15 December 2014

Letter from Lhasa, number 361.
Io ho paura (1977) di Damiano Damiani

Letter from Lhasa, number 361. Io ho paura (1977) di Damiano Damiani 
by Roberto Abraham Scaruffi

Il film è ben costruito. Anche se non poteva dire di più. Lo Stato non lo avrebbe permesso ed il film non sarebbe mai uscito.

“I Servizi” non sono i soliti disservizi di disinformazione, bensì Polizie Segrete. Quelli della ‘Difesa’ sono ufficiali dei Carabinieri, di solito, in quei ruoli. “Il generale”, il capo della Polizia Segreta militare, coi suoi, non è un deviato, bensì lo Stato.

Il film non può dire che obbediscono ad ordini del Capo del Governo, del Capo dello Stato, del Ministro dell’Interno, eventualmente di quello della Difesa, e con supervisione NATO.

Il film è preciso, anche se lì racconta la solita favoletta sui neri. Non solo i neri. Pure tutti gli altri sono stati e sono manipolati, sia con contatti diretti che in altri modo, dalle Polizie Segrete Carabinieri-NATO agli ordini del governo e della Presidenza della Repubblica.

È anche ben rappresentato un certo dualismo v’era nella PS. L’ufficiale superiore in divisa ben sa che sono tutti affari di Stato e che si deve obbedienza alle Polizie Segrete Carabinieri-NATO. Il dirigente in abiti civili, il “capitano La Rosa”, evidentemente crede vi siano degli spazi di manovra.

Il giornalista di sinistra naturalmente fa parte di una macchina agli ordini delle Polizie Segrete Carabinieri-NATO. Per cui non può andare dietro ad un poliziotto che vuole parlare per salvare la pelle.

Il protagonista, Gian Maria Volonté / il brigadiere Graziano, si muove bene, nella rappresentazione poliziesco-cinematografica. Solo non capisce che telefonando al suo superiore verrà inevitabilmente intercettato, per cui va all’appuntamento con quelli mandati dalla Polizia Segreta Carabinieri-NATO per assassinare pure lui e dunque chiudere il caso. Il terrorismo è di Stato ma non lo si deve risapere. Il minchione medio deve credere alla “forze oscure”.


Le prove sono state rimosse rimuovendo i personaggi avrebbero potuto far risalire alle responsabilità di Stato e di governo. Lo spettatore ‘avvertito’, cioè il lobotomizzato medio, percepirà una delle solite storie di “servizi deviati” mentre il film dice ben di più anche se deve auto-censurarsi per poter uscire nelle sale cinematografiche.   

06 December 2014

Letter from Lhasa, number 360.
Svaniti nel nulla di Tom Perrotta

Letter from Lhasa, number 360. Svaniti nel nulla di Tom Perrotta
by Roberto Abraham Scaruffi

Perrotta, T., Svaniti nel nulla, Edizioni e/o, Roma, Italy, 2012.
(Perrotta 2012).
Tom Perrotta


Lei, Laurie, è atea, direi atea militante. O, definendosi lei agnostica, agnostica militante, di quelli lo affermano anziché abbossare. Anche se è vero che incontrandosi e scontrandosi con coloro si affermano in modo forte, atteggiandosi dunque a credenti militanti, sia forse, talvolta, e per taluni o per molti, inevitabile, affermarsi, diciamo al loro livello, con la loro stessa forza di affermazione, della loro affermazione.

C’è chi di fronte ad affermazioni forti di altrui personalità lascia perdere. È, in genere, prova di forza. C’è chi, prova di debolezza, deve affermarsi, eventualmente contrapporsi. 

L’autore si crea una protagonista demo-liberal. “Ogni fede è follia!” [non è una citazione precisa dall’autore che esprime questo concetto, a proposito della protagonista Laurie, ma costruendo differentemente la frase]. Detto ciò, credono un po’ a tutto, od a molto, purché non si parli di Dio. Si nega un Dio per crearsene mille altri. O così, in genere, moltissimi, od un po’ tutti, fanno. Se Dio è creato dall’animo umano, anche il non-Dio lo è.    

Ecco che, senza motivo, persone, le più differenti, in tutto il mondo, nello stesso momento, sparirono. Sparirono a milioni. Ora erano qui. Ora si erano come dissolte. Avvenne un 14 ottobre. L’accaduto venne chiamato l’Improvvisa Dipartita.

Ci fu chi cominciò a mitizzare gli scomparsi. Altri semplicemente li volevano ricordare. Altri ancora ne cercavano e denunciavano difetti e perversioni, anche per iscritto, su un giornaletto di un pastore od ex-pastore, giornaletto che tutti disprezzavano ma che andava sempre esaurito. Della serie: se la sono voluta.

L’autunno seguente comparvero quelli che giravano a coppie dello stesso sesso (con funzioni di ‘sorveglianza’, in pratica solo molestando, stalkizzando, gli altri), vestiti di banco, non parlavano, abitavano in proprie strutture di proprietà, non riconoscevano il potere, per quanto potevano, dunque cercavano di non  pagare tasse, non accettavano leggi e regolamenti se cozzavano coi propri usi ed interessi, e, ovviamente, donavano alla setta, chiamata dei Colpevoli Sopravvissuti, tutto quello che avevano avuto nella loro vita precedente. 

Laurie infine aderisce ad essa, lasciando così il marito Kevin, il sindaco della cittadina, ed i sue figli Tom e Jill (la figlia).

C’è pure la solita storia della congregazione, differente da quelli in bianco, nata attorno ad un uomo colpito dall’Improvvisa Dipartita e che si ritrova con qualche potere particolare, o così riesce a far credere, ma a cui il successo da poi alla testa. Non è tanto questo che lo rovina ma la solita FBI che deve distruggere tutto e tutti, tutti coloro non si assoggettino alla sua dittatura totalitaria. Lo mettono nel mirino, lo arrestano e lo sputtanano per via mediatica. Banali storie di sesso con ragazzine al di sotto dell’età del consenso che, negli USA, è più alta che altrove. Negli USA, la prosecuzione non è obbligatoria per cui, alla fine, usano questo solo se vogliono rovinarti per ragioni loro, di totalitarismo di regime. Lo Stato non ammette concorrenti! 

Tom aderisce per qualche tempo, in pratica fin dai primi passi fino al disincanto sul fondatore che si trasforma, a questa congregazione di cui vede gli inizi promettenti.

Mille storie di vita, e davvero piene di vita, con la immanenza dell’assenza, la grande assenza creata da quel 14 ottobre dell’Improvvisa Dipartita.

Le scene, o solo accenni, di sesso sono troppo terra terra per sembrare veri. Una coppia che si fa scoraggiare da due ‘bianchi’ che li seguono. Sesso orale, in tranquilla vacanza, al loro primo incontro di quel tipo. Quelli che fanno ripetitivamente, ormai da tempo, un gioco di società per scopare con chi avrebbero voluto in partenza, oppure che non fanno nulla se vengono coppie ‘sbagliate’. Lui che si masturba sotto le coperte con lei. Due uomini dei ‘bianchi’, dove l’astinenza è obbligatoria, che si sodomizzano a letto, e pure facendosi chiaramente sentire, dunque volendo essere scoperti, nella casa, un ‘avamposto’, dove abitano con un due donne della stessa setta. Il solito santone della congregazione che lui stesso ha creato, nel mondo della “libera impresa”, che si fa la corte di ragazzine da mettere incinta con la scusa che la prima vi resta sarà la portatrice del successore, del nuovo Gesù. Quella ci resta dà poi alla luce una bimba!

Su queste cose, di sesso, l’autore sembra uno Slavoj Žižek che si crede un genio osannato mentre ripete solo le solite banalità arricchite di aneddoti. Il vantaggio espositivo e psicologico è che, non scendendo nei dettagli, per non dare tinte pornografiche alla propria narrazione, per non renderla scabrosa, viene lasciato tutto alla fantasia del lettore che può anche far cadere gli accenni e concentrarsi su altri aspetti della storia e delle storie.

Tali devono essere le regole dello scrivere per case editrici, dove generi per tutti non si vogliono far trascendere un letteratura porno. E dove il destreggiarsi col porno pur non scadendo nel porno è troppo difficile per autori con altro ritmo e differente respiro narrativo.  

L’autore rappresenta invece molto bene il mondo di finzioni, come in effetti è il mondo reale nelle interazioni interpersonali accessorie, dove tutti parlano e si atteggiano mentre a nessuno ne importa nulla di nulla, se non dei propri bisogni primordiali spesso difficili a lasciar scorrere, essendo i singoli oppressi dalle consuetudini e stereotipi sociali, luoghi comuni socialmente assimilati ed interiorizzati, bisogni primordiali spesso inespressi ed irrealizzati dei quali resta tuttavia il disagio insopprimibile. 

I personaggi e le storie, sempre una scusa per esprime delle sensazioni e dei concetti, sono ben congegnati. Il libro si conclude senza conclusioni, colla vita che continua, aperta, per quello che può essere dei dettagli secondari delle esistenze.



Perrotta, T., Svaniti nel nulla, Edizioni e/o, Roma, Italy, 2012. 

05 December 2014

Letter from Lhasa, number 359. I cari estinti

Letter from Lhasa, number 359. I cari estinti
by Roberto Abraham Scaruffi

Pansa, G., I cari estinti. A faccia a faccia con quarant'anni di politica italiana, Rizzoli, Milano, Italy, 2010.
(Pansa 2010).
Giampaolo Pansa


In effetti, il giornalista politico, il che, mutatis mutandis, vale per moltissime professioni, per poter vivere come tale e sopravvivere come tale, deve essere al livello del qualunquismo medio e raccontare quello che si deve per tenere il lettore al suo naturale livello di qualunquista medio.

Come un po’ in tutta l’industria ‘culturale’, sia essa ‘pubblica’ o privata, deve sembrare che dica, e deve in effetti dire, delle banalità in un modo che sembri geniale, che le banalità sembrino delle genialate. Il recettore ha la percezione di ricevere qualcosa per i soldi e tempo investiti a recepire i contenuti gli vengono somministrati, e si sente pure adulato dal poter ricevere qualcosa da personalità gli sembrano superiori, o sono comunque obiettivamente poste in posizione di autorità rispetto al pubblico da esse dipendente. Il dispensatore è egualmente adulato, appagato, dal suo ruolo di fatto di docente, dove, innanzitutto, cosa comune tra i docenti, deve vendere sé stesso.  

È un gioco dei ruoli, come un po’ tutte le interazioni nella sfera cosiddetta sociale. Alla fin fine, è in parte casuale che uno si trovi, in una certa interazione, o magari in tutte o quasi, in posizione o di dipendenza o di autorità. Si tende ad identificare il ruolo colla persona. O la persona col ruolo. Dove il ruolo è dato. Mentre la persona diviene quella richiesta dal ruolo. È una forma di reificazione. Ma funziona così in qualunque posizione sociale o produttiva. Qualcuno ha creato una casella. In quella casella va infilato qualcuno che si fa plasmare dalla casella. Non vi è nulla di automaticissimo, sebbene poi il gioco funzioni in questi termini. Improbabile il singolo cambi la casella, casella che si è creata come è per un insieme di circostante sembra trascendano le individualità. 

Il giornalista racconta il potere come vuole apparire. Se non lo facesse, si troverebbe sbalzato fuori per non avere fatto il proprio lavoro, quello per cui è pagato.  Il giornalista deve rappresentare cose che suonino bene, creare pezzi che vengano facilmente e gradevolmente digeriti. Qualcuno, in redazione, controlla ed aggiusta tutto secondo criteri censori vari. Ma, alla base, il ‘pezzo’, su qualunque medium appaia, deve suonare bene. Le censure operano già al livello della banalità del pezzo mediatico. Spazio, toni, convenienze etc sono previamente definite. Chi prepara il pezzo opera già a livello di convenzioni, e cerca di non essere censurato e corretto, od eccessivamente censurato e corretto. Sennò, poi, il ‘pezzo’ non appare sul medium a cui era destinato. 

Quando il cronista tenta di fare lo storico ed/od il politologo diviene piuttosto ridicolo e peggio. Ad un Eugenio Scalfari magari non lo dicono che è tale, e l’industria propagandistica lo fa sembrare egualmente un genio, perché ormai è stato creato come tale ed è servito e serve ai lavori sporchi di regime, per cui le sue logorree ed eiaculazioni vengono lasciate spargersi nel nulla, tra l’incomprensione e la non lettura. Per cui, che siano sciocchezze, non interferisce comunque col regime di cui resta saldo supporto.

Non che molti supposti storici e supposti politologi siamo meglio. Anzi sono spesso ancora peggio non essendo neppure cronisti, passando dall’ideologia alla propaganda senza neppure il contorno euristico di cronache di quello il potere vuole sia di esso visto e raccontato, cioè il colore, l’immagine, i prodotti dei suoi apparati pubblicitario-propagandistici.

Pansa parla dei partiti come se non fossero macchine che i poteri hanno voluto e vogliono. Quelli delle cosiddetta prima repubblica, ma pure quelli della seconda [la prima e mezzo, visto che la Costituzione formale è poi la stessa, dunque uno straccio usabile a piacimento dai padroni inglesi d’Italiozia], li creano gli anglo-americani, che operarono in questi ambiti con tecniche di Polizia Segreta per cui ovviamente non visti e non raccontati. La DC-Vaticano avevano un ruolo, quello di riempire le istituzioni di governo ai vari livelli, a cominciare da quello centrale. Il PCI pure, quello di spauracchio per la DC-Vaticano di cui gli inglesi non si fidavano.

Non solo: l’inglese metodologicamente non si fida per cui previene creando gli antidoti, qui altre pedine da muovere per non perdere il proprio potere nei vari contesti. Gli altri, PSI incluso, erano i cespugli, talvolta ondeggianti. È anche un fatto che i poteri sia burocratici che formalmente privati poi livellino un po’ tutto e tutti al di là delle ideologie di facciata o delle genesi anglo-americane [che pur permangono nei bilanciamenti dei poteri, delle forze] ed/od interne.

Ovviamente i Pansa, non che G.P. sia peggio degli altri, discutono su quello i partiti avrebbero dovuto o potuto essere anziché spiegare quello che erano e perché. Beh, lo spiegare non lo fanno gli storici ed i politologi, o coloro reputati tali, che si occupano in gran parte della mistificazione, della propaganda. Non che sia poi una grande colpa, in termini relativi, nel contesto dato, che non lo facciano giornalisti pur scrittori di libri.

Il livello del dover e del poter essere è il livello della fantasia. Che serve per non disvelare l’esistente.

Checché ne pensi, o lasci trasparire, Pansa, la per lui guerra civile fu tra fascisti pro-tedeschi e fascisti pro-angloamericani, tra prostituiti di qua e di là. Usciti vincitori gli angloamericani, i loro fascisti, e coi ruoli decisi dai vincitori, gestirono, per quello la politica può gestire, lo Stato nelle sue varie articolazioni. Ovviamente il controllo angloamericano era ed è sia sulla politica e le istituzioni, che a livello di poteri reali economico-finanziari. Non è che per esempio Mediobanca, banca formalmente pubblica,  nasca, in regime di monopolio essendo l’unica cosiddetta Merchant Bank italica, per altri fini che il controllo stretto, angloamericano, sulle oligarchie industrial-finanziarie formalmente private. 

I partiti della cosiddetta prima repubblica vengono distrutti, coi relativi equilibri istituzionali, per decisione, o con nulla osta, angloamericano. Non esistevano forze interne che di testa loro (per quanto G.Andreotti, sulla via di divenire Presidente della Repubblica, che lancia Di Pietro, si fosse illuso) potessero distruggere i partiti per fondare e consolidare la dittatura del Quirinale compradoro, dunque sotto stretto controllo angloamericano.

Questo è un libro nostalgico. Col mito del buon tempo antico. Non è una colpa. È una scelta dell’autore, la sua percezione della realtà. Personalmente non credo a grandi differenze tra gli umanoidi, nei decenni, nei secoli, nei millenni. L’autore riferisce la sua esperienza personale che lo porta evidentemente ad altre conclusioni o percezioni. A livello psicologico, può essere, banalmente, la nostalgia per la propria giovinezza e la propria mezza età traslata sugli eventi storici.

Il PCI era una perfetta macchina nazisto-tangentaro-clientelare basata sulla falsa coscienza di tutti, suoi dirigenti e proseliti inclusi. Non a caso lo creano gli inglesi. La DC, creata tale dalla Chiesa, viene invece sfasciata dagli angloamericani che la vogliono come i loro comitati elettorali ma con la legislazione (che progressivamente peggiora rendendo qualunque atto politico criminalizzabile, ...oppure no se coperti dalle Polizie Segrete Carabinieri-NATO) e la disorganizzazione italiche.

Sansa è del tutto privo di dimensione storica, cosa del resto comune, in genere, ai giornalisti che differentemente non potrebbero fare i cronisti, i cronisti-cronisti banali-banali, e, al contrario, relativizzerebbero tutto, non venendo così capiti da lettore medio che non è che poi abbia grande livello di comprensione di questioni sociali ed istituzionali, e tanto meno delle dinamiche storiche. Certo, vi sono lettori medi magari geni in scienze e/o tecnologie, ma che, nel contempo non capiscono nulla di questioni sociali e storiche. Seguono i media per sapere cosa pensare, e cosa pensare dati i loro livelli di ignoranza o di qualunquismo in questioni sociali e storiche. Inutile immaginarsi che possano o debbano essere differenti. Le persone sono poi quelle che sono e non serve a nulla mutarle.

Un esempio. Sansa intervista Andreotti ad una Festa dell’Amicizia, precisamente il 10 settembre 1982 a Viareggio. Vorrebbe affrontare con lui la questione mafia, ovviamente al livello di comprensione suo [di Pansa] e del pubblico, mentre Andreotti banalizza e difende in modo totale sé stesso, la DC e pure gli altri partiti. E che, Andreotti non lo sapeva che le mafie ritornano con gli Alleati, che iniziano proprio con esse l’occupazione, e pure la gestione iniziale, d’Italiozia, e che dunque hanno copertura anglo-americana per cui, anche lo Stato italico volesse, non potrebbe fare nulla contro di esse, per cui le cogestisce con gli anglo-americani?! E Sansa fingeva di ignorare ciò? In tutto il mondo, in Italiozia pure, terrorismo e mafie sono create e gestite dai governi/Stati tramite le Polizie Segrete per cui i regimi negano in pubblico quello che fanno in privato, cioè in modo occulto. Si può supporre che G.Andreotti non conoscesse queste cose? Assolutamente no, anche visto che da statista ci ha sempre sguazzato nel mondo delle Polizie Segrete e della manipolazione ed uso di mafie e terrorismi. Avesse mai raccontato queste cose in pubblico sarebbe stato, se non rinchiuso, subito liquidato, messo fuori dal mondo politico ed istituzionale, ma pure da quello intellettuale che, su queste cose,  vive di luoghi comuni accettabili dal regime e dai regimi, dall’Impero. Il punto è che neppure un Sansa sa queste cose, o se le sa si è vietato di ricordarle e di pensarle, cose che, chiunque avesse un minino di dimensione, di cultura storica, non potrebbe non sapere, non potrebbe non conoscere e non esporre se avesse un minimo di onestà intellettuale. O se Sansa le conosce o le intuisce, se le nega con la sua baggianata ricorrente, nei suoi scritti, delle prove e degli indizi. È vero che su un organo di stampa, su un massa media, non si possono dire cose non provabili, salvo essere liquidati dagli stessi editori che giustamente temono cause legali. È anche vero che si considera provabile il comunemente accettato, il conveniente, insomma. Eppure, ci sono tanti modi per dire le cose, se le si comprendono, e la questione delle prove ed indizi [prove ed indizi da processo] non può, da un punto di vista euristico, essere usata per raccontare solo quello che ti fanno vedere, cioè pura propaganda, pure balle. Non che si debba inventare. Ma esistono meccanismi deduttivi che per esempio una dimensione storica affina. Non solo. Per esempio, se uno ha solo entrate da 1'000 od anche 2'000 euro al mese e si fa una casa da un milione, difficile dire che non sia corrotto o simili. Certo si può conclamare che non ci siano prove, mentre in realtà non ci sono prove che sia onesto, salvo vincite a lotterie od altri introiti straordinari. Pansa non solo è debole sulla questione prove ed indizi. Quando accenna a ciò, farebbe meglio dire che non può o non poteva dire certe cose perché suoi colleghi, di grado superiore al suo e con compiti di controllo del suo lavoro, semplicemente non glielo permettevano o non glielo avevano permesso per cui lui si censurava preventivamente. Non  solo sbaglia, è debole, debolissimo, a livello metodologico sulla questione verità o possibili o provabili verità, per cui uno si relega nella menzogna che pur non sembri tale. Appunto, manca di dimensione storica. O, se la ha, non la fa trasparire. È anche vero che, se avesse interrogato Andreotti ed altri sulla verità storica delle mafie e dei terrorismi, o lo avrebbero rinchiuso o liquidato in altro modo dal mestiere di giornalista.

Oppure si formuli una differente ipotesi. Ma non è che sappia e si mascheri per poter continuare a fare il giornalista, il cronista delle apparenze della politica. Non sa le cose. Si è vietato di saperle, che è ancora peggio. Non è sufficientemente davantologo, come moltissimi. Sta tutto sotto il naso e per questo si racconta al popolino che non lo si vede. Non è, per tornare alle questione mafie, ma pure a quella terrorismi, che le cose non siano note. Sono note. Ma le si negano per le masse, ed in queste masse ignoranti [che non vuol dire necessariamente sceme, ma che comunque ignorano queste cose] ci sono pure i Sansa.

Beh, ci fermiamo qui. I doppi o tripli e multipli pensieri non ci sono solo nella romanzeria orwelliana, bensì sono realtà immanenti e non da oggi. C’è quello che si fa e quello che si racconta, quello che gli inglesi chiamano il making sense. Il making sense è il bisogno umanoide di imbellettarsi. Si chiama mystification o mystifying, mistificazione. Appunto, non nasce oggi e neppure ieri ma è immanente nei millenni. O fa parte della psicologia umana o è il potere che vuole così, che non è poi differente. Agli effetti pratici, non è che faccia differenza se sia una caratteristica innata oppure se sia il potere che abbia pure la facoltà di plasmare la natura innata, o supposta tale, degli individui. Che gli umanoidi si sottomettano al potere ed ai poteri ha una caratteristica innata di sopravvivenza. 

Un altro esempio, dove casca o caschi l’asino, qui il giornalista. Tu G.Andreotti ordini ad un officiale di Polizia Segreta Carabinieri-NATO-Gladio di liquidare A.Moro [ché sennò sarebbe divenuto Presidente della Repubblica in prima votazione alla scadenza di Leone], ma lo vuoi liquidato con ignominia quindi dopo un lungo rapimento in cui si sputtani e si faccia sputtanare come un debole. In effetti, un Andreotti rapito si sarebbe fatto ammazzare, o non, senza concedere nulla. A rapimento in corso, ma pure dopo, tu Andreotti conclami come un’ovvietà che le vedove degli assassinati, ma pure la popolazione, non avrebbero compreso che si fosse trattato per uno statista rapito con chi aveva assassinato ed assassinava pure poliziotti e militari dei CC. Di fatto, tutti sapevano dove fosse detenuto Moro e le BR erano eterodirette delle Polizia Segreta Carabinieri-NATO-Gladio. Ovviamente Andreotti vuole Moro demolito e morto, anziché liberato. Sennò neppure lo avrebbe fatto rapire, mentre tutti sapevano che le BR avrebbero rapito ed assassinato Moro. Era mesi che lo pedinavano e senza che vi fossero interferenze di polizia. Dunque le BR erano eterodirette e coperte. Facevano quel che altri, qui G.Andreotti, volevano facessero.

Ritorniamo alla banalità, all’apparente ovvietà, del non possiamo trattare perché il popolo, e specificatamente sbirraglie e militari, non capirebbero. Tu lo hai fatto rapire. Tu lo vuoi morto. Tu sai dove è detenuto. Ma conclami che non puoi trattare. Non c’era neppure bisogno di trattare visto che tu sai dove è detenuto. Sei tu, tu G.Andreotti, che lo hai fatto rapire e lo vuoi morto. Tu Andreotti hai fatto assassinare la scorta. Per cui è tutto il gioco ad essere truccato. Lo stesso Craxi che sa, da Dalla Chiesa, dove Moro sia detenuto, e che dunque sa che è Andreotti che lo ha fatto rapire e lo vuole assassinato e poi lo fa assassinare, non può andarlo a dire in giro perché lo rinchiuderebbero e comunque lo farebbero fuori dalla politica, e non sarebbe mai divenuto uno statista, quale poi diverrà come capo del governo. Craxi lo avrà pure ben capito che quando viene fatto far fuori Dalla Chiesa lo è per quello Dalla Chiesa aveva raccontato a lui, Craxi, durante l’operazione Moro, cioè che era Andreotti che manovrava tutto. Eppure nessuno può dirlo. Ah, queste cose le racconta Pecorelli ed Andreotti, col suo blocco di potere militare, lo fa assassinare. I giornalisti non le sapevano? I Pansa non lo sapevano? Ah, no, per poter continuare a fare i giornalisti di regime devono tacere, tapparsi occhi e le orecchie. Devono tapparsi pure il cervello e così continuare a disquisire di cazzate e solo di cazzate. Manca la dimensione storica ma pure quella cronistica. Del resto, pure moltissimi storici si tappano pure il cervello per poter continuare a fare gli storici riconosciuti come tali, cioè di regime, gli storici-agitprop.

La ‘logica’ da bar, tale era ed è quella all’Andreotti, funziona. Basta non discutere i presupposti, bensì discutere sui presupposti definiti dal potere. Basta fare gli showmen degli apparati di propaganda. Che è quello fanno politici e statisti, a livello di discorso pubblico. 

Finché i Pansa banalizzano sono dei geni, e ben pagati. Raccontassero le cose, diverrebbero dei pazzi e sarebbero liquidati in vario modo. Un Pier Paolo Pasolini, che cercava e cercava, è stato intrappolato ed ammazzato da Polizie Segrete su ordine governativo. Anche se tappare la bocca lo si fa in mille altri modi, prevenendo l’ascesa, o stoppandola ed affondandola in vario modo.  

Interessante, da un punto di vista storico, che già prima della caduta del muro di Berlino, per quanto ormai fosse visibile che l’URSS e l’Impero Sovietico non reggessero più, nei centri dell’Impero si parlasse apertamente, non per le masse, di liquidare il sistema Costituzionale italico uscito dalla IIGM. Siamo nel maggio del 1989, al congresso del PSI. “Il giornalista americano mi domandò ancora: «Finirà per colpa della corruzione? Da noi si dice che i partiti italiani vivono grazie alle tangenti. La loro immoralità è dilagante. Prima o poi i vostri giudici usciranno dal letargo e faranno piazza pulita di tutto. A cominciare dai leader politici».” (Pansa 2010, p. 300 del file .pdf).

Di tangenti e ‘corruzione’ vivevano dal 1942-43, e già prima, dalla creazione d’Italiozia e pure prima. Se se ne ‘accorgono’ nel 1989, o nel 1992, o quando si voglia, è perché ci sono altri affari in gioco. La realtà, in queste cose, si crea a seconda delle esigenze di potere, del potere e dei poteri. 



Pansa, G., I cari estinti. A faccia a faccia con quarant'anni di politica italiana, Rizzoli, Milano, Italy, 2010. 

23 November 2014

Letter from Lhasa, number 358.
La Repubblica di Barbapapà

Letter from Lhasa, number 358. La Repubblica di Barbapapà
by Roberto Abraham Scaruffi

Pansa, G., La Repubblica di Barbapapà. Storia irriverente di un potere invisibile, BUR, Milano, Italy, 2014.
(Pansa 2014).
Giampaolo Pansa 


Se Repubblica nasce nel 1976, in parallelo al dilagare della P2 di Andreotti e Berlinguer, è perché le oligarchie predatorie, specificatamente gli Agnelli-Mediobanca, hanno bisogno di andare allo sfondamento del PCI andreottianizzato. Non che vogliano un PCI moderno, una socialdemocrazia. Vogliono solo che il carrozzone PCI obbedisca a loro e solo a loro. 

Se la storia interna e le relazioni internazionali (Italiozia è prostituta anglo-americana, dopo aver perso, e pure piuttosto male, la IIGM, ma pure, nella sostanza, la IGM pur dalla parte dei vincitori da cui i prostituiti Savoia non potevano non farsi infinocchiare) non permettono ancora di andare al superamento del PCI fatto creare dagli inglesi a Togliatti nel 1944 (una classica operazione di guerra anglo-americana), le oligarchie predatorie private di area Mediobanca, o Mediobanca-Agnelli (dato che gli Agnelli, pur di area Mediobanca sono un potere internazionale e con connessioni dirette anglo-americane al di là della stessa Mediobanca di Cuccia), vogliono riaffermare la loro egemonia di potere sulla squallida sinistra italiota che, per giunta, è stata, in parte, subordinata al Vaticano di cui gli inglesi la volevano contropotere, potere di ricatto. È inevitabile che un partito inglese, pur con facciata pro-sovietica, abbia bisogno non solo del sostegno inglese ma pure di dipendere quotidianamente dalla DC-Vaticano che controlla il governo e le Istituzioni dello Stato. Per cui, differenti facce ed esigenze finiscono per convivere.

Con Repubblica, gli Agnelli, Mediobanca e Confindustria si reinventano una loro sinistra [non è chiaro che cosa voglia dire, ma loro la chiamano così], un loro PCI. Il che la dice lunga sulla miopia culturale delle oligarchie [predatorie] ‘private’, sul loro rifiuto di qualunque progetto e pratica modernizzatori, del resto ovvio essendo oligarchie predatorie.

Ovviamente Pansa non la conta così.

Eugenio Scalfari è ben descritto come banderuola che va dove soffia il vento. È questo, spesso, un aspetto di quello viene chiamato od appare come successo. Da deputato di un PSI-finzione (una moderna socialdemocrazia o laburismo è escluso dagli occupanti angloamericani per Italiozia, avendo loro bisogno di un PCI per contrastare, pur minoritario, ma potentissimo, una DC-Vaticano di cui non si fidano anche se poi se li comprano variamente, per quel che possono) a uomo degli Agnelli-Mediobanca, a pupazzetto di CDB, l’agente speciale delle operazioni sporche di Cuccia-Mediobanca, e dei suoi padroni anglo-americani.  

Pansa non la conta in questo modo, ovviamente.

Non c’è nulla di titanico quando i poteri vogliano qualcosa. Anche Scalfari fosse stato analfabeta, sarebbe egualmente divenuto un’autorità giornalistica e culturale. Che il progetto-Repubblica condizioni il PCI e faccia concorrenza, nei numeri, al Corsera, è nella logica delle cose. Assumi comunisti. Li paghi e dai loro la linea. Repubblica ed annessi fioriscono.

CDB e gli altri predatori, ma CDB lo è pure più degli altri (o così appare magari perché più esuberante, o chissà perché), divengono gli illuminati industriali e finanzieri d’Italiozia. Repubblica e l’Espresso divengono gli organi della rivoluzione comunista cui il PCI ha da tempo rinunciato, anzi che non è mai stata nella sua pratica reale ...per correre dietro alla DC. Beh, i media servono per il lavaggio del cervello. Devono far credere mentre i poteri reali fanno quello che credono. TUTTE le ‘rivoluzioni’ comuniste, pure le altre, sono sempre state volute dai poteri reali. Loro sono le condizioni oggettive e le rotture storiche ma non come la conta la vulgata comunistoide o d’altri colori ideologici.  

Nell’aprile 1989, il Gruppo Espresso-Repubblica passa sotto il controllo totale e totalitario di CDB, che ne controllava già il 50%. Ma la storia non finisce qui visto che c’è tutto il conflitto proprietario con Berlusconi, risolto da Andreotti, che così, in nome della frammentazione e del bilanciamento degli interessi e dei poteri, dà potere ai suoi più accaniti nemici sulla via del Quirinale, gli inglesi-Mediobanca. 

Il libro è  intessuto di dettagli interessanti, di cui abbonda. Su di essi, chiunque si occupi della storia di Italiozia può soffermarsi proficuamente e valutarli, ovviamente senza mai prendere nulla per oro colato. Ogni parzialità aiuta la conoscenza, oltre a permettere sia di testare che di rettificare quello che si pensa di avere già compreso sul corso degli eventi.  



Pansa, G., La Repubblica di Barbapapà. Storia irriverente di un potere invisibile, BUR, Milano, Italy, 2014. 

Letter from Lhasa, number 357.
I falsificatori

Letter from Lhasa, number 357. I falsificatori
by Roberto Abraham Scaruffi

Bello, A., I falsificatori, Fazi Editore, Roma, Italy, 2010.
(Bello 2010).
Antoine Bello


Vi sono vari aspetti evidenziati in questo libro. Il gioco. Il principio di realtà. Le maschere per non capire e vedere quello che si fa. Il conformismo assoluto di altri.

Eppure esso è anche patetico perché gli umanoidi da sempre convivono col crimine, cioè con quegli aspetti di loro stessi che non è che si preoccupino della legalità formale dei propri desideri e, talvolta, azioni. I sensi di colpa sono spesso costruzioni letterarie e ciò di cui ci si sente davvero in colpa sono, per chi mai provi qualche rimorso, banalità del tutto individuali.

La massa dei conformisti si scopre in colpa quando viene scoperta, smascherata, per cose che altre entità, autorità, o supposte o vissute come tali, considerano una colpa, un qualche crimine o la violazione di un qualche codice. Che questi sensi di colpa possano essere sinceri è del tutto improbabile, se non appunto per l’essere considerati devianti da una qualche autorità o supposta tale.

Il CFR, che è il protagonista impersonale del romanzo, non è che la classica organizzazione burocratica che non si sa che cosa faccia e dove nessuno è responsabile di nulla. Quando è un’entità ‘pubblica’, nessuno si fa problemi per ciò. Quando nessuno sa a quale organizzazione abbia aderito, ecco che non tanto lo spirito critico quando la paura di non essere abbastanza coperti o non abbastanza deresponsabilizzati può creare problemi pseudo morali ad una frazione di soggetti. 

Il CFR usa, almeno per la sua Accademia di formazione, strutture già del KGB sovietico, ma il racconto non lascia intravedere vere connessioni con lo Stato russo, anche perché i fini dell’organizzazione, se mai ne ha, restano del tutto ignoti.

L’autore si è così inventato un’organizzazione che non potrebbe mai esistere, non come organizzazione indipendente da Stati, di cui non  si conoscano i fini e le logiche, e di cui descrive dinamiche interne che poi derivano dalle psicologie degli adepti. 

Il finale è aperto, non esistendo delle conclusioni. Ci si imbatte semplicemente in un “Continua...”che è, alla fin fine, la scelta letteraria migliore.

Non so se sia un’opera di grande spessore, per quando la si legga con interesse, se non altro per vedere dove l’autore voglia andare a parare. Non va da nessuna parte, ma personalmente amo i romanzi che ad un certo punto finiscono senza delle conclusioni e dove tutto resta aperto. 



Bello, A., I falsificatori, Fazi Editore, Roma, Italy, 2010. 

Letter from Lhasa, number 356.
Merci pour ce moment by Valérie Trierweiler

Letter from Lhasa, number 356. Merci pour ce moment by Valérie Trierweiler
by Roberto Abraham Scaruffi

Trierweiler, V., Merci pour ce moment, Les Arènes, Paris, France, 2014.
(Trierweiler 2014).
Valérie Trierweiler


Writing is a form therapy. Writing about personal events is even more such.    

In this book, both the dynamics of a couple on the way to break up, and also the same dynamics when its seems and perhaps is an unsinkable couple, are well represented.  

The political, and specifically the Hollande’s, world is represented as a word of ignorance, double language, basically borderline relatively to people’s everyday lives, contempt for ordinary people, and also full of other personal paranoia and insecurities.

It is such. Now, Ms. Trierweiler, a professional journalist, is a direct witness about that, since her personal experience.  



Trierweiler, V., Merci pour ce moment, Les Arènes, Paris, France, 2014. 

Letter from Lhasa, number 355.
L’insegnante di astinenza sessuale di Tom Perrotta

Letter from Lhasa, number 355. L’insegnante di astinenza sessuale di Tom Perrotta
by Roberto Abraham Scaruffi

Perrotta, T., L’insegnante di astinenza sessuale, Edizioni e/o, Roma, Italy, 2008.
(Perrotta 2008).
Tom Perrotta

Il romanzo è del 2007. È ambientato a Stonewood Heights, Massachusetts. Si districa negli USA ‘cristiani’, quelli delle congregazioni evangelico-puritane e Repubblicane. La rappresentazione è realistica e con profondità psicologica sia individuale che sociale. Descrive il senso di appartenenza, ed il dover dare un senso alla propria vita, di molti, di fronte all’anonimità e confusione, o come tale viene percepita, della vita contemporanea.

Ma è sempre stato così. Si evolvono le tecnologie eppure gli individui restano gli stessi, solo hanno strumenti differenti. Come sempre, lo spirito gregario assume forme differenti.

In questo romanzo scorre davanti agli occhi un mondo dove tutto cambia e nulla cambia. Gli individui si affannano variamente per affrontare o meno, per convivere o meno, colle proprie paure. La loro natura adattiva li spinge dove è possibile nel contesto dato. Non potrebbe essere altrimenti.

Nel totalitarismo del potere, e ben ambito dagli individui che non osano ribellarsi alle mode, o semplicemente astenersi da esse, esistono inevitabilmente le personalità indipendenti, o che mostrino qualche indipendenza. Non che siano necessariamente meglio o peggio degli altri. Semplicemente esistono. 


Perrotta, T., L’insegnante di astinenza sessuale, Edizioni e/o, Roma, Italy, 2008. 

22 November 2014

Letter from Lhasa, number 354.
Il “jihadismo”: uno dei soliti Terrorismi di Stato dell’Impero

Letter from Lhasa, number 354. Il “jihadismo”: uno dei soliti Terrorismi di Stato dell’Impero
by Roberto Abraham Scaruffi

Vidino, L., Il jihadismo autoctono in Italia: nascita, sviluppo e dinamiche di radicalizzazione, ISPI, Milano, Italy, 2014.
(Vidino 2014).
Lorenzo Vidino


Stefano Dambruoso, magistrato del settore, dunque chiamato per la breve e confusa prefazione, è uno che chiaramente non ci capisce nulla. Per cui ripete luoghi comuni.

Ben esemplifica il ruolo del magistrato, specificamente di quello da procura e connessi. Funzionari statali, apparentemente terzi, cioè fatti percepire come terzi, come indipendenti (cosa che non possono assolutamente essere, ovviamente), che, in realtà, hanno la sola funzione di dare copertura legale, formale, alle strutture del Terrorismo di Stato, alle varie Polizie Segrete, in Italia, in particolare, quelle dei Carabinieri-NATO ed eventuali altre ad esse subordinate.

Le Procure agiscono sulla base di quello viene loro sottoposto e fatto sottoporre dalle Polizie Segrete, cioè dal lato occulto, delinquenziale, dei governi-Stati che hanno facce e conclamazioni pubbliche senza alcuna connessione colle loro attività reali che sono attività delinquenziali dunque coperte, copertissime, coi vari segreti di Stato, segreti politico-militare-NATO o -“NATO” inclusi che garantiscono una doppia copertura per cui, anche togliessero il Segreto di Stato ‘normale’ resterebbe e resta comunque il segreto NATO, dunque derivante dai rapporti di soggezione agli anglo-americani che vinsero ed occuparono Italiozia e che, di conseguenza, ne controllano apertamente, anche se non lo fanno uscire ogni giorno sui media, gli apparati della violenza di Stato, gli apparati del Terrorismo di Stato.

La politica delle chiacchiere è priva di qualunque connessione colle politiche reali che, in Italiozia, passano attraverso le ambasciate inglese e statunitense, e pure altre, per quanto gli inglesi che creano Italiozia nel 1860-61, e poi gli statunitensi che con essi la occuparono dal 1943, abbiano un’ovvia supremazia sancita, dal punto di vista legale, da trattati pubblici e segreti, oltre che dai rapporti di forza reali.

La povertà culturale e di formazione di uno Stefano Dambruoso, l’introduttore, illustra perfettamente che il libretto sarà, verosimilmente, solo un opuscoletto ideologico per altri fini. In effetti, leggendolo ed esaminandolo, si caratterizza come tale. Vedremo quali fini ha questo tipo di letteratura.

Innanzitutto va sottolineato che nessuno terrorismo indipendente, come nessuna struttura organizzativa indipendente di qualunque tipo, può esistere. Senza soldi ed attrezzature specifiche, che sono sotto il controllo dello Stato e degli Stati, del potere e dei poteri, nessuno può mettere su nessuna organizzazione terroristica, neppure alcun partito politico o d’altro genere. Nessuno dà soldi alla cieca e nessuno aderisce a movimenti che non offrano qualche possibilità e che dunque abbiano coperture e sostegni di potere e di poteri. Come non esiste il partito che si faccia un supposto buon programma e poi lo sottoponga agli elettori (nessuno vi aderirebbe e nessuno lo voterebbe), non esiste il gruppo terrorista che esca dal nulla senza decisivi sostegni di potere. Non solo i mercati dei finanziamenti, pure quelli delle armi e degli esplosivi sono sotto stretto controllo di Stato e di Stati. Questo vale per i mercati legali e vale ancor di più per i mercati illegali. Sono tutti strettamente controllati.

Tacere questi aspetti sottoscrivendo, al contrario, la corrente propaganda mediatica per cui tutto nasce per caso, o per genialità dei protagonisti, è una precisa operazione di potere e voluta da poteri. Sono solo conspiracy theories intenzionali dell’Impero, di regime, e dei regimi. Che uno scriva di queste cose a questo modo perché sia coscientemente prostituito o perché semplicemente non capisca il punto, non è che faccia poi alcuna differenza. 

Per cui, questo tipo di letteratura, essenzialmente, è propaganda sotto copertura per cercare di creare e diffondere terrorismo voluto da apparati di Stato, specificatamente, in Italiozia, da apparati di Polizia Segreta Carabinieri-NATO che sono deputati a questo genere di attività agli ordini dei governi reali e formali, oltre che dell’Impero. 

Che si sia appieno, qui, pure sul terreno dell’antisemitismo non vuole essere un’inutile stigmatizzazione, ma solo una constatazione. È solo un aspetto. Ve ne sono altri anche se tutti ruotanti attorno ad un tema comune si preferisce passare sotto silenzio. Si identifica una razza, o categoria, o religione, o gruppo etnico, o sottospecie e microfrazioni di essi, e li si stigmatizza e perseguita.

L’islam è stato costruito, nell’immaginario come religione o etnia terroristica e su questo si ‘lavora’. Se non è l’islam è l’arabo. È quello che in passato,e tutt’ora, o per altri, era ed/od è l’ebreo. Tecnicamente, linguisticamente, relativamente agli arabi si è sul terreno dell’antisemitismo in senso stretto.

In realtà, antisemitismo è, per estensione, qualunque stigmatizzazione e conseguente persecuzione fondata su un pre-giudizio. Si sceglie un gruppo-bersaglio  e lo si bersaglia. Gli inglesi hanno inventato e creato, ed usano ogni giorno, l’islam terrorista. Anche l’Israele da distruggere è una tradizionale aspirazione britannica. E, mentre usano questo islam terrorista che hanno inventato e creato, lo stigmatizzano, non differentemente da Israele per ciò che riguarda i britannici, col loro antisemitismo di Stato.

In effetti, quello britannico è un antisemitismo a tutto raggio, contro tutti i gruppi semitici. Gli USA, avendo Israele ad essi prostituito (e che in parte li usa per i soldi ed il sostegno militare), sono più focalizzati, almeno a livello di governo ufficiale, sull’antisemitismo contro gli arabi colpevoli di voler, cogli inglesi, distruggere Israele, od almeno l’Israele fantoccio USA. Sebbene anche gli USA usino gli Stati arabi per il loro terrorismo globale, per cui sono loro alleati mentre sono da loro stigmatizzati in quanto di etnia arabo-semitica.

Il tipo di operazioni fatte con questo tipo di letteratura, appunto come questo (Vidino 2014), sono solo costruzioni, la cui origine sta in operazioni di Polizia Segreta, di un fenomeno. Lo si inventa. Lo si costruisce a livello sia organizzativo che ideologico. Lo si diffonde. Lo si usa. La diffusione a livello mediatico, dunque di immaginario, lo si fa con opuscoletti di questo tipo, qui col marchio para-accademico di centri reputati od auto-reputantisi di analisi e studio.

È lo stesso immondizia. Magari pure con l’aggravante che chi fa queste cose sa quello che fa, talvolta, od in parte, se ha solo un minimo di cervello.   

L’invenzione ed uso dell’islam come fenomeno terroristico da parte dell’Impero, che lo adopera per suoi fini, non è recentissima. Nel Medio Oriente (ma pure altrove, nel mondo, per altri usi del tutto simili nell’essenza), se lo inventano gli inglesi per tentare di arginare e combattere il sionismo che rischia di intaccare una piccola area del loro Impero. Se vuoi combattere gli ebrei sionisti ovvio che crei la contrapposizione cogli arabi islamici e cristiani. Beh, la carta della contrapposizione etnico-religiosa, gli inglesi la hanno sempre giocata ed, essendo il loro Impero globale, si sono sempre inventati tutti i terrorismi religiosi che ha fatto loro comodo per dividere e combattere, dunque per controllare. 

In qualunque guerra, anche interna agli Imperi, come prima cosa si mobilitano preti, pastori, imam, rabbini, monaci e sacerdoti di ogni genere. Si esamino le vicende storiche, sia recenti, sia più antiche. Tutti i conflitti hanno logiche, del tutto illogiche!, simili. Vi si troveranno queste caratteristiche. Inoltre, nessuna guerra o ‘rivoluzione’, o ‘controrivoluzione’, avviene al di fuori della logica imperiale inglese, poi anglo-americana, da quando sorge l’Impero Britannico e poi, ad esso, si aggiunge quello quello Statunitense, in parte dal Britannico usato in parte con interessi e politiche da esso divergenti.  

A proposito di antisemitismo in senso stretto, si è sul terreno dell’antisemitismo sia quando si stigmatizzino, con ‘logica’ da pogrom, gli ebrei che quando si stigmatizzino, con la stessa ‘logica’, gli arabi siano essi islamici o cristiani od altro. Si veda cosa sia il semitismo e si vede meglio cosa sia l’antisemitismo. Sebbene semitiche siano varie lingue, per estensione il termine termine semitismo ha finito per contraddistinguere un’area etnica, sebbene, ultimamente, certa propaganda usi il termine antisemitismo solo relativamente all’anti-ebraismo. Prodigi di chi controlla i media planetari! Il che è una forma estrema di antisemitismo contro gli arabi ed altri semiti.  

Letteratura come questo libretto/opuscolo è letteratura sia antisemita che di costruzione ideologica del terrorismo. Prendi un autore che sotto il timbro di garanzia di una istituzione culturale dica scemenze funzionali alla creazione e diffusione di terrorismo, e gliele fai dire.

Che si tratti di organizzazioni o di lone actors (in pratica il lone actor è il singolo,  in crisi esistenziale, super-lobotomizzato dai media e vuole fare qualcosa di  autodistruttivo e distruttivo), la costruzione, a livello ideologico-mediatico, viene fatta con questo tipo di letteratura. Si diffonde un clima. Molti abboccano contro. Qualcuno abbocca a favore anche se questo tipo di letteratura sembra stigmatizzi il fenomeno di cui tratta. Stigmatizzare qualcosa la rende più attraente, per taluni ed in talune circostanze, talvolta pure ai molti che non concordano, che restano contrari.

Irrilevante è ciò si racconti sulle origini, o supposte tali, si insediamenti di etnie differenti, qui su islam ed islamismi, in Europa occidentale, in aggiunta a normali migrazioni. Quelle raccontate sono, in parte, solo fandonie per chi non conosca le procedure reali di asilo politico.

Quando una persona chiede asilo, come prima cosa le Polizie Segrete segrete del paese ospitante chiedono il nulla osta del paese di nazionalità formale. Senza di esso, o senza superiore assenso NATO, non danno asilo a nessuno. Ecco perché è così facile averlo per il terrorista e così complicato per la persona comune. Ad ogni modo, quando si transita da una nazionalità formale ad un’altra, si viene presi in carico dalle strutture del terrorismo di Stato dello Stato ospitante. Il Moderno Principe ultra-burocratizzato ed apparentemente impersonale ha la stessa logica proprietaria, totalitaria ed assolutista dei Principi più antichi, con l’aggravante che lo sviluppo tecnologico dà ad esso strumenti terroristici, totalitari ed assolutisti ben più avanzati ed estremi.

Quello del terrorismo è un mercato alimentato, controllato e gestito dalle Polizie Segrete UK-USA-NATO in totale coordinamento colle Polizie Segrete dei paesi di origine del supposto terrorista. Salvo rari casi di destabilizzazione esterna di altri paesi, nelle relazioni internazionali l’elemento della cooperazione prevale nettamente su quello della contrapposizione o del sospetto. Le Polizie Segrete anche di non alleati formali, e pure di blocchi presentati come contrapposti, cooperano tra di loro contro il singolo sia, per qualche ragione o torto, un bersaglio di qualche Polizia Segreta, cioè di un qualche Stato/governo. Non esistono gli ospitati o gli asilati contro, o sono davvero rari. Gli asili si danno a chi non ne abbia bisogno mentre si negano a coloro ne necessitino. Dato che il singolo viene considerato proprietà dello Stato di appartenenza formale, viene ceduto ad altri, e da altri acquisito, solo per qualche motivo che non ha nulla a che fare con ragioni umanitarie o con le altre conclamate dalle propagande ufficiali ed ONU. 

L’11 settembre 2001, è opera di Bush-Cheney, e delle Polizie Segrete e degli apparati militari ai loro ordini, con l’aiuto di loro Stati clienti quando necessario. Non vi sono aerei dirottati da persone a bordo di essi, bensì altri strumenti ed eventi, Burocrazie corrotte non sono molto capaci ad organizzare operazione perfette. Gli edifici colpiti, ed anche uno non colpito, sono previamente predisposti per la demolizione controllata, dunque imbottiti di esplosivo. La loro demolizione, che non è un impossibile crollo da incendio, è sotto gli occhi di tutti. L’areo che avrebbe colpito il Pentagono semplicemente non esiste. Il Pentagono è colpito da un missile delle FFAA USA. Mille altri elementi fanno escludere qualunque coinvolgimento, anche marginale, di gruppi terroristi. Bin Laden, prima di decedere, in Afganistan, attorno alla metà di dicembre 2001, ha negato ogni responsabilità. Eppure, la propaganda anglo-americana ha costruito nell’immaginario dello stesso arabo ed islamico medi che l’11 settembre 2001 sia stato un loro grande e vittorioso attacco attacco agli Stati Uniti d’America. Fandonie. Fandonie fabbricate con video predisposti dagli apparti di disinformazione USA, e con le torture che hanno prodotto qualche marginale ed irrilevante confessione. I tre edifici abbattuti sono imbottiti di esplosivo, e non da gruppi terroristi bensì dal governo degli USA. Nessun edificio di quelle dimensioni e struttura crolla per incendio, neppure dopo che un aereo di grosse dimensioni ci si sia infilato dentro. Uno, il terzo demolito, non colpito da nulla (si saranno dimenticati di missilarlo!), è alla fine buttato giù con esplosivo pre-collocato.  

Quando i governi organizzano azioni di vasta portata, come l’11/09, ben curano l’aspetto dell’inganno propagandistico, della disinformazione. Per quanto tutto risulti alla fine ben goffo, se lo si esamina con attenzione. Loro reti o reti di servizi amici vengono attivate per trovarsi dove devono trovarsi per le fotografie e per essere assassinati. Ti trovi all’aeroporto e/o sull’aereo che viene teleguidato ed abbattuto, o lanciato contro un obiettivo, o fatto sparire altrove e sostituito con altro oggetti, e vieni accusato di essere tra i responsabili. Spesso l’organizzazione è carente per cui persone in vita ed in altri luoghi si trovano accusate, od anche solo sputtanate a livello mediatico. Attivate, non hanno obbedito per cui non hanno partecipato alla sceneggiata, pur essendo tra i nominativi e le foto di coloro dati in pasto ai media per la costruzione propagandistica dell’evento. I media sono mobilitati per ripetere, in modo ossessivo, verità ufficiali che poi risultano del tutto false. Come in tutte le operazioni di Polizia Segreta, la sciatteria burocratica dilaga per cui è tutto goffo e visibilmente falso, pur venduto come veritiero per accusare le forze oscure, poi chiarificate con nomi di comodo, che hanno colpito la sacra patria. Mannò, “la patria” reale lì erano Bush-Cheney ed il militarismo USA che hanno assassinato qualche migliaio di persone che si sono trovate dove si è scaricata la furia devastante. Per dare ulteriore impulso al terrorismo mondiale anglo-americano, il militarismo USA ha concluso che aveva bisogno di terrorizzare la popolazione USA con un’operazione di quel tipo.  

Ancora più da manuale è il terrorismo di Stato del 07/07/2005 a Londra. Vengono attivati islamici ed islamisti del SIS britannico per un’esercitazione, nel contesto di un’esercitazione di FFAA e strutture di polizia britanniche. Solo che negli zainetti dei giovani islamici delle milizie parallele del SIS della Corona vengono messe bombe vere ed attivate per esplodere nella metropolitana od in altri luoghi previamente decisi. Tu ti trovi lì come agente del SIS e del governo britannico per un’esercitazione, e ti trovi poi fotografato e morto come con terrorista contro. I media ai vari livelli fanno la sociologia del giovane supposto radicalizzato da ficcare nelle menti dell’idiota, come del suddito sia comune, che specialista, che accademico, che ovviamente ripete le banalità fabbricate sul nulla. Il 07/07/2005 a Londra, vi erano solo giovani del SIS, mobilitati dal SIS per un’esercitazione e dallo stesso assassinati per Terrorismo di Stato britannico. Lo stesso islamico, condizionato dall’ossessiva ripetizione mediatica, crede che suoi affini abbiamo compiuto una grande operazione terroristica per la loro fede supposta comune. Mannò, era solo Terrorismo di Stato! I poliziotti e militari schierati per un’esercitazione si trovano, prodigio!, di fronte ad attentati veri. Erano stati mobilitati per proteggere gli attentatori inconsci con bombe vere predisposte dal SIS. Sbirri e militari, in particolare quelli che si trovino in qualche posizione permetta loro di capire qualcosa, non possono poi parlare troppo perché negli UK ti tolgono la pensione e ti imprigionano, se già non ti hanno  liquidato con un classico e tempestivo incidente di auto od altro.    

Il predicatore, sia che agisca in luoghi di culti od altri pubblici, ed/od online, è sempre pagato da qualcuno. Basti vedere chi paghi e chi copra ed è facile ricostruire la rete degli interessi che è sempre di Stato, sia essa anglo-americana o di loro clienti.

Quanto ai reclutatori, le moderne tecnologie di sorveglianza permettono con facilità di ricostruire la rete dei contatti, visto l’intensivo uso del telefonino da parte pressoché di tutti. Sia reclutatori, che capi, che militanti sono facilmente individuati e noti. Se il militante è spesso solo un povero idiota, il reclutatore ed il capo o lavora direttamente per Polizie Segrete o è da esse manipolato attraverso altri prossimissimi. Anche lì basterebbe seguire il flusso dei soldi, visto che ne occorrono moltissimi per vivere e muoversi. Se non vengono direttamente da intessi britannici e statunitensi, i soldi sono fatti pervenire da loro clienti sia attraverso sussidi e stipendi diretti che mascherati in vario modo. Non esistono reti, siano esse religiose che accademiche che altre, al di fuori dei flussi di soldi del potere, dei poteri, dei governi. Le stesse attività lavorative regolari, normali, sono ora favorite ora ostruite da interventi di Polizia Segreta. Non stranamente, il militante non ha ostruzioni ma magari è favorito, e tanto più tanto più si salga nelle gerarchie. Ciò perché tutti sono sotto lo stretto controllo dei governi, attraverso i loro apparati di Polizia Segreta che sono quelli gestiscono terrorismo e terrorismi, così come le altre criminalità organizzate che non differiscono dai terrorismi se non per dettagli secondari che afferiscono solo la sfera dell’immaginario.   

Anche quando siano il singolo od il gruppetto formatisi ed estremizzatosi per suggestione mediatica che si mettano in contatto con organizzazioni, ciò può avvenire perché i governi hanno interesse a lasciare che organizzazioni ‘clandestine’ siano pubblicamente visibili e contattabili. In ogni caso, il contatto vene visualizzato e seguito immediatamente dalle strutture informative delle Polizie Segrete. Il controllo sia su internet che sui telefonini che su eventuali altri strumenti di comunicazione è totale ed anche sui contenuti, non solo a livello di meta-informazioni.

Tramite il controllo stretto dei governi sulle organizzazioni, anche terroristiche, sono i governi stessi che possono sia suggerire attentati, od anche pretenderli, che lasciare che attentati decisi di propria iniziativa dall’organizzazione o dal singolo abbiano luogo oppure no. Tra l’altro, i mercati ‘clandestini’ di armi ed esplosivi sono sotto lo stretto controllo dei governi e delle loro Polizie Segrete. Nulla si acquista al supermercato, né si prepara in casa e senza che nessuno lo sappia. Un vero terrorismo individuale, e con strumenti del tutto auto-costruiti, è un caso rarissimo, alla fin fine del tutto irrilevante. 

Le teorie della radicalizzazione sono aria fritta. Il terrorismo è costruito mediaticamente, oltre che a livello micro-organizzativo, da Stati e da poteri simili e superiori. Nell’abbondanza della letteratura e delle altre suggestioni mediatiche, il fesso o l’idiota che abboccano ci sono sempre, e si aggiungono a coloro che hanno interessi diretti perché sul terrorismo vivono e prosperano. Non v’è differenza, a livello psicologico, tra il cosiddetto radicalizzarsi, il sensibilizzarsi, per terrorismo, o per divenire sacerdote di una qualunque confessione religiosa, o per fare il soldato, o per qualunque altra professione ed attività.

Se ne parla. Si costruisce il fenomeno nell’immaginario collettivo. C’è chi lo vive con ansietà ed avversione, C’è chi ne resta, ad un certo punto, emotivamente positivamente suggestionato. Tra costoro, c’è chi se ne fa coinvolgere direttamente. Uno si fa prete. Uno si fa soldato o sbirro. Uno di fa terrorista o mafioso. Esiste una vera differenza emotivo-psicologica? Alla base sta che il fenomeno è stato fatto entrare nella lista delle possibili opzioni. Se ciò avviene in un periodo ed in un’area, in un ambiente od in un altro, è solo per interessi di potere. 

Le mode sono costruzioni dell’industria pubblicitaria. Esistono anche precisi programmi NATO, come lo State/Government-Organized Stalking, per spingere singoli soggetti verso opzioni pre-selezionate. Si individuano soggetti, secondo un qualche stereotipo di uffici di Polizia Segreta NATO e/o locali. Poi li si spingono verso l’opzione pre-selezionata usando procedure costosamente elaborate per questo fine. Spesso procedure ‘sofisticate’ e costosissime non funzionano. Magari  soldataglia, sbirraglia e loro miliziani (pidocchi qualunque variamente reclutati), oltre ad ‘intellettuali ‘e ‘specialisti’ a libro paga diretto ed esplicito dei terrorismi di Stato, falliscono. Ma resta che strutture di potere, e di governo e governi, creino l’isteria a loro favore, la lobotomizzazione a loro favore delle popolazioni, fabbricando fenomeni supposti contro e pre-organizzati per lobotomizzare popolazioni di sudditi.

L’autore cita il caso della moschea di viale Jenner. Si guardi l’essenza, oltre le fumisterie poliziesche. Finanziata da uno Stato di area angloamericana. Usata per la guerra in Bosnia, cioè dagli angloamericani e dai Carabinieri-NATO. Poi fintamente repressa a guerra finta. Una tecnica elementare di controllo. Lasciata operare, con chiare connessione di potere e di Stato, pur definita la principale base di al-Qaeda [un’organizzazione angloamericana! ...anche se pubblicamente, per il cretino medio, dicono il contrario] in Europa. Si ha qualche dubbio che anche questa moschea, come un po’ tutti i centri di culto, di qualunque religione, fosse e sia uno strumento di Polizie Segrete NATO ed altre connesse?   

Ciò vale per tutte le strutture, ovunque. Il Moderno Principe, non differentemente da quello tradizionale, non tollera strutture ed individui indipendenti, fuori dal suo controllo. Qui, in questo libro, sono elencate e descritte alcune strutture per suggestionare il lettore che esistano entità misteriose, pericolose e pronte a colpire. Sono banali tecniche di inganno e propaganda. Qualunque organizzazione pubblica o clandestina è subito identificata, messa sotto controllo ed usata da strutture dello Stato e NATO. È lasciata operare solo fino a quando il potere abbia interesse che faccia ciò che è ad esso funzionale. Altrimenti, sue iniziative vengono bloccate prima.

Il singolo isolato, che delinqua su impulso del momento, può essere incontrollabile, non una struttura organizzativa. Il singolo isolato, alla fine, non costituisce un pericolo reale pressoché per nessuno, o solo per pochissimi. Ma si è al livello di normale delinquenza e/o malattie mentali individuali e null’altro.

Delinquono ben di più, e con peggiori patologie mentali e caratteriali, gli operatori mediatici e culturali che operano, ai vari livelli, per suggestionare singoli e collettività. Si vedano le teorie sull’attore solitario o sui soggetti supposti in sonno, che sono costruite proprio per terrorizzare masse di sudditi, cercando di impaurirli di tutto e di tutti, oltre che per cercare di scovare qualche pazzoide che, per un qualche crisi esistenziale del momento, possa delinquere e pazzoidare dando una verniciatura ideologica al proprio pazzoidare e delinquere, e fare ciò proprio per avere origliato questa propaganda ossessiva.

La gente, in percentuale minima o meno, delinque e pazzoida in ogni caso. Con queste propagande, si cerca, da parte del potere, di dare a ciò connotazioni ideologiche. Il potere fa questo per terrorizzare, anche a questo modo, la generalità dei propri sudditi usando tipiche argomentazioni antisemite. Infatti si identifica il ‘deviante’ come parte di un gruppo previamente stigmatizzato. Ripetiamo che stigmatizzando un gruppo come pericoloso, sia si terrorizzano gli altri, che si cambia l’auto-percezione dello stesso gruppo stigmatizzato o di parte di esso.  

Si vedano i casi descritti dall’autore, dove pesa decisivo l’elemento della suggestione mediatica. Uno vede la TV. Ha problemi suoi. Si attiva a seguito dei problemi suoi mentre si dà, e si lascia dare, una verniciatura ideologica che, in qualche modo, lo fa sentire deresponsabilizzato. I casi rappresentati dall’autore sono comunque rarissimi e pure, in genere, inoffensivi. Tutto lì?! Cerca di presentare come un grande ed imminente pericolo cose che non lo sono neanche un po’.

Nel caso Game la suggestione mediatica è decisiva. In una condizione esistenziale di disagio estremo, sia lavorativo [non sappiamo se intenzionalmente provocato da entità statuali, per esempio con lo State/Government-Organized Stalking, per poi manipolare il bersaglio annichilito] che di salute, si crea giustificazioni per qualcosa di clamoroso vorrebbe fare e poi fa, per quel riesce. Perde una mano senza fare veri altri danni ad altri od a cose.

Si chiamano tre compari ‘cellula’, non si trovano legami operativi, od operativo-criminali, colla moschea pur frequentata, e si racconta che “il caso Game fu indubbiamente la prima forte indicazione dell’arrivo del jihadismo autoctono in Italia.” (Vidino 2014, p. 48).

Tutto lì?! In realtà libretti/opuscoletti come questo [(Vidino 2014)] sono parte  di operazioni di Polizia Segreta CC-NATO per costruire un fenomeno. Nonostante decine di montature poliziesco-militari per provocare terrorismo ‘islamico’ in Italiozia, finora le Polizie Segrete Carabinieri-NATO sembrano non avere avuto successo nel tentativo di provocare qualcosa di clamoroso, una qualche vera strage. Evidentemente è quello vorrebbero. Li pagate, con tasse esorbitanti, per questo?

Vediamo la tesi del free rider. Se vuoi creare insicurezza devi sostenere che esistono singoli incontrollabili e che gli stessi hanno una grande capacità distruttiva. Oltre a sostenerlo discorsivamente, devi fabbricarli. Se non riesci a fabbricarli, devi insistere con la loro costruzione mediatica per fare sembrare reale quello che non esiste.

Per cui, singoli casi vengono presentati come il singolo che aspetta nell’ombra e poi si attiva e colpisce. Ma questo può essere detto relativamente a chiunque ed in qualunque contesto. Il volerlo radicare nell’immaginario fa parte di strategie e tattiche di potere, dunque di Polizia Segreta. Spendi migliaia di miliardi in apparati inutili, utili solo ad opprimerti e ad opprimersi, e dannosi solo perché esiste una minima probabilità che qualcuno possa farti qualche danno marginale. Esistono già le polizie, per quanto esse stesse largamente inutili e dannose, visto che qualunque burocrazia appena creata pensa solo a rendersi indispensabile e ad espandersi. Per cui le stesse polizie normali, come prima cosa si inventano la criminalità anche se essa non esisteva. 

Ne consegue che Stati e poteri scatenino terrorismi e delinquenze per poter giustificare le migliaia di miliardi spesi in apparati inutili e dannosi. Ti terrorizzano per prenderti i soldi per terrorizzarti, e pure di più visto che devono guadagnarci, e per controllarti in modo totalitario, come un pidocchietto del tutto sottomesso.

Tre casi estremamente differenti, dove origini etniche, discriminazioni, disadattamenti  e desiderio di avventura si combinano con suggestioni mediatiche, vengono usati dall’autore per montare la tesi che deve dimostrare per cui ci sarebbe oramai un un jihadismo di tipo autoctono. Ci sono solo tre casi, ora con pesanti interventi esterni per criminalizzarli ed usarli per farli sembrare quello non sono.

 “Casi come quelli di Jarmoune, el-Abboubi e Delnevo indicano che un jihadismo di tipo autoctono con caratteristiche simili a quelle viste negli ultimi anni in vari paesi dell’Europa centrale e del nord è arrivato in Italia.” (Vidino 2014, p. 77).

Arrivato da dove? ...La frase è solo una maldestra costruzione retorica che non significa nulla, se non che si vuole far sembrare quello che non è.

I casi citati mostrano, tra l’altro, quanto sia facile monitorarli e neutralizzali, quando non ci siano interventi di Polizie Segrete Carabinieri-NATO che vogliano o repressioni per radicalizzare ed usare, oppure lasciar fare per egualmente usare il soggetto per contingenti fini di Stato ed Imperiali. Delnevo, in Siria, fa l’idiota per attività terroristiche degli UK-USA-NATO, pur convinto, soggettivamente, di avere trovato la sua strada per una vita avventurosa.

L’uso della religione come della politica sono del tutto classici. Centrali dell’Impero creano correnti eversive, o potenzialmente eversive, o mostrate come eversive, od usate come eversive. I partecipanti, almeno a livello di base, vengono arrestati e magari consegnati al regime contro il quale sono stati creati, o comunque variamente repressi. Sono tecniche per radicalizzarli. Sostenuti da un lato e repressi o fatti reprimere dall’altro. Il militante percepisce di essere sostenuto da forze importanti, dunque di avere possibilità di affermazione, pur combattuto per cui deve ben combattere contro chi lo avversa sulla via del successo. Poi, ad un certo punto, il sostegno imperiale diviene aperto e vengono usati per abbattere regimi. Successivamente vengono eventualmente di nuovo repressi oppure scagliati contro loro stessi, frazioni contro altre frazioni. Chiaramente, se non altro per ragioni etniche e di normali emigrazioni, i militanti sono sparsi per il mondo. A quel punto, si trovano singoli e cellule sparse dappertutto che possono essere variamente usate sia contro che a favore di loro regimi in patria, che contro od a favore di fazioni delle terre dove si sono stabiliti e di cui magari sono pure divenuti formalmente cittadini.

Gli schemi possono cambiare a seconda dei contesti e dei tempi. Ma la logica generale ripercorre lo schema descritto. Sono elementari tecniche di Polizia Segreta, di potere, di governo reale ma pure formale, usate nei confronti di qualunque partito o movimento politico, culturale, associativo, religioso o d’altro genere interno. Gli stessi schemi sono usati con movimenti e per operazioni esteri, o di altra connotazione etnica e di sudditanza formale.

Coi soldi ed i mezzi materiali si creano tutti partiti, sindacati, e reti e milizie, che occorrono al potere. Con le attività mediatiche si punta alla mente sia del suddito-pidocchio ‘normale’ che del suddito-pidocchio che si crede contro. Gli stessi agenti di Polizia Segreta sono dei poveri pidocchietti che obbediscono ad ordini che in genere non capiscono. Capiscono solo che sono ben pagati e che, in aggiunta, possono rubare a man bassa impunibili ed impuniti. Ognuno cura un aspetto parziale. Solo pochissimi sono i burattinai,che non è poi detto capiscano più degli altri, che pur dipendono, sul campo, da burattini che eseguono ordini che non capiscono. Si immagini il risultato. È sotto gli occhi di tutti. Per cui ogni problema creato ne crea di ulteriori, così come ogni ostentata soluzione crea solo altri problemi insoluti ed insolubili.

Lo Stato, il potere, è una struttura delinquenzial-mafiosa che si perpetua solo con la violenza contro i sottoposti. 

Il Carabiniere sul campo manipola ed usa il terrorista, quando non sia esso stesso un agente diretto di Polizie Segrete infiltrato o poi comprato organicamente. Lo pseudo-analista e scribacchino dei Servizi cerca poi di raffazzonare qualcosa di credibile e non contraddicibile, qualunque cosa accada, da vendere, con un qualche timbro di ufficialità, a governi e parlamenti. Tali sono le ‘analisi’ di ‘intelligence’, alias di deficience. Ancor peggio sono i documenti di deficience interni dei vari servizi. Si scrivono rapporti di servizio solo per giustificare salari, ruberie, crimini e pazzie. Gli stessi vengono poi rielaborati da altri, supposti ‘analisti’, che non capiscono bene quello hanno sotto il naso, né hanno alcuna preparazione culturale per capirlo (mai vi fosse qualche genio deve dissimularsi per non essere rapidamente eliminato), e che devono solo scrivere documenti graditi a chi poi li leggerà o fingerà di leggerli. Per cui scrivono solo cose che sembra suonino bene e siano nei desideri di chi le riceverà.   

Ci sono poi le pressioni e manipolazioni NATO. Italiozia, a differenza di altri Stati NATO, non è ancora riuscita ad organizzare qualche operazione terrorista ‘islamica’ clamorosa sul territorio italico, nonostante i tentativi. Qui, stanno evidentemente insistendo per creare qualcosa.

Per creare qualcosa, occorre un decreto segreto con le firme del Presidente della Repubblica, del Capo del Governo e del Ministro dell’Interno. Ottenuto questo, occorre ovviamente qualche fesso che si presti e che abbia il volume di fuoco per fare quanto segretamente ordinato dalle Istituzioni alle Polizie Segrete Carabinieri. Non è detto abbiano ancora un tale decreto, come non è detto che abbiano ancora trovato un gruppo che si presti a fare una strage di cui le Polizie Segrete Carabinieri-NATO e le Istituzioni possano poi andare segretamente fiere. In passato, le hanno già organizzate e realizzate operazioni terroristiche di ogni genere e clamore. Evidentemente non stanno riuscendo ad organizzare una strage ‘islamica’. Hanno carenza di fessi da manipolare.

Qui, con questi libretti/opuscoletti si è ovviamente solo all’aspetto propagandistico, alla creazione di un clima, di isterie sia a favore del potere e contro un supposto islam, che apparentemente contro il potere ed a favore del cosiddetto islamismo.

Quello che il centro studi di turno e l’intellettuale di turno possano scrivere è solo aria fritta. Centri e persone serie, semplicemente si asterrebbero e semmai, se fossero veri analisti, denuncerebbero la natura di potere di ogni attività eversiva. Al contrario raccontano che persone che vanno a delinquere sentendosi protette, eventualmente a tagliare pure gole, e si fanno mandare prostitute per i propri bisogni giovanili primordiali, siano animate da visioni intransigenti e da repulsione per i costumi occidentali. In cosa consisterebbe questa repulsione, se fanno le stesse cose di qualunque esercito? Se qualche idealista viene accalappiato, si trova poi a fronteggiare realtà che demoliscono rapidamente qualunque idealismo, qualunque previa illusione, dai capi che alloggiano i hotel e sono pieni di soldi e di vizi, ai compagni o camerati di lotta che pensano solo ai soldi ed alle prostitute di cui abusare, e peggio.

A seguire le ossessioni che animano l’estensore di questo libretto/opuscoletto, o di chi lo ha commissionato, si capisce che le Polizie Segrete Carabinieri non sono riuscite a trovare un gruppo esterno che venga in Italiozia per fare una strage,oppure semplicemente abbia ricevuto l’ordine che essa debba essere organizzata da un gruppo di islamo-italici ed arabo-italici. Stanno incontrando difficoltà a montare un tale gruppo, per cui usano intellettuali per cominciare a crearlo nell’immaginario, dunque a livello mediatico. Si accontenterebbero anche di un singolo, ma che facesse una vera strage che terrorizzasse gli italioti, non che danneggiasse solo sé stesso come è successo fino ad ora. 

Gli ingredienti li hanno predisposti tutti. È che i fessi che si prestino, e con strumentazione offensiva adeguata, evidentemente mancano. Le polizie Segrete Carabinieri devono avere ricevuto ordini stragisti piuttosto cervellotici dalle Istituzioni. Vogliono un genio arabo-islamo-italico che poi si trasformi e faccia l’idiota che abbocca alle esigenze stragiste delle Istituzioni-NATO. 

Nelle lunghe disquisizioni dell’autore, i mestatori e reclutatori che lo stesso aveva negato ben esistono ed emergono. È un vasto e proficuo mercato che convince e fornisce soldi, biglietti aerei, contatti per i pochi abboccano. Manca invece “l’islam radicale”. L’adepto non va in moschea. Problemi o propensioni suoi lo inducono ad inserirsi nel fenomeno soprattutto per via mediatica. I casi presentati dall’autore danno veramente la dimensione limitatissima, marginalissima, di quello lui cerca di gonfiare. Ancora meno prendono poi qualche iniziativa operativa, violenta, in genere contro cose. Egualmente pochissimi scelgono la via dell’avventura all’estero.

Che questo, l’avventura estera, abbia vere motivazioni ideologiche o religiose è del tutto discutibile. Ti danno biglietti aerei e coperture per farà qualcosa che sembra avventuroso e di cui tutti parlano sui media. Anche qui, chi abbocca, sono proprio pochi. Chi voglia fare qualcosa di clamoroso in Italiozia manca, o da libro non emerge. Anzi, l’autore sembra costernato che il terrorista vero ed attrezzato manchi. Riflette di certo la volontà di chi gli ha commissionato lo studio, non certo propensioni sue che saranno quelle del momento di chi gli dà lo stipendio. Il “terrorismo islamico” in Italiozia manca. Chi ha il potere lo vorrebbe ma non riesce a crearlo. Le moschee li cacciano. La violenza resta largamente a livello emotivo-internettaro. Più approvazione o non disapprovazione che attività reali, che intenzione di intraprendere iniziative clamorose. Chi proprio vuole l’avventura prende la via di teatri di conflitto (non è psicologicamente ed emotivamente differente da chi fa il soldato in missione all’estero). Lì, in aree di guerra, nessuno deve troppo temere infiltrati perché quando uno è inserito in una struttura militare e non ha particolari strumenti di comunicazione, viene controllato e si sa presto se sia solo un idiota che si fa usare, o se abbia altri fini. Se per caso uno viene inviato da altri, e non si muove con particolare accortezza, non è difficile identificarlo e farlo sparire. Gli Stati ed i poteri che manipolano gruppi terroristici agiscono a livello di loro centri di comando. Non hanno grande bisogno di infiltrare loro agenti, disponendo di altri, migliori, strumenti di controllo. Semmai hanno modo di infiltrare, oltre che di controllare direttamente, i centri di comando e le reti di sostegno, il mondo dei mestatori e dei reclutatori, che l’autore chiama pudicamente facilitatori. Ma sono la rete di sostegno e reclutamento.         

Anche la stramba postfazione di Antonio Picasso sembra animata dalla stessa ansia carabiniera: ma perché non ci fanno attentati, fate qualcosa perché siano spinti a farceli! Sono discorsi e personaggi del tutto fuori di testa, in apparenza.

Peggio. Sanno quello che fanno. Operano per produrre terrorismo che le Polizie Segrete Carabinieri-NATO possano controllare e manipolare. Su questo, loro ci costruiscono carriere. Il suddito paga le tasse per farsi massacrare dagli apparati dell’insicurezza. 



Vidino, L., Il jihadismo autoctono in Italia: nascita, sviluppo e dinamiche di radicalizzazione, ISPI, Milano, Italy, 2014.