03 September 2006

Lettera da Lhasa numero 27. Quel 61% che finalmente legittima e formalizza il trasformismo parlamentare e la dittatura del PresidenteRe che governa

Lettera da Lhasa numero 27.
Quel 61% che finalmente legittima e formalizza il trasformismo parlamentare e la dittatura del PresidenteRe che governa
by Roberto Scaruffi

I meccanismi politico-istituzionali obbediscono, tutto sommato, a delle leggi elementari.

Vediamo prima di giustificare alcune parole del titolo.

“Dittatura” è qui usato nel senso corrente. Personalmente giudico la parola una baggianata, poiché le dittature non esistano mai davvero. Nella Repubblica Romana antica, da dove i termini dittatore e dittatura derivano, il dittatore era un magistrato eletto in periodi particolari, cui venivano attribuiti pieni poteri legislativi. Il dittatore è colui che “detta”, dal verbo dettare, che deriva da [ / è un intensivo di] “dire”. Il termine ha poi acquistato, o ad esso è stato fatto acquistare, un significato dispregiativo o di condanna, che viene confuso con dispotismo, egualmente usato in senso dispregiativo o, comunque, di condanna. Chi comandi in modo del tutto arbitrario è sempre, per varie ragioni, pressoché impossibile possa davvero esistere. Vi sono ostacoli pratici. Uno o pochi non possono decidere tutto, come spesso s’immagina o si vuole immaginare. Tuttavia il termine dittatura viene in continuazione usato sia a livello giornalistico che a livello di elaborazione intellettuale, o supposta tale. Sebbene solo per situazioni distanti. Dittatori e dittature sono sempre gli altri e le altre. Uso qui, dunque, nel titolo ed altrove, un termine in cui non credo ma che suppongo venga capito. Si devono sempre usare linguaggi vengano capiti ed addirittura supposti scientifici anche se spesso, almeno in questo campo, di scientifico non hanno nulla. Sebbene sembrino appassionare in modo tale i contemporanei, “specialisti” inclusi, sicché se si usano, al contrario, linguaggi rigorosi essi non vengono capiti e sono confusi con le cose più incredibili.

“Finalmente” è una constatazione, non un apprezzamento. Dopo una progressiva abusiva invadenza di chi, nella Costituzione originaria, avrebbe dovuto essere, o così s’è sempre unanimemente detto, un notaio, ora, finalmente, la situazione di abuso Presidenziale, di governo reale del Presidente, di un vero PresidenteMonarca senza reali controlli democratici [“assolutista”; ma anche l’assolutismo non è mai esistito; fu una falsificazione successiva; ...così va il mondo!], viene di fatto formalizzata da un referendum. Certo, c’è il problema della manipolazione del votante che poteva anche non sapere per cosa votava davvero. Non affronteremo qui la questione. L’idiozia [rispetto a ciò che fa in quel momento] non è un attenuante per un votante. Alla fin fine, chi votava lo sapeva a naso, o a senso, o a percezione magari deviata e comprata, contro e per cosa votata. Se le balle vengono contate è perché c’è chi le recepisce. Se le balle vengono credute e perché fa comodo credervi. Chi non ha votato ha delegato a chi ha votato. Il 61% che ha respinto la riforma Costituzionale conferma e formalizza la Costituzione materiale di dittatura del PresidenteRe. Se il votante non l’ha visto che tutti gli ex-Presidenti, e tutte le oligarchie, proprio quelle opprimono il cittadino medio, erano per santificare e mummificare la Presidenza ed il PresidenteRe, allora significa che essi ed esse esprimevano proprio quello che lui voleva. Infatti il 61% ha votato per la perpetuazione di quella situazione invero piuttosto disastrosa da tutti i punti di vista.

Il votante che s’è espresso per la confusa e non istituzionalizzata devoluzione dell’Ulivo del 2001, contro un governo coi poteri per governare davvero, contro un Parlamento forte, contro un Presidente delle Repubblica quasi relegato a puro notaio, ha formalizzato e santificato la dittatura del PresidenteRe. Ha dunque affossato, anche formalmente, col suo voto, il governo formale come centro di un qualche governo reale e di conseguenza s’è pronunciato per un forte trasformismo parlamentare, cioè per un Parlamento debole manipolato dalla Presidenza della RepubblicaMonarchica e dei poteri reali controllano od influiscono in modo determinante su tale Presidenza.

Non si può certo immaginare un Presidente che agisca per sghiribizzi personali. A forze sociali arretrate corrispondono istituzioni arretrate, dunque confuse ed inefficienti. Il centro di tutto è divenuto, come già lucidamente visto da attori sociali chiave subito dopo la caduta del muro di Berlino, una Presidenza che regna tra macerie. La sintesi dell’arretratezza sociale e dei concreti attori sociali è divenuta la Presidenza della Repubblica ed il suo Presidente del momento. Le ragioni tecnico-istituzionali sono semplici: [1] il Presidente della Repubblica è eletto per sette anni, che sono un periodo enorme, [2] non è sottoposto a controllo democratico (a meno che dei governi e dei Parlamenti non si ribellino, Costituzione alla mano, all’irresponsabilità Presidenziale divenuta incontrollabilità Presidenziale, riaffermando, come pur confusamente v’è nella pasticciata Costituzione vigente, l’irresponsabilità come dipendenza del Presidente dal Governo), [3] presiede il CSM da cui si possono demolire o promuovere partiti, sistemi politici, cittadini/sudditi, interessi, [4] nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri, [5] facendo leva sui punti precedenti e sulla demolizione mediatico-giudiziaria del sistema partitico 1943-1992, dal 1992 governa apertamente ed attivamente sia il Governo, che il Parlamento, che il sistema politico ed istituzionale.

I meccanismi politico-istituzionali obbediscono a leggi elementari. Sebbene ciò che è più visibile non lo si veda quasi mai in queste cose.

Se il governo, come istituzione, non governa davvero, qualche d’un altro deve governare. In Italia, in modo aperto dalla Presidenza Scalfaro, è il Presidente della Repubblica, col supporto dell’intimidazione giudiziaria e dei media, e come centro di una rete di poteri burocratici, corporativi, oligarchici. È il Presidente che controlla le Procure [cioé una burocrazia] che, con la cooperazione dei media, che in Italia sono soprattutto controllati da gruppi oligarchici e corporazioni, permettono, s’è ben visto, di distruggere sistemi politici, partiti, Ministri, governi, imprenditori. È storia recente. Tralasciamo qui forme di cooperazione con la criminalità organizzata che pur ci sono state, e ben visibili. È pubblico che a Capaci, nel 1992, venne liquidato un candidato Presidente, e, per qualche magico meccanismo, né scaturì un altro. Tralasciamo pure se il Presidente sia puparo o pupo, dato che, evidentemente, senza il supporto di forze sociali e di potere fondamentali non potrebbe certo fare tutto quello che s’è visto [per chi l’ha voluto vedere] fare. Per cui, quando parlo di PresidenteReAssolutista, anche se non sempre lo ripeto, si lo deve intendere non tanto come persona [non ci interessa discutere di persone] ma come punto di sintesi ed azione di una vasta rete di poteri. Le “personalità” non sono sicuro siamo mai davvero determinanti. Il ruolo fa la “personalità”. Il timido diviene audace, l’audace diviene timido. Spesso altri di contorno agiscono nel nome dell’uno o dell’altro. In genere, “la personalità” è colui che appare, ed appare come viene raccontato dai media, cui viene fatto creare il buono od il cattivo, l’eccellente od il vile o mediocre. Si veda come i media creano i personaggi: vicino al focolare, sicuro ma dimesso, con “buone” letture ed abitudini, quando si deve creare lo Statista; alle prese con “traffici”, soldi, abusi, quando si deve creare il criminale. È facile creare simpatie e repulsioni, a seconda delle necessità.

Il sistema politico, checché ne dicano, o ne credano davvero, i polllitologi mediatici, dipende dal sistema di governo. Da null’altro. La legge elettorale è del tutto ininfluente, checché ne sia stato raccontato al cittadino o suddito. Il Parlamento potrebbe essere selezionato per estrazione casuale e non cambierebbe nulla. Si risparmierebbero solo i soldi delle elezioni e delle campagne elettorali, tuttavia essenziali, o così si crede o vien fatto credere, per ragioni di “legittimazione”.

Infatti, leggi elettorali presentate come magiche si sono poi rivelate piuttosto pasticcione visto che, è pubblico, in Italia si sono creati due fronti confusi che non erano altro che assemblagggi elettorali dei partiti e loro frazioni esistevano prima. I governi, checché ne abbiano detto e scritto, non è vero siano stati più efficienti dei precedenti o di precedenti. Si veda un punto chiave, per un Governo, le pubbliche amministrazioni. La loro qualità è continuata a peggiorare. Ecco l’indice più evidente che non era e non è cambiato nulla. ...Non, comunque, in meglio, dal punto di vista dell’efficienza e del benessere. Se un Governo, che è il potere esecutivo [l’altro potere è il legislativo; che esista e debba esistere un terzo potere è una balla; non ne discuteremo qui], non controlla un’amministrazione che funzioni secondo criteri manageriali [d’efficienza d’impresa efficiente], vuol dire che non è davvero potere esecutivo. Emette e/od esegue grida manzoniane. Vedere il Manzoni. Questa è largamente la situazione italica di burocrazia feudalizzata e di fatto privatizzata al burocrate.

Le “magiche” leggi elettorali l’hanno solo peggiorata. Non era infatti quello il punto. Le hanno vendute come magiche proprio perché non servivano a nulla, se non a meglio continuare nel peggioramento dello sfascio, sfascio pur molto profittevole per centri decisivi d’interesse. Appunto.

Il progresso, l’invadenza, della dittatura del PresidenteRe, ha frammentato ulteriormente in quadro politico. Non che ne sia la causa prima. Non esistono cause prime, né “colpevoli”. La stessa dittatura del PresidenteRe non è uno sgiribizzo d’un individuo. È solo il risultato dell’accentuazione della pressione dei parassistismi burocratici e finanziari. Non è davvero questione di leggi elettorali. L’uninominale di collegio non è mai stato “il maggioritario” venduto sui media oligarchici. Anzi è proprio un sistema elettorale assolutamente non maggioritario, dato che può condurre all’assoluto equilibrio di eletti di due, tre o mille schieramenti politici. L’uninominale inglese è di per sé disgregativo del quadro politico. Dove non lo è, ciò dipende dal sistema Costituzionale reale. Ma, di per sé, è assolutamente disgregativo, non aggregativo. Già, che in Italiozia si siano vendute come come “alternanza”, alias come ricambio e concorrenza, coalizioni paralitiche ed autoparalizzanti, sorte da una grossa, sebben maldestra, purga fatta eseguire da burocrati corrotti ed inetti, l’avrebbe dovuta dire lunga sulla natura dell’operazione-“alternanza” ...se veri Costituzionalisti e veri politologi non fossero stati silenziati, sempre che ne esistano di tecnicamente attrezzati [non solo eventualmente onniscienti sul “quello ha detto”, “quello ha scritto”] da qualche parte.

In realtà il sistema politico è determinato essenzialmente dalla forma di governo. Se c’è un governo forte, ad esso corrisponde un Parlamento forte con forti partiti politici. Se l’elettore vota, formalmente od in pratica, per il Capo del Governo, il sistema politico si struttura attorno a due partiti, qualunque sia poi la legge elettorale formale. Tale era la riforma Berlusconi, ma il votante referendario del 2006 s’è espresso contro governi governino davvero.

Se il Governo formale non ha reali poteri di governo, il Parlamento è debole ed il sistema politico è frammentato. Se poi il governo reale è davvero al di fuori d’ogni controllo democratico reale pur confuso, nel Parlamento domina il trasformismo più totale. I votanti al referendum del 25-26 giugno 2006, si sono espressi per questa opzione, per un Parlamento dominato da un assoluto trasformismo, essendo il governo reale nelle mani del PresidenteRe. Per cui il voto dell’elettore alle elezioni politiche serve per designare un Parlamento ed un governo il cui controllo reale saranno nelle mani del PresidenteRe. È lui che, alla fine, può nominare il Capo del Governo che crede, i Ministri che a lui piacciono e che, grazie al controllo del CSM, può affondare partiti, Ministri e Governi non gli obbediscano e promuoverne di a lui amici. Purché, naturalmente, le burocrazie corrotte e l’oligarchia parassitaria lo sostengano, cioé siano parte della Presidenza reale.

Quello che sta succedendo con rinnovata forza dopo il referendum, e la cui forza plebiscitaria reale sta in quel 61%, è sotto gli occhi di tutti.

Lasciamo stare le solite conclamazioni dei giorni successivi al referendum in cui, come al solito, tutti avevano vinto e nessuno aveva davvero perso. In realtà, chi ha vinto è proprio chi ha formalmente perso, perché dal referendum esce vittorioso “il federalismo che spacca l’Italia” con cui burocrazie ed oligarchie avevano ossessivamente martellata la testa del votante da anni. L’ha votato il 61%. Le spinte centrifughe ed esplosive, secessioniste, sono subito aumentate, seppur per ora tacitate dagli apparati mediatico-propagandistici. Mentre chi ha formalmente vinto, ha perso e continua a perdere perché vorrebbe continuare con la solita politica statica ed inconcludente dei fronti eterogenei, che ormai non regge più e sta portando alla rapida disgregazione sia politica che istituzionale, invece che passare alla vera battaglia di movimento su prospettive chiare ed azioni di governo conseguenti. Ma, per quello, sarebbe occorsa la Costituzione-“Berlusconi” cassata dal 61%, quel 61% ha votato per sfasciare l’Italia.

Il cosiddetto Grande Centro, che si sta creando, come risposta della politica allo sfascio, non è altro che il vecchio centro-sinistra DC-PSI con correnti esternizzate, anziché raggruppate in pochi partiti. Dunque, più debole e traballante del vecchio. Per cui, dovrà essere transizione a qualcos’altro. Il Grande Centro è in realtà solo grosso e flaccido. E, tuttavia, è la soluzione naturale della politica che tenta di salvarsi dalla dittatura Presidenziale. Infatti, la dittatura Presidenziale ostacola questa risposta e soluzione naturale della politica con metodi polizieschi, con le Procure che reprimono e promuovono. L’anomalia italica non è l’uno o l’altro politico fatto mettere sotto tiro dalle Procure. L’anomalia è la dittatura Presidenziale che nega, a livello mediatico-propagandistico, la propria anomalia, la propria innaturalità, inventandosi che l’anomalia sia qualcuno massicciamente votato dagli elettori. Appunto. Chi ha il maggior consenso democratico, proprio per questo diviene l’anomalia fabbricata dalla Presidenza, con le sue burocrazie corrotte e le sue oligarchie parassitarie che controllano i media, che preferisce politici senza partiti e senza vero consenso proprio. Gli Amato, i Ciampi, i Prodi.

Queste prospettive incerte ed, eventuamente catastrofiche, nascono da quel rifiuto della modernizzazione istituzionale che “Berlusconi” aveva realizzato [ma cassato dal 61%, con tutte le burocrazie corrotte e le oligarchie parassitarie unanimemente ed ossessivamente per cassarla], non dalla nuova legge elettorale, che semmai è stata ben più aggregante di qualunque uninominale di collegio.

Pur con sistema politico-istituzionale sfasciato dagli stessi votanti referendari, in genere i cittadini capiscono di più programmi chiari e precisi che assemblaggi d’opposti dove alla fine si vota per logiche mafiose, corporative e direttamente clientelari, anziché per interessi chiari. La politica italiota, e le oligarchie cercano di dominarla, preferiscono invece confondere. Ma i cittadini conoscono l’azione diretta che paralizza una politica e delle istituzioni deboli, quando burocrazie corrotte ed oligarchie parassitarie tentino ulteriori assalti di fatto anti-modernizzanti ai cittadini che lavorano. I pezzetti di modernizzazione secondaria, perché burocrazie corrotte ed oligarchie parassitarie non permetterebbero altro, sono percepiti dal cittadini o sudditi per quello che sono: l’assalto al contribuente fesso che apre solo la strada ad ulteriori assalti al contribuente fesso. Le chiamino pure ostruzioni corporative, ma sono resistenze sociali non alla modernizzazione, bensì alle coperture modern-chic a politiche anti-modernizzanti. La logica è infatti quella delle leggi propaganda, magari pure senza risultato, più che del risultato. Se si vuole vendere la compressa per il malditesta dal giornalaio, è più semplice farlo in via amministrativa, classificandola come caramella, che con leggi che portano solo allo scontro con chi si sente colpito. Ma Italiozia è fatta così. L’immagine è tutto. Il risultato nulla.

Il Governo Prodi, già debole, è indebolito da quella vecchia Costituzione ora mummificata. Con la nuova ora cassata, invece, il Capo del Governo avrebbe avuto il potere d’andare a nuove elezioni qualora la sua autorità fosse stata indebolita ulteriormente. Lo volevano fantoccio, per cui la vecchia Costituzione era perfetta. Certo, il Capo del Governo è stato designato con la vecchia normativa Costituzionale, tuttavia, con la nuova Costituzione promulgata, avrebbe acquistato una legittimazione da vero Primo Ministro ed avrebbe potuto, con qualche reale legittimazione (seppur nominato con la vecchia Costituzione) chiedere immediate elezioni se avesse continuato a trovarsi una “maggioranza” che non è vera maggioranza. Ma a lui, come a tutti quelli lì, oltre che al 61% di votanti che ha cassato la nuova Costituzione, va bene un Governo che costa, spreca e magari distrugge l’economia [le tasse, tanto più le pagano tutti, tanto più, se sono alte, spingono lavoratori verso l’inattività; se uccidi la gallina perché vuoi due uova al giorno mentre può farne solo uno, poi non ne hai nessuno], invece che fare.

I partiti piccoli e grossi sono in corso di disgregazione frazionistica ed eventualmente anche di disgregazione vera e propria di vari partiti in altri partiti. Parlano, in taluni casi da una dozzina d’anni, di partito “unico” d’area. A parte, che poi non fanno nulla, ma, se lo facessero, per ogni partito “unico” che dovesse nascere con operazione di vertice ne sorgerebbero subito ben più di quelli che si unificherebbero nel partito “unico”. La storia del “Partito Democratico” è ormai alla farsa. Un giorno ne faranno il funerale senza che sia mai nato. La farsa deriva comunque dal sistema istituzionale, non da politici o da quotidiani-partito più o meno o per nulla farseschi. Se il proprietario di Repubblica avrebbe voluto e vorrebbe il suo personale Partito Democratico, il Corsera aveva tentato una delle sue solite operazioni antipolitiche pompando la Rosa nel Pugno, la federazione di due partiti in realtà. I risultati elettorali e la permanenza della sola federazione in crisi, anziché la nascita d’un vero partito nuovo, sono lì ben visibili.

Il sistema dittatorial-Presidenziale tende a distruggere i partiti, che dunque si frammentano. Le gazzette della dittatura Presidenziale evidentemente credono alla propria propaganda del tutto menzognera se poi s’illudono che dalla devastazione possa nascere quello che proprio non può. Esistono devastazioni creative. Questa non la è. La dittatura Presidenziale si scontra coi partiti non tollerandoli davvero, così come essi, se cercano di sopravvivere, si devono scontrare con la dittatura Presidenziale, oppure esistere solo come federazioni occasionali di cricche personali a disposizione del Presidente e della Presidenza. Si veda l’esperienza recente DS-banche, con un partito, o sua frazione di centro, che cerca di garantirsi un’autonomia di potere, e proprio per questo assaltato dalle Procure del Presidente e dalla politica Presidenziale. Notiamo solo, per chi voglia ragionare su esperienze storiche concrete, che, per esempio a NY, la differenza tra le “mafie” vincenti e divenute il governo USA e le “mafie” perdenti [dileggiate nei filmetti americani, mentre delle vincenti non s’osa mai parlare per quel che sono], quelle delle pizzerie o dell’import d’olio e di vini, è segnata proprio dal controllo o meno delle maggiori banche e della finanza. Alle prime Il Governo. Alle seconde i negozietti.

L’unico partito consistente con la dittatura Presidenziale è il suo partito unico, il partito unico [anche del tutto informale] di ometti che obbediscono alle burocrazie corrotte ed alle oligarchie parassitarie che si coordinano nella Presidenza, o Casa Reale savoiarda in Italia. È infatti il modello già di gran parte della cosiddetta Italia liberale. Quando il partito unico informale non fu più possibile, e quelli formali non riuscivano a porre argine alla disgregazione sociale, burocrazie corrotte ed oligarchia si crearono un partito unico militarizzato con milizie parallele allo Stato formale e messa fuori legge d’ogni altro partito. Una soluzione debole, tutt’altro che totalitaria, dunque con l’inevitabile correlato di altrimenti inutili illibertarismi formali. Ma in regime di dittatura Presidenziale, con base sociale di burocrazie corrotte ed oligarchia parassitarie, soluzioni forti, e di forte sviluppo e diffuso benessere, non sono possibili.

La Presidenza della RepubblicaMonarchica è divenuta ora, ancor più massicciamente e pubblicamente di prima [prodigi di quel 61% referendario che l’ha legittimata!] il vero ed unico centro d’organizzazione politica. Il Presidente detta “riforme”, in genere immaginarie, cerca di promuovere partiti, di cassarne altri, di promuovere differenti maggioranze parlamentari oppure di prolungarne di già esistenti che lo compiacciono. Del resto gli unici governi e maggioranze parlamentari possibili sono quelle compiacciano il Presidente ed il blocco sociale corrotto-parassitario lo controlla. S’è visto che succede quando cerchino d’esistere governi democratici. Così come s’è visto come vengano mediaticamente costruiti come demoni e male assoluti politici democratici e modernizzatori.

Ecco che il Presidente va a visitare il principale quotidiano dell’oligarchia, un caso?!, e chiede “che questo giornale mi aiuti a creare nel Paese un clima disteso di confronto per giungere a un’autentica democrazia dell’alternanza”. Non è certo un linguaggio da notaio. Un notaio avrebbe taciuto. Un notaio non sarebbe neppure andato.

Ecco che il Presidente incontra Bossi, operazione per pompare la confusa LN come “partito del Nord” e per riconquistarla al Partito del Presidente, ed ecco che il Presidente poi commenta che Bossi parla “con grande realismo e responsabilità sui temi delle riforme.” ...la devoluzione selvaggia che c’è già o la creazione di Governi e Parlamenti forti appena rigettata dal 61% del Partito del Presidente e delle Oligarchie?! ...O baggianate solite, o dette o fatte dire ai media dai servizi presidenziali, sull “federalismo” che non c’è nel Programma dell’Unione ne v’era nella “Riforma Berlusconi”?! ...Il tutto aria fritta politicantica e tuttavia espressione d’un Presidente che rifiuta il ruolo del notaio per fare il ReAcostituzionale. Che c’entrebbe un Presidente notaio con le cosiddette “riforme” cioè con le stesse regole istituzionali cui lui dovrebbe essere soggetto.

Ma, appunto, il PresidenteRe parla di “riforme” che non riformino nulla, perché, se riformassero qualcosa, a livello istituzionale, non potrebbero che intaccare la dittatura del PresidenteMonarca, dittatura che non potrebbe essere più ampia in un vero sistema Costituzionale moderno e con regole certe. Infatti, le burocrazie corrotte e le oligarchie parassitarie non vogliono cambiare nulla dell’esistente regime.

Ecco, infatti, che il Presidente suggerisce, o intima, al Parlamento “riforme che non richiedono modifiche della Carta.” Cioè non togliere poteri al PresidenteReAcostituzionale... ...ma appunto tutte prese di posizioni e manovre non certo d’un notaio, per chi volesse attenersi allo spirito originario, o supposto tale, della Costituzione pur così malfatta e confusa che poteva poi aprire la sponda a tutte le soluzioni peggiori soprattutto in un contesto così deteriorato come quello del trasformismo esarchico post-mussoliniano.

Ancora, il nonNotaio: “Ho espresso a Bossi, così come a tutti gli altri leader con cui ho parlato, la convinzione che sia indispensabile costruire, se si vuole arrivare alla maturità della democrazia dell’alternanza, un confronto più obiettivo sui problemi del Paese.
[...] “Occorre tenere presente che tre tentativi di riforma della Costituzione non sono andati a buon fine. Se è necessario modificare la Carta del ’48, le cui linee essenziali considero ancora valide e attuali, si deve procedere con grande ponderazione, concretezza e anche gradualità.

Come uno che t’ammazzi e poi t’irrida pure: “Ecco, ma com’è che sei morto?!” Da deputato o senatore diceva di sognare un sistema inglese, in pratica quello della riforma Berlusconi. Da Presidente, la Costituzione è perfetta così. Certo... ...se uno è Presidente.

A parte il linguaggio, con quel “democrazia dell’alternanza” che non significa nulla, che democrazia può esserci dove Governo e Parlamento non contar nulla e questo non contar nulla è stato appoggiato da un plebiscitario 61% mobilitato dal Partito del Presidente e delle Oligarchie?! Siamo dunque alla conferma d’un programma, di fatto golpista solito [esplicito dal 1992], dove centro unico di governo reale è la Presidenza.

Il Parlamento ha perfino eletto, tra i membri del CSM di sua competenza, almeno uno gradito al Presidente della Repubblica come suo come vice-Presidente. La Presidenza s’è pure curata di farlo pubblicamente sapere. Il Presidente nomina il vice-Presidente del CSM tra i membri di nomina parlamentare. Per cui se il Parlamento nominasse solo degli “antipatici” al Presidente, ecco che il suo stesso potere Presidenziale sul CSM, dunque sulle Procure, si indebolirebbe salvo presiedersi il CSM direttamente e quotidianamente.

Il PresidenteRe è il reale capo del governo e manovratore del Parlamento. Essendo la Presidenza espressione e tutrice di burocrazie inefficienti e corrotte e d’oligarchie conservatrici-parassitarie e miopi, quest’accentramento di poteri al di fuori d’ogni controllo democratico, ora formalizzato da un plebiscitario 61%, è garanzia sicura di continuazione del regresso italico, se qualcosa non succede che rompa o disgreghi questo stato di cose.

Le regole politologiche in materia di sistema politico-istituzionale sono semplici. Ripetiamo che il sistema elettorale non conta nulla. Conta solo il quadro Costituzionale reale. I media delle burocrazie corrotte e dell’oligarchia parassitaria insistono ossessivamente sul sistema elettorale, proprio perché non conta nulla. Al cittadino o suddito viene fatto inseguire il miraggio di sistemi elettorali presentati come magici o si da la colpa di tutto ad altri presentati come pessimi, mentre invece sono del tutto irrilevanti. Si centra l’attenzione su di essi, proprio perché sono del tutto irrilevanti.

Se c’è un collegio unico nazionale per la designazione di un Capo del Governo con veri poteri di governo reale, come era nella Riforma Costituzionale Berlusconi cassata dal referendum, si sarebbe formato un sistema politico essenzialmente bipartitico. Non bi-polare, bi-fascio, bensì bi-partitico. Se c’è un posto da allocare, i consensi convergono sui due concorrenti percepiti dagli elettori come meno peggio. Due concorrenti, due partiti. Se il posto unico da allocare è nazionale, si creano due partiti nazionali. Al contrario, nell’uninominale di collegio (con capo del governo poi nominato liberamente dal Presidente, e pure con procedura aCostituzionale [si veda Costituzione] come succede in Italia, balle sui “poli” di contorno) con mille collegi si creano 2'000 partiti locali.

Se il governo formale non solo non conta nulla, ma non c’è la designazione formalmente o di fatto diretta del Capo del Governo, neppure si formano veri poli o fasci omogenei, checché fingano di auspicarne, od esserne certe, fonti interessate [a confondere] da un decennio e mezzo. Infatti, lo stesso tanto conclamato bipolarismo non s’è mai formato. Ci sono solo dei fasci raccogliticci con partiti e partitini che paralizzano i governi cui partecipano, o che sostengono, e sabotando gli stessi programmi hanno eventualmente finto di sottoscrivere. I governi sgovernicchiamo senza decollare. Succedeva di peggio prima del [finto] “bipolarismo”?

Se il regime che di fatto viene percepito e c’è – e tutti in Italia percepiscono una Presidenza onnipotente e che si mostra tale, ed ora essa è di fatto formalizzata su quel 61% chiesto, preteso ed imposto, proprio per evitare “la dittatura del primo Ministro” – le elezioni non contano nulla. Conta solo l’adesione o meno dei partiti o sotto-partiti rappresentati in Parlamento al Partito del Presidente e delle burocrazie corrotte ed oligarchie parassitarie di supporto. Chi v’aderisce ha le briciole e protezioni. Chi non v’aderisce rischia incidenti vari. Si veda la differenza “giudiziaria” tra Berlusconi e Prodi. Ma non solo. Son cose prodotte, non che si producono per delle ragioni obiettive. Semmai, le ragioni oggettive...

Si noti che “la dittatura del primo Ministro” della Riforma Costituzionale era chiaramente una menzogna dato che sia il Primo Ministrio della Riforma Berlusconi che della Camera lo sosteneva o meno erano organi democraticamente responsabili. Invece il Presidente della Repubblica non è democraticamente responsabile essendo eletto dal Parlamento per 7 anni ed essendo, salvo impazzimenti totali [incluso il ribellarsi alla propria base sociale di riferimento: burocrazie corrotte ed oligarchie parassitarie], del tutto inamovibile. Dunque un Presidente che eserciti il governo reale è davvero una forma a-democratica ed anti-democratica di regime. I votanti lo sapevano. Un plebiscitario 61% ha formalizzato la dittatura del PresidenteMonarca e delle burocrazie ed oligarchie lo usano e senza le quali non potrebbe in realtà fare nulla.

Il futuro prossimo è un dissolvimento dei poli, fasci, fronti, cartelli elettorali e la disgregazione dei partiti, che è già in corso, ed il crearsi di un trasformismo parlamentare che o appoggia il governo del Presidente, o lo appoggia. Tertium non datur. O sì, o sì. Con la Costituzione mummificata dal 61%, il Parlamento non può dire di no ad un Presidente che si forma i governi crede e governa come crede.

Questo sarà chiaro appena la Presidenza si sceglierà un Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministri di proprio totale gradimento e sottomissione, nel caso quelli attualmente in carica non dovesse obbedire solertissimamente.

Certo, le tendenze hanno sempre controtendenze. Nonostante quel plebiscitario 61% che mummifica, per il momento, la sconnessa e disastrosa Costituzione del 1948, e la dittatura PresidenzialMonarchica né è ormai stato il frutto più originale, esistono impulsi verso la modernizzazione che nessun oscurantismo Presidenziale e burocratico-oligarchico può cancellare. Per cui il blocco oscurantista di Presidenza-burocrazie-oligarchie e le sue soluzioni istituzionali non è detto restino incontrastate.

Far diventare Bossi il “rappresentante” del cosiddetto [l’ultima novità dell’oscurantismo Presidenzial-burocratico-oligarchico!] Lombardo-Veneto non è poi una gran furbata, né di grandi prospettive.

Implosioni possono combinarsi con esplosioni. La realtà è sempre più varia di come si possa immaginare a priori.
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Le citazioni sono essenzialmente dal sito del Corriere della Sera di inizio luglio 2006, in concomitanza, o subito dopo, la visita del Presidente al quotidiano. Le prese di posizione e gli atti successivi del Presidente-Presidenza sono del tutto simili.