29 August 2007

Lettera da Lhasa numero 82. Israele da Suez all’Arabia alle frontiere iraniana, turca e curda per un islam libero

Lettera da Lhasa numero 82. Israele da Suez all’Arabia alle frontiere iraniana, turca e curda per un islam libero
by Roberto Scaruffi

Sia la civiltà persiana che quella araba sono grandi civilizzazioni che hanno ancora molto da dare al mondo. Sono solo oppresse e devastate dall’anti-ebraismo.

Gli inglesi e, poi, i petrolieri americano-sauditi hanno imposto l’anti-ebraismo agli arabi che, evidentemente predisposti alla scarafaggeria, c’hanno subito marciato ed hanno contagiato tutto l’islam. L’islam radicale è solo delinquenza maniacale. Dà il livello dell’asservimento islamico ai petrolieri anglosauditi, oltre che alle proprie perversioni. Gli scarafaggi neppure se ne rendono conto. Sembra loro naturale una pseudoreligione “contro”, che “educa” al suidicio con strage annessa e allo sterminio dell’altro.

L’Iran usa oggi l’anti-ebraismo per una ragione molto semplice. Vuole occupare il Medio Oriente fino a Suez. Sta da tempo operando di conseguenza. Ne ha la forza. Deve dunque fare a pezzi i regimi sunniti, che hanno, tutti, il vantaggio d’essere piuttosto corrotti e traballanti. L’antiebraismo ed i soldi a centri di potere e gruppi terroristi già sunniti ne sono solo strumenti.

C’è solo una soluzione vera. Che Israele divenga un vero Stato ed occupi ed annetta da Suez all’Arabia alla frontiera iraniana, turca e curda. Tutti gli Stati, o parti di Stati (il Sinai), vi sono ora al di sotto di quelle frontiere fino ai mari. A quel punto tutti i termini del discorso sarebbero differenti.

Urge, in Israele, una riforma Costituzionale che dia il diritto di voto alla Knesset ai soli ebrei e crei forme di rappresentanza etnico-federale per i vari gruppi etnici non ebraici. Avrebbero tutti più diritti. Non sarebbero d’intralcio ad una più rapida modernizzazione istituzionale d’Israele. Ciò permettere l’integrazione di popolazioni oggi, in Israele, non sanno come trattare. Del resto, se si crea una Stato Ebraico che ha garantito libertà e prosperità a tutti, non si può poi lasciarlo liquidare da una predominanza islamica che, facilmente manipolabile e manipolata, ha come solo fine la distruzione di tutto. È stata una non-soluzione debole originaria dare piena cittadinanza (con voto paritario) ai non ebrei. Il voto non paritario, il voto per istanze differenti e particolari di rappresentanza, non influisce negativamente sui diritti civili generali. Del resto, esistono già differenziazioni per esempio nelle forze armate e nelle strutture di sicurezza. Non si vede perché debba esserci il dogma del voto alla Knesset anche ai cittadini non ebrei, che è uno degli elementi ha poi impedito, per esempio, il ritorno degli esiliati. Israele troppo piccolo e col dogma del voto uguale per tutti è chiaro che non può permettere ritorni di non ebrei, non ebrei che, lasciati a loro stessi, vogliono solo distruggere tutto. Per cui, oggi come oggi, ritornerebbero solo per distruggere e poi [credono; distrutto Israele e loro inutili se ne resterebbero nella miseria; nessuno darebbe loro più sussidi] vivere di sussidi internazionali come già fanno.

Ci sono condizionamenti negativi “internazionali”. Oggi gli USA hanno un ruolo di paralisi su ulteriori ancor più rapidi progressi d’Israele. Gli USA giocano alla paralisi degli arabi, alla paralisi d’Israele ed al loro reciproco infinito conflitto. La Gran Bretagna, più cinicamente ancora, opera per la fine d’Israele come mezzo per colpire gli USA e prevalere su di loro nell’area.

Il terrorismo islamico, così come tutto l’islam radical-stragista, è finanziato soprattutto da centri americo-sunniti coi soldi della rendita petrolifera. O Israele occupa ed annette da Suez, alla penisola arabica, alle fronterie iraniane, turca e curda, oppure lo farà l’Iran che sta già da tempo operando in quella direzione, ora rafforzato dal disastro iracheno con cui gli USA hanno solo spianato la strada all’espansionismo iraniano.

Gli USA, coi loro giochetti, i loro cicli politici di breve periodo ed i bilanci aziendali trimestrali, non sanno né possono né vogliono trovare alcuna soluzione per l’area. Sanno solo far disastri per il mondo, disastri su cui loro speculano. I territori ed il petrolio di tutta l’arabìa asiatica in mano israeliana sarebbero la base materiale di uno spazio di libertà e di diritti.

24 August 2007

Lettera da Lhasa numero 81. Bassa criminalità tra gli immigrati negli Stati Uniti

Lettera da Lhasa numero 81. Bassa criminalità tra gli immigrati negli Stati Uniti
by Roberto Scaruffi

Butcher, K. F. and A. Morrison Piehl, Why are Immigrants' Incarceration Rates so Low? Evidence on Selective Immigration, Deterrence, and Deportation, Working Paper 13229, NBER, Cambridge, MA, USA, July 2007,
http://papers.nber.org/papers/W13229
(Butcher, July 2007).
Kristin F. Butcher,
Anne Morrison Piehl


Negli Stati Uniti, la percezione che l’immigrazione incrementasse i tassi di criminalità produsse legislazioni che, negli anni ’90, elevarono le pene per crimini commessi da stranieri. Al contrario, i tassi di incarcerazione degli immigrati sono ora sull’ordine di 1/5 rispetto a quello dei nativi ed in progressiva riduzione.

La ricerca mostra, o ipotizza, come questo risultato non dipenda dalle politiche di aumentata espulsione quanto piuttosto dal processo di immigrazione che seleziona individui o con bassa propensione a delinquere o più sensibili dei nativi alla deterrenza, dunque con minore propensione al rischio da comportamenti delinquenziali.

In realtà, dipendendo le politiche di selezione da una molteplicità di fattori, le politiche di espulsione contribuiscono alle politiche di selezione. Si noti che si parla di selezione in senso generale, non di una qualche selezione formale da parte di una qualche autorità. Infatti, è un’autoselezione, autoselezione da intendersi, si può supporre, come selezione sia da parte di chi sceglie la via dell’immigrazione che da parte di chi chiede o “procura” gli immigrati. Comunque, si tratta di una selezione “privata”, sia essa autoselezione individuale o contribuiscano altri soggetti od entità, non di una qualche selezione di Stato soggetto per soggetto, anche se vi sono, negli USA, politiche d’immigrazione. Si potrebbe dire che una cosa sono scafisti che ti riversano immigrati in mare, sulle spiagge e nelle strade, altra organizzazioni che reclutino per chi, negli USA, domandi lavoro (aziende varie) eventualmente non qualificato o con qualificazioni generiche. Comunque, vi sono sempre una molteplicità di fattori che interagiscono, in queste cose e contribuiscono a certi o cert’altri risultati finali.

La ricerca rileva come le caratteristiche sociologiche dell’immigrato medio siano del tutto simili a quelle delle popolazione statunitense più propensa a delinquere. Inoltre, negli anni ’90, i tassi di criminalità tra gli immigrati erano alti e crescenti:
“Much of the concern that immigration to the United States adversely affects crime derives from the fact that immigrants tend to have characteristics in common with native-born populations that are disproportionately incarcerated. That is, immigrants have low average levels of education and very low average wages, and many are young, male, and Hispanic. For similar reasons, there are general concerns that immigration adds to the “underclass” in the United States by increasing dependence on cash assistance and subsidized medical care, decreasing homeownership, and creating pockets of entrenched poverty with adverse social outcomes. During the 1990s, when immigration rates were high and crime rates were high and rising, observers feared a link between immigration and crime, and several significant pieces of federal legislation increased criminal penalties for noncitizens.”

La ricerca si basava su alcune domande:
“Important laws enacted in the 1990s increased penalties for criminal noncitizens by broadening the crimes for which they could be deported. Did this mechanically lower immigrants’ institutionalization rates by ensuring that criminal aliens were deported? Or did the greater punishment change immigrants’ criminal activity in the U.S.? Beyond laws specifically increasing punishments for criminal aliens, the 1980s and 1990s saw increased punishment for crimes more generally. Did these changes affect immigrants’ behavior more than the native born? Or did increased punishment for criminal activity combined with welfare reform—which decreased immigrants’ access to social welfare programs—change the type of person who self-selects to immigrate to the United States?”

Nel testaggio econometrico vengono verificati vari effetti.

Il primo è l’espulsione rispetto alla carcerazione, cioè se esista relazione, e di che genere, tra una politica d’espulsioni e l’arresto dell’immigrato a causa d’un qualche delitto. Si verifica quindi se l’espulsione abbia un effetto d’intimidazione o meno rispetto al commettere crimini.
“First, we consider the mechanical effect of deportation on incarceration. The number of immigrants deported (both voluntary departures and formal removals) rose over the three decades we examine. From 1971 to 1980, about 7.5 million immigrants were expelled (Yearbook of Immigration Statistics 2002); from 1981 to 1990, about 10.2 million immigrants were expelled; and from 1991 to 2000, about 14.5 million immigrants were expelled (Immigration Statistics Reports 2002).18 Among those deported, not simply excluded, the most common administrative reasons given during the 1990s were “attempted entry without proper documents” (35%) and “criminal activity” (31%).
“This increase in deportation might be expected to decrease immigrants’ relative institutionalization rates.19 However, the countervailing effects of this policy may increase the probability that an immigrant will be institutionalized. [...]”

Poi, si considera l’effetto deterrenza di maggiori pene rispetto alla propensione a delinquere: “The 1980s and 1990s saw the adoption of many policies that increased criminal penalties and thus had the potential to deter criminal activity of both immigrants and the native born.”

Terzo, la ricerca si pone il problema dell’influsso dei cambiamenti negli USA sull’auto-selezione degli immigrati verso gli stessi:“Changes in the legal, economic, and social environment during the 1980s and 1990s may have affected the type of immigrant who self-selects to come to the United States.”

Le conclusioni enfatizzano il minore tasso di incarcerazione degli immigrati dal 2000 rispetto ai nativi. Le cause sono o sono ipotizzate essere varie. Sotto si trova il dettaglio. Come già detto, si nega che ciò dipenda dalle politiche di espulsione mentre si riconduce tutto all’autoselezione, cioé al processo di immigrazione. Viene notato come coloro che nel 2000 sono già immigrati vedano ridursi il proprio tasso di incarcerazione, mentre i nuovi immigrati da allora siano particolarmente estranei al coinvolgimento in attività criminali, nel senso almeno dell’identificazione e condanna al carcere.
“Using the 1980, 1990, and 2000 Censuses, we show that 18-40 year-old male immigrants have lower institutionalization rates than the native born in each year. The gap in these institutionalization rates widens over the decades, and by 2000 immigrants have institutionalization rates that are one-fifth those of the native born.
“The fact that immigrants have lower relative incarceration rates in 2000 than in earlier years may be due to several factors. Legislation passed in the 1980s and 1990s raised penalties for criminal activity; and legislation passed in the 1990s increased penalties for criminal noncitizens in particular. The 1990s legislation may have increased the probability that immigrants are deported for their crimes, thus mechanically lowering their incarceration rates. Alternatively, immigrants’ criminal behavior may have changed in response to the general deterrence from increased criminal penalties. Or, the type of person choosing to immigrate to the U.S. may have changed in response to these general increases in penalties for criminal activity, or in response to the specific penalties (deportation after serving one’s sentence) that apply to noncitizens. We exploit the fact that some of these effects will pertain for some groups and not others to distinguish among these explanations.
“We find that deportation is not driving the decline in relative institutionalization rates of immigrants, because naturalized citizens, who are not subject to deportation, also reduced their relative institutionalization rates. There is evidence that the process of migration selects individuals who have lower criminal propensity or are more responsive to deterrent effects than the average native. Similar to the foreign born, the native born who live outside their state of birth also reduced their relative institutionalization rates over time. Immigrants who were already in the country reduced their relative institutionalization probability over the decades; and the newly arrived immigrants in the 1980s and 1990s seem to be particularly unlikely to be involved in criminal activity, consistent with increasingly positive selection along this dimension. However, we find little evidence of a dramatic change in the 1996–2000 cohort, the only cohort for which the decision to migrate may have been affected by the increased penalties specific to criminal aliens.”


Butcher, K. F. and A. Morrison Piehl, Why are Immigrants' Incarceration Rates so Low? Evidence on Selective Immigration, Deterrence, and Deportation, Working Paper 13229, NBER, Cambridge, MA, USA, July 2007,
http://papers.nber.org/papers/W13229

23 August 2007

Lettera da Lhasa numero 80. L'invenzione della realtà in Ernesto Galli della Loggia

Lettera da Lhasa numero 80. L'invenzione della realtà in Ernesto Galli della Loggia
by Roberto Scaruffi

Galli della Loggia, sul Corriere del 23 agosto 2007, si lancia furioso contro chi contesta la tesi diffamatorio-propagandistica del Partito di Plastica. Fu con tale formuletta, oltre che con polizie e procure, che il Partito del Quirinale-Mediobanca si lanciò contro Berlusconi in politica quando costui subentrò al centro-sinistra DC-PSI dopo che esso fu distrutto dal Quirinale-Mediobanca per via poliziesco-giudiziario-mediatica.

Dispiace per tanti illustri politologi e osservatori che qualche tempo fa avevano sentenziato il contrario e ancora ieri lo ribadivano, ma la verità rivelata per l'ennesima volta dall'ultima mossa di Berlusconi è sotto gli occhi di tutti: Forza Italia era un partito di plastica, e di plastica è rimasto, nel senso che non ci sono iscritti, quadri, parlamentari, consiglieri comunali o regionali, non ci sono organi, non c'è discussione, non c'è nulla che conti qualcosa. C'è solo il capo, e il capo è lui per una sola ragione: perché ha le televisioni e un mucchio di soldi, e quindi paga tutto e ogni cosa, incluse naturalmente le campagne elettorali. Chi non crede che sia così provi a dire dove altro sarebbe possibile che il presidente di un partito ne fondi più o meno di nascosto un altro senza dire niente a nessuno e scegliendo, per gestirlo, una persona di sua esclusiva fiducia più o meno come un sultano sceglie la favorita. Certo, nessuno dei cosiddetti dirigenti di Forza Italia è autorizzato a protestare: chiamati a suo tempo a far parte dell'harem dovrebbero conoscere come funziona il meccanismo. Ma per l'appunto un harem non è un partito.”
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/08_Agosto/23/galli_della_loggia_invenzione_del_partito_berlusconi.shtml

Quello che Galli della Loggia dice di Berlusconi e di Forza Italia potrebbe essere detto tale e quale per Togliatti e per il suo PCI, il “partito nuovo” creato con massicci mezzi datigli dagli anglo-americani che trasferirono a PCI, DC, sindacati le proprietà ed i soldi del PNF ed area ed ulteriori fondi e beni. Tutti partiti, sindacati, organizzazioni di plastica? Tutti lo sono, in effetti. Mandate 200 agenti della GdF alla sede centrale della CGIL, o della CISL, incaricate dei procuratori, scatenate una campagna mediatica come di frequente se ne vedono, e crollerebbe in pochi giorni, più rapidamente del PSI e della DC se gli “investigatori” lavorano “bene” e veloci. Tutte le organizzazioni e tutte le istituzioni sono di plastica.

Certo, si potrebbero fare commenti retorici (gli intellettuali di regime lo fanno di mestiere, toccando i tasti giusti della psiche elementare del suddito beone) sull’apparato coreografico più ricco in taluni partiti rispetto ad altri. Più i partiti hanno coreografia di ideologie, storie ricche e seducenti, funzionari, organizzazioni, associazioni, sedi sempre aperte, più sono costosi. Ciò non li fa meno di plastica perché nel mondo reale, non in quello immaginario di Galli della Loggia, le strutture coreografiche dei partiti, le riunioni, le votazioni ed elezioni interne, non hanno mai deciso nulla. Le ideologie, le vite “democratiche” di partito, i dibattiti, sono solo fumi per cretini, se davvero vi credono. Ai costi, enormi, s’aggiunge l’inganno. Plastiche riccamente colorate, e con l’inganno, alla PCI-DC e prolunghe nel tempo richiedevano, hanno richiesto, richiedono tuttora valanghe di soldi.

“E' permesso ricordare qual è stata la prova politico-programmatica che Forza Italia insieme alla Casa delle Libertà è riuscita a dare nella passata legislatura nonostante disponesse di una maggioranza parlamentare enorme?”
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/08_Agosto/23/galli_della_loggia_invenzione_del_partito_berlusconi.shtml

In regime di super-presidenzialismo all’italiota, nessun partito o fronte elettorale può fare nulla. Pur nel nulla, si faccia un confronto tra il Governo Berlusconi ed il Governo Prodi che è al servizio organico del Partito Quirinalizio-Mediobanca, essendone emanazione diretta, per la sua usuale opera di predazione burocratica ed oligarchica. Inoltre, l’unica Riforma Costituzionale radicalmente modernizzatrice, che avrebbe dato istituzioni all’inglese, mai realizzata durante la Repubblica, è stata realizzata, per qualche caso del destino, proprio dal Governo Berlusconi. Un’ossessiva campagna di calunnie d’area quirinalizio-mediobanchista l’ha fatta rigettare al referendum anti-promulgativo del 2006 con un plebiscitario 60%. Era ottima, inglese. L’hanno presentata come mille cose differenti ed opposte per spaventare tutti i micro-gruppi sociali a seconda dei rispettivi terrori. Appena cassatola con referedum, tutti coloro l’avevano appena cassata, hanno cominciato a proclamare, e continuano tuttora, pur, sì loro, in modo pasticciato e confuso, l’urgenza, l’indispensabilità, di tutte le innovazioni aspetti lì già c’erano. Appunto, comportamenti da delinquenti della politica al servizio di burocrazie delinquenzial-predatorie e d’oligarchie delinquenzial-predatorie. L’unica legge elettorale maggioritaria mai realizzata nella Repubblica, e davvero funzionante (contrariamente a quella del 1953 che necessitava del 50% più un voto, dunque almeno un po’ finto-maggioritaria), è stata egualmente realizzata dal Governo Berlusconi. Il sistema apparentemente strambo realizzato al Senato, il maggioritaro regionale, riflette il dettato costituzionale (la Costituzione del 1948 è un pasticcio unico, funzionale solo alle burocrazie delinquenzial-predatorie ed alle oligarchie delinquenzial-predatorie) che dichiara (art. 57) “Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale, salvi i seggi assegnati alla circoscrizione Estero.” Comunque, con la soppressione del Senato come Camera doppione, previsto dalla Riforma Costituzionale, tale riforma elettorale non avrebbe alla fine presentato particolari svantaggi. Sarebbe bastato, con l’esito elettorale del 2006, far passare (al Referendum) la Riforma Costituzionale “inglese” “di Berlusconi” ed anticipare la soppressione del Senato come Camera doppione. Prodi sarebbe oggi fortissimo e sgovernerebbe esattamente come sta facendo, anzi, ancora peggio (anzi, “meglio” dal punto di vista dello sgovernare; sgovernerebbe di più).

Se il Corriere, come tutti gli altri media “bene”, non fosse organo di oligarchie delinquenzial-predatorie strettamente compenetrate alle burocrazie delinquenzial-predatorie, farebbe campagna per la soppressione immediata dello Stato italico per totale fallimento. Un’immediata divisione in mille pezzi sarebbe una ricchezza ed una forza per tutti i pezzi ne scaturirebbero, oligarchie e burocrazie delinquenzial-predatorie a parte che certo avrebbero tutto da perdere.

Lasciamo stare gli aspetti politici e politicantici dell’operazione-Brambilla o Partito della Libertà contro cui si scatenna terrificato il Corriere usando la sua penna Galli della Loggia. Se sarà un vantaggio o meno per l’area Berlusconi se la vedranno loro. Il Corriere ne sembra terrificato se si scatena a quel modo. Di fronte ai “fasti” del burattino Veltroni che s’agita per finte primarie finto-americane e dopo la prova che sta dando questa seconda legislatura ufficialmente “sinistra”, il Partito Quirinalizio-Mediobanca può vincere solo di polizie-procure e di stragi. Per quanto, chiunque vinca non governa, nessuno controlla l’amministrazione, dunque governi e parlamenti sono senza poteri mentre il Quirinale, in coordinamento con le oligarchie predatorie (l’area storicamente di Mediobanca), protegge la delinquenza-corruzione predatorio-burocratica.

Colpa di Berlusconi e soci è semmai di stare al gioco, a questo gioco al massacro e distruttivo di tutto. Comunque, se tale è il destino, è ottimo che continuino così. Italiozia non ha ormai altra ragione d’esistere che auto-distruggersi con ignominia.

Lettera da Lhasa numero 79. I 13 punti di Capezzone ed i 26 di Pannella

Lettera da Lhasa numero 79. I 13 punti di Capezzone ed i 26 di Pannella
by Roberto Scaruffi

Il 4 luglio 2007, il deputato e presidente di Commissione della Camera Daniele Capezzone ha presentato i suoi 13 punti da sottoporre a tutti e sulla cui base poi scegliere uno dei due schieramenti principali.

Nel frattempo, ma già prima del 4 luglio, era stato in pratica espulso dal movimento pannelliano. Nelle varie associazioni e liste di quel movimento non esistono le espulsioni formali. È stato espulso col sistema dell’anatema, proferendo e facendo proferire espressioni del tipo “non sei più dei nostri”. S’è sviluppato un vero linciaggio propagandistico. Sono cose del tutto comuni nel mondo politico. Evidentemente, chi si dichiara “non violento” e “libertario” è identico a tutti gli altri. Le logiche da gruppetto, da piccola cricca, non fanno invero eccezione in nessun piccolo o grande universo.

Esistono marcati aspetti psicologici della cosa, perché il capo e padrone di tutto, l’eurodeputato Giacinto Pannella, ha sviluppato una vera malattia da Capezzone. Un odio, un’ossessione, un’invidia ed un’ansia che si sono manifestati in mille modi. Noi siamo esterni e pure lontani, per cui non conosciamo né ci interessa nessun pettegolezzo da interni. Era ed è tutto ben visibile pubblicamente. Capezzone era stato eletto nelle stesse liste degli altri pannelliani, perché all’epoca era segretario di una di queste associazioni pannelliane, Radicali Italiani. Era o sembrava attivissimo ed apprezzatissimo. Del resto Pannella mette i suoi strettissimi alla testa delle associazioni chiave della sua mini-holding. Al congresso annuale di R.I. successivo alle elezioni del 2006, Capezzone era stato sostituito alla testa di R.I., ufficialmente per ragioni funzionali avendo in effetti, con le elezioni del 2006, ben altri oneri come deputato e presidente di commissione. Tuttavia è persona attivissima. In genere, i segretari di partito non diventano presidenti di commissione parlamentare. Per quanto, alle elezioni fosse presente un cartello tra pannelliani e “socialisti” da sempre col partito quirinalizio-mediobanca, senza un segretario generale unico. Ora, tra l’altro, il cartello elettorale sembra superato, anche se come gruppo parlamentare formale resta (è più utile avere un gruppo di cartello, anche se i due tronconi si fanno ciascuno i fatti propri, che andare nel gruppo misto). Sostituito Capezzone alla testa di R.I., ne è iniziato il linciaggio pubblico.

Ecco che il 21 agosto 2007, il movimento di Pannella se ne esce con 26 punti. Capezzone 13, Pannella 26. Capezzone li sottopone a tutti per poi optare per uno schieramento. Pannella che s’è od è stato allocato al partito quirinalizio-mediobanca, la cosiddetta “sinistra”, quella post-golpe del 1992. È una scelta stategica, cioè per sempre, almeno finché il partito quirinalizio-mediobanca non ordina a Pannella opzione differente. Per cui, per fare più di Capezzone, Pannella presenta i 26 punti nel nome di “un futuro 'trasversale' tra maggioranza e opposizione focalizzato sulla riforma di determinati elementi economico-sociali della realtà italiana”.

Il 21 agosto 2007 è il XXXIX anniversario dell’invasione della Cecoslovacchia. 39=26+13.

Il 13 punti di Capezzone servono a lui per essere ricandidato alla prossime elezioni. Essendo stato fatto fuori da Pannella, che sta col partito quirinalizio-mediobanca, ed essendo Capezzone criticissimo col governo, gli servono per passare dalla parte di Berlusconi.

I 26 punti di Pannella servono a Pannella per via della sua malattia-Capezzone e per far sembrare quella sua microfrazione un partito come tutti gli altri, essendo punti di assoluta genericità e di impossibile realizzazione nella legislatura in corso, ormai legislatura “sinistra” della super-corruzione burocratica, della spesa folle, delle tasse e pre-elettorale. Il partito quirinalizio-mediobanca non sa né può esprimere altro.

I punti di Capezzone simulano una qualche ricerca di un qualche approfondimento ed eleborazione. Soggettivamente possono anche averne l’ambizione, per quanto non ci sembri rilevante per il motivo che ora diremo. Quelli di Pannella sono un affastellamento di cose di assoluta genericità, messe lì tanto per fare un minestrone e per giocare al raddopio esatto rispetto alle 13 di Capezzone. Tra l’altro, dato che i 13 punti di Capezzone sono obiettivamente troppi e manchino di un’idea forza chiara per un eventuale elettorato (infatti hanno il solo fine di automarketing per andare con l’area oggi di Berlusconi), a voler fare i conti con Capezzone, e batterlo a livello d’immagine, sarebbe stato geniale presentare un 3 punti. Tuttavia con 3 punti, o vengono accettati dall’area di cui si fa parte o ci se ne va, e pure subito. Con la Ministra Emma Bonino e gli altri deputati di governo dell’area pannella, super-appiattiti, certo “criticamente”, sulla predazione dello Stato a tutti i livelli realizzata dal partito quirinalizio-mediobanca, non potevano presentare dei punti davvero qualificanti e netti. Il minestrone di 26 rappresenta come siano ridotti i pannelliani, anche a livello d’immagine.

Sia i 13 di Capezzone, che i 26 di Pannella, che i programmi di centro o dei “sinistri” del partito quirinalizio-mediobanca (post-1992), tutti in via di rielaborazione per le elezioni precepite come non lontane (si parla di 2009), hanno tuttavia un vizio di fondo. Senza la riforma Costituzionale del 2006, quella fatta respingere poi plebiscitariamente dal 60% dei votanti, nulla ha senso. Nessun governo ha un vero capo del governo, nessun governo controlla l’amministrazione che in effetti è sempre più corrotta ed inetta, per cui non può relizzare alcun programma se non in dettagli non decisivi. Col governo evanescente neppure alcun parlamento ha alcun potere, proprio perché il governo è senza poteri e nessuno controlla l’ammistrazione dello Stato. D’altro canto, la situazione di dittatura Presidenziale, di super-presidenzialismo all’italiota, che esiste dal 1992, è in osmosi con la corruzione burocratica su cui si fonda ed il tutto è perfettamente funzionale al dominio delle oligarchie predatorie mediobanchiste. Tra l’altro, sia Capezzone che Pannella e pannelliani si erano espressi contro quella riforma “inglese”. Non è vero che fosse un pasticcio. Era ottima, tanto che, appena cassatola, tutti si sono messi a chiedere, e tutt’oggi continuano a chiedere, le stesse cose seppur in modo del tutto, loro sì, confuso. Senza alcuna possibilità di realizzare alcun programma, nessun programma ha senso. L’unica cosa avrebbe senso sarebbe spiegare ai sudditi (quelli non profittatori di regime), che già lo percepiscono, che uno Stato delinquenziale, inetto ed irriformabile sarebbe solo da dissolvere al più presto.

Non, discutere come dissolverlo. Discutere senza far nulla è la classica malattia italiota. Lo Stato italico sarebbe da dissolvere in modo del tutto concreto e senza indugi. L’unica cosa potrebbe fare un parlamento responsabile sarebbe dichiarare finito lo Stato italico e regolare le pendenze devastanti che esso lascia come retaggio e che vengono usate come scusa per manterlo in piedi, incluso il debito pubblico che, dal 1992, con la dittatura quirinalizio-mediobanchista, aumenta ogni anno (non è ancora tornato ai termini relativi del 1992). Restaurare la situazione precedente l’unificazione piemotico-inglés, con possibilità di ulteriori frammentazioni a libera decisione delle popolazioni interessate porterebbe ricchezza e sviluppo a tutti, non, certo, alle oligarchie e burocrazie predatorie che sarebbero condannate alla sparizione o al ridimensionamento. Non è un buon motivo continuare con questo staterello artificiale solo per esse, anche se il destino sembra volere che lo spazio italico continui ad affondare.

I 13 punti di Capezzone, i 26 di Pannella, i soliti programmi vani e fantasiosi per governicchi e parlamenticchi che saranno impotenti come i presenti ed i passati, soprattutto dal 1992, che verranno tra breve forniti un po’ da tutti per le elezioni che tutti pensano siano nel 2009, sono solo una manifestazione dell’irreversibile affondamento italico. Dopo quel 60% annunciato referendario che ha cassato, nel 2006, la Costituzione “inglese”, non c’è più nessuna possibilità. Presidenza, burocrazie ed oligarchie predatorie che hanno ottenuto quel 60% non tollererebbero certo neppure Assemblee Costituenti. O le bloccano prima, non facendole nascere, o le paralizzano se elette. È quello che han sempre fatto. Oggi son più forti che mai nella loro azione predatoria e distruttiva. Fa propaganda ed inganna in sudditi chi le suggerisce.

Non si pensi neppure ad un “uomo forte” che dia una verniciata perché la predazione burocratica ed oligarchica possa continuare con ordine e stabilità. Continuerà senza “uomini forti” e nel caos. Le brambilla di centro non faranno più dei non-disastri di Berlusconi, che tuttavia non ha saputo arrestare e distruggere la predazione burocratico-oligarchica. Il partito quirinalizio-mediobanca cercherà i suoi brambilla meno vanesi e meno apertamente delinquenziali dei personaggi ha oggi per poter continuare nella predazione accelerata, anche a livello di governo centrale, appena potrà rimettere la mani sul governo centrale quando la fase prodiana oggi in corso sarà chiusa nella pubblica ignominia e sostituita da qualcos’altro che, in regime di dittatura presidenziale con disgregazione sociale, dunque obiettivamente debole data la feudalizzazione della sua stessa base sociale predatoria, nessuno può prevedere. Si evitino le solite immagini auto-assolutorie e mistificatorie delle minoranze corrotto-delinquenziali. Se la base sociale predatoria è, chessò, un 50% della popolazione, l’altro 50% è complice felice, pur nell’infelicità di fondo che pervade tali contesti.

15 August 2007

Lettera da Lhasa numero 78. Costi del Quirinale, costi del Presidenzialismo all’Italiota

Lettera da Lhasa numero 78. Costi del Quirinale, costi del Presidenzialismo all’Italiota
by Roberto Scaruffi

Il Quirinale correntemente costerebbe 235 (di cui 11 di entrate proprie) milioni euro l’anno.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/04_Aprile/28/stella_rizzo_costi_quirinale.shtml
http://www.dirstat.it/news/20070509_LeSpesePerIlColle_big.jpg

La Corona britannica, nel 2006, è costata 37.4 milioni di sterline, che fa circa 55 milioni di euro. Pressoché identiche sono le spese previste per il 2007.
http://www.royal.gov.uk/files/pdf/Annual%20summary%20of%20expenditure%202006-07.pdf
I costi si conoscono con precisione ed in dettaglio.
www.royal.gov.uk/output/page3954.asp

La Presidenza francese costerebbe sui 90 milioni di euro l’anno (86 milioni è la cifra precisa contenuta nell’articolo del Corriere, tuttavia riferito ad anni passati), se si leggono fonti di stampa francesi.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/04_Aprile/28/stella_rizzo_costi_quirinale.shtml

Per cui il Quirinale costa più di quattro volte la Corona britannica, ed un due volte e mezzo la Presidenza francese.

Britannici si lamentano che il costo ufficiale della Corona sarebbe 20 volte di più della Presidenza Irlandese e 4 volte di più della Presidenza tedesca. “The Palace is guilty of misleading the public. Even if it was true that the Monarchy costs only £37 million a year, this is 20 times the cost of the elected Irish President and nearly four times the cost of the President of Germany. It is not good value for money at all.”
http://www.petertatchell.net/politics/queensaccounts.htm

Il Corriere parla di un costo della Presidenza tedesca solo di un ottavo l’italica.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/04_Aprile/28/stella_rizzo_costi_quirinale.shtml

Esiste una razionalità nei costi del Quirinale.

Esso si è progressivamente attribuito e preso a forza poteri di governo reale che fanno della Repubblica Italiana un regime presidenziale ben più forte del francese. La Francia non ha la Presidenza non ad elezione diretta, dunque politicamente (anche legalmente secondo la Costituzione italica) irresponsabile, e che non ha più una presidenza settennale.

Il Presidente italico ha pure poteri di governo reale ben più diffusi, oltre che del tutto inefficienti e devastanti, della Corona britannica che, se svolge ruoli di governo reale, li svolge in settori ristretti e decisivi per la potenza britannica. Il Governo britannico governa, con un Primo Ministro scelto, di fatto, dal partito che ha vinto le elezioni e con Ministri scelti dal Primo Ministro. Non ci sono le continue interferenze del Capo dello Stato su Governo e Parlamento come in Italia.

Esiste egualmente un’invadenza, sostanziale oltre che formale, del Presidente e della Presidenza italica che in Germania, generalmente formalisti e legalitari, nessuno si sognerebbe. In Italia si è arrivati alla stato presente di equilibri (squilibranti) tra organi Costituzionali per progressivi golpe presidenziali, in particolare, in modo del tutto pubblico e radicale, dal 1992. Non a caso, in Germania, la Presidenza costa un ottavo dell’italica.

I costi ufficiali, altra cosa sono i danni devastanti ben più costosi, del Quirinale riflettono quindi la trasformazione della Repubblica Italiana da Repubblica Parlamentare a Repubblica Presidenzialista. Non si faccia scandalo per quattro soldi, rispetto ai danni ha provocato e provoca il regime presidenzialista instauratosi che ha drasticamente peggiorato, a tutti i livelli, le condizioni esistenti sotto la precedente “partitocrazia”.

Lettera da Lhasa numero 77. Cine delle truffe. Mattel richiama 436’000 (+18'200’000 ) giocattoli costruiti in Cina

Lettera da Lhasa numero 77. Cine delle truffe. Mattel richiama 436’000 (+18'200’000 ) giocattoli costruiti in Cina
by Roberto Scaruffi

È solo un caso. Ma è sempre solo un caso. È una successione di casi. Se ti si rompono in due le scarpe da ginnastica cinesi comprate in Cina 6 mesi prima, sono solo scarpe che ti si sono rotte. Il caso non andrà ai media, sebbene può essere succeda nel 100% dei casi. Le suole delle scarpe da ginnastica occidentali magari non si rompono mai. Si consumano piano piano ed alla fine butti via le scarpe per noia dopo anni ed anni di uso. Non c’è rischio di noia con le cose cinesi. Si rompono prima, talvolta subito. O sono oggettini da mettere lì ed allora non te ne accorgi e neppure importa forse come siano i materiali. Se sono materiali sottoposti ad uso, non reggono. Quello che vedi è sempre ottimo. Quando lo usi non lo è.

Invero anche qualche prodotto giapponese ha dei problemi di materiali. Per esempio le punte (le sfere) di certe penne a sfera (le Pilot G-2; mia esperienza diretta su quantitativi, dato che le uso correntemente), e pure piuttosto belle, non reggono in genere fino all’esaurimento dell’inchiosto, per cui, in un percentuale non bassa di casi devi buttar via la penna, o la “ricarica” (le Pilot sono penne con ricarica; la ricarica coinsiste in tutta la parte scrivente+inchiostro; è più d’una semplice cartuccia per stilografica), prima che l’inchiostro sia esaurito, per rottura della “punta”, la sfera. Invero anche l’inchiosto, pur bello, non è particolarmente resistente all’umidità ed all’acqua.

Mattel richiama ora 436'000 giocattoli costruiti in Cina, perché la vernice usata è nociva. Il contratto prevedeva l’uso d’una certa vernice. Ne hanno usata altra non sicura.

Il meccanismo delle truffe industriali operate dai cinesi è semplice ed usuale. L’azienda cui commissioni il lavoro è di solito un’azienda senz’officine o laboratori che appalta ad altre, puntando al massimo profitto purchessia. Se c’è un problema che irrompe pubblicamente come in questo caso, l’azienda appaltante, teoricamente responsabile del lavoro, racconta che è stata essa stessa truffata da subappaltanti disonesti. Dovevano usare una certa vernice. Ne hanno usata una differentemente, evidentemente meno costosa. Ecché, non lo sapevano?! Bastava controllassero se le vernici di cui era previsto l’uso fossero state davvero acquistate.
http://www.businessweek.com/bwdaily/dnflash/content/aug2007/db20070814_154726.htm?chan=top+news_top+news+index_businessweek+exclusives

C’è anche un altro richiamo. Si tratta di altri 18.2 milioni di giocattoli. Qui, tuttavia, il caso è diverso. Hanno scoperto che vari giocatoli contenevano potenti calamite, che se inghiottite erano pericolose, che potevano effettivamente staccarsi. Ora le incastoneranno più profondamente, sì da essere inamovibili. Appunto, questo è un caso diverso. Non è detto ci sia dolo. Sono precauzioni da “società del consumatore” occidentale.
http://www.service.mattel.com/it/recall/recall_info.asp

Non sono casi isolati. Lo statalismo cinese, il “socialismo” o “comunismo” cinesi, e già prima l’Impero cinese “millenario”, hanno costruito uno Stato ed una societa corrotte ed inefficienti che non sono in grado di gestire le esigenze d’un’economia industriale.
http://www.businessweek.com/magazine/content/07_30/b4043001.htm