02 October 2007

Lettera da Lhasa numero 86. Eversione Costituzionale e deliri quirinalizi. La nota del Presidente della Repubblica dell'1.10.2007

Lettera da Lhasa numero 86. Eversione Costituzionale e deliri quirinalizi. La nota del Presidente della Repubblica dell'1.10.2007
by Roberto Scaruffi

Ecco la Nota completa emessa dal Quirinale:
http://www.quirinale.it/Comunicati/Comunicato.asp?id=33948
“Data: 01-10-2007
“Descrizione: Nota sulla presentazione del disegno di legge finanziaria per il 2008
“N o t a
“Il Presidente della Repubblica, nell’autorizzare la presentazione del disegno di legge finanziaria per il 2008 e del connesso disegno di legge di bilancio, approvati dal Consiglio dei Ministri, e nell’emanare il decreto-legge collegato, desidera richiamare la grave preoccupazione espressa il 20 dicembre scorso, nell’incontro con le Alte Magistrature dello Stato, per la prassi invalsa da tempo nella formazione e nella discussione dei provvedimenti di bilancio, e culminata in voti di fiducia – nella legislatura attuale e in quella precedente – su leggi finanziarie ridotte ad articoli unici di dimensioni abnormi.
“La rilevante riduzione, rispetto allo scorso anno, del numero di disposizioni contenute nella legge finanziaria, la prevista articolazione della manovra di bilancio in diversi provvedimenti legislativi, e la nuova classificazione delle spese introdotta nel bilancio, hanno costituito un primo, parziale accoglimento delle sollecitazioni espresse nel dicembre dello scorso anno.
“Ma rimane la necessità, segnalata già allora dal Presidente della Repubblica, di una “riforma delle norme di legge e regolamentari che presiedono alla definizione del bilancio dello Stato”. Agli orientamenti in tal senso discussi mesi or sono nelle Commissioni bilancio del Senato e della Camera, non ha corrisposto alcuna effettiva riforma, volta a delimitare più rigorosamente i contenuti della legge finanziaria e a garantire tempi certi per la decisione parlamentare su tutti i provvedimenti in cui si articoli la manovra di bilancio.
“E’ dunque ancora indispensabile procedere verso tali riforme. Nell’immediato, la parola passa al Parlamento perché si compiano nelle Camere – da parte dei loro Presidenti e dei loro organi competenti – tutte le opportune verifiche relative ai testi presentati dal governo, e si assumano, nel rigoroso rispetto dei Regolamenti vigenti, tutte le decisioni atte ad assicurare un corretto confronto ed esito finale della sessione di bilancio. Il Presidente della Repubblica auspica che a questo scopo la definizione delle procedure e dei tempi per l’esame dei singoli provvedimenti risulti dalla più larga convergenza in seno alle Camere, nella piena libertà della dialettica parlamentare e nel comune interesse del funzionamento delle istituzioni.
“Roma, 1 ottobre 2007”

Nel contesto Costituzionale italico, quanto sopra è un delirio da monarca assoluto. “Assoluto” nel senso corrente, dato ogni storico serio sa che l’assolutismo non è mai esistito ma fu costruzione propagandistica successiva alla cosiddetta “rivoluzione francese”.

La Costituzione stabilisce, all’art. 89, che
“Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità.
“Gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche dal Presidente del Consiglio dei Ministri.”

Se la Nota è un atto, non ha alcuna validità, pur messo in bella mostra sul sito del Quirinale e commentato da politici, statisti e commentatori mediatici.

Se è un libero delirio dovrebbe essere questione sanitaria, a parte che è Costituzionalmente eversivo, eversivo della Costituzione vigente.

Infatti, l’art. 74 sancisce che
“Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione.
“Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata.”

Qui non si tratta di promulagazione di una legge e non è, comunque, un messaggio alle Camere.

Inoltre, l’art. 87 stabilisce che
“Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale.
“Può inviare messaggi alle Camere.
“[...]”

Sentendosi, da tempo (in particolare dal 1992), il Presidente della Repubblica, chiunque sia Presidente, monarca assoluto, viene evidentemente vissuta come restrittiva questa possibilità Costituzionale di “inviare messaggi alle Camere”, per cui ciò che avrebbe potuto essere un messaggio alle Camere è stato emesso d’urgenza come “Nota”, come proclama alle istituzioni, alla politica, ai media, alle masse.

Nella Nota, il Presidente della Repubblica, si dice preoccupato, richiamando “la grave preoccupazione espressa il 20 dicembre scorso”. Tra l’altro, non risulta alcun messaggio alle Camere in quella data. È uno dei soliti, precedenti, abusi-deliri. Le preoccupazioni personali espresse durante l’esercizio del proprio ufficio sono problemi sanitari. Un Presidente della Repubblica non ha il diritto di esprimere sentimenti e di esprimere commenti su altre istituzioni, al di fuori dei messaggi alle Camere e di “atti” con controfirma governativa come da art. 89 sopra citato. Si preferisce non dirlo e non farlo notare, ma l’art. 89 intedeva sottomettere la stessa sua funzione di Presidente del CSM, dunque il CSM stesso, a controllo (assoluto) governativo.

La Nota esprime un dissenso sulla struttura della Legge Finanziaria, anzi, più in generale, sulla struttura dei “provvedimenti di bilancio”, e sull’uso di ricorrere al voto di fiducia su di essi.

Non è difficile vedere gli aspetti di manovra politica e politicantica che conseguono alla presa di posizione del Quirinale. È chiaro che Napolitano vuol far cadere Prodi e vuol farlo cadere con le manovre della sinistra massimalisto-quirinalizia dopo che essa si sia ben fatta propaganda tra “le masse” attraverso il saccheggio d’una Legge Finanziaria che non brilla certo per pulsioni modernizzatrici e pro-popolari. La sinistra massimalisto-quirinalizia si potrà fare propaganda, con l’appoggio del Quirinale, rendendo la finanziaria ancor più anti-modernizzatrice ed anti-popolare (pur con demagogie populiste) ed, infine, affondare Prodi se la ristretta maggioranza viene a mancare del tutto. Scassate del tutto la maggioranza e l’opposizione, o le opposizioni, evidentemente c’è un seguito il Quirinale intende perseguire. Questa è eversione ulteriore, nel caso, con Legge Finanziaria fatta da un “governo del Presidente”, un governo di colpo di Stato, dato che la Costituzione del 1948 è partitocratica, non quirinaliziocratica-oligarcocratica.

Torniamo alla Nota in senso stretto ed agli abusi Costituzionali essa contiene, anche essa non avesse altri significati e fini. La struttura dei “provvedimenti di bilancio” è libera decisione del governo. Il ricorso al voto di fiducia è una libera decisione governativa. La “riforma delle norme di legge e regolamentari che presiedono alla definizione del bilancio dello Stato” è competenza del Parlamento.

Il Presidente della Repubblica non ha nessun diritto, come invece correntemente fa, di commentare, di interferire, di suggerire, né su quello che fa il governo, né su quello che fa il Parlamento, al di fuori delle procedure formali. Può rifiutare la promulgazione, ma una sola volta (per la stessa legge, per cui se viene corretta non è più la stessa e può di nuovo non promulgarla), d’una legge. Può inviare tutti i messaggi che crede alle Camere, naturalmente sempre con controfirma governativa sotto al messaggio.

Queste della Nota, come altre interferenze ed iniziative, sono azioni eversive del quadro Costituzionale. Certo, dal 1992, è divenuto tutto del tutto abituale e corrente. Col 1992, l’italica è divenuta, via golpe intra-istituzionale, una Repubblica Presidenziale settennale con Presidente non ad elezione diretta. È una cosa molto ultra-sovietica, coi “risultati” che si vedono a tutti i livelli.

Si vedrà, forse prestissimo, se la Nota è solo un atto ulteriore d’abuso istituzionale del regime di fatto di “dittatura” quirinalizia, o se è parte del disegno di [1] affondamento del Governo Prodi, manovrando con la sinistra massimalista (che è quirinalizia-oligarchica[mediobanchista] come tutte le altre sinistre, e non solo esse), [2] sfasciare l’Unione, il PD e la già CdL e [3] creare un governo organicamente quirinalizio, dunque un governo di colpo di Stato, pur colpo di Stato bianco, d’uno dei soliti colpi di Stato intra-istituzionali ormai del tutto pubblici e comuni dal 1992.