28 March 2013

Letter from Lhasa, number 311.
Il Potere del Numero Sei


Letter from Lhasa, number 311. Il Potere del Numero Sei
by Roberto Abraham Scaruffi

Lore, P., Il Potere del Numero Sei, Editrice Nord, Italy, 2012.
(Lore 2012).
Pittacus Lore


Un’astronave ne ha portati sulla terra diciotto, nove + nove, i numerati ed i loro assistenti, nove Garde e nove Cêpan. La stessa dovrebbe riportarli indietro. Ora è nascosta da qualche parte sulla terra. I nove si sono celati in luoghi differenti del pianeta, ciascuno con relativo assistente. Hanno facoltà speciali, le eredità, che appaiono e si sviluppano col tempo. Ciascuno ha uno scrigno, da aprire un giorno, con cose misteriose in esso che danno ulteriori poteri. 

Si scopre poi che v’è stata un’ulteriore astronave, forse con una quindicina di ‘chimere’ e tre Cêpan, di sicuro con una neonata, forse con altri.

I Mogadorian danno la caccia ai nove per ucciderli e ne hanno già uccisi tre. L’uno, il due ed il tre, dato che possono ucciderli in modo sequenziale, secondo il numero ciascuno di loro è. I relativi assistenti sono pronti ad immolarsi per proteggere il relativo numerato.

“Pittacus Lore è il capo degli Antenati, gli anziani che governavano il pianeta Lorien prima della sua distruzione. Vive sulla Terra da dodici anni, preparandosi per la guerra che deciderà il destino dei Nove e, con loro, quello dell’intera umanità. Nessuno sa dove viva.”

Nello scrigno vi sono oggetti che danno altri poteri aggiuntivi quando uno è pronto. Poteri esterni e reificati, predisposti da qualcun altro.

La storia si sviluppa come in un film d’azione hollywoodiano Soliti pochi buoni contro un mare sterminato di cattivi. La fine è aperta. È una serie di libri. I buoni si stanno raggruppando forse per lo scontro finale.  

Stona il richiamo ad incantesimi, per soggetti provenienti da una civilizzazione superiore. L’autore non riesce evidentemente a costruire un magico meno banale. Gli allenamenti/preparazione sono lasciati relativamente sul vago. Macchinosa la faccenda dello scrigno con materiali ed oggetti che danno poteri speciali. Misterioso da dove arrivino i fondi se non si dice come eventuali poteri speciali permettano di accedere a, alias sottrarre da qualche parte, denaro e simili. Tipico comunque della filmografia hollywoodiana che eroi ed antieroi dispongano di mezzi illimitati. I dialoghi sono spesso da bar. Si poteva combinare la spontaneità adolescenziale di taluni protagonisti con qualche profonda conoscenza originale od innata. No, l’autore s’inventa solo il pianeta di buoni perché di sconfitti e sterminati, e di cattivi che sono tali solo perché vogliono uccidere la residua pattuglia di buoni in cerca di rivalsa. Non si capisce perché abbiano lasciato andar via (così sembrerebbe...) la pattuglia di residui buoni che hanno come sola missione quella di sterminare i numerosissimi cattivi che hanno segretamente colonizzato pure zone della terra, o comunque creato basi in esse. Il tutto sembra più concentrato sull’azione mentre manca un qualunque spessore culturale e psicologico. Il mito, un po’ ridicolo, del libro magico è qui sostituito dallo scrigno di oggetti variamente magici. Un semplice cambio formale.


Lore, P., Il Potere del Numero Sei, Editrice Nord, Italy, 2012. 

Letter from Lhasa, number 310.
Polyglot


Letter from Lhasa, number 310. Polyglot
by Roberto Abraham Scaruffi

Lomb, K., Polyglot. How I Learn Languages, TESL-EJ, 2008.
(Lomb  2008).
Kató Lomb


Passion and memory. Passion there is or there is not, or it may come in some way out. While memory can be progressively built. The more one uses it, the more it increases.

Not only. To claim to know a language one does not know and get and keep positions as a translator for this language, to register for advanced classes for languages one does not know, to review only a few days a language one needs to translate into and one only approximately knew, all that is for temerarious geniuses even if the author claims to have not had any gift for foreign languages. 
 
To study a language 10-12 hours for week seems reasonable for rapid progresses. Read what you want. Overall what you like, possibly literature, which actually is the most complex material in whatever language. But read and read in ‘your’ foreign language. Of course, try to penetrate the text and to catch the broad meaning, and the possible meaning of each word, instead of looking up every word in the dictionary.

The correct pronunciation and intonations of words and sentences are mysteries must be penetrated for learning and practising effectively a language. The author gives some advice about that. One have to understand the spirit of a language and interpret it. Easy to tell, not always easy to do.

Full immersion and deal with your foreign language without any shyness. Constantly be temerarious! Circumstances, and perhaps or certainly also other people, will always try to put you down. Go always up and forward, without worrying about anything and anybody. 

It is not true that people gifted in languages do not exist. There are people rapidly speaking a foreign language better than native speakers, and just studying it or even only practising it for a short time. Some people just listen, learn and talk (for ordinary people, the author profitably suggests a more book-founded approach, at least for the very first steps). There are people just rapidly reading a grammar or a manual of a new language and being able to speak it. I had notice of some of these chaps. Of course they are exceptions.

What is true is that there are not people unable to rapidly learn one or more foreign languages if they invest time studying it or them and, of course, they have the interest and determination to succeed. (Lomb  2008, p. 173) writes that invested time + interestedness = result. It is inevitable.

One can get the highest mark in a test while another student only a mediocre, or even a failed, one. Assimilation times are not equal relatively to different subjects. On the long run, constancy and interest can lead even the worst student to overcome the best one eventually not equally constant and interested in a certain language. Study for yourself and, at the same time, be secretly competitive even in a milieu of geniuses.

(Lomb  2008) suggests inhibition as a limiting factor. It wrongly puts ‘inhibition’ as denominator of the first part of the equation. It should eventually multiply the first part of its equation for (1 - inhibition), where inhibition should be between 0 and 100% (or less than 100%), alias between 0 and 1 (or less than 1).

Anyway, its aim is clear. Inhibition is the real limiting factor, or one of the possible limiting factors if intended, as the author does, as limitation in speaking. Since her profession, the author attributes a great importance to speaking. Finally, speaking is only one of the aspects of a language and of its learning process.    

To learn is decidedly better than reading books about learning. Age is not an obstacle. Some solid, initially just elementary, comprehension is central for building further achievement. “Great systems”, grammar included, eventually are late achievements, not starting points.   


Lomb, K., Polyglot. How I Learn Languages, TESL-EJ, 2008. 

Letter from Lhasa, number 309.
Ferrari & Testimone del Tempo


Letter from Lhasa, number 309. Ferrari & Testimone del Tempo
by Roberto Abraham Scaruffi

Biagi, E., Ferrari. Testimone del Tempo, Rizzoli Editore, Milan, Italy, 1980.
(Biagi 1980).
Enzo Biagi


Due libri, in un volume, del talvolta tanto discusso Biagi che visse tranquillo nell’Italietta democristo-socialisto-picciista-azionista-etc e degli Agnelli[-Mediobanca] & Co. che predavano felici i soldi di tutti, ma che poi reagì stizzito al “conflitto di interessi” dell’outsider gettatosi direttamente ed apertamente in politica nel gennaio 1994.

Prima (del 1994 o del 1992), non si era mai afflitto per interessi né per conflitti? Lasciamo ai biagiologi sì ardua questione. 

Anche leggendo questo libro, queste due opere, mi resta il dubbio, che è una valutazione, se il giornalista alla Biagi scopra le notizie oppure se semplicemente riporti quello altrove già creato. Accantoniamo la banalità che sia la realtà a creare le notizie.

La realtà non esiste. Bensì ne esistono le sue rappresentazioni. Le rappresentazioni sono possibili realtà. Se esiste una realtà oggettiva è questione filosofica di impossibile ed irrilevante soluzione.

Nella stessa fabbricazione della rappresentazione, esiste un livello che propone la notizia che altri divelli diffondono a livello di massa. I Biagi sono, almeno come giornalisti, come tutti “grandi nomi”, al livello dell’agitprop che si dirige sicuro nel cervello del lettore o dell’ascoltare finale.

Chessò, un apparato poliziesco-militar-giudiziario crea un colpevole che poi il giornalista diffonde come tale. È la notizia del giorno oppure giornalisti e loro editori potrebbero enfatizzare notiziole ecologiche e di salute, o esoteriche, come grande novità del giorno?

Non v’è nessuna notizia del giorno o del periodo che prema ineluttabile. Sono i vari apparati mediatici che, concordi o discordi, ti dicono che gli USA o gli UK siano stati attaccati sul loro territorio da pastori yemeniti che perfino interferivano con le comunicazioni presidenziali, oppure che i Bush-Cheney (e chi servivano) lo hanno messo in quel posto al popolino beone ordinando un mega massacro, oppure che non ne frega nulla di una cazzatina newyorkese o londinese dove qualche migliaio o qualche decina di persone sono finite al cimitero bensì che la grande notizia del momento sia la cattiva qualità delle arance od i pericoli dello zucchero, o che i consumi individuali vadano giù, e perché, sebbene il reddito ‘nazionale’ vada statisticamente sù, od i problemi esistenziali del passante casuale catapultati su uno schermo TV.     

The dream of Enzo Ferrari was to create cars. Ferrari immerge il lettore nel mondo delle gare auto e, specificatamente, nel mondo indicato dal titolo. Il lavoro è da storici. Il testo è denso, ricco di informazioni, sperando siano attendibili. Comunque lo sembrano, per cui il tutto appare ben confezionato. Sospettoso mi chiedevo se le domande da bar (da cliente ben informato ed appassionato) di Biagi fossero il modo proprio per creare una rappresentazione avvincente oppure se la stessa si creasse spontaneamente, per logica intima delle cose, pur da banali domande da bar. Il cronista basta in fondo che faccia parlare uno o vari personaggi e non importa che sia eventualmente ignorante purché non evidenzi di esserlo. Non è detto che uno storico, che costruisca tutto in modo favolistico, con una qualche logica interna decisa dallo storico stesso, possa fare un prodotto migliore o rendere un servizio migliore al lettore. Chi sarà poi il lettore? Uno che si addormenti sul libro appena aperto, che lo esibisca in biblioteca, a caccia di notizie, desideroso di una favoletta suadente, che stia preparandosi ad un esame o concorso su quelle cose? Chi può dirlo, a parte i dipartimenti marketing di grandi o ben organizzate case editrici?    

Testimone del Tempo si muove su personaggi, frammenti di interviste, che sono poi pezzi di storia. Una storia tutta particolare, forse. L’inizio è di interviste. Talune o varie, non tutte, sembrano un po’ sconclusionate. Colpa di chi risponde ovviamente. Sebbene Biagi non è che infierisca. Butta lì domande da bar e passa subito oltre. Sarà così che si fa il cronista. Sennò l’intervistato si picca e manda l’intervistatore a quel paese.

Vari pezzi restano sconclusionati. Vari intervistati improvvisano. E che non devono avere un grande spessore culturale od umano-narrativo se il risultato è quello.

Prezzolini dice delle cose.

Fo sgattaiola, butta lì castronerie e che pure sembrano tali. Peccato che non ‘confessi’ di essere stato un gappista che ha rischiato la vita mille volte in azione. No, ha denunciato chi, dicendo la verità, ha raccontato che era volontario delle FFAA della RSI. “I partigiani” hanno solidarizzato con lui, ovviamente. Mitomanie a parte, quando parla di politica, o storia che sia, si vede che non c’è. Lo è o lo fa? Uno fa il comico, il giullare, il giullare militante. Ma non è che riesca a fingere di essere un militante. Vorrebbe, ma... Perché, uno e meglio se è o si dichiara militante?! ...Mintomanie... Ottimo a far ridere. Perché cerca si fingersi ‘Napoleone’? Penoso. Biagi non trova in lui “conflitti di interesse”. La moda non era ancora stata lanciata.

Fellini non parla delle donne. Biagi vorrebbe sapere ma non osa chiedere. Lui non sembra aver nulla da dire. Un voyeur inibito a far domande ed un onanista non confesso a rispondere.

Enrico Fermi. Biagi a tavola, a casa di Fermi, moglie e figlia, a Chicago. Non che Biagi ne cavi molto. Ma almeno sono cose sensate.

Hemingway è uno che se ne intende. Biagi vuole darne una rappresentazione eroica e drammatica. Non mi sembra vi sia riuscito. Anche lì vorrebbe andare fondo, scoprire. Ma non osa. Resta sul sicuro, sull’ovvio, sul banale. Sembra affastelli, giusto per impressionare il lettore, e firmi alcune cose raccolte da un qualche collaboratore.

Kafka è egualmente troppo per Biagi, che affastella confessioni sullo stesso, per quel che riesce. Il pezzo ha il solito epilogo melenso.    

Vittorio Emanuele III. Il passaggio dalla monarchia alla repubblica. Biagi condisce tutto coi suoi toni melodrammatici. Italiozia è sotto controllo anglo-americano. Ed i Savoia avevano tradito gli inglesi. No, non si può dire. Accade tutto per caso. Enrico De Nicola ben rappresenta quell’Italietta da ridere. 

Il Processo di Norimberga. Uno di quei resoconti che non contraddicono alcun dogma corrente. Ridicolo che i tedeschi volessero attaccare l’Unione Sovietica senza essere preparati. Lo fecero in fretta e furia quando milioni di soldati e di mezzi sovietici stavano spostandosi verso il fronte occidentale per l’invasione dell’Europa che doveva scattare il primo luglio del 1941. Tutto lì il mistero dello sbandamento dell’Armata Rossa che era sui treni e per strada, non ancora schierata per l’attacco imminente, e del frastorno dello stesso Stalin. Jodl lo accenna. Non possono non impiccarlo. Norimberga serve a cancellare la storia. 

John Kennedy a Dallas. Semplicemente ridicolo che un Oswald, che lavorava per l’Intelligence militare statunitense, potesse avere sparato ad un Presidente. Lo hanno selezionato come capro espiatorio e poi lo hanno assassinato. Hanno pure assassinato chi lo ha assassinato. Del resto erano tempi di aperto terrorismo di Stato e di assassinii di Stato negli USA. Si vedano tutti gli scomparsi illustri o meno del periodo, con chiara supervisione FBI-CIA etc sulle liquidazioni. Un colpo di Stato ridotto ad uno che ammazza il Presidente senza ragione e che immediatamente arrestato nega, e subito ammazzato a sua volta... Biagi presenta comunque anche una rassegna sui dubbi ed inverosimiglianze dei casi Oswald e Ruby.

Mussolini. Una nota di colore paesana.

Hitler e dintorni. Divagazioni di discendenti.

Stalin. Un quadro familiare, etnico e forse realistico.

Neri negli USA. Malcolm X. Baldwin. Leroy Jones. Bianchi e neri. Due mondi che non si incontrano o che non si incontravano. Ora vi sono molti più mondi che non si incontrano, negli USA e dappertutto. O, forse, no. 

García Lorca. Apolitico. Non inviso né alla Falange, né ai repubblicani. Desaparecido. Non si sa dove sia sepolto. Ramón Ruiz Alonso, vivo ed a Madrid quando Biagi scrive, destra cattolica conservatrice e clericale, presumibilmente la notte-alba del 18-19/08/1936, lo preleva o lo fa prelevare, e lo ammazza o fa ammazzare, perché detestava i suoi scritti. Il generale Valdés, governatore di Granada aveva firmato la condanna. Così la racconta Biagi.  

Ribelli a Berlino. Succede. Anche i tedeschi non sono tutti uguali.


Biagi, E., Ferrari. Testimone del Tempo, Rizzoli Editore, Milan, Italy, 1980. 

Letter from Lhasa, number 308.
Regime. Which one?


Letter from Lhasa, number 308. Regime. Which one?   
by Roberto Abraham Scaruffi

Travaglio, M., and P. Gomez, Regime. Biagi, Santoro, Massimo Fini, Freccero, Luttazzi, Sabina Guzzanti, Paolo Rossi, tg, gr e giornali: storie di censure e bugie nell’Italia di Berlusconi. Postfazione di Beppe Grillo, BUR, Milan, Italy, 2004.
(Gomez 2004).
Peter Gomez
Marco Travaglio


For the authors of this book, Berlusconi created a regime, a regime breaking the rules of liberal-democracy, ...what actually there was not in Italy, not even before Berlusconi. It is also doubtful there really be elsewhere, although there be different rules relatively to Italy. Unfortunately, school definitions are different from reality, and reality is different from school definitions. Real States are strange entities, when they be known for what they really be, despite whatever official rhetoric, alias despite whatever official propaganda.

Anyway, for the authors of this book, Berlusconi, following some P2 conspiracy (actually very ‘Leninist’, very PCI-style, if one follows the authors’ arguing and believes them), sunk the splendid regime there was before, the one liquidated from the 1992-93 Great Purge (a financial powers’ comprador coup d’État). Of course, this devilish regime hides itself because it controls all the TV chains, in the authors’ point of view.

Actually a Berlusconi in office never controlled the RAI, the State broadcasting company. As well as owning Mediaset is different from ‘controlling information’. The information diffused from TVs and other media is actually produced elsewhere.

Information production and diffusion centres are totally outside the control of Italian entities. Media can variously hide it (or underline it), but they may also lose audience, since elsewhere produced information and disinformation cannot be censored, in Italy. Italy is a comprador country.

For the authors of this book, who controls, or those controlling, some TV chains can control people’s mind. The main Italian newspapers have never been controlled from Berlusconi. Not even the RAI, at least until when, in government, there was some inevitably co-occupation from him and his [eventually temporary] ‘friends’ or allies.

Italian predatory oligarchies could and can control intellectuals in various ways, what Berlusconi could never do. This is more decisive than controlling some TV chains, a newspaper and a publishing house.

For Berlusconi, property never was ‘spiritual’ control. Intellectuals always remained aligned with the Italic bureaucratic and private oligarchies. The authors, not understanding, or simulating not understanding, the mechanisms governing intellectuals’ and powers’ world, are just making regime propaganda. They are the regime. Berlusconi was and is a fought outsider. His companies are under permanent threat from the predatory oligarchies prospering stealing enormous amounts of public funds.

The authors report some Berlusconi rough attempts to marginalize some front-line personages, some pawns, of the propaganda against him. While predatory oligarchies (of which the PCI always was part) buy intellectuals with public funds and assuring them brilliant careers (and also mobbing and liquidating them if some one of them ‘betrays’), yes what Berlusconi could only do was trying marginalizing a few of the most aggressive journalists against him from RAI. What is the image of his impotence against a predatory regime opposing him.   

For (Gomez 2004), in Italy there is a mediatic regime, where Berlusconi censors everything and everybody, brainwash people and, in this way imposes his agenda. For (Gomez 2004), he could do it by the cooperation of the opposition which is, for it, a false opposition.   

For instance, the book quotes the 2003 Massimo Fini case, whose RAI program was censored and suppressed before starting. Finally the action against him was work of Antonio Socci (from Siena), an ex leftist, later of Comunione e Liberazione. He was jealous of Massimo Fini, decidedly more brilliant and moral than him, and independent, what Antonio Socci never was, having him [Socci] a mafia-style mentality always asking for power and political covers and promotions. Since RAI positions are allocated on political basis, Socci was sent to it, to RAI-2, as member of the Comunione e Liberazione fraction aligned with the so-called centre-right. Without his intervention, as a RAI manager, no politician or statesman had anything against Massimo Fini.
It seems decidedly strained to suggest that Socci convinced someone as Berlusconi. Socci, clearly with a disturber personality, simply used his mafia power inside the RAI. He claimed that the M.Fini was doing some information, not only entertainment, so it should have been his bureaucratic competence and he did not like a free mind and spirit as M.Fini was.
It was an anthropological aversion, as it was told M.Fini. Claudio Petruccioli, the ‘communist’ President of the RAI Control Parliamentary Commission, assured full support to the RAI censorship and discrimination again M.Fini. In a system of political party mafia-style control of RAI, if the discriminations operated from personnel of a certain political parties are respected, it is because there is a reciprocal support for each party representative discriminations. One supports other people-organised abuses because they support one’s own-organized abuses.    

What (Gomez 2004) represents as a Berlusconi take over even of the RAI is only the perpetuation of the traditional partitocratic and oligarchic powers’ share and co-management of the RAI. When, occasionally, Berlusconi has some irritation since a systematic campaigning against him, he was so impotent that he was obliged to attack directly and even publicly the journalists he felt abused him. It was and is the opposite of the Italic oligarchies mafia-style traditional practice, which made and makes to liquidate disliked personages in an absolutely hidden and radical way.  

The 14 March 2001 RAI show of Daniele Luttazzi and Marco Travaglio was not scandalous because they reported what they reported about the Sicilian organized criminality but for the direct strike against Berlusconi and only him. Organized criminality invests in whatever sector and also in the companies and interests of the predatory oligarchies. In the Italy of the Quirinale dictatorship, journalist and intellectuals are encouraged to inquiry (actually they do not enquiry but they report judicial materials) and to talk only about the ‘obscure origins’ of the early Berlusconi financing. However, if they did it about the main Italic predatory oligarchs, they would be immediately liquidated.
Other rumours largely diffused of Berlusconi responsibility in the Falcone and Borsellino massacres are deceptions diffused from Carabinieri Secret Police corps responsible of them on Quirinale-Mediobanca orders. The former was ordered from the temporary President of the Republic Spadolini (a Mediobanca puppet) for blocking the Andreotti run as President. The latter was ordered from Scalfaro for covering the former, which sanctioned the Mediobanca takeover (a white coup d’État) of the Quirinale and of Italy. Of course, that may not be told in Italy. What in Italy may not be told is classified as ‘a mystery’. They are just work of military-CC and/or other Secret Police corps at real government orders. Mafias and terrorists are just Carabinieri parallel militias, used, in part covered, and liquidated when they are not any more useful and for allowing the emerging of other families or groups.
If the RAI allowed such campaigning against Berlusconi, but not against real predatory oligarchies, it is only because journalists and intellectuals campaigning against Berlusconi are encouraged and covered from Carabinieri Secret Police corps. In no other country, anybody would be allowed to such campaigning against politicians, Statesmen/women etc. When such unilateral permanent aggressions happen, it is because there a white civil war. In Italy, as in many comprador countries, there is permanent white coup d’État, a permanent self-shitting destabilization wanted from the Anglo-American owners of Italy.      


Interesting the interpretation of Luttazzi about the relationship Moro-Andreotti and Andreotti-RedBrigades. He forgot anyway the Carabinieri Secret Police. A single Carabinieri officer could not manage the whole Moro operation ordered from Andreotti.

The stories narrated from this book are certainly interesting and useful, although all the discussions about censorship be decidedly surreal because the main Italic TV networks, RAI and Mediaset are controlled, the former from the political parties, all the political parties, and the latter from Mr. Berlusconi who in politics since 1994.

Apart from some very rare exceptions, the main censored journalists, or satirists, or actors, are anti-Berlusconians censored from the same formal opposition to the Berlusconi party and front. There were and there are long quarrelling only because the RAI is not managed as a real company with precise editorial guidelines and with the freedom to hire and to fire according to them.

In practice, journalists, or satirists, or actors, pretend an independence there is nowhere in the world. They simulate there be abroad, while there be not in Italy. They simulated there were in Italy, while actually there never be. Political parties and financial oligarchies controlled everything.

 They’d want to be paid, de facto with public money (RAI is in permanent deficit despite all TV owners must pay fees for it), for doing what they want. So, there are journalists, or satirists, or actors, pretending total freedom of expression on media be not their properties, and companies (RAI, specifically) organizing mobbing according to political agreements, political agreements between government parties and opposition parties.

The main accusation moved from this book is: we are anti-Berlusconi and the same anti-Berlusconi parties do not defend us. However, there are equally regime components supporting this hysterical anti-Berlusconi network.

(Gomez 2004) is interesting and useful for what it tells but even more for what it does not tell, it censors. It basically is a propaganda book. Its leitmotif is: “Berlusconi created a mediatic regime, a mediatic dictatorship. He and his fellow partners are the worst evil, while those opposing him... No, actually those opposing him in a weak way are a false opposition, so guilty as he and his supporters, his accomplishes, are.”

Yes, there was and there is centrist and rightist censorship too. Actually the culture has been occupied and is going on being occupied from leftists and Catholics, since some Anglo-American decision since when they were occupying Italy, since 1943.

Without forgetting the even stronger mediatic occupation from the Agnelli family and the other Mediobanca area families, the comprador predatory oligarchies. No one could tell of an Agnelli what has been and is currently told about a Berlusconi. No one of these claimed intellectual-against ever violated this mafia-style rule. They would have been scientifically annihilated, not just roughly hit as from this para-Berlusconi area.  

In Italy, really independent intellectuals are persecuted. They do not work, not as intellectuals. They are not named, if not someone occasionally, in this book, which is a mafia-style feud, using the usual vulgate made up and diffused with the strong protection and instigation of the comprador oligarchies’-controlled Presidency of the Republic, its Carabinieri Secret Police with annexed judiciary, and the Anglo-American and other owners of Italy. Not casually the publisher is the main publishing conglomerate of the Mediobanca area, owned from the main Italic predatory oligarchies. For them, the main crime of Berlusconi is of being an outsider, not very different from them although too rapidly successful in fields where they failed.


Travaglio, M., and P. Gomez, Regime. Biagi, Santoro, Massimo Fini, Freccero, Luttazzi, Sabina Guzzanti, Paolo Rossi, tg, gr e giornali: storie di censure e bugie nell’Italia di Berlusconi. Postfazione di Beppe Grillo, BUR, Milan, Italy, 2004. 

27 March 2013

Letter from Lhasa, number 307.
Senti chi parla...


Letter from Lhasa, number 307. Senti chi parla...
by Roberto Abraham Scaruffi

Giordano, M., Senti chi parla. Il viaggio nell’Italia che predica bene e razzola male, Mondadori, Milano, Italy, 2007.
(Giordano 2007).
Mario Giordano 


Ci sono in giro troppi ‘professori’ che danno lezioni al prossimo su cose non si confanno a loro stessi, il classico predicare bene ma razzolare male, le evangeliche pagliuzze e travi, per cui quando si scopre chi i predicatori siano anche il messaggio di cui si fanno portavoce ne è del tutto ridicolizzato. Un po’ è sempre stato così. Nell’epoca in cui l’accesso all’informazione è grandemente facilitato (almeno a quella non protetta-protetta dalla parallela super-proliferazione dei segreti di Stato), diviene facile ridicolizzare pressoché chiunque. 

Celentano predica la povertà ma lui è ricchissimo. Esalta le tasse ma lui ne paga proprio poche. Grillo tuona contro i condoni, ma poi ne usufruisce lui stesso, contro Berlusconi su una rivista Mondadori, contro le multinazionali ad una convention della Samsung, contro D’Alema perché aveva il panfilo ma ‘la barca’ l’aveva pure lui. ...Beh, Grillo se la può pagare mentre D’Alema non può dire chi gliela paghi (...poi ora che è al Copasir e pure protetto apertamente dalla CIA... può pure dire che non conosce neppure il Monte dei Paschi di Siena). Il mondo è pieno di Savonarola ma con la cassaforte piena.

L’ultimo Vittorio Emanuele cianciava di moralità e virtù, ma poi andava a puttane. Bill Clinton predicava l’astinenza sessuale ma lui non la praticava. Bill Gates ha fondato un ente filantropico che investe in compagnie petrolifere che inquinano ed in case farmaceutiche che tengono alti i prezzi dei farmaci. In realtà, fa filantropia solo per avere sconti fiscali. Bono degli U2 predica la cancellazione dei debiti del terzo mondo ma intanto lui investe in Forbes, la rivista di chi depreda il mondo, e muove le sue società dove si pagano meno tasse. Michael Moore attacca i Bush ma poi investe nella società petrolifera di Cheney, nelle compagnie sostenevano la guerra in Iraq ed altrove, nelle assicurazioni che prosperano di sanità privata. Moore combatte il razzismo ma lavorano per lui solo 3 neri su 134 dipendenti e la sua casa è in una cittadina rigorosamente bianca. Idem molti altri radicals, Chomsky incluso che ha fatto i soldi grazie ai contratti del Pentagono. Trovo pure più che sospetto che, negli USA degli squadroni della morte FBI-CIA, lui appaia come così protetto e che nessuno interferisca sulla sua vita accademica MIT, fosse lui davvero così antagonista o a-‘regime’. 

Mina, dalla Svizzera dove risiede, chiede che gli italiani restino in Italia. Idem altri cantanti che predicano cose loro non si attengono. Gad Lerner fa il moralista ma non contro il suo padrone, de La7, Tronchetti Provera presidente della Telecom che ha fatto spiare almeno 1200 persone.  

Michele Santoro, coi voti di Napoli, diviene parlamentare europeo, 2001..2006, in modo del tutto opaco. Nessuno lo vede più a Napoli. Ritornato in RAI, cura subito una trasmissione su Napoli che fa schifo. Beh, trovo che questo potrebbe anche essere spirito laico: usi e getti. Successivamente, la sua attenzione si focalizza sui precari. Senonché, delle 24 persone che hanno lavorato per la puntata sul precariato, 18 erano precarie. Anche questo, invero, potrebbe essere spirito laico. ...Se pagava regolarmente ed appieno i suoi precari... Nel novembre 2006, Santoro realizza un reportage descrivendo San Marino come uno Stato canaglia. Suo suocero ha fatto fortuna proprio con un’azienda con sede a San Marino. A chi chiede la sua versione butta giù il telefono. Gli rimproverano di non avere parlato del suocero, in TV? E cerca pure di bloccare una trasmissione di RAI-2 sulla questione. E così via, su tutto. Squallore del militante che usa la TV. ...Sebbene, su alcuni punti, può essere che altri eccedano nell’imputarglieli.  

E così via...

È che anche chi critica, chi critico per mestiere, giustamente o meno, opportunisticamente o meno, ha bisogno di una tribuna, oltre che dei soldi per vivere. Per cui, alla fine, un po’ tutti saltano sul carro venga loro offerto. Se ti pagano per sputare nel piatto in cui ti fanno mangiare... Anche giusto che qualcuno ridicolizzi, poi, un po’ tutti...

Ecco, poi, la lunga lista degli sprechi più ridicoli e costosi, cosi soldi Vostri, dei politici contro la politica, e pure delle mafie di partito, meglio delle mafie&partiti, proprio dei partiti “anti-mafie”.

Il libro si svolge su questo. Impossibile tentare di riassumerlo. Inutile commentarlo. Da leggerselo, se si crede. Tanto, poi, ciascuno vota per la propria cosca. 

Montezemolo prendeva bustarelle di decine di milioni di lire dell’epoca per introdurre persone ai piani alti di Corso Marconi e per questo fu licenziato in tronco dalla Fiat di Romiti. Ciò non incise sulla sua carriera. Gianni Agnelli gli voleva bene, o va a sapere... A metà degli anni 2000 lo si trova a parlare di etica e capitalismo. Intanto si abbuffa di privilegi para-feudali. Poi, lo si trova lanciato pure più sù anche se non avrà il coraggio di candidarsi come nuovo dux d’Italiozia. 

Il proprietario della sinistra, Carlo De Benedetti, ha distrutto l’Olivetti. Lo ha fatto con grande soddisfazione, con autentico spirito di missione. Vista la reputazione internazionale di CDB, è chiaro che i committenti fossero di area anglo-americana e non certo marginali. Non fu certo l’unica grande realizzazione/predazione dal leader (dopo Cuccia e Gianni Agnelli, il primo solo per passione sembrerebbe) del capitalismo predatorio d’Italiozia, con residenza in Svizzera e giustificazioni etnico-religiose, che di grandi predazioni è sempre vissuto. Chi gli bloccò quella SME finì liquidato dalla Grande Purga 1992-93 mentre lui si impadroniva anche formalmente delle sinistre italiotiche oltre che di mucchi di soldi.  

La lista è lunga. (Giordano 2007), pur nella sua onniscenza, sbrodola quel che riesce.

Un Guido Rossi è un vero mammasantissima di alto bordo ed altissime parcelle. Un’assicurazione, nella sinistra dei super-banchieri. 

Non da meno è la finanza cattolica-cattolica. “Si muovono come squali, ma parlano come cherubini.” (Giordano 2007, p. 58).

Alla grande truffa dei movimenti ecologici sono state dedicate molte opere e non da ieri. (Giordano 2007) si risofferma brillantemente sulla questione. Non che le questioni ecologiche non siano serie. Tutt’altro. È solo che vengono ‘affrontate’ da chi vengono affrontate e come vengono affrontate. Non è neppure che l’ecologista medio sia meno o più corrotto od idiota del soggetto medio. È tutto nella media.

Si irride, in realtà si sorride perché errare è di tutti, la stampa sia italica che anglofona. Del resto, è una regola immanente che più si critichino tutto e tutti, più ci si esponga all’esserlo a propria volta.

Anche se la morale, il volume di fuoco, di (Giordano 2007) si concentri sul dar lezioni. In fondo, qualunque critica si può interpretare come una lezione, il dar lezioni. Ed al solito: chi dà lezioni a chi?

Tiziano Terzani, un parassita e profittatore del terzomondismo, strapagato per non produrre informazioni. Alle Polizie Segrete CC andreottiani-DC andava benissimo così. Come ufficiale pagatore usavano Repubblica ed altri. Il regime dell’Italiozia anglo-americana funzionava e funziona così. 

L’ONU centro di corruzione e di abusi. Idem la UE.

Per non parlare del mondo del calcio e dei suoi moralizzatori, uno peggio dell’altro. Pure gli Stati esteri che coprono esaltati qualunque loro irregolarità come virtù nazionale.

(Giordano 2007) è un’opera relativistica? Chi s’occupa di sistemi assoluti disdegna invece i fatterelli e ti racconta solo grandi fandonie per sostenere il proprio grande sistema previamente inventato. (Giordano 2007) si preoccupa solo di raccontare secondo il tema del titolo. Istruttivo e divertentissimo.


Giordano, M., Senti chi parla. Il viaggio nell’Italia che predica bene e razzola male, Mondadori, Milano, Italy, 2007. 

Letter from Lhasa, number 306.
Opus Dei Segreta


Letter from Lhasa, number 306. Opus Dei Segreta
by Roberto Abraham Scaruffi

Pinotti, F., Opus Dei Segreta, RCS Libri - BUR, Milano, Italy, 2007.
(Pinotti 2007).
Ferruccio Pinotti


In tutte le organizzazioni esistono differenti livelli, da quello del militante-militonto a quello degli affaristi. Non che un militante-militonto non possa essere pure un affarista. Sono comunque differenti funzioni ed anche differenti mondi.

A volte capita che chi attacchi manifesti sia pure in un qualche parlamento. In genere, chi attacca manifesti non finisce in un parlamento e chi finisce in un parlamento o in un governo non attacca manifesti. Chi va nelle sedi a fingere di discutere non ha alcuna influenza sulla linea politica ed organizzativa, mentre gli affaristi la hanno.

Non è che le organizzazioni religiose siano differenti. Vi è chi si fustiga per i suoi peccati (o supposti tali) e per quelli del mondo, e chi magari si occupa di loschi traffici e di crimini pure peggiori. Non che il mondo degli affari debba necessariamente essere tale, ma vi sono livelli in cui è di fatto tale. Ovviamente, pure ‘il santo’ che si fustiga per redimere sé e gli altri può essere usato per i crimini peggiori. Ogni organizzazione ha sue logiche.

Perché il gruppo editoriale dell’oligarchia predatoria italiota offre un libro sull’Opus Dei, e non sappiamo se commissioni e pubblichi cose equivalenti sui gesuiti o sui Ricostruttori o sul PD o sulla CGIL? Utilissimo comunque che qualcuno racconti o riracconti i crimini od i ‘crimini’ dell’Opus Dei. Molte vite distrutte ...per fare cassa per la setta. 

Tutte le organizzazioni hanno caratteristiche simili. A voi raccontano che sono un nobile movimento guerrigliero e poi si occupano di traffico di narcotici magari in cooperazione col governo dicono di combattere. A voi dicono di occuparsi di spiritualità e poi disseminano di ‘case’ anche modernissime e costosissime il mondo. Altri predicano forsennatamente di dare il 10% del vostro salario a Dio ma poi lo pretendono sul loro c/c, non su quello di Dio.

Banale definire ciò come ‘contraddittorio’. C’est la vie. La vita reale è tale, funziona a questo modo. Se San Francesco non fosse stato un nobile e già-ricco, non l’avrebbe seguito nessuno e tanto meno avrebbe poi ottenuto il riconoscimento vaticano.

Escrivá de Balaguer non ha certo fatto proseliti per la sua personalità isterico-uterina. Ti offrono la soluzione di un problema. Tu ti fai sedurre.

Se non sanno fare affari in grande, restano piccoli parroci, piccoli preti. Magari onesti, talvolta dei geni, talvolta coltissimi, ma che non contano nulla.    

Ovviamente, chi poi esca da un’organizzazione, tanto più l’organizzazione è potente, tanto più avrà esperienze drammatiche da raccontare se l’organizzazione è un’entità totalizzate e non un semplice negozio in cui si entri, si esca, o neppure vi si avvicini, a seconda delle proprie preferenze. 

Chiunque esca da un’organizzazione potente, e non trovi la copertura di un’altra più potente, sarà facilmente stalkizzato. Il linciaggio è un banale meccanismo di compattamento comunitario, identitario, ...tra pidocchi.

Se lo stalking lo organizzano i carabinieri-NATO, va bene e non se ne può parlare. Se lo fa l’Opus Dei, invece... Sebbene, a volte, lo facciano ben coperti dall’FBI ed altri.

Ma non cambia. Lo fanno, coperti. Eppur se ne può parlare perché è l’Opus Dei.

Ovvio che chi esca da un monastero di clausura, dopo lunghi anni di permanenza, magari non sappia neppure come fare l’allacciamento di acqua, gas ed elettricità, trovare un lavoro o come comunicare con un computer. A parte che uscendo senza una lira...

Ti sei fatto costringere in una piccola gabbia. Non è che tu poi possa correre come uno che abbia sempre corso. Molto più facile per chi, uscendo, trovi famiglie che lo riaccolgano e dunque non si trovi senza sapere dove andare.

L’autore comincia a raccontare, con toni appena drammatici, cose già note e pubblicate. Ovviamente ne aggiunge altre, autori favorevoli all’Opus Dei eviterebbero ed hanno evitato.

Ed è qui la parte davvero interessante del libro, le testimonianze di ex. Altre fonti, usate anche dall’autore:

Una voleva fare la scrittrice. La fanno andare in una scuola alberghiera per poi fare la schiava senza alcun tempo libero ed anzi progressivamente esaurita dal super-sfruttamento. Non poteva dire di no subito? Un altro stava facendo un PhD scientifico negli USA. Lo ‘obbligano’ a farlo in Australia, luogo che lui non giudica altrettanto prestigioso, perché lì hanno bisogno di uno pseudo-amministratore delle loro case e che si subisca pure le loro pratiche contabili truffaldine. Non bastava che dicesse che non andava in Australia e che non sapeva/voleva fare l'amministratore? Una è una brillante ricercatrice accademica e divoratrice di libri. Loro le impongono i loro ritmi super-stressanti (ma lei viola il riposo notturno per ore di lettura clandestine), il loro indice di libri (in pratica non può leggere nulla di quello lei necessiterebbe) ed hanno bisogno di lei solo come di guardiana/carceriera delle loro case. Non poteva mandarli a quel paese subito? Vi sono poi le famiglie rovinate alla radice perché i soprannumerari devono ‘vendere’ i loro figli all’organizzazione. ...Coperture per chi non ami il proprio coniuge ed i propri figli. Sono tutte storie su questi toni...

Nell’Opus Dei prevale l’aspetto sadico-invidioso. Devono distruggere la vita altrui perché devono dominare totalmente il singolo. Tipico di molte sette, anche cattoliche, anche fondare da gesuiti o già gesuiti.

I meccanismi di reclutamento sono standard per chi abbia grandi disponibilità. Ti prospettano grandi vantaggi in cambio di qualche sacrificio esistenziale, sacrificio esistenziale che ti fanno sembrare apparente offrendoti altre visioni della felicità. In fondo, il benessere interiore è uno stato d’animo. Loro ti vendono la realizzazione (il sentirsi in ordine colla setta, se non è una qualche sicurezza o qualche vantaggio professionale apparente) ed una possibile felicità in cambio della tua totale sottomissione a regole para-monastiche, viva tu in uno dei loro centri o nel mondo. Quando tu accetti l’orizzonte piccolo e chiuso della loro setta, la tua è solo una competizione con altri pidocchi per essere più pidocchio degli altri. Se non diventi un prete non hai neppure una vera possibilità di una qualche carriera nell’organizzazione, a meno che tu non diventi uno dei loro faccendieri che maneggiano grandi quantità di soldi.

La sessuofobia e misoginia furiose del fondatore sono in fondo solo banali tecniche di sottomissione. Rinunciando ad avere una tua vita, loro sono sicuri di poter disporre di te per fare soldi. Non ti valorizzano per ciò che sai fare ma per ciò serve loro, ed hanno terrore che tu possa fare qualcosa di più e differente perché loro, ignoranti ed ossessi, non potrebbero controllarti. Al gesuita od al prete basta creati qualche senso di colpa guardandoti nelle mutante, e qualche senso di gratitudine magari aiutandoti davvero. L’opusdeista ha bisogno di castrarsi e di castrarti.

Se sei in uno dei loro centri (come numerario), il controllo è stretto. Se vivi nel mondo, ti aggiusti poi come vuoi. Certo, c’è la confessione (le confessioni, perché devi confessarti anche senza la protezione del segreto confessionale), l’obbligo costante di riferire su di te e sugli altri, loro che cercano di sovra-occuparti ogni tempo libero, e di rubarti figli e conoscenti. Ma uno può anche giocarseli. Decisamente più complicato se uno vive come numerario, soprattutto per le donne dove il controllo è più stretto essendo le loro possibilità professionali decisamente inferiori o nulle data la misoginia feroce dell’Opus Dei. Le inservienti dell’Opus Dei vivono in condizioni di schiavitù. Mentre non vi sono inservienti uomini. 

La psicologia del pidocchio è elementare: sentirsi protetto, sentirsi parte di qualcosa potente, fare quello che si aspettano tu faccia. Loro sono felici. Il pidocchio è felice in modo del tutto acritico, ...per un po’.

Solo quando questo entri in conflitto con altre pulsioni magari più forti, le sessuali incluse, ecco che tutto salta. Il soggetto può restare egualmente nell’organizzazione, se non ha luoghi dove andare visto che vivendo, molti (non tutti-tutti) senza soldi, senza contributi previdenziali, senza professione, senza nulla, solo a taluni è concretamente possibile fare il salto dall’organizzazione totalizzante a trovarsi soli nel mondo.

Va anche considerato che una personalità che cerchi dipendenza magari non riesce e passare da una bella residenza, anche se senza soldi in tasca, e dalla vita strettamente regolata, a fare il/la lavapiatti a Roma od a Berlino. Se il soggetto si muove in luoghi piccoli dove ti possano facilmente raggiungere, in una piccola città, non è affatto detto, se uno non trovi coperture superiori o sappia muoversi, che ti lascino vivere pur in collocazioni inizialmente o per sempre marginali. 

Ovvio che in qualunque organizzazione totalizzante vi siano, fondanti ed immanenti, dinamiche sado-maso ed un permanente stato borderline, dove il dover essere si sovrappone all’essere accantonato per quanto di impossibile distruzione. Non potrebbe essere altrimenti.

Quello che appare meticolosamente studiato per controllare totalmente i soggetti sono alla fine banali meccanismi di auto-organizzazione di organizzazioni totalizzanti, isterico-ossesse. La direttiva di base è spossare l’adepto sovra-riempiendogli la vita. Il realtà, l’Opus Dei vive in situazione caotica, come mostrano le sue stesse contabilità irregolari, come raccontato da ex. Contabilità irregolari significa che i preti dell’Opus Dei rubano, magari per andare a puttane e puttani, per drogarsi o per altri vizi. E non sanno neppure mascherarlo, sennò non avrebbero bisogno di contabilità del tutto raffazzonate ed irregolari.

È poi il soggetto ad interiorizzare il controllo totale (che sembra totale perché il singolo lo accetta, e si auto-castra e si auto-perseguita) e ed a riversarlo sugli altri e contro gli altri, per farli soffrire come soffre lui, pur con la giustificazione di avere trovato la felicità, ‘dio’. Quanti preti o numerari dell’Opus Dei vadano poi segretamente e puttane od a puttani, o si masturbino senza magari confessarlo nel confessionale, è cosa che ovviamente nessuno può sapere né dirà mai. Neppure nella sezione femminile si può sapere in che percentuale sia realmente vissuta l’assoluta repressione imposta in questa sfera.

Gli stessi meccanismi di burocratizzazione del controllo dell’adepto sono, alla fin fine, formulari, classificazioni, routines e procedure sulla base delle valutazioni che derivano dai formulari. Su questa base vengono poi emanate di fatto direttive per promuovere il soggetto, non promuoverlo, assumere l’uno o l’altro atteggiamento nei suoi confronti. Quello che appare come controllo totale è l’incapacità del pidocchio medio di giocarsi, o cercare di giocarsi, le burocrazie. Ti controllano perché ti fai controllare.

Gli stessi preti, i commissari politici dell’Opus Dei, per quanto siano loro stessi indaffaratissimi, alla fine non hanno il tempo per stare dietro a tutto ed a tutti, ...senza meccanismi di auto-organizzazione, persecutori ed auto-persecutori, degli adepti.

Tra l’altro, in una organizzazione dove tutti siano indaffaratissimi, e pur con censura pesantissima su tutti i media, v’è inevitabilmente ignoranza diffusa, pur con alta percentuale di laureati/e. L’eccesso di controllo o pseudo-controllo presenta inevitabile blowbacks. Questo è uno. Ai soldi-potere non corrisponde ‘scienza’, ...per quanto tantissime organizzazioni non ne necessitino. ...Se i soldi son tutto...  

La pseudo-valvola di sfogo, per chi non ne trovi di migliori ed inconfessabili, è che quando entrano in rotta di collisione con dall’Opus Dei, ma non vogliano uscirne, si fanno mandare da un medico della stessa, ...che li imbottisce di droghe. Hai voglia di figa o di cazzo, o semplicemente di dormire, o di leggere, vedere film, curiosare su internet o per il mondo, di scrivere. Loro di imbottiscono di sedativi, e ti offrono pure peggiori terapie psichiatriche, perché il problema sarebbe il soggetto e non il regime interno dell’Opus Dei.  

Non che sia tecnicamente facile uscirne quando uno ha dato tutto, assolutamente tutto, all’Opus Dei, per cui si trovi al massimo con qualche dollaro in tasca per il biglietto del bus. 

I santi dell’Opus Dei, da Escrivá de Balaguer & C., erano e sono solo psicopatici bramosi di soldi e potere. Non è che potessero creare un club della felicità. Ve ne sono molte altre di organizzazioni cattoliche, e non, con queste caratteristiche. Le connessioni/complicità con le Polizie Segrete evitano loro qualunque criminalizzazione. ...Ma non lo sputtanamento, che è una tecnica di controllo e dipendenza... Quanti crimini che ti chiedono, in nome di ‘dio’! 

Il membro dell’Opus Dei trasforma il suo disagio esistenziale nell’organizzazione in dolori fisici e poi in turbe psichiche anche gravissime. Il tutto si risolve o si allevia nettamente al di fuori dell’organizzazione, e dai suoi ritmi folli e logiche malate. Per quanto soggetti che si siano lasciati distruggere la psiche fin dall’infanzia necessitino spesso di lunghi decondizionamenti.  

In fondo, l’Opus Dei estremizza molte logiche organizzative e religiose. Un sado-maso come Escrivá de Balaguer che si auto-flagellava le natiche provandone godimento, sessuofobo e misogino, bramoso di potere materiale per realizzarsi, ignorante, e che su tutto ciò ha costruito la sua identità e l’identità di un movimento, non è poi così atipico nella Chiesa cattolica e neppure in altre chiese o movimenti anche non non-religiosi.

Nell’Opus Dei ci si deve frustare, con la ‘disciplina’ regolamentare, almeno una volta la settimana e specificatamente le natiche: una chiara perversione sessuale masochistica del fondatore, e poi sadica perché imposta a tutti gli adepti e le adepte.

La congregazione è tutto. L’individuo è nulla. Sullo sfruttamento di individui si costruisce ciò che i singoli individui non sarebbero mai stati, la sublimazione delle loro mancanze. Quando l’individuo non regge più, l’importante è che abbia già procurato altri adepti per la riproduzione e perpetuazione dello stesso meccanismo di sfruttamento.

La pazzia del fondatore, ed eventualmente dei suoi immediati collaboratori, si mitiga poi in morali e comportamenti doppi e plurimi, per garantire che l’organizzazione non affondi nella pazzia di tutti.

L’Opus Dei non è così diversa dai partiti comunisti, fascisti, cattolici, liberali ed altri. Ma non è neppure così differente dalle altre armate della Chiesa come i gesuiti. Essendo considerevolmente più recente dei gesuiti, non ha ancora avuto il tempo di meglio adattarsi e mascherarsi.

L’Opus Dei è un po’ come comunisti, fascisti e nazisti che avevano fretta. Mentre i ‘liberali’ hanno sempre mascherato le loro teorie e pratiche peggio-che-comuniste/fasciste/naziste.     

Inoltre, facendo concorrenza diretta ai gesuiti, l’Opus Dei tira a fare soldi nel modo più rapido possibile, senza fingere populismi ed assistenza anche ai poveri. Di fatto è una scelta miope che la affonda nell’isteria e la rende meno forte.

L’Opus Dei ha conseguito il successo della sua trasformazione in prelatura solo grazie a Karol Wojtyła, uno della loro rete, divenuto papa. Pure ragioni di immediata politica estera statunitense. Gli USA avevano bisogno di appoggi ‘religiosi’ diretti ed aperti ai loro squadroni della morte in America Latina. Tutto lì.


Pinotti, F., Opus Dei Segreta, RCS Libri - BUR, Milano, Italy, 2007.