26 September 2007

Lettera da Lhasa numero 85. Birmania. Per popolazioni lobotomizzate e corrotte, elezioni e governi civili non sono soluzioni

Lettera da Lhasa numero 85. Birmania. Per popolazioni lobotomizzate e corrotte, elezioni e governi civili non sono soluzioni
by Roberto Scaruffi

È facile, per i media, confezionare e far vivere emozioni che servono a presentare come naturali avvenimenti che rispondono ad interessi indicibili. Esistono delle centrali che cominciano e poi continuano a presentare inistentemente dei fatti, li fanno evento, li espongono nelle luci volute da interessi, sì che sembrino il problema mondiale del momento con tanto di soluzioni naturali, “buone”, a portata di mano. Quante volte v’hanno presentato soluzioni chiave, personaggi chiave, elezioni chiave, e poi è tutto continuato spesso pure peggio di prima? Dall’Afganistan, all’Iraq, alla Cambogia, ai mille leader messianici indonesiani, filippini, latino-americani, etc. poi tutti presto scomparsi nell’ignominia. All’improvviso, da salvatori, divenivano demoni, o semplicemente ladroni, con altri salvatori che subentravano radiosi. Ora, è il turno della Birmania e di quella Aung San Suu Kyi, pure con premio Nobel per la Pace che suona tanto bene ma che non significa nulla. Anche Rabin e Arafat l’avevano avuto e tutto è continuato come prima e loro stessi sono scomparsi, e non per naturale chiamata ai Cieli. I media vi presentano la foto, di solito ringiovanita, d’una 62nne sorridente che magari domani, o già oggi nella vita quotidiana di chi le è vicino, si rivela una pazza furiosa e pure del tutto inetta a governare e che porta a disastri rispetto all’attuale Birmania già povera. Tra i vari leader promettenti periodicamente venduti dai media per risolvere “drammi” mediaticamente prodotti, non sono ancora apparsi quelli che, volendo fare ma non riuscendo a fare nulla d’utile, a causa di circostante ambientali avverse, se ne vadano senz’arricchimento denunciando l’impossibilità di fare alcunché e le cause. In genere, o si trasformano loro stessi in “dittatori” oppure spariscono all’estero, quando non finiscono in galera e non per montature, pieni dei soldi sottratti mentre fingevano di governare “per la salvezza della patria”.

Non abbiamo il problema di stare con gli uni o con gli altri, sia perché non abbiamo preferenze, sia perché è senza senso, in genere, lo stesso schierarsi, e per giunta a seguito di condizionamento mediatico. Le considerazioni che svilupperemo qui sono puramente tecniche.

Il movimento attuale in Birmania, in pratica, scaturisce dalle decisioni governative del 15 agosto 2007. Il prezzo della benzina e del diesel è stato raddoppiato. Il prezzo del gas, usato dai bus, è aumentato cinque volte. Tutto lì. Vi sono stati aumenti dei prezzi determinati da questi aumenti con conseguenti malcontenti.

Tuttavia, in popolazioni lobotomizzate e corrotte, nessuno si lancia in movimenti collettivi di protesta, nessuno si mobilita per “la libertà” o per “la democrazia”, pur dietro lo stimolo dell’aumento dei prezzi a seguito dell’aumento dei carburanti. Di sicuro, altri interessi si sono inseriti e sono stati determinanti per la mobilitazione. La Birmania è ricca di materia prime, pur non sfruttate. C’è a chi sarebbero utili, anche nell’area. C’è a chi sarebbe utile sottrarle a chi sarebbero utili e volesse sfruttarle. Inoltre, la Birmania è il secondo produttore mondiale di narcotici, tra l’altro di ottima qualità, ed è area che fornisce schiavi sia per sfruttamento sessuale che per altro, oltre che essere centro di altre proficue attività illegali con cooperazioni anche oltre le sue frontiere. Nessuno, tanto meno in popolazioni lobotomizzate e corrotte, si mobilità contro il potere se non è spinto o se non si stente coperto da altri poteri che sono percepiti come più forti, non necessariamente migliori, del potere del momento.

Se si voglono vedere dei dati su alcune caratteristiche della Birmania li si possono travare, per esempio, qui:
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/bm.html
http://en.wikipedia.org/wiki/Economy_of_Myanmar
http://www.sjsu.edu/faculty/watkins/burma.htm
http://www.atimes.com/atimes/China/II21Ad01.html
http://opennet.net/research/profiles/myanmar
http://www.atimes.com/atimes/Southeast_Asia/HH26Ae01.html

Il paese è ricco di risorse, per quanto largamente non ancora sfruttate. I militari mostrano una qualche capacità amministrativa che ha permesso sia di fronteggiare sovversioni (sottosviluppiste) “comuniste” che di trovare forme di coesistenza con gli interessi legati a traffici illegali, ma anche di esercitare su di essi forme di controllo.

Aung San Suu Kyi viene da famiglia di possidenti fanatici e sembra avere lei stessa tutte le caratteristiche della fanatica. Il padre, un nazionalista, che è stato pure tra i fondatori e primo segretario del Partito Comunista della Birmania, per poi passare ad altre avventure politiche, è stato ora alleato, ora nemico, ora in trattativa, un po’ con tutte le potenze d’area per finire infine ammazzato su ispirazione inglese. Aung San Suu Kyi è, invece, ora, promossa proprio dal lato anglo-americano.

Non è comunque tanto questione di Aung San Suu Kyi, che ha già riportato maggioranze elettorali, pur non essendole poi stato consentito di governare, e che potrebbe anche essere, impossibile saperlo ora, la migliore governante del mondo, per quanto, non essendo la Birmania la Gran Bretagna o gli USA, alla fine le capacità dei singoli non sono necessariamente valorizzate dalle strutture dello Stato e dall’ambiente circostante. Già, pure in GB e negli USA non è che il singolo, sia capace che incapace, possa fare quel che crede rispondendo solo o soprattutto agli elettori. Di certo, in contesti d’arretratezza, qualunque procedure democratica e qualunque leader “democraticamente eletto” non ha, solo per ciò, alcun vero potere. Spesso non ha del tutto alcun potere, se non di rubare quel che può mentre attorno a lui od a lei tutti fan lo stesso. I casi si ripetono nel mondo e tutte le “nuove speranze” vendute dai media finiscono sempre miserevolmente.

Una qualunque Aung San Suu Kyi, che arriva con partito politico con consenso maggioritario o plebiscitario, se nuove elezioni la promuovessero come già le passate nullificate, rappresenta inevitabilmente un assemblaggio di interessi famelici che vogliono mettere le mani sullo Stato per il proprio esclusivo vantaggio. O una qualunque Aung San Suu Kyi, conquistato il potere politico formale, si fa, nei fatti, generalessa e generalissima (delle FFAA già esistenti), o s’apre subito la corsa “civile” alla predazione dello Stato e del paese. Passata la festa per la vittoria elettorale, o d’incoronazione anche senza elezioni (i militari le lascessero il passo sulla base delle elezioni del 1990), non diminuiscono per magia i prezzi dei carburanti aumentati il 15 agosto 2007, ma s’apre la corsa dei sostenitori ad avere posti per predare.

Oggi come oggi, con un’economia che deve ancora decollare, la sovrapposizione d’un potere civile al potere militare (le FFAA non verrebbero certo soppresse da un’ evoluzione “democratica‘) porterebbe al proliferare dei centri di corruzione, alla proliferazione di milizie parallele cui l’area ha già propensione, eventualmente ad un collasso dello Stato che non è solidissimo senza che nulla di meglio lo rimpiazzasse e con parallelo collasso dell’ancora debole economia, traffici illegali (narcotici, traffico di schiavi, gioco d’azzardo) a parte che magari prospererebbero.

Le polizie e “servizi” dei vari Stati, anche “occidentali”, sono variamente copartecipi ai traffici delinquenziali dell’area (narcotici, schiavi, gioco d’azzardo). Dietro la copertura di “libertà e democrazia”, che non ci sarebbero comunque, si punta magari ad un collasso dello Stato birmano per incrementare proprio quei traffici. Chi interessato al benessere dell’area ed a proficui traffici legali con essa dovrebbe al contrario promuovere gli investimenti in sfruttamento delle risorse naturali della Birmania. Gli stessi militari birmani dovrebbero passare dall’amministrazione corrente alla modernizzazione radicale anche se ciò segnerebbe un domani, ma in contesti di sviluppo alla coreana ed alla taiwanese, il passaggio a governi più o meno civili e con regolari elezioni.

Embarghi di Bush a parte, che su aree scarsamente sviluppate non hanno grandi effetti e che, nel contesto dato, spingerebbero la Birmania ancor più verso una Cina che necessita delle sue materie prime, lo si vedrà nei prossimi giorni se il regime militare reggerà per sua forza interna. Si vedrà nei prossimi anni se la Birmania troverà ritmi di sviluppo quantitativo alla cinese, per cui le precondizioni strutturali potrebbero già esserci. Lo sviluppo cinese si fonda in gran parte sull’investimento estero. La Birmania è pure ricchissima di materie prime.

Con alto sviluppo quantitativo, oppure con economie mature, e con strutture dello Stato solide, la democrazia formale diviene un mezzo di responsabilizzazione dello Stato verso la popolazione. In Birmania, oggi si votasse e domani vi fosse un governo civile, la popolazione non ne avrebbe alcun vantaggio mentre si avrebbe l’immediata proliferazione dei centri di corruzione e predazione con possibile collasso d’un contesto strutturalmente già debole. Un collasso, oggi, delle FFAA di fronte alla protesta dei carburanti potrebbe essere l’inizio d’un collasso più vasto d’un area già poverissima, pur ricca di risorse non sfruttate.

Come ulteriore valutazione tecnica, possiamo dire che la repressione di piazza non è, in genere, segno d’una grande forza, di certo non d’un grande acume. Proteste pacifiche dovrebbero potersi sviluppare anche all’infinito, se i partecipanti credono e se non hanno di meglio da fare. Per quanto vi siano riflessi condizionati, in aree di masse lobotomizzate e dunque anche di classi dirigenti non particolarmente acute in cromaticità e profondità psicologico-spirituale, che possono indurre ad usare il bastone che magari è l’unico linguaggio masse lobotomizzate capiscono subito. È infatti quel che sta succedendo in Birmania. L’uso della repressione può dunque non essere necessariamente un segno di debolezza, se non altro certifica il consenso del momento dei manganellatori e massacratori, per quando non sia egualmente una soluzione di grande acutezza. Lo si vedrà presto per taluni aspetti, più sul medio periodo per altri, se i militari reggeranno e se hanno una qualche visione, anche solo d’autoperpetuazione attraverso un qualche sviluppo vero e radipissimo che crei un grande consenso attorno a loro. Già vincerla oggi, e non solo sul momento e di facciata, sui monaci, sarebbe, comunque, già un qualche deciso rafforzamento del potere militare.

24 September 2007

Lettera da Lhasa numero 84. Angelo Panebianco, politologo da Corsera

Lettera da Lhasa numero 84. Angelo Panebianco, politologo da Corsera
by Roberto Scaruffi

Angelo Panebianco, La delusione dei moralisti, Corriere della Sera, 22 settembre 2007,
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/09_Settembre/22/politica_morale_antipolitica.shtml


È spuntato Grillo, come se non fosse conseguenza diretta dell’ulteriore devastazione quirinalizio-mediobanchista delle già scassate istituzioni italiote, ed ecco che tutti s’affannano a dire qualcosa di plausibile per orientare ascoltatori vari. Normale che il principale giornale delle oligarchie d’area mediobanchista, ma pure quirinalizia, se ne esca con pseudo-analisi pseudo-intelligenti.

Panebianco, come in genere tutti i professori da Corsera e da stampa in genere, mosta tutto il nullismo dei politologi al soldo. Si muove tra concetti qui di nessuna utilità euristica: antipolitica, moralismo legalitario, ’92-93 come uscita della guerra fredda e pieno rinnovamento [non si sa ben di cosa!], seconda repubblica, rivoluzione dei giudici [i procuratori non sono legalmente giudici!].

In realtà, sono solo preoccupati che Grillo sia uscito di suo. Procuratori per liquidazioni per interessi loro, così come “movimenti” a costoro connessi, sarebbero subito stati dipinti come grandiosamente promettenti anche se poi i risultati sono sotto il naso di tutti, se li si vuol vedere, di tali “promettenti” operazioni giudiziarie [per permettere e proteggere malaffari l’oligarchie vincenti, che poi sono sempre le solite?!] e “di popolo” [lanciatori di monetine casualmente trovate in bustarelle appena intascate?!]. Fatelo, un bilancio delle iniziative giudiziarie della Procura di Milano dalla annessione di Milano al Regno poi divenuto Repubblica e delle periodiche ondate “popolari” di “rinnovamento” o “risanamento”. Oltre ad oligarchie (predatorie) che sono sempre le solite, e masse di singoli corrotti “privati”, di Stato e di paraStato che si riciclano nello stesso proprio immaginario, non troverete altro.

Infatti, con l’armamentario pseudo-concettuale usato da tali professori, nessuno capisce ne può capire perché vi siano gli attuali ulteriori fenomeni degenerativi, anzi, meglio, d’ulteriore irreversibile putrefazione d’uno Stato irriformabile e neppure ricostruibile né ricreabile altrimenti. Se avete un solo pezzo di legno ed è marcio, non potete pretendere di rifare ciò che con esso avete già magari pure malfatto. I linguaggi non sono neutri rispetto all’analisi. Se definite una mela puro spirito, non potete poi pretendere d’analizzarne la struttura molecolare.

Tra l’altro, quelle sui Grillo sono finte preoccupazioni. Esistessero dei veri politogi dovrebbero sapere che, dopo quel 60% referendario contro la promulgazione della Costituzione “inglese” del 2006, sarebbe stata meccanica un’accentuazione della frammentazione partitica (riflesso di quella sociale) con connesso trasformismo parlamentare. Inoltre, in regime di putrefazione predatoria, qualunque movimento della società coriandolizzata è all’interno del sistema predatorio e da esso facilmente riassobibile anche mostrasse un qualche antagonismo. Ma non era questo il caso. Non c’è nulla d’antagonista nei “grillini”.

È tutto molto più semplice. Le istituzioni operano e vengono usate sulla base di procedure e di rapporti di forza, soldi (in senso lato) inclusi. La magistratura è, dal punto di vista formale, sotto il controllo assoluto del Presidente della Repubblica. Si veda la normativa e si vedrà che costui può letteralmente fare quello che vuole del CSM. Certo, formalmente, non può imporre nessuna decisione. Eppure ha un tale assoluto potere di paralisi che attraverso esso impone quello che vuole a chi vuole. Certo, occorre anche un qualche consenso reale e mediatico (che è parte, conseguenza, del consenso sociale, materiale, visto che i media non sono mai indipendenti dai poteri reali), per cui al Presidente della Repubblica occorre l’appoggio delle burocrazie statali (i “ministeriali” civili e militari) e dello pseudocapitalismo di paraStato concretamente costituito dall’area Mediobanca.

Se non si capisce o si finge di non capire ciò, si vaneggia nel tentativo, o nella finzione, di fare analisi. Dal 1992-93 ad oggi, è tutto ben più semplice di come “argutamente”, in realtà in mala fede (si devono coprire gli interessi delinquenziali sia d’area mediobanchista sia quirinalizio-ministeriale), si cerchi di darla a bere per nascondere ciò che è avvenuto, ciò che sta avvenendo e l’impossibilità di alcuna soluzione, a parte la putrefazione italica che continuerà irreversibile chiunque si prenda i voti e chiunque finga di governare, essendo lo Stato in gran parte fuori controllo, per cui nessun governo può attuare politiche d’alcun genere. Neppure alcun Parlamento può decidere alcunchè, sia per le procedure burocratiche lunghe, lunghissime, ed ostruzionistiche (da parte di burocrazie ed oligarchie) quando occorre, sia perché nessuno attuerà ciò che viene deciso se non serve le corruzioni e delinquenze oligarchiche e quirinalizio-ministeriali. Si veda ciò che si ha sotto il naso ogni giorno.

Nel 1992-93, dopo già una lunga fase di stragismo e giudizialismo di Stato su cui si fonda strutturalmente le Repubblica, c’è un colpo di Stato quirinalizio-ministeriale e mediobanchista per liquidare i partiti politici. Quirinale-ministeriali e Mediobanca devono svalutare la lira di un terzo, rubare a man bassa pezzi d’economia e patrimoni di Stato, far balzare il debito pubblico da un 100% ad un 125% PIL. Racconteranno poi che il debito pubblico l’hanno ridotto con “risanamento” parallelo e successivo alla Grande Purga del 1992-93. Non è vero. Aumenta drammaticamente (è tuttora sopra, in percentuale PIL, i livelli dell’ultimo Governo Andreotti) mentre industrie di Stato riempite di soldi, “rifinanziate”, vengono fatte rubare da “privati”. Strani risanamenti e privatizzazioni (senza liberalizzazioni, dunque il consumatore ne ha avuto solo svantaggi) quando, cancellati gli “oppressivi” partiti, “risanato” tutto, svenduti i gioielli di Stato, svenduti pure patrimoni di Stato, si deve drammaticamente aumentare il debito pubblico mentre si aumentano le tasse e l’economia ristagna. Hanno confuso le menti dei sudditi con la propaganda mediatica, ma i “risultati” sono stati propri quelli. S’apre “l’età dell’oro”, e tasse e debito pubblico balzano rapidamente all’insù mentre l’economia ristagna. La tanto conclamata “alternanza” si rivela reale ...nelle facce. Per cui “governano” (per quel nulla che conta il Governo ufficiale) anche “gli altri”, i non predestinati dal Quirinale-Mediobanca. Dato che Berlusconi non lavora d’accetta, né di polizia (non c’è una polizia in Italiozia, ve ne sono decine; ad ogni modo, quella ufficiale principale è sotto controllo d’una polizia militare sovrapposta ad essa e non controlla le Procure che non obbediscono a Governo e Parlamento ma al Presidente settennale, dunque solo alle burocrazie ed oligarchie predatorie) e galera per i milioni di delinquenti “privati” e di Stato e di paraStato, non ha cambiato nulla di strutturale nella putrefazione italiotica di cui è divenuto parte integrante pur non troppo gradita da oligarchie e burocrazie predatorie.

Dunque, colpo di Stato, malaffaristico-predatorio di Quirinale-ministeriali e Mediobanca nel 1992-93.

Collassati i partiti, ma senza passare a formalmente differente regime Costituzionale, il colpo di Stato di fa latente. Per cui, col 1994, si passa ad un regime di colpo di Stato permanente. Del resto, affondati i partiti della Costituzione del 1948, e l’industria di Stato “fascista” che, seppur progressivamente sfasciata dal malgoverno “antifascista” di DC-PCI-PSI, era il contropotere reale di tali partiti rispetto alle oligarchie di Mediobanca, restano solo il Quirinale-ministeriali e Mediobanca. Resta pure Prodi, propaggine politica di ciò che resta dell’IRI pur ufficialmente soppresso. Altrimenti, non si capirebbe, si valutassero le qualità intrinseche dell’individuo, come, un tale personaggio, potesse essere apparso ed essere ancor presente nella vita pubblica ed istituzionale. Ha evidentemente delle “qualità”: saper distribuire soldi di Stato in gran quantità alle oligarchie predatorie, e saper navigare tra le burocrazie predatorie già-IRI e saperle rappresentare. Bisogna essere ben “capaci” per destreggiarsi tra migliaia di nomine clientali, oltre che prestarsi alla predazione oligarchica (si vedano le sue generose immediate distribuzioni di soldi di Stato per le predazioni delle oligarchie d’area mediobanchista appena diventa Ministro per la prima volta, nel IV governo Andreotti, dal 28 novembre 1978 al 20 marzo 1979; lì inizia la sua irresistibile carriera pubblica) e poi farsene rappresentante politico-istituzionale! Oppure, il che nella sostanza è lo stesso, bisogna essere stato apprezzato dalle oligarchie predatorie, che l’hanno subito promosso sui loro media, e da burocrazie predatorie già-IRI che l’hanno scelto come proprio rappresentante politico-isituzionale e l’hanno reso gradevole a Quirinale-ministeriali e Mediobanca per quanto ora, pur tentennando, Quirinale-ministeriali e Mediobanca stiano cercando di trovarsi qualche d’un altro meno logorato come Duce durevole dopo la fase del Duce-Prodi.

Liquidati i partiti della Costituzione del 1948, il Quirinale resta l’unico vero e centrale rappresentante e tutore delle burocrazie di dementi maniaci delinquenti corrotti di Stato in continuo aggravamento e peggioramento. Lo Stato italico è tale. Inutile volerselo abbellire. Mentre Mediobanca è la struttura parasovietica dei “privati” di parastato italioti. Entrambe sono oligarchie parassitarie, predatorie e sottosviluppiste.

Dopo [1] il golpe del 1992-93, [2] il golpismo latente dal 1994, s’apre [3] un aggravamento-peggioramento del regime quirinalizio-mediobanchista col plebiscito del 2006 contro la Costituzione “inglese” approvata dal Parlamento “berlusconiano” nel 2006.

Da quel plebiscito antimodernizzatore, da quel 60% contro la modernizzazione istituzionale, 60% voluto ed ottenuto con una forsennata campagna di insozzamento del cervello dei sudditi da parte dell’area quirinalizia e dell’area mediobanchista, esce l’aggravamento del regime populista e trasformistico parlamentare con al suo centro le burocrazie di dementi maniaci delinquenti corrotti quirinalizio-ministeriali e dei loro cooperanti mediobanchisti.

Anzi c’è da stupirsi che non abbiano ottenuto più di quel plebiscitario 60%, sebbene il 40% di sostenitori della Costituzione “inglese” non è che fossero tutti dei modernizzatori radicali. Nessuno, alla fine, lo sapeva bene che vi fosse in Costituzione. Da un lato, c’erano il Quirinale-ministeriali-Mediobanca, dall’altro Berlusconi che, sebbene si dicesse la “sua” Costituzione fosse il baratro, non aveva poi, fino a quel momento (ma con la Costituzione nuova, chiunque fosse stato al governo, sarebbe tutto cambiato), sfasciato la predazione burocratica, per cui il burocrate predatorio non era assolutamente obbligato a votare per “i comunisti” del Quirinale-Mediobanca. Così, quel 40% a favore della Costituzione “inglese”, pur alto nel contesto dato di forsennata campagna contro il “baratro” e di vergogna degli stessi avevano fatto tale ottima nuova Costituzione a difenderla, non è poi così stupefacente se si valutano le resilienze nei comportamenti elettorali dei sudditi italici. Infatti, alla fine, chi non voleva votare per i “rossi” del Quirinale-Mediobanca s’è astenuto anziché credere davvero al baratro certo ed andare a votare contro la promulgazione della Costituzione “inglese”. Di fatto, con quel Referendum antipromulgativo del 2006, l’unica reale modernizzazione Costituzionale mai realizzata nella storia repubblicana è stata buttata a mare. Altre non ve ne saranno mai, anche se ora tutti sono divenuti “belusconiani” visto che tutti, a parole, propugnano, ora, quello che c’era nella Costituzione la cui promulgazione è stata respinta al Referendum dell’anno scorso. Anzi, la corsa a vantare, da parte chi aveva appena votato contro, i contenuti di quella Costituzione è iniziata non appena l’avevano respinta. È un tipico comportamento italiota. Parlare senza fare ed ostruire chi fa. Poi, continuare il vano parlare.

L’accentuazione della putrefazione italiota e la sua irreversibilità vengono da questi processi. Non ci si stupisca dei Grilli e di peggio. “Peggio” all’italiota, naturalmente. Non ci si illuda che possano venire dei Mussolini che diano una riverniciata d’efficientismo e che, in parte, creino qualche area d’efficienza che permetta l’estensione nel tempo della sopportabilità sistemica della parte predatoria. Italiozia non ha futuro. Il suo futuro è già nel suo presente. Si veda, ed è del tutto sintomatico della putrefazione irreversibile, proprio come la stessa Costituzione “inglese”, dunque radicalmente modernizzatrice, elaborata approvata dal Parlamento nel 2006, veramente ottima per qualche caso del destino, non fu neppure difesa, al Referendum antipromulgativo del 2006, da coloro l’avevano in apparenza voluta e votata. Ora tutti vorrebbero, a parole, governi e parlamenti capaci di decidere. Si sono appena [ri]mozzati le mani. Ora rivendicano l’utilità delle mani.

Il Quirinale-Mediobanca creeranno ora, se riescono, un governo di “grandi” nomi che si coprirà ancor più di ridicolo e d’ignominia di quello presente. I soliti già arruolati della “grande” stampa vi spiegheranno che s’è aperta una qualche nuova età dell’oro. Poi, vi racconteranno, di fronte a ridicolo ed ignominia, che non ci sono alternative. La “colpa” sarà dell’economia mondiale e, dopo, delle guerre generalizzate che stanno arrivando, ma non subitissimo, in Medio Oriente ed nell’EstAsia.


Angelo Panebianco, La delusione dei moralisti, Corriere della Sera, 22 settembre 2007,
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/09_Settembre/22/politica_morale_antipolitica.shtml

14 September 2007

Lettera da Lhasa numero 83. Maggio 1920. Quando Londra lancia mondialmente I Protocolli di Sion

Lettera da Lhasa numero 83. Maggio 1920. Quando Londra lancia mondialmente I Protocolli di Sion
by Roberto Scaruffi

Sergyei Nilus, L’Internazionale Ebraica. Protocolli dei “Savi Anziani” di Sion,
http://www.juliusevola.it/pdf/protocolli.pdf
http://www.radioislam.net/protocols/indexit.htm


L’edizione italiana viene pubblicata nel 1921, a Roma, da La Vita Italiana, Rassegna Mensile di Politica. Oggi, la si può trovare riprodotta, esclusa l’Appendice, nelle edizioni web citate.

È Sergyei Nilus che, nel 1905 (secondo l’edizione italiana citata), a Tsarkoye Sielo, in Russia, pubblica L’Internazionale Ebraica. Protocolli dei “Savi Anziani” di Sion. Il British Museum ne possedeva una copia dal 10 agosto 1906.

Altre fonti ne datano la pubblicazione al 1903
( http://en.wikipedia.org/wiki/The_Protocols_of_the_Elders_of_Zion )
od al 1901
( http://www.bibliotecapleyades.net/sociopolitica/esp_sociopol_zion03.htm ).

Tuttavia, è solo nel 1920 che The Times prende quest’opera, rimasta evidentemente oscura, e la lancia sul mercato mondiale dell’immaginario. In pratica, I Protocolli di Sion sono una creazione londinese. In Russia, non avevano avuto una vera risonanza. Si è poi detto che essi furono una creazione della polizia segreta russa. Si dice sempre così quando si vuole screditare qualcosa. Si dice sono sono una creazione “della polizia”, almeno dove e quando esistano polizie che si dedichino alla stesura d’opere letterarie. Se così è stato, doveva essere una sezione non capace o non in condizione di usarli per qualche grande operazione. I Protocolli sono pubblicati e nessuno se ne accorge. Se qualcuno se ne accorge, e qualcuno se ne sarà ben accorto in tempi non ancora inflazionati da scrittori e relative pubblicazioni, non li sfrutta. Eppure, un’opera che svela un grande complotto doveva ben essere utile a chi s’occupava di denunciare un complotto di quella nazione, allora del tutto aterritoriale, così detestata da taluni o da molti in quell’area d’Europa e sempre vissuta ora con disagio, ora con aperta e violenta avversione, da molti nel mondo, sebbene non si può certo dire che gli ebrei, i giudei (senza nessuna connessione connesione col Giuda cristiano del Gesù Cristo cristiano, sebbene la tradizione cristiana finisca per rimandare a quel Giuda, caricando dunque il termine giudeo delle valenze negative derivanti da quel Giuda [nella favoletta chiamata Vangelo non hanno scelto a caso il nome Giuda per quel personaggio]), come vengono chiamati in quasi tutte le lingue, si caratterizzassero per aggressività. Erano, da molto, perseguitati pazienti, non persecutori. Un qualche esclusivismo, pur non razziale, essendo possibile diventare giudei per conversione (non sollecitata e non semplicissima, richiedendo studio, ma neppure di difficoltà insormontabili se seriamente intenzionati dunque disposti ad assimilare una nuova identità che richiede una qualche appplicazione anche a livello euristico), ha evidentemente sempre disturbato soprattutto, ma non solo, cristiani o cattolici. È invece più recente, di fabbricazione londinese, l’avversione islamica. Ciò mentre frazioni cristiane, non cattoliche, sono ultimamente, negli USA, divenute sioniste per avversione all’Islam, agli islamici, i nuovi ebrei del momento, seppur fatti divenire ben aggressivi (aggressività islamica che, va risottolineato, è fatto relativamente recente, parallelo al movimento sionista, per quanto non una reazione necessaria né spontanea ad esso) soprattutto contro gli ebrei ed Israele, “Stato Ebraico” per quanto di fatto multinazionale pur a maggioranza ebraica.

Dunque, nel 1905 (o qualche anno prima secondo altri) in Russia, invero già ben prima racconterà e dimostrerà lo stesso The Times un anno dopo, un “grande” complotto viene rivelato. Mancava tuttavia che Londra l’accreditasse internazionalmente. Ciò viene rimediato nel maggio del 1920.

Ecco che I Protocolli, per come vengono percepiti oggi, sono una creazione inglese. Il libro originario, è un opera letteraria di Sergyei Nilus, o da lui scopiazzata od aggiustata da altra, che usa una tecnica non nuova nel romanzo storico, il dire d’aver trovato un manoscritto e metterlo a disposizione del lettore.

Senza l’operazione pubblicitaria e d’accredito britannica, il romanzo storico o pseudostorico di Sergyei Nilus sarebbe potuto tranquillamente restare un’opera magari con qualche animosità o volontà di porre il cattiva luce qualcuno, un gruppo etnico o nazionale o religioso, o sua parte, ma nulla più. L’8 maggio 1920, The Times di Londra pubblica un ampio sunto dei Protocolli, ed ecco che il “complotto mondiale giudaico” diviene vero. Tutti ci credono. Tutti ne parlano. Tutti chiedono il libro. Si moltiplicano le edizioni. Quelle esistenti divengono subito popolari. In Germania, il libro era stato pubblicato nel 1919. In inglese, v’era una edizione di Boston all’inizio del 1920, poi seguita da un’edizione londinese. A seguito dell’accredito da parte del Time, I Protocolli vengono pubblicati, richiesti, discussi, creduti, dappertutto. The Times ha finalmente disvelato il complotto giudaico per sottomettere il mondo: ecco quello che tutti s’erano detti. Della serie: lo sapevamo, tanti lo dicevano, finalmente abbiamo le prove!, perfino The Times lo dice! Come quando una balla ve la racconta, magari tramite qualche “coltissimo” professore, il Corriere della Sera. Tutti ci credono. Succede in continuazione, in effetti. Ecco, allora fu un’operazione, una mega-operazione di quel tipo.

A questo punto, la questione più ardua sembrerà, forse, a qualcuno, la veridicità (o la non veridicità) sostanziale del libro. Non ci porremo neppure questo problema, non sembrandoci di grande interesse, né di utilità teorica o pratica. Esiste, ben radicato e con molteplici sfaccettature, il mito del già rivelato e scritto, quasi a prova di veridicità. Sono miti. Come sono miti quelli di cupole con piani “diabolici” ed addirittura, in questo caso, messi su carta. Si potrebbe dire che l’epoca, interessi dell’epoca, richiedeva una certa opera e questa viene prodotta, a Londra, nel maggio del 1920. Non fossero esistiti I Protocolli, li si potevano fabbricare sotto qualunque altra denominazione e forma, magari meglio o peggio, o dare pubblicità ad altra più antica e suggestiva “rivelazione” se esistente. In effetti ne esistevano altre. Non ci fossero stati I Protocolli, The Times si sarebbe inventato qualcos’altro. Quando una cosa occorre, la si trova. I media, e gli interessi li governano, funzionano così. Lì, v’erano grandi questioni di Stato, d’Impero. Occorrevano I Protocolli ed occorrevano in quel momento. Anzi, più in generale, occorrevano dal 2 novembre 1917, quando l’irruzione degli USA come forza obiettivamente antagonista al e di scasso del tradizionale Impero britannico aveva obbligato lo stesso a dichiarare che: “His Majesty's Government view with favour the establishment in Palestine of a national home for the Jewish people, and will use their best endeavours to facilitate the achievement of this object, it being clearly understood that nothing shall be done which may prejudice the civil and religious rights of existing non-Jewish communities in Palestine, or the rights and political status enjoyed by Jews in any other country.” Un governo britannico che fa una simile dichiarazione si attiva subito perché ciò ha detto di favorire non si verifichi mai. I britannici son fatti così. Inoltre, e non a caso, proprio in quel periodo preciso, gli inglesi avevano fatto succedere delle cose in Palestina. Ne accenneremo verso la fine.

Lanciati I Protocolli nel 1920, ecco che Londra, sempre tramite The Times, si copre, un po’ più d’un anno dopo, nell’agosto 1921, “svelando” che I Protocolli sono un falso, nel senso che sarebbero stati scopiazzati da un’opera di Maurice Joly, avvocato parigino, pubblicata in francese, a Bruxelles, nel 1865. L’opera era egualmente in possesso del British Museum. Gli inglesi hanno sempre avuto ottime bibblioteche, almeno nell’era moderna (da quando sono potenza mondiale e La Potenza mondiale), ed all’epoca era ancor più facile d’ora avere pressoché tutto.

Anche quest’informazione sul “falso” fu ripresa e rielaborata poi ed altrove. Tuttavia, il messaggio che doveva restare fu comunque quello del “complotto giudaico per dominare il mondo”. Era quello che serviva agli inglesi e ad altri. Tutt’ora, c’è chi usa o quel testo o quei contenuti, a seconda delle proprie necessità. Viene sempre prodotto quel che occorre. Non c’è nulla di più facile che convincere chi non aspetta altro che d’essere convinto.

Nel testo non v’è in realtà nulla di sconvolgente, né nulla che debba essere dimostrato o smentito. Complotti, nel senso di manovre o di tentativi di soggiogare il prossimo li fanno tutti, individui singoli d’ogni genere e gruppi. Che esitano dei complotti diabolici ed irresistibili per soggiogare l’umanità, è sempre improbabile, per quanto forse molti lo credano od amino crederlo. Che poi debbano essere proprio gli ebrei, i giudei, o degli ebrei, dei giudei, ad avere immaginato ed attuato un tale complotto, lo si crede se lo si vuol credere. Tutto credono facilmente tutto il male possibile, e pure l’impossibile, rispetto a chi e cosa per qualche motivo, o senza neppure sapere od intuire perché, detestino o sia stato fatto loro detestare. In genere, per chi ha il potere, è facile far credere qualunque cosa. Quando si fa credere qualcosa contro qualcuno è perché quel qualcuno non ha il potere, potere che permette di smentire e magari diffondere altre calunnie. Differenti poteri, se in contrasto, si calunniano reciprocamente, o perlomeno possono farlo. Gli individui ed i gruppi sono sempre in contrasto, in un modo o nell’altro. Che gli individui obbediscano spesso, in modo primordiale, ad una qualche identificazione etnico-nazionale, è facile verificarlo. Tuttavia, ciò, nel concreto, è la tendenza ad associarsi, dove non vi siano altre individualmente più utili forme di socialità, con appartenenti alla stessa classe o categoria sociale della stessa etnia o micro-etnia. Che tutto ciò, o gran parte ciò, il singolo componente una qualche nazionalità faccia dipenda dalla sua appartenenza etnica, dunque da un qualche centro del gruppo etnico-nazionale, non è possibile né probabile. Sarebbe comunque più utile dedicarsi a delle microsociologie di classe ed etniche che immaginarsi complotti che magari analizzando informazioni sociali ed economiche non emergerebbero. Mentre, invece, è facile “costruire” complotti proprio se si prescinde dall’analisi di processi concreti, limitandosi a confidare su pregiudizi diffusi.

Discussioni sull’“autenticità” dei Protocolli, come su qualunque altra “rivelazione”, sono del tutto senza senso perché si dovrebbe poter dimostrare o smentire che un complotto, eventualmente irresistibile, esista e che, per qualche ingenuità degli cospiratori, sia stato messo per iscritto, e gli scritti lo espongono siano dunque “autentici”. Un po’ come un atto di volontà depositato di un notaio di cui posso dichiarare “autentica” la firma sotto delle parole, ma null’altro. Nella letteratura e nei film è sempre molto suggestivo un qualche testo antico, antichissimo, che contenga delle rivelazioni. Rispetto ai Protocolli, siamo a quel livello. Anche a prescindere da un qualche “atto notarile”, per analizzare un complotto si dovrebbe [1] sapere se esso esiste, sebbene si possa anche semplicemente ipotizzarlo, [2] vedere che possibilità concrete esso abbia. Certo, esistono tecniche di manipolazione dei singoli e delle masse. Tuttavia, nella realtà, esistono così tanti centri di potere che, per un controllo davvero totalitario, si dovrebbero poter manipolare tutti i centri di potere e secondo un’unica volontà. La pratica dimostra come anche grandi poteri possano spesso distruggere facilmente, ma già la costruzione o ricostruzione sia talvolta al di fuori delle loro possibilità, o perché non ne sono capaci, o perché in troppi decidono, o perché la realtà ha troppe variabili non controllabili.

Un primo uso del testo, ancora prima del grande accredito londinese del 1920, è dopo la rivoluzione russa del 1917. C’è chi dipinse i bolscevichi, o parte dei loro leader, come ebrei organizzati parte di un complotto per sovvertire e dominare il mondo. Ecco che nelle ripubblicazioni occidentali dei Protocolli, li si drammatizzano con l’avvertenza di non portarli in eventuali viaggi in Russia in quanto si rischierebbe di essere immediatamente fucilati. È sempre suggestivo avere un libro per cui si rischierebbe la vita da qualche altra parte o comunque odiato da proprio nemici magari prossimi alle proprie frontiere. Del resto, certo, la maggioranza di chi si fosse trovato tra le mani allora I Protocolli non avrebbe mai viaggiato nelle o verso le Russie. In realtà, se, a guerra mondiale in corso, qualcuno aveva interesse a suscitare moti o rivoluzioni in Russia, alleato occidentale, erano le potenze centrali, la Germania e l’Impero Austro-Ungarico, innanzitutto. Erano loro il “complotto giudaico” o parte d’esso? Qualche banchiere tedesco od austriaco sarà pure stato ebreo o di cognome ebreo. Basta ciò per un “complotto giudaico”? I tedeschi daranno soldi ed aiuti ai rivoluzionari russi, riuscendo così a sfilare la Russia alle potenze occidentali. Ciò che non significa che i rivoluzionari russi prendessero ordini dai tedeschi anche se soldi e sostegni vari li hanno avuti. Non occorreva nessun complotto giudaico. C’era solo un piccolo complotto tedesco, così come le potenze occidentali ordivano i loro complotti contro i tedeschi ed alleati. Erano in guerra. Poi c’era il post-guerra d’una guerra finita troppo presto, dunque non risolutiva nonostante le devastazioni di quel primo conflitto mondiale. Le sovversioni “rivoluzionarie” che prima avevano fatto comodo ai tedeschi faranno poi comodo ad inglesi ed americani. Qualcuno che aveva promosso rivoluzioni altrove, poi ne uscirà magari distrutto quando quelle stesse rivoluzioni lo investiranno di ritorno. Se qualche banchiere ebreo ha favorito i movimenti rivoluzionari russi, quando la “rivoluzione russa” (con Comintern) investirà la Germania provocando l’ascesa nazista forse non si sarà trovato troppo a proprio agio. Parlare di “complotto giudaico” senza analizzare singole storie, singoli percorsi, singoli profitti e perdite, è facile quanto non rispondente alla realtà. È facile confondere chessò sui banchieri ebrei tedeschi spostandoli poi, con artifizi retorici, a New York. Invero, ci sono sempre esseri concreti ed interessi concreti. Non basta dare un etichetta etnica suggestiva, come scusa per prescindere dalle storie concrete. Certo, crearsi un unico centro ed un’unico complotto serve a spiegare qualunque tracollo locale come avvenuto nell’ambito d’un complotto più vasto, dunque sempre in attivo e che tutto assorbe ed usa a proprio vantaggio, quando addirittura non l’orchestra. Che centri finanziari e di potere abbiano operato per quella concreta storia tedesca, negli anni ’30, è del tutto probabile o pure certo. Già più arduo includere la Corona inglese od il blocco poliziesco-militare statunitense nell’ambito d’un “complotto giudaico”. Certo, con artifizi retorico-letterari si può fare tutto, ma vale quel che vale, cioé poco o nulla. Nella realtà, i centri di potere, anche di vertice ed anche fortissimi, sono molteplici. L’abilità a profittare da successi come da insuccessi è opposta a grandi disegni stategici.

Si leggano I Protocolli, come romanzo storico o pseudostorico, non necessariamente d’una storia vera, o come letteratura profetico-cospirativa, non necessariamente di profezie di qualcosa si realizzerà mai od in quei termini. La tecnica letteraria deve essere correlata alla scopo. L’autore fa, da questo punto di vista, quello che riesce a fare. Non si sembra un romanzo avvincente.

Un amico defunto m’ha dato un manoscritto. Preciso, chiaro. Il piano d’una sinistra congiura mondiale. Ecco, ora vi svelo tutto.

Si corre a leggere il seguito.

I giudei vogliono smembrare e sottomettere tutto ciò oggi esiste.

Si corre ancora più voraci ai passaggi successivi.

Assoluta garanzia che i documenti sono autentici. Massoneria supersegreta. Assemblee segrete. Furto o sottrazione del piano del complotto.

Dove? Ma in Francia, il centro del mondo, per quelle cose nei romanzi.

Oh, che testo straboccante del tipico odio razziale giudaico verso l’altro, il bene, i Santi, la Chiesa, le Chiese. Non ve n’eravate mai accorti? Maccome, ve lo diciamo noi! Sembrano così seri e riservat, quei giudeii. No, e proprio odio assoluto e distruttivo verso il non ebreo. Ora abbiamo i loro Protocolli! La prova, la confessione.

Ma certo, i giudei, sono Giuda!


L’anti-Cristo. Che tra l’altro è concetto interpretabile in vari modi. Il credulone vede il demonio. L’anti-Cristo potrebbe anche il essere un Gesù buono e vero, per chi non creda sia gia venuto o, per chi, pur credendovi, pensa che possa o debbe venirne un altro. “Anti” perché non il primo, fasullo per chi crede non fosse vero o fossero solo leggende “cristiane”. L’anti-Cristo può essere anche altre cose tutte “buone”. Non è neppure detto debba essere una persona, si “venda” come Cristo o meno. Può essere un concetto, una scoperta, un’illuminazione.

Comunque, l’Anti-Cristo è sempre un’ottima immagine letteraria, per chi la voglia contare su complotti e profezie sicure, sicurissime. Appunto, perché nessuno sa poi bene cosa sia.

I Protocollo. Noi giudei disgreghiamo l’esistente, perché disgregando l’esistente possiamo poi dominare noi. Tutto ciò disgrega il loro mondo ci va bene. È perfetto per il nostro piano di dominarli.

II Protocollo. Non ci interessano le modifiche territoriali. Anzi è meglio non vi siano. Perché noi, abili intermediari internazionali e conoscitori della storia e dell’arte di governare, abbiamo gli strumenti per soccorrere i poteri formali in difficoltà e dunque assoggettarli. Inoltre, il controllo dei media, ci permetterà di controllare i modi di pensare pur senza apparire. Noi lavoriamo nell’ombra.

III Protocollo. Siamo prossimi alla meta. I poteri formali e le loro istituzioni sono in crisi profonda. Noi siamo abilissimi nel fingerci difensori delle masse. Conquistato il potere totale, domineremo ed orienteremo le plebi secondo i nostri fini.

IV Protocollo. Usiamo le libertà dei nostri stessi nemici per radicare la nostra Loggia segreta. Mentre loro si screditano con la natura sempre più materialistica e speculativa della società verso cui noi nell’ombria li spingiamo, ecco che le masse disgustare cadranno in nostro potere contro i loro stessi poteri d’oggi. Nulla più facile che sconfiggere i dominanti usando i loro dominati da noi manovrati ed usati.

V Protocollo. Distrutti spiritualità, moralità, patriottismo, religione, tutti cercheranno il despota li salvi. Noi! Del resto, i poteri non hanno difesa perché noi li manovriamo secondo i nostri fini di subentrare loro. Intanto coi media dominiamo il pensiero delle masse. Primo segreto: sopprimeremo l’interesse delle masse per la politica. Secondo segreto: disgreghiamo moralmente le nazioni ed ogni forma di solidarietà tra gli individui. Saranno loro disperati e chiedere a noi giudei di governarli. Creeremo allora il nostro Governo Mondiale.

VI Protocollo. Tra poco cominceremo ad organizzare vasti monopoli controllino tutte le ricchezze decisive. Rovineremo anche così le classi dirigenti dei popoli. Maschereremo questo piano fingendoci dalla parte dei lavoratori.

VII Protocollo. L’espansione degli eserciti e delle polizie è essenziale per i nostri fini. Suscitiamo rivalità tra gli Stati sì che chiamino noi per aiutarli e con la nostra infida abilità li affondiamo meglio. Nei conflitti e nelle guerre, così come nella diplomazia sotto in nostro controllo, stanno i nostri mezzi per schiavizzare il mondo.

VIII Protocollo. Dobbiamo attirare e controllare tutti gli operatori dei centri chiave della vita sociale, tutte le intelligenze e capacità, tutti i miliardari, sì da dominare tutti i centri di controllo sociale. Certo, come facciata per tutte le posizioni più impopolari, useremo i loro, i non giudei, sotto il nostro dominio.

IX Protocollo. Dobbiamo adattarci alle caratteristiche dei luoghi dove operiamo per perseguire questi nostri obiettivi di dominio. Siamo comunque invicibili, oltre che oggi già potentissimi, e domineremo tutto e tutti.

X Protocollo. La nostra Loggia segreta, flessibile e determinata, distruggerà ed assoggetterà tutto e tutti.

XI Protocollo. La nostra perfetta struttura di governo dominerà le plebi che si assoggetteranno senza possibilità di opposizione.

XII Protocollo. Attraverso il controllo totale della stampa e delle case editrici manipoleremo pensieri e comportamenti.

XIII Protocollo. “La necessità del pane quotidiano obbligherà i Gentili a tacere ed a rimanere nostri umili servitori.” Per cui dovranno obbedire alla nostra volontà. Il solito controllo dei media ci permetterà di pubblicizzare divertimenti vari con cui distoglieremo le masse della politica. Attireremo l’attenzione delle masse su ciò di volta in volta ci converrà attirala.

XIV Protocollo. Dobbiamo imporre il nostro Dio che ci vuole eletti. Poco importa se come passo intermedio distruggeremo tutte le altre fedi rendendo tutti temporaneamente atei. Sarà poi facile imporre il nostro credo o, comunque, ciò che a noi converrà.

XV Protocollo. Con colpi di Stato spazzeremo via i governi a noi avversi. Con misure repressive, pena di morte inclusa, neutralizzeremo i nostri nemici. Attraverso la moltiplicazione delle logge massoniche da noi segretamente controllate sottometteremo tutto il mondo pensante e lo guideremo per i nostri fini. Attraverso il ferreo contorllo dei giudici reprimeremo tutte le manifestazioni delinquenziali. Così come controlleremo rigidamente l’efficienza e la fedeltà della nostra amministrazione.
“Il nostro governo avrà l'aspetto di una fede patriarcale nella persona del suo sovrano. La nostra Nazione ed i nostri sudditi considereranno il sovrano come un padre, il quale si cura di tutti i loro bisogni, si occupa delle loro azioni, sistema le relazioni reciproche dei suoi sudditi, nonché quelle di essi verso il governo.”
[...]
“Ogni creatura in questo mondo è in suggezione se non di un uomo, di qualche circostanza, oppure della sua stessa natura: insomma di qualche cosa che è più forte di lei. Quindi noi dobbiamo essere la forza assoggettatrice, pel bene della causa comune. Dobbiamo sacrificare senza esitazione quegli individui che possono violare la legge esistente, perché la soluzione del grande problema educativo sta nella punizione esemplare.
“Il Re di Israele, nel giorno che porrà sul suo capo consacrato la corona che gli verrà presentata da tutta l'Europa, diventerà il Patriarca Mondiale.
“Il numero delle vittime che il nostro Re dovrà sacrificare, non sorpasserà mai quello delle vittime che i sovrani Gentili hanno sacrificato nella loro ricerca di grandezza e per le loro rivalità reciproche.
“Il nostro sovrano sarà costantemente in contatto col popolo, al quale parlerà dall'alto delle tribune. I suoi discorsi saranno immediatamente messi in circolazione in tutto il mondo.”

XVI Protocollo. Distruggeremo ogni impresa collettiva che non sia la nostra. Quando saremo al potere, sottometteremo il sistema educativo e la storia alla più rigida censura, sì che nulla possa turbare le menti.

XVII Protocollo. Sottometteremo gli avvocati a rigido controllo, equiparandoli a funzionari statali e senza che entrino in rapporto diretto coi loro clienti cui saranno assegnati d’ufficio. Neppure i giudici potranno interrogare gli imputati, cui esclusivo compito sarà del pubblico ministero durante il processo.
“Il nostro governo somiglierà al dio centimane Vichnu degli Indiani. Ognuna delle sue cento mani terrà una delle molle della macchina sociale dello Stato.
“Sapremo tutto senza l'aiuto della polizia ufficiale, che è stata così insidiosamente corrotta da noi, da non servire ad altro che impedire ai governi dei Gentili di venire alla conoscenza dei fatti veri. Il nostro programma persuaderà una terza parte della popolazione a sorvegliare il resto, per un alto senso di dovere ed in base al principio del servizio governativo volontario. Allora non sarà più considerato come un disonore, ma anzi come cosa lodevole il fare la spia. D'altra parte, chi porterà notizie false sarà severamente punito, per evitare che l'alto privilegio del rapporto diventi un abuso. I nostri agenti verranno scelti tanto fra le classi alte quanto fra le basse. Li prenderemo fra gli amministratori, editori, stampatori, librai, impiegati, operai, cocchieri, lacchè ecc. Questa forza poliziesca, non avrà nessun potere indipendente di azione e nessun diritto di prendere qualsiasi misura di sua iniziativa; quindi il dovere di questa polizia impotente consisterà semplicemente nel fare dei rapporti e delle testimonianze. La verifica dei suoi rapporti, e gli arresti, dipenderanno da un gruppo di ispettori di polizia responsabili. Gli arresti saranno fatti da gendarmi e da guardie di città.”

XVIII Protocollo. “Quando verrà per noi il momento di prendere delle misure speciali di polizia imponendo l'attuale sistema russo dell'"Okhrana" (il più pericoloso veleno per il prestigio dello Stato) susciteremo dei tumulti fittizi fra la popolazione, oppure la indurremo a mostrare una irrequietezza prolungata, al che riusciremo con l'aiuto di buoni oratori i quali troveranno molti simpatizzanti, ciò che ci fornirà la scusa di perquisire le abitazioni, nonché di sottoporre le persone a restrizioni speciali, servendoci dei nostri dipendenti che contiamo nella polizia dei Gentili.”
[...]
“Il nostro sovrano sarà protetto da una guardia segretissima, giacché non permetteremo mai che si possa credere possibile una congiura contro il nostro sovrano, che egli non sia in grado di sventarla personalmente, o dalla quale egli sia costretto a nascondersi. Se permettessimo che prevalesse un'idea simile, come prevale fra i Gentili, firmeremmo la condanna a morte del nostro sovrano, e se non di lui personalmente, della sua dinastia.
“Il nostro sovrano, osservando scrupolosamente le apparenze userà del suo potere soltanto per il beneficio della nazione, e giammai per il suo bene personale, o della sua dinastia.”

XIX Protocollo. “Sarà proibito a tutti di lasciarsi coinvolgere in faccende politiche; ma d'altra parte incoraggeremo ogni genere di rapporti e di petizioni sottoponenti all'approvazione del Governo proposte relative a miglioramenti della vita sociale e nazionale. Con questi mezzi conosceremo gli errori del nostro governo e le aspirazioni dei nostri sudditi.”
[...]
“Per togliere al colpevole politico la sua corona di eroismo, lo metteremo al livello degli altri delinquenti, alla pari con i ladri, gli assassini ed i più ripugnanti malfattori.”

XX Protocollo. “Quando assumeremo il potere, il nostro governo autocratico eviterà, per il suo interesse personale, di imporre al popolo delle tasse pesanti e terrà sempre presente la parte che deve rappresentare; quella cioè, di un padre, di un protettore. Ma siccome l'organizzazione del governo assorbirà vaste somme di denaro, sarà tanto più necessario di procacciare i mezzi necessari per mantenerla. Quindi dovremo studiare e risolvere questo problema con la massima cura, procurando che il peso delle imposte sia distribuito equamente.
“Per mezzo di una finzione legale il nostro sovrano sarà proprietario di tutti i possedimenti dello Stato (ciò si mette in pratica colla massima facilità). Egli potrà prelevare quelle somme di denaro che saranno necessarie per regolare la circolazione monetaria del Paese. Quindi il metodo più adatto per soddisfare le spese governative sarà la tassazione progressiva della proprietà. Così le imposte saranno pagate senza l'oppressione e la rovina del popolo, e l'ammontare relativo dipenderà dal valore di ciascuna proprietà individuale.”

XXI Protocollo. “Quando il nostro sovrano sarà sul suo trono mondiale, tutte queste scaltre operazioni finanziarie svaniranno.
“Distruggeremo il mercato dei valori pubblici, perché non permetteremo che il nostro prestigio sia scosso dal rialzo e ribasso dei nostri titoli, il cui valore sarà stabilito per legge alla pari, senza possibilità alcuna di qualsiasi variazione di prezzo. Il rialzo origina il ribasso, ed è per mezzo dei rialzi che abbiamo cominciato a discreditare i titoli pubblici dei Gentili.
“Alle Borse sostituiremo enormi organizzazioni governative, che avranno il dovere di tassare le imprese commerciali in quel modo che il governo crederà opportuno. Queste istituzioni saranno in grado di gettare sul mercato milioni e milioni di azioni commerciali, o di comperarle in un sol giorno. Quindi tutte le imprese commerciali dipenderanno da noi, e vi potete immaginare quale forza sarà la nostra.”

XXII Protocollo. “Nelle nostre mani è concentrata la più grande potenza del momento attuale, vale a dire la potenza dell'oro. In due soli giorni possiamo estrarre qualsiasi somma dai depositi segreti dei nostri tesori.” Grazie a ciò possiamo creare una potenza immensa che non si pieghi di fronte a nulla ed a nessuno.

XXIII Protocollo. Col pauperismo educheremo il popolo alla modestia ed alla moderazione sì che s’abitui all’obbedienza, dunque si possa educare alla moralità. Il nostro sovrano “lotterà energicamente contro l'infezione anarchica” grazie ad “un esercito bene organizzato”.

XXIV Protocollo. Noi savi selezioneremo ed inizieremo ai nostri segreti chi governerà il mondo. Il Re di Israele dovrà comunque essere perfetto ed irreprensibile.

EPILOGO DI SERGYEI NILUS. “Questi appunti furono tolti clandestinamente da un grande libro di appunti per conferenze. Il mio amico li trovò nella cassaforte del quartiere generale della società di Sionne che attualmente è in Francia.”
[...]
“Secondo gli archivi del Sionismo ebraico segreto, Salomone ed altri dotti Ebrei, già sin dal 929 avanti Cristo studiarono in teoria un progetto per la conquista pacifica dell'intero universo da parte di Sionne. Mentre la storia si svolgeva, questo progetto fu studiato in tutti i suoi particolari e completato da uomini che erano successivamente iniziati a questo problema. Questi sapienti decisero di conquistare il mondo per Sionne adoperando mezzi pacifici, e cioè coll'astuzia del serpente simbolico, la cui testa doveva rappresentare gli iniziati ai piani dell'Amministrazione Giudaica, ed il corpo il popolo ebraico. L'amministrazione fu sempre tenuta segreta, persino alla stessa nazione ebraica.”
[...]
“Un abbozzo del percorso del serpente simbolico è il seguente: La sua prima tappa in Europa avvenne nel 429 avanti Cristo, in Grecia, dove, all'epoca di Pericle, il serpente cominciٍ a divorare la potenza di quel paese. La seconda fu a Roma, al tempo di Augusto, circa l'anno 69 a. C. La terza a Madrid, al tempo di Carlo quinto, nel 1552. La quarta a Parigi, nel 1700 circa, al tempo di Luigi XIV. La quinta a Londra dal 1814 in poi (dopo la caduta di Napoleone). La sesta a Berlino, nel 1871, dopo la guerra Franco Prussiana. La settima a Pietroburgo, su cui è disegnata la testa del serpente con la data 1881.
“Tutti questi Stati che il serpente ha attraversato, sono stati scossi nelle fondamenta delle loro costituzioni, non eccettuato la Germania, malgrado la sua apparente potenza. Le condizioni economiche dell'Inghilterra e della Germania sono state risparmiate, ma solo fino a quando il serpente non sarà riuscito a conquistare la Russia, contro la quale tutti i suoi sforzi sono concentrati attualmente (1905). La corsa futura del serpente non è segnata su questa carta, ma delle freccie ci indicano il suo prossimo movimento verso Mosca, Kieff e Odessa.
“Sappiamo ora perfettamente che queste ultime città costituiscono i centri della razza Ebraica militante.
“Su questa carta Costantinopoli è segnata come l'ultima tappa del corso del serpente, prima che esso raggiunga Gerusalemme [Notate che questa carta fu disegnata molti anni prima della Rivoluzione in Turchia. (Nota del T. inglese)].”
[...]
“Il sistema degli scrutinii di voto conferisce sempre agli Ebrei la possibilità di introdurre, per mezzo della corruzione, quelle leggi che possono essere utili allo scopo loro. La forma di governo dei Gentili che più corrisponde ai desideri degli Ebrei è la repubblicana, perché dove essa vige, riescono con più facilità a comperarsi una maggioranza. Inoltre il sistema repubblicano conferisce una libertà sconfinata ai loro agenti ed all'esercito di anarchici che hanno al loro soldo. Questo è il motivo per cui gli Ebrei sono così ardenti sostenitori del liberalismo; ed i Gentili sciocchi, che essi abbindolano, ignorano il fatto, già così evidente, che sotto una repubblica non vi è maggiore libertà che sotto un'autocrazia, anzi si verifica il contrario, perché avviene che i pochi sono oppressi dalla plebe la quale è sempre istigata dagli agenti degli Ebrei.”
[...]
“La fine delle libertà nazionali è prossima, e quindi anche la libertà individuale cesserà, perché la vera libertà non può esistere dove la leva del denaro rende possibile al Ghetto di governare la plebe e di regnare sulla parte più degna e più responsabile della comunità.”
[...]
“La luce di Cristo solamente, e quella della Sua Santa Chiesa Universale, possono penetrare negli abissi Satanici e svelarne tutta l'estensione malvagia.
“Nel mio cuore sento che l'ora è suonata per convocare l'ottavo Consiglio Ecumenico, nel quale, dimentichi delle contese che li hanno divisi per tanti secoli, si raccoglieranno i pastori e i rappresentanti dell'intero Cristianesimo per affrontare la venuta dell'Anticristo.”


Il testo è ripetitivo e confuso nella concitazione di ripetere in continuazione il complesso del complotto che è sempre lo stesso: il controllo del mondo conquistandolo attraverso il controllo già realizzato dei centri chiave. Per cui, non si consideri quanto sopra un riassunto, per me impossibile con un testo con quelle caratteristiche letterarie. Se interessati, si legga il testo direttamente.

In realtà, se si controllassero già i centri chiave non si vedrebbe che necessità vi sarebbe di passare al controllo aperto con la creazione di un Regno formale. In genere, il potere formale espone agli svantaggi d’un qualche pubblico controllo e responsabilità, per chi possa già controllarlo in modo occulto.

L’autore attribuisce una qualche grande moralità ai protagonisti di tale complotto per creare il regno di Dio in terra. Da un lato li accusa di voler manipolare masse e poteri, dall’altro di voler sostituire tutto con una amministrazione statale perfetta.

Problema tecnico dei complotti è la complessità delle organizzazioni, ancor più complesse quando s’estendono. Cosa che rende del tutto fantasioso il successo d’ogni complotto globale, anche vi fosse nelle intenzioni. Una cosa è discutere di processi concreti con attori individuali od inferibili, con azioni e loro conseguenze, processi concreti che scorrono paralleli o connessi ad altri processi concreti. Al contrario, le supposte menti uniche globali o le supposte menti collettive uniche globali presentano difficoltà tecniche derivanti sia da caratteristiche interne delle organizzazioni che dall’immanenza del caso che, ora talvolta, ora spesso, vanifica qualunque intenzione. Si può pianificare un’azione od un complesso di azioni. Si può avere la forza di attuarle realmente. Tuttavia, le conseguenze sono poi quelle che sono. Spesso chi ha il potere non vede oltre il proprio naso od il proprio settore specifico. Inoltre, il potere è in genere governato da routine che vanificano ogni creatività individuale così come ogni adattabilità al mutare di circostanze nel corso azioni, cosa che non propende per il successo di piani od intenzioni. Il potere, l’organizzazione complessa, preferisce sbagliare, dunque andare incontro ad insuccessi, ma con tutti che hanno avuto “ragione”, piuttosto che affrontare il successo ma coi vari responsabili delle varie parti dell’organizzazione frustrati nelle loro competenze e poteri settoriali. Si pensa che un’organizzazione per conquistare il mondo dipenderebbe dal dittatore geniale cui tutti i discepoli obbedirebbero? E, gli esecutori, se dotati di vasta autonomia ne abuserebbero, se rigidi esecutori si ordini, se fosse mai possibile essere rigidi esecutori di ordini, con l’ottusità produrrebbero disastri che solo la flessibilità nell’esecuzione può evitare. È per questo che, in genere, l’auto-organizzazione con sistemi di controllo e strutture e culture organizzative efficienti sono ben meglio di burocratiche menti uniche, ma si conciliano pure male con complotti planetari dove tutti è deciso minuziosamente, come nel quadro offerto da questo scritto russo-londinese. Gli stessi complotti sono cose serie, talvolta pure semplici, mentre i complottisti finiscono per banalizzarli inventandosene in ciò in cui non possono esistere e complicandoli all’inverosimile ed all’impossibile.

Perché nelle Russie, già ossessionate dai giudei, si ritirasse fuori un complotto giudaico in periodo di movimenti rivoluzionari con soldi stranieri ma in un contesto ben fertile di Stato debole ed in putrefazione, ha ragioni storiche d’area e contigenti. Quando aree geostoriche producono movimenti rivoluzionari è perché vi sono, sul mercato, singoli rivoluzionari o sovversivi, operanti o potenziali. Il rivoluzionario o sovversivo o ribelle è un disadattato rispetto all’ordine esistente. Esiste tuttavia l’altro lato, speculare, quello d’un ordine esistente che crea disadattati rispetto ad esso. Il “rivoluzionario” inglese poteva emigrare nelle colonie al servizio della Corona oppure contro la Corona per realizzare o cercare di realizzare i propri sogni personali. Il rivoluzionario russo o latino od altro non aveva alcuno Stato o potere fosse capace d’usare quel surplus d’energie individuali tendenzialmente fuori controllo per indirizzarlo e permettere esso d’indirizzarsi verso un qualche fine di benessere collettivo, ma anche individuale del singolo ribelle. Si veda il ribelle come una fonte d’energia disponibile sul mercato. Stato o sistemi o poteri forti la utilizzano con profitto loro come del singolo dotato di questo surplus d’energia in qualche modo deviata rispetto alla riproduzione semplice dell’ordine esistente. Stato o sistemi o poteri forti trovano dunque il modo di recuperare e di mettere a profitto le forme di ribellione. Lo stesso ribelle trova un ambiente che gli permette di mettersi poi a profitto per il benessere proprio e collettivo. Stati, poteri, sistemi deboli sprecano questi surplus d’energie lasciandoli disperdere od addirituttura lasciandoli volgersi verso la comune distruzione od il danno comune. Nelle Russie dei Protocolli, esistono ambienti che si cercano e si trovano il nemico per giustificare l’inettitudine del potere di cui sono parte. Questo tipo di letteratura è l’aspetto ideologico di questa costruzione strumentale del nemico, d’un nemico immaginario che tuttavia si obbliga a divenire reale. Ecco che tale potere debole ed in crisi racconta e si racconta che esistono vasti movimenti rivoluzionari o ribelli e che non mostrano segno d’essere riassorbibili non perché lo zarismo e tutto lo Stato esso governa non sappia canalizzare energie liberamente disponibili sul mercato, ma perché esiste un grande complotto mondiale cui lo zarismo non può resistere. Tale è la filosofia di scritti come questo.

La Corona, Londra, aveva suoi motivi per accreditare la tesi del complotto mondiale giudaico in quel momento e da quel momento. Pur in un contesto forte, quale è quello dell’Impero britanico, pur ormai insidiato dai repubblicani Stati Uniti, ecco che pure esso non sa come fronteggiare energie libere che non mostrano segno di riassorbimenti, almeno secondo le procedure standard dell’amministrazione britannica. Il 4 e 7 aprile del 1920, vi sono violenti assalti arabi contro gli ebrei di Palestina. Non che siano cose casuali o provocate da islamici ed ebrei per qualche loro irriducibile inimicizia. Anzi, il sionismo è stato fonte di ricchezza per gli arabi e da essi i sionisti erano spontaneamente apprezzati proprio per questo. Tuttavia, c’è sempre qualcuno o qualcosa che, avendone bisogno e potendo manovrare, crea queste rivalità e poi queste violenze. Il Potere. Lì, il potere erano i britannici. Di fronte a questi assalti arabo-islamici, voluti dagli inglesi, gli ebrei di Palestina creano le proprie strutture di autodifesa. A quel punto, colpo tira colpo.

I britannici avevano visto crescere la presenza e forza giudaica in Palestina. Non sapevano come farvi fronte intuendo che lo sbocco sarebbe stato, alla fine, la creazione di uno Stato giudaico che era proprio il fine del movimento sionista. Ecco che creano l’inimicizia irriducibile tra arabi ed ebrei. I britannici fanno, in pratica, reprimere gli ebrei dagli arabi. Non c’entra l’islam. Gli arabo-“islamici” non danno l’assalto ai cristiani. Lo danno solo ai giudei, i nemici del dominio britannico in Palestina. Gli assalti arabi contri i giudei, provocati dai britannici, sono poi subito usati dai britannici per vietare l’immigrazione legale giudaica in Palestina.

Che avevano scritto i britannici in quella pubblica dichiarazione del 2 novembre 1917? “His Majesty's Government view with favour the establishment in Palestine of a national home for the Jewish people, and will use their best endeavours to facilitate the achievement of this object, it being clearly understood that nothing shall be done which may prejudice the civil and religious rights of existing non-Jewish communities in Palestine, or the rights and political status enjoyed by Jews in any other country.

Che significa: diciamo che vediamo con favore quello che l’intelligenza ebraica ha reso irresistibile; usiano quella scusa dei diritti altrui per resistere all’afflusso ebraico in Palestina.

Che di meglio che creare incidenti fino ad una epidemica guerra etnica come scusa per prolungare all’infinito il dominio britannico in Palestina ed addirittura vietare ulteriore immigrazione ebraica proprio perché ad essa si attribuisce la guerra etnica? È un classico. È quello che i britannici fanno.

A inizio maggio 1920, le autorità britanniche creano una Commissione, la cosiddetta Commissione Palin che raggiunge la Palestina per verificare sul posto la situazione. I britannici erano stati costretti ad accettare, a parole, già in precedenza, la prospettiva d’uno Stato giudaico in Palestina. I rapporti di forza mondiale stanno cambiando con l’emergere degli USA, oltre che di altre potenze. Tuttavia, i britannici vogliono dilazionare all’infinito il loro impegno verbalmente favorevole all’insediamento ebraico in Palestina. Provuovono, così, il conflitto arabo-giudaico per ritardare il loro ritiro a favore degli ebrei di Palestina. È un classico. Mentre la Commissione Palin sta per partire o sta raggiungendo la Palestina ecco che The Times svela il complotto giudaico per dominare il mondo. Certo, si copre dietro uno scritto preesistente. Anche questo è un comportamento classico in queste cose.

Si creda pur quel che si crede su complotti mondiali dell’uno o dell’altro. Il complotto giudaico, o quel complotto giudaico, se lo inventano gli inglesi, rilanciando questo testo russo, per interessi contingenti e non solo contingenti loro. Così come, i britannici, dopo la creazione d’Israele, creano e continuano a tenere ben viva la balla della “questione palestinese” per distruggere Israele, sloggiare gli USA dall’area, riprendersi tutti i già loro territori arabi. Israele ha l’unico torto di pensare in piccolo fino ad oggi. In realtà, tutto il mondo arabo ad est di Suez prospererebbe sotto lo Stato ebraico. Sotto il dominio dei petrolieri anglo-americani prospera invece l’odio antigiudaico e i flussi di soldi per terrorismo antigiudaico ed anti-“occidentale”, coi conseguenti continui conflitti nell’area. Se si investono capitali enormi in terrorismo (è quel che fanno i petrolieri anglo-americo-arabi), eccorre ben mantenersi masse di manovra per il reclutamento di fanatici. Se il petrolio arabo ad est di Suez (fino alla frontiera iraniania, curda e turca) fosse tutto controllato da Israele, ecco che i termini della questione sarebbero radicalmente differenti. Di certo, ciò sarebbe intollerabile per inglesi ed americani, oltre che per i regimi arabi corrotti ed inefficienti ed ora pure sotto attacco sciita-iraniano.

In realtà, gli interessi di banchieri americani e quelli di Israele sembrano divergere, sebbene ciascuno cerchi di influire sugli altri. Non è questione di religione o di gruppo nazionale. Certo, gli interessi seguono anche affinità etniche, sebbene si frazionino poi sulla base di aree di riferimento e di profitto. Libero comunque chi crede ritenere esistano complotti giudaici o d’altra aggettivazione per dominare il mondo. Noi non crediamo a questo genere di cose, per i motivi variamente accennati. Il testo di Nilus, così come il suo accredito londinese, sono costruzioni occasionali funzioni d’esigenze contingenti e di prospettiva. E neppure si tratta di costruzioni di particolarmente suggestione. Decisamente più efficaci, per menti manipolabili, serial “storici” (costruiti sui Protocolli) anti-ebraici prodotti e diffusi nel mondo arabo ed islamico che hanno il vantaggio che ha tutta la favolettistica audio-visiva che presenta la propaganda sotto forma di divulgazione storica. Ma s’è sempre al livello di propaganda, non di disvelamenti.

Di fronte ai fenomeni di internazionalizzazione, così come di fronte agli imperativi della modernizzazione, le chiusure che riflettono concezioni xenofobo-mafiose di "terra", sono reazioni nichiliste. Il complotto mondiale di Nilus può essere letto come l’ossessione xenofobo-mafiosa di chi vorrebbe chiudersi al mondo sulla base del “la nostra terra è nostra e va protetta dai pericoli del mondo”. A quel punto, s’aprirebbe la questione chi siano “loro” per parlare per tutti gli altri. Si sostiene, in Nilus, che c’è sovversione, ci sono movimenti rivoluzionari, nelle Russie, perché c’è il complotto mondiale. Certo possono esserci interessi di potenze avverse, vedi le potenze di lingua tedesca, ma l’incapacità a riassorbire ed a sfruttare per progresso comune l’effervescenza rivoluzionaria russa riflette incapacità, fallimenti, interni. Nel caso russo si tratta di uno spazio abbastanza vasto, ricchissimo di risorse d’ogni genere e di considerevole popolazione, dunque d’una qualche resilienza (anche rispetto alla sovversione) oltre che di vaste potenzialista. È decisamente vano ricondurre persistenti fallimenti interni ad una qualche sovversione mondiale. Eppur fuzionza, per creare forme di sottosviluppo controllato. I regimi da caserma sottosviluppista possono anche eccellere nelle scienze e creare armi pericolosissime ed in grande quantità, eppure continuano a sprecare potenzialità enormi come si vede nella miseria e frustrazione delle masse, aspetti che non sono mai fonte di vera forza interna ed internazionale.

Le terre, invero, ovunque siano, sono di tutti, e soprattutto di chiunque le faccia fruttare. Tutti hanno il diritto naturale d'andare e di vivere dove vogliono. Sono spazi xenofobi, come il russo, l’arabo, il cinese, etc. che hanno paura dell’altro, perché non sanno come gestirlo e farselo profittare. Dove l’ebraismo, od una sua parte, ha creato una “patria” territoriale, essa è aperta a tutti, è terra di immigrazione, pur troppo piccola avendo quasi paura a liberare per esempio da Suez alle frontiere iraniana, curda, turca per aprire uno spazio di immigrazione e di libertà e sviluppo per tutti, incluso chi oggi preferisce odiare ed sgozzare anziché progredire. Se c’è un qualche complotto mondiale, sono i troppi che si sono inventati (e fatti inventare da chi li manipola) “questioni palestinesi”, e le hanno costruite e mantenute con lauti sussidi ed armamenti, come strumenti per interessi oligarchico-monopolistici di petrolieri, banchieri, industriali ed altri ed hanno trasformato lo spazio arabo in spazio di espulsioni, bandi, genocidi su base etnica. Evidentemente le masse arabe erano predisposte a tale radicalizzazione delinquenzial-manicale, pur mentre aree limitate dello stesso spazio arabo prosperano ricchissime sulla rendita petrolifera e sulla schiavizzazione di manodopera povera fatta affluire da altre aree del mondo o da aree povere dello stesso spazio arabo.

Le Russie dei Nilus, un secolo dopo, continuano ad essere ossessionate dal privato e dallo straniero che non sanno controllare e condizionare per lo sviluppo di tutti. Continuano a preferire la repressione, la liquidazione d’una società con autonomie dal potere statale, la guida formale di burocrati corrotti ed inetti che se non sanno controllare tanto meno sanno gestire per il comune benessere ciò che loro stessi si mettono sotto il loro diretto controllo formale. Hanno perfino paura di giornalisti isolati (dall’assenza d’una società civile), che ammazzano e poi dicono che li ha fatti fuori l’ebreo di turno (già costretto a riparare all’estero da uno Stato russo ansioso d’espropriarlo, dopo averlo arricchito) per diffamare il loro Presidente del momento.

La meccanica del complottismo, eventualmente annesso allo stragismo, è semplice. In realtà, i crimini e le incapacità sono in genere di chi governa Stato ed economia. La colpa viene poi sempre data a qualche “forza oscura” o a qualche “complotto imperialistico” che non si riescono a individuare più precisamente. Lo spazio italico sotto la repubblica è un caso da manuale. Il complottismo, eventualmente annesso allo stragismo, è una tecnica di sgoverno di spazi arretrati oppure di spazi sviluppatissimi ma in crisi (vedi l’11 settembre 2001 statunitense).


Sergyei Nilus, L’Internazionale Ebraica. Protocolli dei “Savi Anziani” di Sion,
http://www.juliusevola.it/pdf/protocolli.pdf
http://www.radioislam.net/protocols/indexit.htm