30 June 2014

Letter from Lhasa, number 349.
La Delfina Bizantina

Letter from Lhasa, number 349. La Delfina Bizantina
by Roberto Abraham Scaruffi

Busi, A., La Delfina Bizantina, Oscar Mondadori, Milano, Italy, 2000.
(Busi 2000).
Aldo Busi


Imbattutomi ne La Delfina Bizantina (1986), dopo Sodomie in corpo 11. Non viaggio, non sesso e scrittura (1988), e, successivamente, El especialista de Barcelona (2012), mi è venuto da esclamare: “Oh, quando A.Busi sapeva scrivere!”

Qualunque ne sia la ragione (libro riscritto da un curatore, o da un certo curatore, od altra) il testo è meno ostico, o così mi è apparso, dei due citati, meno contorto, appena più scorrevole, pur nella complessità anche psicologica della scrittura dell’autore e perfino con una qualche trama che appare senza sforzo al lettore.

Resta un uso ‘strano’, errato, dei congiuntivi, in qualche parte del testo, ma può essere che sia intenzionale, un crogiolarsi in forme dialettali cui l’autore era uso nell’ambiente familiare o ad esso prossimo.

Questo è un libro di donne, ed anche di gay, forse come le e li vede l’autore o, semplicemente, un districarsi in quello più pensa gli sia noto per la solita sua scrittura spessa e ricca, per quel suo continuo parlare con sé stesso e comunicarlo agli altri, gli eventuali lettori.



Busi, A., La Delfina Bizantina, Oscar Mondadori, Milano, Italy, 2000. 

10 June 2014

Letter from Lhasa, number 348.
Come Fossi Solo

Letter from Lhasa, number 348. Come Fossi Solo
by Roberto Abraham Scaruffi

Magini, M., Come fossi solo, Giunti Editore, Italy, 2014.
(Magini 2014).
Marco Magini


Il libro è scritto veramente bene ed è di assoluta precisione storica, almeno per quello della storia viene lasciato vedere. Ricostruisce benissimo sia i preliminari che l’esecuzione, nell’ottica dei protagonisti, della strage serba di Srebrenica contro i musulmani. Assolutamente precisa e di grande sapienza la ricostruzione delle dinamiche psicologiche dei protagonisti. Dall’impotenza delle vittime e di coloro dovrebbero proteggerle, all’arroganza di chi sa di essere coperto, alla tragedie esistenziali di coloro, in varie posizioni ed in varie gradazioni, non vorrebbero fare quello sono di fatto obbligati a fare ed in genere fanno.

Vi sono sempre quelli che eccedono come quelli che non vorrebbero e, talvolta, proprio rifiutano. V’è pure la massa che se ne frega. 

Le forze militari ONU vengono intimidite, affrontate e sopraffatte tanto hanno l’ordine di non sparare, ordine che non viene mai revocato, e di lasciar fare. L’unico morto tra le truppe olandesi è, lì, ad opera dei musulmani che vivono con ansia la progressiva sopraffazione e ritirata del contingente di [finta] protezione. Disperati, tirano su una piccola unità in ritirata e ne resta ucciso uno di coloro che dovevano (in teoria, solo in teoria) proteggerli dal massacro serbo. I serbi, invece, vanno sul sicuro.

E proprio qui, non è una critica all’autore essendo la cosa al di fuori della sua narrazione e magari della sua esperienza euristica, che i conti non tornano. Qualcuno, dall’Impero, vuole e copre il massacro serbo di Srebrenica contro i musulmani. L’Intelligence inglese ed americana sanno, incitano, coprono. Le truppe ONU si ritirano e lasciano totale mano libera. Benevolenza serba, e dei loro pupari anglo-americani, che non ammazzino, in massa, pure le donne. Le violentano. Occasionalmente ne ammazzano. Il massacro in massa è contro i maschi, bimbi non esclusi.

Gli anglo-americani, con tipiche tecniche di Polizia Segreta, vogliono il massacro di Srebrenica. Poi, quando il fattaccio viene fuori, e lo fanno venir fuori, lo accollano ai soli serbi, tuttavia variamente coperti visto che, alla fin fine, quasi nessuno paga. Sì, la Storia va così. Poi raccontano quello che fa comodo e come fa comodo.

È la solita logica malata degli Stati e degli Imperi. Gli anglo-americani sostengono i musulmani ma pure quelli contro di loro, i cosiddetti cristiani. Beh, quando vuoi guerre, devi fabbricare amici e nemici, nemici ed amici. Chi siano non conta. I momenti si succedono, amicizie ed inimicizie pure. L’importante è il risultato, conflitti e guerre. È quello fanno. 



Magini, M., Come fossi solo, Giunti Editore, Italy, 2014. 

Letter from Lhasa, number 347.
Gabriel García Márquez - Del Amor y otros Demonios

Letter from Lhasa, number 347. Gabriel García Márquez - Del Amor y otros Demonios
by Roberto Abraham Scaruffi

García Márquez, G., Del Amor y otros Demonios, Editorial Sudamericana, Buenos Aires, Argentina, 1994.
(García Márquez 1994).
Gabriel García Márquez


Gabriel García Márquez è un tranquillo scrittore conservatore che ha avuto l’abilità di farsi accreditare nel mondo letterario dai circuiti considerati di sinistra. Essendo Cuba terra di puttane e di puttani (non differentemente da tutta l’America cosiddetta latina - sottosviluppo e povertà non rendono migliori!), e restata tale col colpo di Stato castrista, finanziato da oligarchie anglo-americane, non ha avuto difficoltà a farsi ‘amico’ dei  Castro. 

Il suo incedere letterario è tradizionalissimo rispettando tutte le regole della grammatica e della sintassi. Egualmente lo sono i suoi temi che non escono dagli stereotipi correnti. La sua narrazione è avvincente ma non si avventura mai su terreni eretici. 

Nella sua opera, qui commentata, si trova ottimamente riflessa la decadenza delle oligarchie nell’area ispanica che è la decadenza delle basi stesse dell’Impero spagnolo e della Spagna. L’autore si muove ottimamente anche a livello psico-sociologico. Si veda l’affermazione che la menzogna di fronte al potere era una difesa elementare degli schiavi e di coloro che con essi si identificavano, come era il caso della figlia del marchese, di Sierva María, la protagonista del racconto.

Oggi (beh questo non c’entra col suo racconto, e lui non lo dice),  post-schiavi, del tutto privati della loro identità culturale originaria, mentono tra di loro mentre sono del tutto sinceri di fronte al potere ed ai poteri di cui sono squallidi lecchini. Sottosviluppi e povertà non rendono migliori. Anzi peggiorano gli umanoidi col succedersi delle generazioni.    

In questo racconto, l’autore si sofferma sul magico e sul mistero ma mai oltre l’accettabile dal cattolicesimo e dal potere, né da quello che poi si riduce ai lati sconosciuti di altre culture come l’africana, inevitabilmente importate cogli schiavi, prima di essere distrutte con l’assimilazione culturale degli schiavi stessi. 

Abrenuncio de Sa Pereira Cao, il medico ebreo, o marrano, viene presentato come il migliore della categoria medica locale, oltre che coltissimo, e, nel contempo, come vanitoso, chiacchierone ed omosessuale (sebbene, sembrerebbe, solo spiritualmente,o come stereotipo dell’autore, visto che non se ne hanno indizi dai suoi comportamenti riportati od accennati nel libro).

Ne emerge una Chiesa che si fa tutrice dell’ordine sociale intromettendosi nella vita, nella malattia e nella morte. L’autore rappresenta il solito contrasto tra preti e suore. Alla fine, la Chiesa è solo una federazione di tante entità differenti e che lo restano, pur nell’unità conclamata.

Altro protagonista della storia si rivela padre Cayetano Delaura, il promettente uomo di fiducia del vescovo, don Toribio de Cáceres y Virtudes, che si innamora della ragazzina, ne è infine ricambiato, e si danna, nel senso che si rovina la in-appparenza-inarrestabile carriera di intellettuale della Chiesa con cui non può o non osa rompere. Del resto, in un mondo dove la Chiesa è tutto o quasi, non è che fosse o sarebbe stato facile, né forse neppure possibile.

L’autore si mantiene comunque sul magico possibile, sia esso il demonio cattolico o dell’Africa nera, od il buon senso ecumenico del medico ebreo o marrano, o semplicemente gli accadimenti che non possono essere spiegati se non appunto come anomalie rispetto a qualunque materialismo terrestre.

La ragazzina, del resto cresciuta in un ambiente del tutto sconquassato, crea i suoi propri demoni e la rabbia del morso del cane malato non la ha risparmiata, forse, anche se si manifesta in modo differente da altri casi di contagio. Oppure non aveva nulla e muore infine per altre cause, perché chi dice di curarla (i vari praticoni da cui la porta il padre dopo che il medico ebreo gli ha detto che si deve solo aspettare) la infetta e la suggestiona di dover essere irrimediabilmente malata, lì pur nello spirito, e le produce malattia e morte.   

La solidarietà che si crea tra Abrenuncio e Cayetano Delaura, due che si credevano irrimediabilmente opposti e nemici, è tipica, o così si vorrebbe o vorrebbe l’autore, di quando intellettuali puri si incontrino e si parlino e dunque scoprano che le differenze supposte erano solo vano pregiudizio.

Il vescovo percepisce il turbamento esistenziale al contatto con la ragazzina ed il tradimento relativamente alle logiche malate dell’Inquisizione di Cayetano Delaura, se ne sente personalmente tradito, lo allontana da sé e ne tronca la carriera promettente. Un burocrate della Chiesa non poteva fare altrimenti. Se mancano le fobie, crolla tutta la costruzione.

V’è pure la rappresentazione di un Impero debole come lo spagnolo che deve lasciare al suo braccio spirituale una larga autonomia di cui ovviamente esso abusa. Le burocrazie che seguono solo loro logiche servono solo sé stesse, ed il potere (quello che realmente sia - lì la decadenza ispanica), pur a carico di tutti. Un eccessivo decentramento, sugli aspetti davvero contino, è tipico di regimi sottosviluppisti. È il caso dell’Impero ispanico.

Gabriel García Márquez ha capito il segreto del successo e lo ha messo in pratica. Oltre al saper scrivere (ma chissà quanti che scrivono pure meglio che fine hanno fatto in America Latina e nel mondo!), servire l’Impero sotto vesti di sinistra, ‘contro’, anziché, direttamente ed immediatamente, le sottosviluppiste e predatorie oligarchie locali. Rende.



García Márquez, G., Del Amor y otros Demonios, Editorial Sudamericana, Buenos Aires, Argentina, 1994.