioni di essere poi personalmente ringraziati e
medagliati dal Führer, il papà indiscusso ed indiscutibile, almeno per le vaste
plebi.
L’eccellenza
inglese nel campo delle operazioni speciali, ed anche negli altri, contro il
semplicismo statunitense è ben enfatizzato. Gli anglo-americani sono
rappresentati umanamente in chiave decisamente più positiva dei tedeschi, per
quanto a scavare, cioè a leggere con attenzione e spirito critico, si possa
notare una ricerca dell’autore su questo punto. O è solo timidezza euristica ed
altra. Non è né rozzo né un semplicista. Evidenzia la maggiore spietatezza dei
servi, dei collaborazionisti, rispetto a quella delle potenze imperiali. Anche
i vari personaggi, i protagonisti storici, sono rappresentati con grande
realismo, con vera precisione storica che denota un vivido interesse ed anche un’eccellente
documentazione su quello sta riportando.
Emerge anche una
certa gentilezza, una decisa timidezza, da parte dell’autore, perché
rappresenta tutto in chiave non tropo negativa per nessuno. A volerla buttare
lì, non è importante, sembra di avere a che fare con un nazi ma pieno di
ossequio per chi abbia poi vinto la guerra ed è diventato il padrone anche
d’Italiozia, oltre che della stessa Germania.
L’Operazione Greif era estremamente
semplice, anche se poi l’inferiorità strategica difficilmente viene rovesciata
da “armi segrete” e da “operazioni speciali”. Tra l’altro, gli USA avevano
organizzato una vera catena di montaggio per arrivare alla bomba atomica,
mentre i tedeschi rantolavano e pure tra i dogmi di parti di scienza
auto-proibitisi perché etichettati come “scienza ebraica”. Le operazioni
speciali sono utile complemento dell’eccellenza generale e generalizzata. Di
per sé non la sostituiscono. Con l’Operazione
Greif sarebbe stato paralizzato (un 48 ore nelle intenzioni o previsioni
tedesche) il comando Alleato, liquidando Eisenhower, mentre l’esercito tedesco
all’offensiva riarrivava al mare, ad Anversa, almeno secondo i piani.
Quando vi fosse
arrivato, e avesse dunque seminato un qualche disordine nelle forze alleate,
sarebbe stato per questo rovesciato il corso della guerra? Ah, già, i tedeschi
avrebbero guadagnato qualche tempo per le “armi segrete”, ma solo a ovest, non
ad est, per cui alla fine avrebbero solo favorito i russi. Beh, speravano che,
battuti gli anglo-americani con quell’offensiva (l’offensiva delle Ardenne di
fine 1944), questi avrebbero pure fermato i russi. A.Hilter, e con lui tutti
quelli attorno a lui, non aveva capito i termini della questione.
Avrebbero comunque
fatto a tempo, i tedeschi, anche se, magicamente, un colpo a ovest avesse mai
arrestato pure gli altri due fronti, quello italico-mediterraneo e quello
orientale? ...Una guerra vinta di scienza e di tecnologia, per quanto non è che
gli inglesi, e neppure gli americani, si facessero superare in campo scientifico
e tecnologico da una Germania pur con vette di eccellenza. E, in più, gli
Alleati avevano la forza produttiva statunitense e l’ampiezza mondiale
dell’Impero Britannico. Inoltre, i russi premevano dall’altro lato,
disorganizzati ed inferiori da tutti i punti di vista, quantità a parte, ma
forti che ai tedeschi mancavano i carburanti, pure altre materie prime
essenziali per gli armamenti, per cui non potevano usare appieno neppure la
loro stessa aviazione. Infatti, i russi, alla fine, avanzavano ed avanzano,
dopo le prime vittorie russe quando le FFAA tedesche, dopo la prima e
prodigiosa avanzata (le truppe russe erano in trasporto verso il fronte - i
tedeschi avevano prevenuto di una decina di giorni, o di qualche settimana
un’offensiva generalizzata sovietica che puntava ad occupare tutta l’Europa
centrale ed occidentale), erano state disfatte dalla banale mancanza di
lubrificanti, ed anche indumenti, per bassissime temperature. Emblematico il
caso di Stalingrado. I tedeschi avevano dimenticato gli accessori, i
lubrificanti in primo luogo, per le bassissime temperature per cui i loro mezzi
si bloccavano. Poi, quando ormai sono sulla difensiva, sarà la carenza di
carburanti a non permettere il pieno dispiegamento delle loro forze.
Tralasciamo pure la dispersione delle forze causata dal fardello italico. Con
l’Italia neutrale, la Germania sarebbe stata ben più forte, con FFAA più
concentrate, con fronti ridotti. La partecipazione italica alla guerra, come
loro alleato (ma che tenta di fare pure di testa propria andando di disastro in
disastro per cui dovrà sempre chiamare i tedeschi in supporto), produrrà solo
danni ai tedeschi, del tutto impreparati per una guerra totale nella quale si
fanno idiotamente trascinare dal genio strategico inglese.
Nella ricostruzione
di Nordio, Eisenhower viene salvato ad operazione già in corso e pressoché
riuscita solo perché viene rapito invece di essere subito ammazzato. Lo
avessero ammazzato subito, invece che seguire l’ordine primario di rapirlo se
possibile, per poi trasportarlo in Germania, non avrebbe potuto dare gli ordini
per arginare l’offensiva tedesca appena iniziata. Anche ciò si fosse
verificato, non sarebbero certo state rovesciate le sorti della guerra che
ormai si avviava alla conclusione con l’occupazione alleata della
Germania.
Il libro ben
evidenzia come, quando si sappia ormai di perdere, molti si preoccupino solo di
salvare se stessi. Questo, alla fine, non incide su questa specifica
operazione, almeno come Nordio la rappresenta. Fallisce solo per l’ordine di
rapire Eisenhower, e solo se ciò non è possibile di ucciderlo. Nordio presenta
un’avventurosa ricostruzione, od ipotesi. Quando Eisenhower è in pratica già
rapito, il tutto viene scompigliato da due agenti alleati che piombano
coll’auto sulla squadra tedesca che ormai dovrebbe solo sganciarsi con
Eisenhower da caricarsi sull’ambulanza predisposta per la fuga.
Siccome, se quello
Nordio narra è davvero successo, è tutto stato tenuto segreto, segretissimo,
per qualche insensata ragion di Stato, per qualche paranoia di regime, l’autore
avrebbe anche potuto essersi spinto troppo in là raccontandoci un episodio mai
verificatosi, o non in quei termini. Al contrario, potrebbe pure avere ben
rappresentato qualcosa che si è voluto, senza serie ragioni, coprire col
silenzio. Oppure l’operazione è stata fermata o si è fermata prima, per cui qui
è rappresentato solo quello che sarebbe potuto succedere.
In effetti, come si
può subordinare il successo di un’offensiva al contemporaneo rapimento od
assassinio del comandante in capo della parte avversa, evento per nulla certo?
O si attende la conferma del successo dell’operazione speciale, prima di
iniziare l’offensiva, oppure si deve essere realmente certi che una
molteplicità di operazioni speciali, e magari anche altre (un bombardamento),
garantisca l’eliminazione del capo del fronte avverso. Ma anche lì, di fronte
ad un’offensiva tedesca, gli anglo-americani sarebbero davvero restati senza un
capo unico, prima di intervenire per contrastarla? Eisenhower era davvero
insostituibile? Bastava uno sbandamento di un paio di giorni dei comandi
avversi per garantire il successo della propria offensiva? L’unico successo
vero, ma egualmente effimero perché su un solo fronte, sarebbe stato la
liquidazione delle forze angloamericane che, dalla Normandia, avevano occupato
la Francia, il Belgio e l’Olanda. Ma anche ciò non avrebbe cambiato le sorti
della guerra. E neppure, di molto, i tempi della sconfitta tedesca.
O l’autore è andato
troppo oltre, od ha comunque rappresentato un possibile scenario, oppure la
follia tedesca, od almeno quella del suo capo sopravvissuto al tentato golpe
militare del 20 luglio 1944, era davvero all’eccesso. Sebbene, alla fin fine,
di fronte alla sconfitta inevitabile, sia anche naturale giocarsi il tutto e
per tutto e soprattutto dove e quando possibile. Che è in effetti quello viene
fatto coll’offensiva delle Ardenne. Del resto, quando il nemico è disposto ad
accettare solo la resa incondizionata, lo si colpisce quando possibile anche se
la propria sconfitta è pressoché inevitabile. L’errore terribile dello Stato
tedesco è stato quello di farsi trascinare nella guerra totale voluta dagli
inglesi. Una volta incaprettati, ci si agita fino alla fine, per quanto avrebbe
più senso cercare di slegarsi ma magari non è possibile.
La dedica è una di
quelle stravaganze tra ragioni commerciali e mitomanie, è che nulla aggiunge,
né toglie, al pregio dell’opera letteraria e, forse, storica.
Nordio, C., Operazione Grifone, Mondadori, Milano,
Italy, 2014.