Letter
from Lhasa, number 347. Gabriel García Márquez - Del Amor y otros Demonios
by Roberto Abraham Scaruffi
García Márquez, G., Del Amor y otros Demonios, Editorial Sudamericana, Buenos Aires,
Argentina, 1994.
(García Márquez
1994).
Gabriel García Márquez
Gabriel García
Márquez è un tranquillo scrittore conservatore che ha avuto l’abilità di farsi
accreditare nel mondo letterario dai circuiti considerati di sinistra. Essendo
Cuba terra di puttane e di puttani (non differentemente da tutta l’America cosiddetta
latina - sottosviluppo e povertà non rendono migliori!), e restata tale col
colpo di Stato castrista, finanziato da oligarchie anglo-americane, non ha
avuto difficoltà a farsi ‘amico’ dei
Castro.
Il suo incedere
letterario è tradizionalissimo rispettando tutte le regole della grammatica e
della sintassi. Egualmente lo sono i suoi temi che non escono dagli stereotipi
correnti. La sua narrazione è avvincente ma non si avventura mai su terreni
eretici.
Nella sua opera,
qui commentata, si trova ottimamente riflessa la decadenza delle oligarchie
nell’area ispanica che è la decadenza delle basi stesse dell’Impero spagnolo e
della Spagna. L’autore si muove ottimamente anche a livello psico-sociologico.
Si veda l’affermazione che la menzogna di fronte al potere era una difesa
elementare degli schiavi e di coloro che con essi si identificavano, come era
il caso della figlia del marchese, di Sierva María, la protagonista del
racconto.
Oggi (beh questo
non c’entra col suo racconto, e lui non lo dice), post-schiavi, del tutto privati della loro
identità culturale originaria, mentono tra di loro mentre sono del tutto
sinceri di fronte al potere ed ai poteri di cui sono squallidi lecchini.
Sottosviluppi e povertà non rendono migliori. Anzi peggiorano gli umanoidi col
succedersi delle generazioni.
In questo racconto,
l’autore si sofferma sul magico e sul mistero ma mai oltre l’accettabile dal
cattolicesimo e dal potere, né da quello che poi si riduce ai lati sconosciuti
di altre culture come l’africana, inevitabilmente importate cogli schiavi,
prima di essere distrutte con l’assimilazione culturale degli schiavi
stessi.
Abrenuncio de Sa
Pereira Cao, il medico ebreo, o marrano, viene presentato come il migliore
della categoria medica locale, oltre che coltissimo, e, nel contempo, come
vanitoso, chiacchierone ed omosessuale (sebbene, sembrerebbe, solo
spiritualmente,o come stereotipo dell’autore, visto che non se ne hanno indizi
dai suoi comportamenti riportati od accennati nel libro).
Ne emerge una
Chiesa che si fa tutrice dell’ordine sociale intromettendosi nella vita, nella
malattia e nella morte. L’autore rappresenta il solito contrasto tra preti e
suore. Alla fine, la Chiesa è solo una federazione di tante entità differenti e
che lo restano, pur nell’unità conclamata.
Altro protagonista
della storia si rivela padre Cayetano Delaura, il promettente uomo di fiducia
del vescovo, don Toribio de Cáceres y Virtudes, che si innamora della
ragazzina, ne è infine ricambiato, e si danna, nel senso che si rovina la in-appparenza-inarrestabile
carriera di intellettuale della Chiesa con cui non può o non osa rompere. Del
resto, in un mondo dove la Chiesa è tutto o quasi, non è che fosse o sarebbe
stato facile, né forse neppure possibile.
L’autore si mantiene
comunque sul magico possibile, sia esso il demonio cattolico o dell’Africa
nera, od il buon senso ecumenico del medico ebreo o marrano, o semplicemente
gli accadimenti che non possono essere spiegati se non appunto come anomalie
rispetto a qualunque materialismo terrestre.
La ragazzina, del
resto cresciuta in un ambiente del tutto sconquassato, crea i suoi propri
demoni e la rabbia del morso del cane malato non la ha risparmiata, forse,
anche se si manifesta in modo differente da altri casi di contagio. Oppure non
aveva nulla e muore infine per altre cause, perché chi dice di curarla (i vari
praticoni da cui la porta il padre dopo che il medico ebreo gli ha detto che si
deve solo aspettare) la infetta e la suggestiona di dover essere
irrimediabilmente malata, lì pur nello spirito, e le produce malattia e
morte.
La solidarietà che
si crea tra Abrenuncio e Cayetano Delaura, due che si credevano
irrimediabilmente opposti e nemici, è tipica, o così si vorrebbe o vorrebbe
l’autore, di quando intellettuali puri si incontrino e si parlino e dunque
scoprano che le differenze supposte erano solo vano pregiudizio.
Il vescovo
percepisce il turbamento esistenziale al contatto con la ragazzina ed il
tradimento relativamente alle logiche malate dell’Inquisizione di Cayetano
Delaura, se ne sente personalmente tradito, lo allontana da sé e ne tronca la
carriera promettente. Un burocrate della Chiesa non poteva fare altrimenti. Se
mancano le fobie, crolla tutta la costruzione.
V’è pure la
rappresentazione di un Impero debole come lo spagnolo che deve lasciare al suo
braccio spirituale una larga autonomia di cui ovviamente esso abusa. Le
burocrazie che seguono solo loro logiche servono solo sé stesse, ed il potere
(quello che realmente sia - lì la decadenza ispanica), pur a carico di tutti.
Un eccessivo decentramento, sugli aspetti davvero contino, è tipico di regimi
sottosviluppisti. È il caso dell’Impero ispanico.
Gabriel García
Márquez ha capito il segreto del successo e lo ha messo in pratica. Oltre al
saper scrivere (ma chissà quanti che scrivono pure meglio che fine hanno fatto
in America Latina e nel mondo!), servire l’Impero sotto vesti di sinistra,
‘contro’, anziché, direttamente ed immediatamente, le sottosviluppiste e
predatorie oligarchie locali. Rende.
García Márquez, G., Del Amor y otros Demonios, Editorial Sudamericana, Buenos Aires,
Argentina, 1994.