17 July 2013

Letter from Lhasa, number 325.
Dolorosa Soror

Letter from Lhasa, number 325. Dolorosa Soror
by Roberto Abraham Scaruffi

Dugas, F., Dolorosa Soror, ES, 2013.
(Dugas 2013).
Florence Dugas


L’inizio è forse decadente. Ma essendo breve, non una dissertazione alla U.Eco, si è subito immersi nella narrazione.

Il sesso anale non è banalizzato, bensì arricchito dalla psicologia della dominazione-soggezione che prende il posto dei miti ideologizzanti della parità, oltre che con dettagli tecnici che sono altamente soggettivi, come è del resto altamente soggettivo costruire rapporti di dominazione-soggezione su perversioni o comunque su deviazioni dall’ordinarietà.

Da qui, si transita subito ad un’altra sodomizzazione, ma di strada ed omo, coi due protagonisti, gli amanti del sesso anale etero, come guardoni. Lei si eccita. Lui la risodomizza, questa volta per strada. Poco dopo, in corso d’opera, la passa ad un passante superdotato che si offre e che crede sia un culo maschile. Quando scopre che è una donna, gli si ammoscia. 

La narrazione continua a complicarsi in un intreccio sadomaso ed etero-omo, dove tutto si combina col solo fine del piacere non convenzionale ma attento ai misteri ed ai desideri nascosti, inconfessi, della psicologia umanoide.

Dal sadomaso etero, e poi sia etero che omo (femminile), la narrazione passa al sesso omo femminile dove le due femmine (entrambe sadomaso) interagiscono col maschio sadico.

Le perversioni e l’analità rendono ricco o possibile il piacere, sembra dire l’autrice. O forse è solo una tecnica per soddisfare gli amanti del genere. 

La conclusione è psicanalitica, esplicitamente tale. Come già suggerito prima della fine, violenze sessuali del padre sulle figlie anche giovanissime fondano perversioni successive delle stesse. Ed il sadismo, tuttavia meno efferato (nella narrazione), del protagonista maschile? No, di esso non vengono tentate spiegazioni. 

Come tutte le analisi di questo tipo, quella fornita è una delucidazione consistente, come ne sarebbero potute essere presentate varie altre, egualmente consistenti e possibili. 

Il suicidio (che in nota si suggerisce avrebbe potuto non essere tale) della terza protagonista permette all’autrice di concludere che di fronte alla morte (cui fa corrispondere accenti cristianamente salvifici per i sopravvissuti, o per uno/a od alcuni di essi), la vita continua, la vita di chi non sia ancora deceduto.

Il suicidio viene fatto divenire redenzione di chi continui a vivere, o così viene interpretato e vissuto da costoro, sembrerebbe, a seguire il filo di quel l'autrice propone. Salvo negare il fatto (il suicidio) con la nota che allude ad un possibile, o certo (una mancina che si suicida usando la mano destra!), omicidio.

L’interpretazione, come gli eventi siano soggettivamente vissuti, prevale sulla realtà. O, più banalmente, è la sopravvissuta che interpreta la morte dell'amata come sacrificio a beneficio di lei che le sopravvive.   



Dugas, F., Dolorosa Soror, ES, 2013.