09 May 2014

Letter from Lhasa, number 345.
Operazione Grifone

Letter from Lhasa, number 345. Operazione Grifone
by Roberto Abraham Scaruffi

Nordio, C., Operazione Grifone, Mondadori, Milano, Italy, 2014.
(Nordio 2014).
Carlo Nordio


Qui siamo tra il romanzo storico e la storia possibile, dunque su eventi reali, ed in parte possibili, e con personaggi in gran parte reali, presentata in forma romanzata. La storia è quasi tutta vera, dice l’autore, che aggiunge che la parte non documentata è altamente verosimile.

Può essere il modo migliore, o uno dei modi migliori, di fare storia. Con una riserva che evidenzio alla fine, sul caso specifico. Direi dunque che ciò l’autore enuncia è possibile più che verosimile. Anzi, logicamente non tiene. Tuttavia è possibile. Dunque potrebbe essere tutto vero.   

Il modo migliore di scrivere di storia, alla larga dagli pseudo storici castrati dall’accademia del sistema, è distinguere il verosimile ed il consistente dal semplicemente possibile. Nordio va appena oltre. Godiamoci comunque il suo eccellente lavoro letterario, o storico-letterario. 

La storia solo sui documenti, su quelli non censurati o non spariti, si riduce, molto spesso, a quello conviene far vedere e dire, o a quello ti vogliono far vedere, dire, pensare. La storia spesso venduta come solo sui documenti si riduce a quello viene accettato, cioè voluto dal potere. Sono davvero pochissimi, ed in genere perseguitati o silenziati, gli storici che si basino sull’accertato anziché sul conveniente, sul comandato dal potere.

Una tecnica possibile di fare storia è ricorrere alla narrazione. C’è chi usa questo metodo per inventare, per cui si ricade in quello gradito al potere e presentato pure in forma leggera, magari ancora più gradevole, nella forma, dei ‘mattoni’ da manuali scolastici. C’è chi lo usa invece per andare oltre la presentazione formale e calarsi meglio nei protagonisti che sono poi coloro fanno vivere la storia. Tralasciamo la questione di chi poi faccia davvero la storia, se mai qualcuno la faccia davvero.

Vediamo cosa ne cavi l’autore dal fare lo storico con lo spirito, col genio, dell’autore, del letterato, di chi voglia vedere oltre, di più, meglio, più a fondo ed in dettaglio.

Operazione Grifone è una operazione speciale dietro le linee, o oltre le linee (dipende dalla prospettiva ottica), condotta con logica di guerriglia/terroristica, realizzata dai tedeschi quando gli Alleati sono già sul suolo francese ed avanzano, o tentano di avanzare, verso la Germania, anzi vi hanno già messo piede. Geniale, ma quando poi le armate tedesche sono paralizzate o tarpate, per esempio dall’insufficienza dei carburanti, serve solo a ritardare, o tentare di ritardare, la sconfitta inevitabile. Il mito delle “armi segrete” è quello che è: propaganda. Pure gli anglo americani lavoravano ad “armi segrete” ed utilizzando pure intelligenze ebraiche di cui la Germania si era invece voluta privare.

A.Hitler, con la stessa invenzione del nazismo, è un’operazione del blocco militarista tedesco con appoggio anglo-americano. Un attore visionario trovato e manipolato dall’Intelligence militare tedesca, con cooperazione inglese, se ne rendano sempre conto o meno in Germania tutti coloro avrebbero dovuto sapere. La Germania (cioè le oligarchie la controllano: militari, burocratiche, private) si illude di poter uscire dalla sconfitta bellica, non drammatica in realtà, col riarmo, mentre gli inglesi hanno bisogno di un’altra guerra per distruggere una Germania che non sono riusciti a liquidare con la troppo corta, e di fatto non risolutiva, IGM. Il militarismo tedesco fa solo il gioco degli inglesi.

Gli inglesi se la giocano decisamente meglio, anzi ottimamente per quelli sono i loro obiettivi [in ogni continente vanno all’assalto della potenza principale del momento – le creano, le distruggono, le creano e le distruggono per annichilire tutto e tutti, il resto del mondo, “il nemico”, per loro], perché incaprettano la Germania in una guerra totale per cui non è preparata, mentre hanno pure riarmato le Russie con “l’industrializzazione forzata”, una banale economia di guerra permanente col miraggio di occupare tutta l’Europa, e non solo, per ripagarsi, o illudersi di ripagarsi, da decenni di lavori forzati e terrore.

Un destino curioso, per quanto poi succedano sempre tali intoppi nella storia reale, quello del colpo di Stato bolscevico, montato dalla Germania e che finisce per creare un regime che si rivolge nuovamente verso gli alleati della IGM e contro la Germania aveva creato il nuovo potere ‘comunista’. Tanto per isterizzare ed indebolire l’effimero riarmo tedesco, ecco che  viene inventata, con cooperazione sionista statunitense e con gradimento inglese, la persecuzione contro gli ebrei. Ciò indebolisce anche le scienze, il progresso tecnologico, dunque la stessa possibilità di poter mai vincere la corsa per le “armi segrete”.     

No, l’autore, per quanto coltissimo su ciò tratta, non può fornire il quadro generale della sua storia, o non nei termini noi qui abbiamo rapidissimamente tratteggiato. Altri ‘romanzieri’ hanno forse usato una chiave interpretativa generale simile a quella cui abbiamo qui alluso ma per una soluzione più romanzata che per una specie di storia-verità che è quel l’autore vuole qui rappresentare e rappresenta su un episodio, o supposto tale, specifico. Lui dà ingredienti più riavvicinati. ...La via verso la sconfitta, pur con una Germania che si difende egregiamente, il miraggio delle armi segrete ma per cui occorre qualche tempo (un anno, ci dice), un’operazione devastante oltre le linee per rimediare alla debolezza strategica tedesca e guadagnare questo anno necessario per poi vincere grazie alla tecnologia. La cosa è un po’ fantasiosa, da parte tedesca, coi russi che avanzano di fatto inarrestabili. E l’autore è anche abile, nel racconto, a rappresentare la tipica disorganizzazione tedesca, la burocratizzazione ed i formalismi inutili, che non riesce a competere con l’efficienza inglese focalizzata sui risultati. Disciplinati ma disorganizzati, e pure un po’ infantili, colle gratificazioni di essere poi personalmente ringraziati e medagliati dal Führer, il papà indiscusso ed indiscutibile, almeno per le vaste plebi.  

L’eccellenza inglese nel campo delle operazioni speciali, ed anche negli altri, contro il semplicismo statunitense è ben enfatizzato. Gli anglo-americani sono rappresentati umanamente in chiave decisamente più positiva dei tedeschi, per quanto a scavare, cioè a leggere con attenzione e spirito critico, si possa notare una ricerca dell’autore su questo punto. O è solo timidezza euristica ed altra. Non è né rozzo né un semplicista. Evidenzia la maggiore spietatezza dei servi, dei collaborazionisti, rispetto a quella delle potenze imperiali. Anche i vari personaggi, i protagonisti storici, sono rappresentati con grande realismo, con vera precisione storica che denota un vivido interesse ed anche un’eccellente documentazione su quello sta riportando.

Emerge anche una certa gentilezza, una decisa timidezza, da parte dell’autore, perché rappresenta tutto in chiave non tropo negativa per nessuno. A volerla buttare lì, non è importante, sembra di avere a che fare con un nazi ma pieno di ossequio per chi abbia poi vinto la guerra ed è diventato il padrone anche d’Italiozia, oltre che della stessa Germania.  

L’Operazione Greif era estremamente semplice, anche se poi l’inferiorità strategica difficilmente viene rovesciata da “armi segrete” e da “operazioni speciali”. Tra l’altro, gli USA avevano organizzato una vera catena di montaggio per arrivare alla bomba atomica, mentre i tedeschi rantolavano e pure tra i dogmi di parti di scienza auto-proibitisi perché etichettati come “scienza ebraica”. Le operazioni speciali sono utile complemento dell’eccellenza generale e generalizzata. Di per sé non la sostituiscono. Con l’Operazione Greif sarebbe stato paralizzato (un 48 ore nelle intenzioni o previsioni tedesche) il comando Alleato, liquidando Eisenhower, mentre l’esercito tedesco all’offensiva riarrivava al mare, ad Anversa, almeno secondo i piani.

Quando vi fosse arrivato, e avesse dunque seminato un qualche disordine nelle forze alleate, sarebbe stato per questo rovesciato il corso della guerra? Ah, già, i tedeschi avrebbero guadagnato qualche tempo per le “armi segrete”, ma solo a ovest, non ad est, per cui alla fine avrebbero solo favorito i russi. Beh, speravano che, battuti gli anglo-americani con quell’offensiva (l’offensiva delle Ardenne di fine 1944), questi avrebbero pure fermato i russi. A.Hilter, e con lui tutti quelli attorno a lui, non aveva capito i termini della questione.

Avrebbero comunque fatto a tempo, i tedeschi, anche se, magicamente, un colpo a ovest avesse mai arrestato pure gli altri due fronti, quello italico-mediterraneo e quello orientale? ...Una guerra vinta di scienza e di tecnologia, per quanto non è che gli inglesi, e neppure gli americani, si facessero superare in campo scientifico e tecnologico da una Germania pur con vette di eccellenza. E, in più, gli Alleati avevano la forza produttiva statunitense e l’ampiezza mondiale dell’Impero Britannico. Inoltre, i russi premevano dall’altro lato, disorganizzati ed inferiori da tutti i punti di vista, quantità a parte, ma forti che ai tedeschi mancavano i carburanti, pure altre materie prime essenziali per gli armamenti, per cui non potevano usare appieno neppure la loro stessa aviazione. Infatti, i russi, alla fine, avanzavano ed avanzano, dopo le prime vittorie russe quando le FFAA tedesche, dopo la prima e prodigiosa avanzata (le truppe russe erano in trasporto verso il fronte - i tedeschi avevano prevenuto di una decina di giorni, o di qualche settimana un’offensiva generalizzata sovietica che puntava ad occupare tutta l’Europa centrale ed occidentale), erano state disfatte dalla banale mancanza di lubrificanti, ed anche indumenti, per bassissime temperature. Emblematico il caso di Stalingrado. I tedeschi avevano dimenticato gli accessori, i lubrificanti in primo luogo, per le bassissime temperature per cui i loro mezzi si bloccavano. Poi, quando ormai sono sulla difensiva, sarà la carenza di carburanti a non permettere il pieno dispiegamento delle loro forze. Tralasciamo pure la dispersione delle forze causata dal fardello italico. Con l’Italia neutrale, la Germania sarebbe stata ben più forte, con FFAA più concentrate, con fronti ridotti. La partecipazione italica alla guerra, come loro alleato (ma che tenta di fare pure di testa propria andando di disastro in disastro per cui dovrà sempre chiamare i tedeschi in supporto), produrrà solo danni ai tedeschi, del tutto impreparati per una guerra totale nella quale si fanno idiotamente trascinare dal genio strategico inglese.   

Nella ricostruzione di Nordio, Eisenhower viene salvato ad operazione già in corso e pressoché riuscita solo perché viene rapito invece di essere subito ammazzato. Lo avessero ammazzato subito, invece che seguire l’ordine primario di rapirlo se possibile, per poi trasportarlo in Germania, non avrebbe potuto dare gli ordini per arginare l’offensiva tedesca appena iniziata. Anche ciò si fosse verificato, non sarebbero certo state rovesciate le sorti della guerra che ormai si avviava alla conclusione con l’occupazione alleata della Germania.   

Il libro ben evidenzia come, quando si sappia ormai di perdere, molti si preoccupino solo di salvare se stessi. Questo, alla fine, non incide su questa specifica operazione, almeno come Nordio la rappresenta. Fallisce solo per l’ordine di rapire Eisenhower, e solo se ciò non è possibile di ucciderlo. Nordio presenta un’avventurosa ricostruzione, od ipotesi. Quando Eisenhower è in pratica già rapito, il tutto viene scompigliato da due agenti alleati che piombano coll’auto sulla squadra tedesca che ormai dovrebbe solo sganciarsi con Eisenhower da caricarsi sull’ambulanza predisposta per la fuga.

Siccome, se quello Nordio narra è davvero successo, è tutto stato tenuto segreto, segretissimo, per qualche insensata ragion di Stato, per qualche paranoia di regime, l’autore avrebbe anche potuto essersi spinto troppo in là raccontandoci un episodio mai verificatosi, o non in quei termini. Al contrario, potrebbe pure avere ben rappresentato qualcosa che si è voluto, senza serie ragioni, coprire col silenzio. Oppure l’operazione è stata fermata o si è fermata prima, per cui qui è rappresentato solo quello che sarebbe potuto succedere.

In effetti, come si può subordinare il successo di un’offensiva al contemporaneo rapimento od assassinio del comandante in capo della parte avversa, evento per nulla certo? O si attende la conferma del successo dell’operazione speciale, prima di iniziare l’offensiva, oppure si deve essere realmente certi che una molteplicità di operazioni speciali, e magari anche altre (un bombardamento), garantisca l’eliminazione del capo del fronte avverso. Ma anche lì, di fronte ad un’offensiva tedesca, gli anglo-americani sarebbero davvero restati senza un capo unico, prima di intervenire per contrastarla? Eisenhower era davvero insostituibile? Bastava uno sbandamento di un paio di giorni dei comandi avversi per garantire il successo della propria offensiva? L’unico successo vero, ma egualmente effimero perché su un solo fronte, sarebbe stato la liquidazione delle forze angloamericane che, dalla Normandia, avevano occupato la Francia, il Belgio e l’Olanda. Ma anche ciò non avrebbe cambiato le sorti della guerra. E neppure, di molto, i tempi della sconfitta tedesca.

O l’autore è andato troppo oltre, od ha comunque rappresentato un possibile scenario, oppure la follia tedesca, od almeno quella del suo capo sopravvissuto al tentato golpe militare del 20 luglio 1944, era davvero all’eccesso. Sebbene, alla fin fine, di fronte alla sconfitta inevitabile, sia anche naturale giocarsi il tutto e per tutto e soprattutto dove e quando possibile. Che è in effetti quello viene fatto coll’offensiva delle Ardenne. Del resto, quando il nemico è disposto ad accettare solo la resa incondizionata, lo si colpisce quando possibile anche se la propria sconfitta è pressoché inevitabile. L’errore terribile dello Stato tedesco è stato quello di farsi trascinare nella guerra totale voluta dagli inglesi. Una volta incaprettati, ci si agita fino alla fine, per quanto avrebbe più senso cercare di slegarsi ma magari non è possibile. 

La dedica è una di quelle stravaganze tra ragioni commerciali e mitomanie, è che nulla aggiunge, né toglie, al pregio dell’opera letteraria e, forse, storica. 



Nordio, C., Operazione Grifone, Mondadori, Milano, Italy, 2014.