12 January 2014

Letter from Lhasa, number 339.
Oltre le rappresentazioni mediatiche. Grullo-Cazzalekko delle Polizie Segrete CC-quirinalizie

Letter from Lhasa, number 339. Oltre le rappresentazioni mediatiche. Grullo-Cazzalekko delle Polizie Segrete CC-quirinalizie
by Roberto Abraham Scaruffi

I due scritti sono gustosi. Li riportiamo. Si trovano qui, senza particolari indicazioni di data [non devono essere recentissimi]:
È uno di quei link che, attivato, scarica il file in Winword.

Scorrono bene. Sono ricchi di particolari vivaci. Dunque entrano facilmente nelle menti ricettive mentre insinuano il dubbio, almeno per un momento, in quelle già conquistate da Beppe Grillo e relativo partito, ‘partito’ nel senso etimologico latino. Il che non significa veri come non significa non veri.

La politica, e ciò ruota essa attorno a livello discorsivo, è il livello della rappresentazione. Ciò vale da qualunque lato si esamini un movimento/partito politico. I contenuti della rappresentazione, altro aspetto ne sono i programmi (altra cosetta che fa parte della rappresentazione, del marketing, dell’aspetto pubblicitario), non hanno alcuna connessione con le azioni concrete.

Il livello discorsivo serve per convincere a livello emotivo, per quanto il consenso sia conquistato a livello materiale. Si sostiene un partito perché è nel proprio interesse. Il che significa che lo si sostiene perché si pensa sia nel proprio interesse. Funzione del livello discorsivo propagandistico è appunto creare la percezione, la sensazione, che il partito faccia il proprio interesse o lo faccia più degli altri.

Dicono di essere l’avanguardia del proletariato, e sono il partito degli anglo-americani e delle loro Mediobanca-Confindustria. Raccontano di essere la rivoluzione liberale, poi al governo formale sono in realtà gli andreottiani per cui ministri e connessi mettono le loro facce come copertura. Si presentano come il nuovo movimento per sfondare gli altri ed il sistema, e sono un’altra creazione delle Polizie Segrete CC-quirinalizie su mandato della Presidenza e con aiuto anglo-americano.

Ovviamente il livello della rappresentazione serve sia per convincere, anche a livello emotivo, i clienti del partito, che per convincere i non clienti. Il cliente ti vota perché è stato favorito, pagato, per quanto non è detto che il pagato, il cliente, voti sempre il partito di cui è od è stato cliente. Chessò, uno aveva soldi dalla DC e poi votava il PCI perché sperava di averne ancora di più. Corruzione chiama corruzione. 

Secondo la teoria del voto non per qualcuno ma contro gli altri, teoria tutt’altro che infondata, si sostiene la parte che si sente avversa a coloro si ritiene siano contro il proprio interesse. Per cui, non si dà il proprio consenso a chi si ami. Al contrario lo si nega a coloro si detestano e lo si dà a coloro si pensa avversino coloro si detestano. Se poi partiti o poli apparentemente opposti hanno politiche del tutto simili, ecco che le differenze ostentate, che creano adesioni ed avversioni, sono create a livello discorsivo, di propaganda.

Alla fine si vota per il partito unico di regime, solo perché tutti votano contro altri. Allo stesso modo, tutti sfondano Italiozia, pretendendo soldi per il proprio microgruppo, perché tutti pensano di rubare più degli altri. Poi, se la prendono coi politici perché loro, clienti, vorrebbero ancora più soldi ‘pubblici’ o perché i soldi sono finiti, finiti per molti, anche se, colla tassazione al 55% PIL vi sono molti che continuano a predare e magari sono scontenti perché vorrebbero rubare ancora di più mentre ormai il sistema è all’implosione. 

In Italiozia, dopo il colpo di Stato del 23/05/1992, il blocco mediobancario [quello quirinalizio-sinistro] ed il blocco andreottiano [quello capeggiato da Gianni Letta, con Berlusconi che metteva la faccia e le chiacchiere] non hanno praticato politiche radicalmente differenti. Non è affatto detto che le sprivatizzazioni, magari appena meno di rapina, non avrebbero potuto essere imposte pure al blocco andreottiano. Tra l’altro esse sono impostate dal governo Scalfaro-Amato, formalmente un quadripartito di centro, e poi dal governo Scalfaro-Ciampi, un classico governo di colpo di Stato pur formalmente con la stessa maggioranza quadripartita del governo Scalfaro-Amato. Certo, entrambi, e con essi il parlamento, erano sotto terrorismo giudiziario da parte delle Polizie Segrete del Quirinale-Mediobanca. A parte alcuni dettagli sulle sprivatizzazioni, entrambi i blocchi si sono sottomessi all’espansione della predazione burocratica ed all’espansione della predazione da parte delle oligarchie mediobancarie. La ‘giustificazione’ che si fosse in regime di dittatura compradora Quirinale-Mediobanca vale solo parzialmente dato che dittature e golpismi, in regimi formalmente costituzionali, sono possibili solo coll’omertà di chi pur rivendichi, a parole, politiche differenti. Il blocco andreottiano di Gianni Letta, col Berlusconi che metteva solo la faccia e le chiacchiere, non ha mai rotto l’omertà che ha contribuito alla perpetuazione ed espansione della dittatura compradora Quirinale-Mediobanca. 

I due scritti qui pubblicati e commentati (li pubblico per commentarli, come esempi del lavoro giornalistico che, inevitabilmente, non è mai neutro, non per condivisione o per non condivisione) sono interessanti proprio perché fanno parte della tipologia dell’esposizione brillante a favore o contro qualcuno. Esposizione vivace, avvincente, l’arte di dire ma anche di non dire per cui ognuno completa l’accenno con quello più l’aggrada, l’interpretazione ovvia, o che sembra tale. Sì, sono ingredienti standard del giornalismo e della propaganda, eppure un’arte alla fine non facile da padroneggiare. Tanto più tutto scorre come naturale, spontaneo, tanto più è sofisticato e frutto di studio e d’applicazione. L’autore dovesse sforzarsi, ne uscirebbero pezzi goffi. Solo quando padroneggi bene l’arte, tutto esce ‘spontaneo’, scorrevole, naturale. Non che nulla di ciò si scriva convinca mai chi non sia già convinto. Viene comunque insinuato il dubbio che il destinatario della informazione/disinformazione sfrutta nel momento, per le cause più differenti, entrasse mai in rotta di collisione, un giorno, con coloro contro cui i pezzi sono scritti. Lo stesso meccanismo funziona quando si scriva a favore di qualcuno. Le parole sono lì per dare argomenti a chi sia già convinto e per darne a chi un giorni cambi la precedente convinzione contro.       

Gli umanoidi ragionano colla pancia, e giù di lì, ed agiscono su quella base. Tuttavia necessitano di false coscienze per cui devono dirsi che agiscono per nobili motivi. Il propagandista è lì per fornire argomenti per costruirsi false coscienze.

I giornali e gli altri media, sono sempre di qualcuno o di qualche blocco di interesse. Od anche se non lo sono, sono comprati [dal punto di vista di ciò poi convincono il lettore] in vario modo, che sia la pubblicità od altro meccanismo finanziario o di finanziamento. Il giornalista può essere militante di una parte o partito, come può essere semplicemente ‘affittato’ o richiesto per scrivere un pezzo contro o a favore ed in vario modo indirizzato e, se necessario censurato, da chi controlla, nei media, il processo di produzione e diffusione dell’informazione/disinformazione. Alla fine, il salariato ed il professionista lo sono per un certo prodotto. Non esiste la creazione intellettuale libera, se non ciò che uno si scriva per sé stesso.

I fatti di per sé [da loro stessi] non esistono se non come rappresentazione. Una sequenza di fatti può essere organizzata contro od a favore di qualcuno e di qualcosa, e con varie gradazioni.   

Vediamo ciò che, alla fin fine, contengono questi due libelli. Fatterelli di una normale infanzia ed adolescenza da classi medie. L’attitudine a farsi strada, a sfruttare situazioni e persone. Il lavoro come comico. Senso dell’opportunità ed individualista. Un’imprudenza automobilista su una vecchia strada militare con incidente mortale, per altri, ed ecco che diventa tecnicamente pregiudicato [tra l’altro qualcuno era sceso per cui chi era restato sull’auto aveva deciso di fidarsi, di condividere l’imprudenza]. Verde, verdissimo, ma solo per gli altri. Costruzione di immagine, ma del resto era un comico, dunque già nel mondo dello spettacolo. Dice che il Nobel della Montalcini le è stato comprato da interessi farmaceutici [...idioti quelli pensavano fosse una topa di biblioteca e laboratorio premiata per meriti suoi] ed allude pure, con linguaggio maschilistico, a note attitudini libertine della stessa. Segue la moda che ha spinto molti a fare i Savonarola contro i politici, soprattutto contro quelli contro cui si può fare demagogia. Lo si trova affianco e grande amico di Tonino [quello che è passato dalle Polizie Segrete CC andreottiane alle CC-quirinalizie-Mediobanca post-Capaci, e corteggiato, in epoche differenti, pressoché da tutti seppur accantonato quando Grillo, più vivace e flessibile, prende lo spazio lui, troppo ingessato ed anche sputtanato, non riesce ad occupare]. Non ama i libri su di sé che cerca di non far uscire adendo a vie legali contro chi tenti di pubblicarli. Usa il suo blog politico, oltre a tutto il resto, per fare soldi. La sua stessa struttura politica è una macchinetta per fare soldi, almeno finché qualcuno prenderà in affitto mensile il suo marchio per fregiarsi come circolo dei suo movimento ma pure per altre ragioni. Se le conta e le conta, ma poi incappa in chi gliele smonti [gli marca l’arte cattolica di prevenire e smontare le ‘scoperte’ contro di lui]. Ad inizio 1994, sembra schierarsi con Berlusconi che tutti rappresentano come disceso in campo di sua iniziativa [poi Grillo si accorge che quello è un ‘appestato’ e, inoltre, in Italiozia, non si fa i teatranti senza fingersi di sinistra – il PCI lo creano gli occupanti inglesi che lo usano pure, tra l’altro, per tenere Italiozia arretrata, cultura inclusa dato che la cattolica non lo era abbastanza]. Nel 1990, la battuta sui socialisti che lo fa escludere dalla TV pubblica contribuisce alla costruzione del personaggio. 

Si capisce che Grillo è stato poi ulteriormente costruito. Tuttavia, si trovi chi non lo sia, magari un fesso totale, ma non arriverebbe alla ribalta, non a quella politico-istituzionale. 

Sono tutti aspetti, questi ed altri, che si possono presentare in un modo o nell’altro, o non presentarli affatto. Non è affatto vero che gli apparati di informazione facciano informazione in senso lato. Forniscono appena le notizie è loro permesso di fornire. Chessò, la stampa ignora perfino, da sempre, le questioni storiche, istituzionali, legali ed altre che pone un Savoia al Quirinale e dove pure, unico nella storia della Repubblica, è stato eletto per due mandati, per ora. Prima era in Parlamento mentre un discendente maschio dei Savoia non avrebbe neppure potuto vivere in Italia; lui era dunque un illegale ...chiaramente coperto, copertissimo, ...visto che tutti, ma non il popolino, sapevano chi fosse! È pieno di notizie che non si possono fornire e non vengono fornite. Si è visto che fine fece Mino Pecorelli che pur non è che le notizie le andasse a rubare, e neppure in luoghi misteriosi. Qualche andreottino venne mandato a chiudergli bocca ed agenzia di notizie per sempre. 

Beppe Grillo è già lui un’impresa, od una piccola rete di imprese, seppur familiare. Normale ed intelligente: uno lavora, incassa e lo mette a frutto invece che sperperare tutto come a volte fanno alcuni artisti. Una decina di anni fa incontra il mondo vero d’impresa, impresa all’italiota, visto che Casaleggio (che dal 26 gennaio 2005 gestisce il blog http://www.beppegrillo.it allora aperto con Grillo) naviga a lungo nella Olivetti dello sfascio da parte di CDB-sindacati e successiva. Grillo mette la faccia. Casaleggio dà la linea, quella di potere, quella del regime, visto che non è che lui abbia una qualche propensione ad elaborare o ad organizzare.  

Tipico dell’azione di Polizia Segreta CC ed altra è usare imprese, organizzazioni, insomma il già esistente. Lo fanno per terrorismo, mafia, così come per altre operazioni clandestine, dunque pure per le operazioni politico-istituzionali. Tutto parte dalle imprese, dalle aziende, di qualunque dimensione. È un dato di fatto, e pure facilmente comprensibile, se uno ci pensa. Imprese possono essere distrutte oppure coperte, almeno per un po’ se si mostrano cooperative, cooperative per qualunque operazione loro richiesta. Tutti i partiti politici sono creazioni di Stato, dunque di polizia. Esistono sezioni di Polizia Segreta CC [ed altre] che si occupano di queste cose. Ovviamente non è che tutte le ciambelle escano col buco, per cui, quando, per esempio, movimenti politici vengono lanciati, si ottengono i risultati che si ottengono a seconda delle possibilità del momento, oltre che dell’impegno messo dai creatori. Non si pensi a nulla di particolarmente macchinoso ed elaborato. A livello di Polizia Segreta, su ordini istituzionali, si attivano, disattivano e muovono alcune pedine. Poi, marcia tutto quasi da solo

Le Polizie Segrete militari ed altre sono composte di idioti non sanno bene quel che fanno, e se c’è qualcuno intelligente deve celarsi per non essere liquidato dalla soldataglia e dagli impegatucoli, per cui non si pensi che abbiano particolari attitudini. Hanno solo la forza del potere e dei poteri distruttivi sono loro dati, per cui possono attivare e disattivare centri editoriali, finanziari, organizzativi, Poi, va tutto avanti da solo, eventualmente con qualche altro intervento, correttivo. Il politico-istituzione, o chi per lui/lei, chiama e dice quel che debbano fare e controllare sia fatto. Poi, va avanti tutto per forza propria.

Quando arrivano pacchi di giornali e libri, più meno a distribuzione gratuita, con falci e martello, o fasci, od altre simbologie, c’è qualcuno che è stato attivato per fare arrivare soldi. Idem se si aprono sedi, e funzionari ed altri hanno di che vivere. Le stesse procedure funzionano se arrivano o meno casse di pistole, od esplosivi ed altro, ovviamente dopo aver creato il clima perché fessi, o geni del male se sono a libro paga diretto ed esplicito, si prestino a quello voluto dove si può. Lo stesso vale per assassinii, stragi, persecuzioni, sputtanamenti, diffusioni di droghe etc. Per produrre poi milioni di voti, occorre molto di più; si devono mobilitare finanziatori con denaro grosso e associazioni, apparati. Sono meccanismi alla fine semplici che ovviamente necessitano di un po’ di pianificazione oppure di avere già sottomano, almeno a livello embrionale, gli ingredienti ed altro che possono in un certo momento, magari all’improvviso, essere necessari.   

Per fare una rappresentazione sinteticissima [chi è interessato si studi i dettagli – non possiamo sempre ed ovunque fare la storia universale!] Italia viene creata con una operazione terroristica britannica, nel 1860-61 come dittatura reale [monarchica], che si copre dietro un regime di sostanziale partito unico. Poi lo chiameranno ‘fascismo’. Ancora oltre la chiameranno ‘democrazia’, solo perché mandano la gente a votarli. Il fascio è quello, quello c’è già nel 1860-61 e pure prima. Si esaminino i dettagli dell’Italia cosiddetta liberale, che si tratti di cavourismo o di governi della sinistra storica, variamente trasformisti, od altri. Poi, col mussolinismo, il partito unico è solo formalizzato, per ripluralizzarsi con l’occupazione anglo-americana e la liquidazione del PNF. Il parlamento fa da copertura alla dittatura reale [monarchica], poi quirinalizia quando i Savoia si installano in tale palazzo dopo la conquista di Roma nel 1870. Quando arriva Mussolini [già brillante quanto vanesio socialista rivoluzionario – un genio non avrebbe fatto il politicante!], al soldo britannico tramite i francesi, il Re riconferma la sua dittatura assoluta. Invece che fare disperdere le camice nere con una scarica di fucili, le chiama al governo formale. Loro, “i fascisti”, sono la copertura, le milizie parallele che permettono allo Stato dittatoriale monarchico di continuare col solito andazzo fingendo che si tratti di una soluzione emergenziale che infatti viene scaricata, nelle milizie parallele e nel folklore, quando la monarchia tenta di salvarsi dopo essersi lanciata in una guerra persa in partenza. Il Re e corte sono così corrotti che sono stati comprati dai tedeschi e convinti che loro vinceranno la guerra per cui possono permettersi di tradire il padrone inglese. In pratica, i tedeschi si sono comprati la corte la quale si è fatta comprare tanto poi, se fosse andata male, avrebbe pagato il Re non loro! È quello è successo. Più verosimile un Mussolini riluttante che, poi, da braccio, strumento, del Re, recita a soggetto come fosse un combattente convinto. ...Mai fidarsi delle verità ripetute! Un Mussolini che convince il Re? Figuriamoci... Il Re era il padrone assoluto. Possibile Mussolini non sapesse che le FFAA erano state sfasciato dalla corruzione ed inefficienza monarchiche per cui non proprio potevano combattere nessuna guerra?! In Nord Africa, perdono contro gli inglesi, 10 italioti contro 1 inglese, e devono chiamare i tedeschi in soccorso! Idem in Grecia e dappertutto! “Il Dux” è così potente che al Re basta mandare quattro militari e sbirri per caricarlo su un’ambulanza e tenerlo prigioniero “in località segreta”, e poi comunicare alle masse che lo ha fatto sostituire da un generale. Fino al giorno prima erano tutti ‘fascisti’. Si riscoprono tutti e solo monarchici! Basta un freddo comunicato radio che il capo del governo è ora un generale. Ritornano fascisti, ma ormai sanno tutti che la guerra e persa per cui pensano tutti (non i fessi) al dopo, quando Mussolini diviene il fantoccio degli occupanti tedeschi, nelle aree da loro ancora controllate ed in via di progressiva contrazione.

Mentre occupano Italiozia, con mafie al seguito, gli anglo-americani si preoccupano di assicurare la continuità fascista dei Savoia pure pensando alla Repubblica visto che i Savoia hanno tradito per cui vanno liquidati. Dal fascismo Savoiardo al fascismo repubblicano. Chi prima aveva la tessera del PNF da qualche parte deve essere messo... Gli i fascisti accesi vengono fatti transitare nel PCI e cespugli. Quelli moderati nella DC e cespugli. Formalmente gli inglesi ricreano il sistema politico precedente. Le sigle, scissioni e riunioni a parte, sono quelle. È che cambia tutto nella sostanza. Il partito di potere formale sarà la DC vaticana. Del resto, il Vaticano ha un ruolo chiave nella transizione dal vecchio ordine politico al nuovo, oltre ad essere già partito di per sé visto che la Chiesa è presente e radicata su tutto il territorio ancora più dei Carabinieri. Prima era ardentemente fascista. Ora diviene ardentemente anglo-americana. È sempre e solo la Chiesa Romana che pensa unicamente agli interessi delle proprie strutture burocratiche fameliche di soldi. Italiozia, come la Francia, è al 100% nell’area anglo-americana. Ciononostante, gli inglesi hanno assoluto bisogno di forti partiti di finta opposizione per tenere meglio sotto controllo la DC-Vaticano in Italiozia e De Gaulle in Francia. Per cui, si creano due forti PC sia in Italiozia che in Francia. Senza appoggio inglese, il PCI restava all’1%. Lo montano al nord come al sud, come partito mafioso e di governo-sottogoverno. 

Il PCI viene fatto fondare, di fatto a Salerno, nel 1944, da Palmiro Togliatti, cittadino sovietico che aveva rinunciato alla cittadinanza italiana da una quindicina d’anni. Lo chiamano il Partito Nuovo perché è un’altra cosa. Si tengono qualcuno dei vecchi solo per folklore. Gli inglesi si fanno prestare Togliatti dai sovietici. Occorre loro un Togliatti per la copertura. Eppoi avventurieri criminali di quel livello [livello avventuriero e criminale] sono piuttosto rari. Come creano il PCI-CGIL? Semplice. Lo riempiono di armi, e di soldi ed immobili già del PNF, oltre che di solido potere reale, pur di minoranza, ed ecco che un PC da 20-30% viene sicuramente creato. Senza sostegno inglese, il già PCd’I poteva restare al suo 1%. La DC non può far fuori il PCI, ma anzi si distrugge essa stessa mentre distrugge Italiozia, perché il PCI ha il sostegno inglese. Gli inglesi si tengono quegli apparati ‘comunisti’ pure col crollo dell’Impero sovietico e con la distruzione della Prima Repubblica avviata col colpo di Stato Quirinale-Mediobanca di Capaci, del 23/05/1992, quando viene liquidato il centro ma non l’ex-PCI e neppure i ‘fascisti’ [quelli ufficiali, da operetta, già da tempo essi stessi comprati dagli anglo-americani, oltre che dai Carabinieri]. In Italiozia, gli inglesi escludono una moderna socialdemocrazia. Minerebbe e distruggerebbe il loro PCI. Ecco perché il destino del PSI è barcamenarsi tra DC e PCI. Non ha spazio. Nell’ordine inglese vi sono solo DC e PCI, più la loro Mediobanca per la dittatura finanziaria sullo pseudo-capitalismo di para-Stato d’Italiozia.       

Col colpo di Stato di Capaci, del 23/05/1992 viene instaurata la dittatura Quirinale-Mediobanca contro l’operazione di Andreotti di creare una sua dittatura burocratico-romana non appena eletto Presidente, cosa cui lui lavora da tempo. Il colpo di Stato di Capaci affossa il tentativo di Andreotti e crea la dittatura compradora di Mediobanca centrata, istituzionalmente, sul Quirinale.

Le Polizie Segrete CC-andreottiane, battute a Capaci, reagiscono con gli arresti, per quel che possono, dei mafiosi protetti dal Quirinale-Mediobanca, come Riina, e con le bombe del 1993, ed, a livello politico-istituzionale, creando un blocco politico-burocratico andreottiano. Capo istituzionale ne è designato Gianni Letta. Incaricato di procurare voti e di mettere la faccia per creare un fronte politico-elettorale è Silvio Berlusconi. Quando hanno maggioranze di governo, Berlusconi, coi suoi ministri, mette solo la faccia mentre il capo vero del governo formale è Gianni Letta con suo governo parallelo dei direttori generali dei ministeri, che è il vero governo formale, ovviamente pur in regime di dittatura quirinalizio-mediobancaria. Berlusconi vaneggia, fa chiacchiere, giusto per raccattare voti. Nessuna delle sue declamazioni liberali e liberiste è stata mai recepita dai governi andreottiani di Gianni Letta. Berlusconi fa il piazzista del solito andreottismo, con argomenti immaginifici per conquistare voti ma senza alcuna connessione con l’azione concreta dei governi di Gianni Letta.

La creazione di FI e la ricostruzione del blocco di centro appena distrutto dalla Grande Purga della Polizie Segrete CC quirinalizie hanno la cooperazione di settori della CIA. Si veda chi usi Michael Ledeen, un avventuriero che non capisce nulla a livello analitico e storico, ma capisce benissimo come cercare di fare gli interessi immediati di coloro lo pagano, la destra degli USA profondi, quelli fascistoidi interessati solo alla dominazione ed alla predazione mondiali. Non a caso, lo stesso personaggio viene mobilitato per assistere Matteo Renzi, che significa metterlo apertamente sotto da parte di centri economico-finanziari ed istituzionali-CIA del potere statunitense. Cosa che lo stesso Renzi ha tutt’altro che schifato [non è che il suo padrone diretto, CDB, il predatore italico ma residente svizzero, sia meno fascistoide ed ignorante dei Ledeen] confermando la tradizione delle figure istituzionali italiote che necessitano del gradimento anglo-americano simbolizzato, poi, dai pellegrinaggi negli USA e, ancora prima, dai rapporti con le istituzioni chiave degli USA anche attraverso i Ledeen di certa CIA. 

L’amministrazione USA, pur appoggiando con decisione la dittatura Quirinale-Mediobanca, vuole controllare anche la finta opposizione pesudo-berlusconiana che, comunque, il blocco andreottiano, pur militarmente sconfitto, andava creando. Gli inglesi, più pratici, non se ne sarebbero fatti nulla di un blocco neo-andreottiano, visto che il blocco andreottiano aveva loro sempre creato ogni tipo di problemi e loro lo avevano già combattuto con successo in varie occasioni, anche a livello giudiziario, pur senza riuscire a rimuoverlo, almeno nella sua espressione politico-istituzionale nella persona dello stesso Andreotti.

Le Polizie Segrete CC-andreottiane, oltre alle burocrazie andreottiane, si fanno sponda con gli USA per ricostruirsi una rappresentanza politico-istituzionale differente dal blocco sinistro della dittatura Quirinale-Mediobanca. Anche se a livello di interessi materiali generali non farebbe alcuna differenza, ci sono quelli che non vogliono andare col cappello in mano “dai comunisti”. Ci sono anche interessi di cordata. Le cordate/mafie[burocratiche] andreottiane non vogliono farsi fare le scarpe da quelle dell’area ex-PCI. Per fare ciò, devono mostrare forza sia militare che politico-istituzionale. Loro hanno bisogno della CIA. La CIA ha bisogno di tenere i contatti col suo blocco andreottiano, non solo con tutti gli altri. L’ex-PCI se lo sono già apertamente comprato con la fine dell’URSS. È passato dall’URSS apertamente alla CIA. Il SIS non aveva bisogno di comprarli formalmente dato che erano già suoi, pur in modo più occulto e che loro vogliono resti tale.

Non è importante... È il livello dell’immaginario... Il blocco andreottiano, comprato nuovamente ed assistito dalla CIA per l’operazione-Berlusconi, non a caso si sposta dal tradizionale filo-arabismo in senso più filo-israeliano, o così fanno sembrare. Lo era già prima, in parte. Ora si subordina di più alle esigenze USA. Sono più controllati dal SIS, dunque meno pro-israeliani, quelli dell’ex-PCI seppur anche loro mutano, di facciata [nella sostanza sono da sempre abituati ad obbedire a chi paga – la “linea politica” la ricevono collo stipendio! ...gli stipendi sono da sempre di origine sia SIS che CIA che interni, con qualche spicciolo dall’URSS per il teatrino dei blocchi ‘contrapposti’!], col cambiamento geopolitico della fine dell’URSS. Poi, ora che “i comunisti”, nelle loro varie frazioni, sono apertamente commissariati dall’agenti sul campo di Mediobanca, oltre che anglo-americano.CDB... Le esigenze dei tetratini politicantici si combinano con la nuova geoeconomia del loro servilismo.

“La trattativa” del 1993 non è la buffonata presentata dai magistrati e giornalisti manipolati dalle Polizie Segrete CC-militari e dell’Interno che vendono solo fumo. “La trattativa” del 1993 è lo scontro militare, burocratico e politico del blocco militarmente e istituzionalmente perdente andreottiano contro la dittatura Quirinale-Mediobanca. La dittatura compradora Quirinale-Mediobanca ha successo nella sua missione di permettere un vero salto qualitativo nella predazione da parte delle oligarchie private, ‘private’ di parastato, mentre essa non può [non è neppure detto volesse] intaccare minimamente gli apparati CC-militari e burocratici, la predazione burocratica. La coniugazione delle due predazioni sta producendo lo sfondamento irreversibile d’Italiozia. Non che siano fenomeni nuovi sebbene, con la dittatura Quirinale-Mediobanca, si abbia una sostanziale accelerazione della decadenza e dello sfascio di Italiozia. Per questo, Cuccia ha avuto il nulla osta anglo-americano. Italiozia già contribuì allo sfascio della Germania essendo suo alleato durante la IIGM. Ora sperano di fare lo stesso gioco anti-tedesco con Italiozia nell’euro, sebbene la Germania lasci Italiozia, e gli altri, sfasciarsi ma con deterioramento solo graduale degli equilibri macro-contabili per cui perde, e perdono, di competitività relativamente alla Germania ma senza sfasciare l’euro. Nel momento in cui Italiozia rischiasse di sfasciare l’euro, ci sono le soluzioni alla greca o, fuori dall’euro, all’argentina. 

Che il blocco andreottiano abbia tenuto militarmente, e come interessi materiali e potere politico-istituzionale, è simboleggiato dalla assoluzione di Andreotti nei processi contro di lui. La dittatura Mediobanca-Quirinale ha tuttavia proclamato la sua egemonia con lo sputtanamento contro lo stesso [anche grazie a tecnicalità giudiziarie per cui lo hanno assolto pur dichiarandolo colpevole ma senza pena formale], oltre che con lo sputtanamento permanente e le condanne del loro braccio pubblicitario, e uomo di rappresentanza, che mette solo la faccia pur senza potere, neppure formale, politico-istituzionale, Silvio Berlusconi.

Italiozia, soprattutto la repubblicana, è fondata sulla combinazione della predazione burocratica gestita dalle burocrazie poi divenute andreottiane [andreottian-berlingueriane – la P2 andreotto-berligueriana, liquidata quando il meccanismo andava avanti anche senza di essa, coordinava la subordinazione del PCI all’andreottismo], ed ulteriormente proliferate con le regioni, ed i decentramenti, e della predazione gestita dalla cosca mafiosa Mediobanca [oltre ad essere mafia in sé e per sé, chi pensate ricicli, in Italiozia, i soldi della mafie? – beh, non è che lo scrivano su Repubblica, né sul Corsera, né altrove, neppure all’estero...], che è la dittatura compradora anglo-americana sul cosiddetto capitalismo del Nord quello dei grandi gruppi che è sempre stato un capitalismo di fatto di parastato. L’unità artificiale di Italiozia la fanno a e da Londra. Mentre non è prodotta su iniziativa né del francofono Re savoiardo, né delle oligarchie economiche che non esistevano indipendenti al Nord, né altrove, e che si inchinavano ed inchinano sempre al potere politico-istituzionale dominante, vincente. Questo non è in realtà un fenomeno atipico neppure altrove. È solo che le oligarchie italiche sono predatorie-distruttrici senza saper essere classe, categoria, oligarchie in sé e per sé, dunque con delle prospettive costruttive, di creazione e guida di realtà su cui fondare il proprio benessere, e capaci, con ciò, di interagire con un potere politico-istituzionale similare che, appunto, in Italiozia non esiste. È tutto geneticamente corrotto. Quando il capo del governo Ferruccio Parri sognerà un capitalismo vero, differente, sarà universalmente ridicolizzato e poi affondato dalla DC-PCI, formalmente dalla DC con appoggio PLI, i liberali monarco-fascistoidi all’italiota compradora. Capi del governo e case reali passano. Oligarchie predatorie e burocrazie predatorie restano e pure rafforzate, nel bene e nel male, in Italiozia solo nel male dato che sopravvivono alla monarchia e pure, le oligarchie predatorie, rafforzate dal cartello Mediobanca che è direttamente protetto dagli anglo-americani, dunque un loro governo parallelo, un governo parallelo con caratteristiche predatorio-sottosviluppiste. Ma appunto, sono oligarchie compradore, sia relativamente ai poteri compradori istituzionali-militari interni che dell’Impero. Non sono oligarchie per sé. Semmai solo in sé, in parte, essendo potere-dipendenti più che potere-determinanti, o più che interagenti proficuamente col potere come succederebbe in un ordine più o meno efficiente.   

Col crollo dell’Impero Sovietico, dunque col superamento degli accordi di Teheran ed altri che gli inglesi e gli americani avevano coi sovietici, sono superati tutti gli accordi in Europa, anche quelli col Vaticano. Se non c’è più il ‘pericolo’ russo [una tragica sceneggiata creata dagli anglo-americani per fini vari], delle orde slave, non occorre più tutelare, proteggere, nessuno per cui gli anglo-americani si dichiarano colle mani libere. Nessun accordo vale più, dato che è cambiato tutto e che il contraente della supposta altra parte è venuto a mancare. Il montato, inventato, pericolo rosso o russo non c’è più. In realtà le Russie sono sempre lì anche se con Impero ridotto e senza l’esistenza formale precedente. Si sono solo appena riverniciate, oltre che preso atto di una implosione sistemica, di una economia di guerra compradora permanente che non teneva più. Gli anglo-americani non possono dirlo. Devono fingere di credere, ed in parte credono, a certi livelli, alla loro stessa propaganda. Faranno, in parte, il gioco dei tedeschi che, ciò sfruttando, realizzeranno vari sfondamenti a est.

Eppur con iniziative anglo-americane che contraddicono la loro stessa propaganda. Un mondo ‘nuovo’, di ‘pace’ universale, è iniziato! ...Ullallà! Non a caso estendono e potenziano la NATO che è un’alleanza di guerra non certo un’opera pia. Appunto, v’è quello dicono e si dicono, e quello poi fanno. E si sono subito inventati e costruiti altri nemici ed altre guerre.

Non è affatto detto che i cambiamenti in Italiozia siano stati decisi perché chissà quale centro dell’Impero lo abbia deciso su sua ed indipendente iniziativa.  Alla fine, per loro, fare una telefonata o due o tre al Quirinale ed al capo del governo, o ad un ufficiale di collegamento NATO, od altro, non è che facesse grande differenza, Impero Sovietico o non Impero Sovietico.

Per Italiozia, sono illusi da qualcuno che possano semplificare i loro meccanismi di dominio, anche se non è detto la cosa sia poi realmente avvenuta. Non è neppure detto abbiano creduto a quello loro strumentalmente prospettato e da loro strumentalmente accettato. Qualcuno dice loro che dai partiti, dall’asse DC-PCI, hanno avuto solo grane, in particolare dalla DC. La chiamavano partitocrazia. Visto che sono solo Vaticano-DC con cespugli ed il PCI creato dagli inglesi con cespugli, si tratta solo dell’asse DC-PCI, col PCI creato dagli inglesi con aiuto propagandistico sovietico solo perché chiaramente non si fidano della DC del Vaticano, Vaticano certo romano ma chiesa universale. Non è mai stato facile il rapporto del Vaticano con gli inglesi, l’Impero mondiale in Europa, pur lassù, nel suo centro, eppur nell’area già romanica dunque, in qualche modo vaticana. L’Imperatore pretende sempre investitura divina senza intermediazioni vaticano-romane. Le chiese devono servire gli Imperi sennò essi se ne creano sempre di loro, appena ne abbiano la forza.

Se non si ha chiaro il quadro, il reale, si guardi al PSI il ‘terzo’ partito che si autodefinisce, con un eufemismo, cerniera. Loro dicevano cerniera tra DC e PCI. Come se DC e PCI avessero mai avuto bisogno di qualcuno che reggesse la candela! Gli inglesi hanno già il PCI, oltre alla DC. Il PCI può esistere finché non esiste una socialdemocrazia nazionale, quello il PSI avrebbe voluto e potuto, in teoria, essere. Ecco che se gli inglesi vogliono mantenersi il PCI, e lo vogliono, non possono permettersi un PSI. Per cui il PSI deve necessariamente vivacchiare da e tra cespuglio DC e cespuglio PCI. Tutto lì. Craxi non può, non solo lui, nessuno lo può, andare allo sfondamento del PCI. Lui, tra l’altro, capisce poco di queste cose. “Il decisionista” che capisce poco del contesto in cui opera. Ha una cultura storico-politica da figurine garibaldine. “Il decisionista” che non decide. Non ci prova neppure ad andare allo sfondamento del PCI. Alla fine, mentre loro si preparano a cooperare ad affondarlo al servizio di Mediobanca che lo vuole liquidato con Forlani e gli altri avevano resistito alle predazioni mediobancarie contro l’industria pubblica, Craxi porta il PDS nell’Internazionale Socialista! Appunto, non capisce e non prova neppure ad andare allo sfondamento dei suoi nemici storici, dei nemici di qualunque modernizzazione, protetti dagli anglo-americani.

Chi capisce tutto è Andreotti, per fini personali suoi, anche se capire tutto non basta quando hai contro l’Inghilterra. Lui muove contro l’Inghilterra, usando la sponda tedesca. Lo affondano il 23/05/1992 a Capaci. Lui è comunque un blocco di potere che non si sfonda con un semplice colpo militare. Il bipolarismo italico è la Roma delle burocrazie sonnolente, corrotte e predatorie, e lo pseudo capitalismo del nord, della Milano della Mediobanca compradora anche se poi i soldi alla sua Galassia del Nord arrivano “da Roma”, dopo che li ha predati alle aree produttive del Nord, trasformati in tassazione, trasformata a sua volta, in larga parte, coi flussi generosamente distribuiti/sprecati per creare reddito, in predazione burocratica, oligarchica, territoriale. La DC-PCI risolvono tutto coi soldi. E solo che ne occorrono troppi e sempre di più ed, al contrario di quello raccontavano i manuali di economia politica, la spesa pubblica, tassazione, debito pubblico, uccidono l’economia reale, produttiva, abbattendo il tasso di imprenditorialità ed estinguendo il sistema creditizio. Se le banche guadagnano di più coi titoli di debito pubblico, non si complicano la vita coi rischi del mercato creditizio, salvo i soldi che prestano a tasso zero e sottozero alle oligarchie e burocrazie predatorie.        

Rapporti di Intelligence, anche privata come quelli che Craxi paga ma non capisce, per esempio, dicono che vi sono discussioni nei grandi [sarebbe meglio dire ‘grossi’, perché di grande non hanno nulla] centri oligopolistici di centralizzare il potere nel Quirinale, sopprimendo in pratica il sistema partitico ed il governo formale, almeno come centri di interlocuzione. Una cosa del tipo, secondo questi rapporti di Intelligence dunque basati più sul pettegolezzo che sull’analisi fondata su informazione primaria: Visto che i sovietici non esistono più e dunque non v’è più alcuna legittimazione ‘anticomunista’, perché non andare allo sfondamento dei partiti ‘anticomunisti’ e portare la nostra principale appendice, il PCI-CGIL, al governo? Come? Sfondiamo il sistema partitico, ma salvando comunisti e fascisti e centralizziamo tutto in un Quirinale da noi controllato. A quel punto, ci pappiamo la chiave del potere DC, l’industria di Stato, almeno quella che possiamo prenderci gratis, dopo che, coi soldi di Stato, sia stata ben riempita di fondi liquidi, e o ce la facciamo rendere sotto nostra gestione o ce la rivendiamo magari spezzettata sul mercato mondiale. Raccontiamo che una eroica e magicamente indipendente magistratura ha spazzato via la corruzione e che noi, grandi modernizzatori, abbiamo privatizzato i carrozzoni pubblici. In realtà, spazziamo via coloro avevano resistito alle nostre predazioni e salviamo chi è a nostro libro paga ed obbedisce ai nostri voleri.   
[Il corsivo è una libera sintesi-interpretazione, NON una citazione]

Il sistema oligopolistico ‘privato’ di parastato italico si fonda sull’accordo sostanziale tra Mediobanca-Confindustria e PCI-GCIL che di Mediobanca-Confindustria è solo appendice, sia voluta dagli inglesi che dalle oligarchie predatorie italiche. Le balle e la fumettistica sull’URSS, sul socialismo, sui “nuovi modelli di sviluppo”, sono solo copertura alle azioni reali del PCI-CGIL: bassi salari per coprire l’insufficiente modernizzazione da parte dell’arretrato capitalismo italico predatorio di parastato ed il fardello delle arretrate, inutili, parassitarie e dannose burocrazie predatorie pubbliche che pesano di tasse senza vero ritorno di veri servizi. Il PCI-CGIL è appendice del sistema Mediobanca-Cuccia. Enrico Cuccia è il governo compradoro reale basato sugli oligopoli predatori del Nord di cui lui stesso è dittatore, con la sua Mediobanca. L’altro governo, quello formale, è il governo di Roma, fondato sulle burocrazie di Stato e pubbliche, e sull’IRI. V’è altro, ovviamente, fuori da questi due poli, ma l’altro, di cui il PSI di Craxi tenta timidamente di farsi interprete, non ha potere politico-istituzionale, né Craxi ha alcuna possibilità, né volontà, neppure potrebbe visto i vincoli anglo-americani, di andare allo sfondamento né di Mediobanca né del sistema di potere DC di cui il PSI diviene parte, appendice, cespuglio. Tanto meno può muovere contro il PCI, fantoccio inglese, dunque protetto, protettissimo.

Il livello del discorso politico è quello del marketing, della pubblicità, della propaganda. I rapporti reali sono quelli prospettati, in modo estremamente sintetico, nel paragrafo precedente.

Quello indicato dai rapporti in Intelligence privata che arrivano per esempio a Craxi (sempre che lo stesso li abbia poi letti e studiati) non è preciso anche se raccontano la sostanza. Sono stati pubblicati, almeno in parte, e pure di fatto censurati anche con intervento della magistratura di regime, del regime mediobancario che non voleva tali informazioni pur di fatto in parte distorte, almeno nella forma, ma sempre con una base reale, si diffondessero.

Non v’è nessuna discussione a livello di oligarchie predatorie private di parastato. Cuccia, il dittatore del capitalismo del Nord, con la sua Mediobanca, è sempre stato insofferente del potere burocratico romano. Cuccia è un fascista radicale, un socialista rivoluzionario (Mussolini era tale – e poi si vende ai poteri del mondo, all’Impero), e pure un avventuriero pronto a mettersi al soldo di chi gli dia potere ed accettarne tutti i vincoli. Cuccia è un altro Mussolini ma ben più intelligente ed abile, ed anche ben più opportunista e spietato. È il tipo di figura di cui l’Impero è sempre alla ricerca e di cui ha bisogno quando riesca a trovare tali figuri. L’occasione gli si offre con la sconfitta bellica. Cuccia riesce a vendersi alle centrali finanziarie anglo-americane che lo accreditano presso le agenzie del governo reale dell’Impero Britannico e dell’Impero Statunitense. Cuccia viene nominato dittatore del fatiscente capitalismo italico che lui deve mantenere in condizione di sottosviluppo controllato. Italiozia non deve trasformarsi in un concorrente inglese ma neppure crollare come mercato. Questa è la sua missione. Questo è quello lui fa. I suoi unici problemi, sebbene insopprimibili nel contesto dato, sono il potere ‘romano’ della DC e l’IRI che, da gioiello [nel contesto dato] mussoliniano, la DC trasforma in un proprio carrozzone inefficiente e corrotto, e tuttavia non del tutto. Molte aziende funzionavano egualmente bene, o benino, e sono poi state sfondate con le sprivatizzazioni del Quirinale-Mediobanca. Si veda la ora Telecom Italia, per esempio. A livello macro, che l’IRI sia sfondata e corrotta a Cuccia va anche bene perché è complementare alla sua missione. Avrebbe semmai voluto essere lui a sfondarla [come lui ed i suoi agenti fanno per esempio con Fiat ed Olivetti – non si neghino a Cuccia ed ai suoi i loro ‘alti’ ‘meriti’!; Gianni Agnelli è un bell’imbusto che non capisce nulla di imprenditoria ma interessatissimo ad accumulare fondi direttamente controllati in paradisi fiscali – Cuccia gli fa da bambinaio; CDB è solo un maneggione, un Licio Gelli ma al servizio di Cuccia, anziché di Andreotti, che fa il lavoro sporco, aborrito da Cuccia, nella Roma dei Ministeri]. Cuccia non può soffrire che vi siano governi ‘romani’ che, pur mostrandosi subordinati dall’Impero, tentino continuamente di giocare in proprio sia a livello finanziario che, dunque, in politica estera, per quel riescono. Si veda il continuo scontro, anche giudiziario, contro la finanza ‘cattolica’ che è poi finanza vaticano-DC.

Aveva ragione Andreotti quando suggeriva, col suo tono falsamente suadente, dell’ovvio, come parlando d’altro, che, con la sparizione dell’Impero Sovietico, poteva continuare tutto come prima, sia la divisione tedesca che tutto il resto. Verissimo. La forzatura tedesca è realizzata da Helmut Kohl sfruttando spiragli che sempre si aprono anche all’interno di dominazioni Imperiali inglesi. Per Italiozia, la forzatura la realizza Enrico Cuccia, con autorizzazione anglo-americana, mentre gli andreottiani si lamentano cogli stessi [le Polizie Segrete CC andreottiane coi loro interlocutori degli apparati di Polizia Segreta della NATO] che il colpo di Stato di Mediobanca sta aprendo la via al “pericolo comunista”, anche se l’URSS non c’è più, dunque, o comunque, indebolendo Italiozia in quanto base NATO. Sono chiacchiere. La Grande Purga l’avrebbe egualmente portata a compimento Andreotti che la inizia. Siccome la macchina in corsa viene lui soffiata da Mediobanca, gli andreottiani vanno a piangere colla NATO che “i giudici comunisti” di Mediobanca stanno indebolendo il servilismo italico alla NATO stessa. Alla NATO non ne frega nulla a nessuno di tali demenze ma fingono di dare qualche corda agli agenti andreottiani per mettere le mani pure sul centro che comunque si sta riorganizzando, pur in modo del tutto non convenzionale. L’impulso a confessare di essere un fasullo [sia il gioco che lui stesso] indurrà poi Berlusconi a conclamare, non capito [lo è solo a livello subliminale, di riflessi condizionati], le sue stupidaggini  che è dovuto scendere o salire in politica contro il pericolo comunista, con Michael Ledeen che lo sosterrà in questa idiozia del complotto comunista, dei ‘giudici’ comunisti, che hanno realizzato il golpe per impadronirsi dello Stato. Una pazzia. Eppur realmente conclamata visto che le Polizie Segrete CC-andreottiane usano tali argomenti paranoici per creare un blocco anti [nelle intenzioni dichiarate] Quirinale-Mediobanca, per quel che possono, e col regime Quirinale-Mediobanca solidamente installato con copertura dei due Imperi anglofoni che ne hanno autorizzato la formazione. Giustificheranno, presso la NATO, lo stragismo del 1993 col pericolo comunista che va combattuto coi mezzi tradizionali, quelli loro hanno sempre usato, bombe e connessi.

Per l’Impero Inglese e per quello Statunitense non sarebbe cambiato molto, anche con l’ordine partitocratico, cioè con l’asse DC-PCI di sempre. Italiozia era loro area di occupazione e dominio. Avevano mille mezzi per imporre il loro volere. Entrambi gli Imperi avevano esperienza con servi che tentavano di essere, o fingersi, protagonisti. Non è che DC-Vaticano fossero poi differenti da molti altri. Agenzie sia inglesi che statunitensi erano e sono direttamente operative sul territorio italico e tutte le volte lo hanno voluto pezzi di magistratura, dunque con assenso CSM-quirinalizio, sono state attivate o disattivate per loro interessi.  

Il regime quirinalizio è opera di Enrico Cuccia. Con la dissoluzione dell’Impero Sovietico, Cuccia tratta direttamente con le agenzie del potere reale inglese e statunitense. Prospetta che, con lo sfondamento della DC e la centralizzazione del governo reale nel solo Quirinale, il controllo di Italiozia sarebbe stato grandemente facilitato. Aria fritta. Ma a lui serve per disfarsi della DC che lui ha sempre detestato e che è stato il suo contropotere.

Cuccia è un mafioso che ragiona ed agisce da mafioso. La DC tenta di farlo fuori da Mediobanca. Lui deve distruggere la DC e cespugli, a parte che si sono sempre opposti, nel caso SME con successo, molte altre volte no, alle sue predazioni contro il patrimonio dello Stato.

Il vero argomento chiave che usa per convincere UK e USA è che per sprivatizzare mangiandoci tutti, pure gli anglo-americani, è indispensabile andare alla sfondamento del Centro dato che lo stesso si è sempre mostrato riluttante a privatizzazioni truffa. Si veda il caso SME, con cui Mediobanca tastò il terreno, che aria tirasse nel momento in cui avesse tentato di dissolvere e di papparsi l’IRI senza pagare nulla ma anzi facendosi pagare dallo Stato. Con la Grande Purga di Mediobanca vengono sfondati, giudizialmente liquidati, tutti quelli che avevano opposto tale truffa. ...Tutti! Tuttavia, quando lo hanno voluto, truffe ancora maggiori della truffa SME, come il passaggio dell'Alfa Romeo agli Agnelli, sono state imposte ad un Centro pur riluttante. ‘Convinti’ con l’argomento di profitti immediati pure per loro [per gli anglo-americani], ma ancor più per altre ragioni, l’Impero autorizza lo sfondamento del sistema politico per una nuova forma di dominio, credono o fingono di credere, o comunque non sarebbe, ed in effetti non è, cambiato granché, alla fin fine. A quel punto, Cuccia può mandare CDB a comprare alti burocrati e ministri, per il colpo di Stato di Mediobanca.

Gli anglo-americani sono giustamente scettici di fronte all’aria fritta di Cuccia sulla semplificazione del loro sistema di dominio di Italiozia. Sono invece sedotti dalla prospettiva di colpi sostanziali in direzione di un ulteriore sfondamento dell’economia di Italiozia, tanto più che questa sta entrando nell’area dell’euro tedesco (e ciò anche a seguito di forzature di Andreotti che si schiera coi tedeschi illudendosi, con ciò, di arginare gli inglesi che gli sono da sempre contro), e pure con qualche loro profitto immediato.

Risultato del cambiamento Costituzionale, di Costituzione materiale, è l’ulteriore sfondamento italico essendo mancato l’argine, la DC [la sua ala di centro-destra, mentre gran parte della sua di pseudo-sinistra, la sua sinistra corrotta e mafiosa, è prostituita a Mediobanca] e cespugli (PSI incluso), alla liquidazione selvaggia ed in drastica perdita per tutto e tutti (in primo luogo della struttura industriale italica), dell’industria ‘pubblica’. A parte le sprivatizzazioni, con la stessa Grande Purga Mediobanca va all'assalto e sfondamento diretto di taluni grandi gruppi privati non da essa coperti, dunque con punte di eccellenza internazionale intollerabili per l'Impero, mentre ampia la propria area parassitaria, il suo capitalismo fondato sulla rendita e sulla predazione mafiosa dello Stato, anziché sull’efficienza e sul profitto. 

Quando uno Stato è allo sfascio, non è vero che le privatizzazioni migliorino alcunché, per la semplice ragione che uno Stato alla sfascio non sa privatizzare e non sa controllare il sistema economico che prima [non-]controllava per proprietà diretta. Ciò non vuol dire che la proprietà statale e ‘pubblica’ sia migliore. Semplicemente, per apparati statali e ’pubblici’ sbagasciati, è dannoso avere industrie di Stato e pubbliche, come è dannoso privatizzarle. È una contraddizione senza soluzioni, non all’interno del contesto dato. Uno Stato sbagasciato non è in condizione di fare nulla, se non producendo danni. Non esistono soluzioni, neppure una riforma dello Stato per la semplice ragione che uno Stato sbagasciato non sa riformarsi né accetta di essere riformato in senso efficientista.

Cuccia viene autorizzato al colpo di Stato mediobancario per distruggere il centro politico e centralizzare il governo reale nella mani del Quirinale che Mediobanca deve controllare. La sua dichiarazione di guerra contro la DC è formalizzata col PRI che esce dal governo Andreotti mentre Mediobanca-Confidustria hanno annunciato che passano all’opposizione al regime esistente che vogliono distrutto. Andreotti è sempre convinto di poter vincere colle sue Polizie Segrete CC e con suo blocco di potere. 

Varato il 12/04/1991, l’ultimo governo Andreotti è senza il PRI che rappresentava Mediobanca nel governo formale. Andreotti ha in mente un suo colpo di Stato per impadronirsi del Quirinale e da esso governare. La creazione della LN come vero partito di massa è una classica operazione di Polizia Segreta CC-andreottiana e serve per sfondare la DC del Nord che stava divenendo antagonista alla DC ‘romana’, ministeriale. La tecnica e la solita. Si mobilitano media e finanziatori. Senza, la LN  sarebbe restata a livello di club di amici senza futuro. Coi soldi, gli apparati, il consenso mediatico, ecco che la LN occupa parte dello spazio prima occupato dalla DC del nord. Che poi Bossi si finga un grande anti-andreottiano fa parte delle regole del gioco, di questi giochi di Polizia Segreta. Non è comunque detto che lui fosse informato dell’operazione. Anche quelli che sembrano massimi capi non sanno tutta la storia dei loro successi e dei loro insuccessi. Beh, quando Napolitano ordina di far fuori Bossi, perché avversa alcuni aspetti della dittatura di Napolitano, questi si trova sputtanato ed affondato in pochi giorni. Così funzionano le cose.

La differenza tra i voti alla DC del Nord e gli stessi voti che si spostano alla LN è che i voti alla LN sono voti in congelatore, come nulli, mentre i voti alla DC del Nord pesavano negli equilibri del governo formale e reale nazionale. Il problema di un Lombardo-Veneto produttivo e sfruttato resta. La sua rappresentanza sembra rafforzata, colla LN. In realtà, è pressoché liquidata. Ci pensa pure, soggettivamente, la stessa LN coi suoi politicanti corrotti ed inetti, a far sì che il Nord non abbia alcun giovamento da una rappresentanza ufficialmente nordista. In realtà, il potere istituzionale del Nord è semplicemente distrutto dalla LN. Andreotti ordina per quello, alla sue Polizie Segrete CC, di spingere su un movimento di quel tipo. Un Bossi demagogo e corrotto ne è il capo ideale. Con lo sfondamento di tutto il centro DC e dintorni, mentre la sinistra prostituita e corrotta viene coperta e spinta su, si completa l’opera. Il lavoro lo inizia Andreotti. Giulio Catelani è suo e piazzato da lui come procuratore generale di Milano per i giochi delle presidenziali 1992. Andreotti muove su Milano. Tonino, che lo sapesse o meno, era solo una pedina della Polizie Segrete CC andreottiane, almeno fino a Capaci, sebbene non è che il potere della rete andreottiana svanisca all’improvviso per un botto siculo. Non casulamente, Andreotti resta fuori dalla Grande Purga. Non occorrevano prove né indizi per infognare chicchessia. Prove ed indizi li inventavano e li inventano. Le sue Polizie Segrete CC lo coprono. Ci vanno di mezzo solo gli andreottiani che Andreotti aveva deciso di scaricare. Nulla succede per caso. Andreotti ha una logica mafiosa, come la ha Cuccia e pure tutti gli altri. Idem i loro apparati.    

Per coprirsi le spalle nella guerra si sta scatenando, l’1/06/1991, Andreotti si fa nominare senatore a vita, da Cossiga, suo amico. Cossiga lo lascia comunque scoperto nel momento poi più critico, ad urne del Parlamento aperte per l’elezione del nuovo Presidente. Si devono essere mossi gli anglo-americani per indurre Cossiga ad andarsene senza attendere l’elezione del nuovo Presidente. L’abbandono di Cossiga, il 28/04/1992 (con Spadolini che esercita le funzioni di Presidente della Repubblica fino all’insediamento poi di Scalfaro, il 28 maggio 1992), rende possibile Capaci contro Andreotti. Improbabile che l’operazione potesse essere ordinata dal solo Scotti [comprato da CDB] bypassando le Polizie Segrete CC andreottiane. Invece, con Spadolini che esercita le funzioni di Presidente della Repubblica, e cui viene promesso che sarebbe lui divenuto Presidente sul cadavere di Falcone, ecco che il golpe di Mediobanca diviene militarmente possibile. Coi poteri di Presidente della Repubblica, anche se solo un facente funzioni, ma pur sempre forte dell’essere agente della Mediobanca compradora e con la prospettiva di poter essere lui il prossimo Presidente, può attivare apparati di Polizia Segreta, assieme a Scotti, verosimilmente il SISDE ma pure qualche frazione non strettamente andreottiana dei CC, e bloccare le Polizie Segrete CC di Andreotti, per realizzare la strage che ostruisce la corsa di quest’ultimo verso il Quirinale. Spadolini è un fascista ancora durante la RSI che si scopre grande “laico ed antifascista” dopo l’occupazione anglo-americana. ...Il solito italiota... Gli promettono che, si presta per la strage, fanno lui Presidente. Lui è sicuro. Poi, passa invece Scalfaro che, comunque, essendo un DC ma senza una vera corrente, dunque senza base, può essere facilmente messo sotto per le esigenze di Mediobanca. Senza poter bloccare la corsa di Andreotti e con Andreotti al Quirinale si sarebbero magari inventati qualche cos’altro, per quanto, a volte, piccoli dettagli possono cambiare il corso formale degli eventi. Non che Andreotti, con la sua base sociale di burocrazie predatorie, fosse un modernizzatore. Non che lo sfascio d’Italiozia sarebbe stato radicalmente differente con la dittatura di Andreotti invece che quella di Mediobanca. Comunque la storia politica ed istituzionale avrebbe visto qualche differenza almeno formale e di nomi, forse.   

A livello militare, le Polizie Segrete CC-andreottiane operano in Sicilia per demolire la corrente formale di Andreotti, su incarico dello stesso che non né ha più bisogno. Il potere di Andreotti è a livello di Polizie Segrete CC e di apparati burocratici. La sua correntina per posticini nella DC gli va stretta e gli è perfino pregiudizievole, nel momento in cui vuole il Quirinale e lo vuole per esercitare il potere totale non per fare il presidentino che va a parlare per le scuole o che si dedica a suoi passatempi privati. La liquidazione di Salvo Lima la ordina lui. Il suo assassinio è anche legato alla pianificata liquidazione di Falcone che si vede già Hoover di una FBI italica, la DNA, una Polizia Segreta nazionale con procure annesse. Ciò non può essere tollerato dal blocco andreottiano. Ci sono già i CC a gestire le mafie. Gli fanno la legge e ne pianificano la liquidazione. Senza Falcone, la sua DNA è divenuta un’altra burocrazia che si è aggiunta alle altre. Ci sono già i CC incaricati dagli anglo-americani [per ciò non gestiscono loro direttamente] e dal governo reale italico di creare e gestire le mafie. Non potevano permettersi un Falcone, che chiaramente non aveva capito i termini della questione, C.Martelli nemmeno, che sognasse di andarne all’assalto.

Intanto, le Polizie Segrete CC, con giudiziario annesso, preparano la Grande Purga per liquidare il centro politico non appena Andreotti si fosse installato al Quirinale. Qualche colpo preliminare viene menato, dal blocco andreottiano, per spezzare il patto Craxi-Forlani che voleva portare Forlani al Quirinale.

Capaci è solo l’anticipazione, gestita da Mediobanca, che usa Spadolini al Quirinale e Scotti all’interno, comprato da CDB, della già prevista liquidazione di Falcone. Con essa, Andreotti viene sbalzato di sella dalla corsa al Quirinale, il Quirinale passa sotto il controllo di Mediobanca [al di là della persona di Scalfaro, che deve adeguarsi se non vuole essere liquidato – non è un Andreotti con appoggi ed esperienza per potere realizzare politiche di un suo blocco di potere che non ha], e Mediobanca prende il controllo, tramite il controllo del Quirinale, della Grande Purga preparata da Andreotti.   

Battuto militarmente a Capaci, Andreotti si trova sbalzato fuori dal governo e, poco dopo, infine, formalmente incriminato e processato. L’avviso di garanzia contro di lui è del 27 marzo 1993. Il fallito attentato di via Fauro è del 14 maggio 1993. La strage di Via dei Georgofili a Firenze è del 27 maggio 1993. Lo stragismo del 1993, è l’azione delle Polizie Segrete CC-NATO andreottiane per mostrare che sono in grado di tenere il campo nonostante la dittatura Quirinale-Mediobanca. Certo, operano con tecniche di Polizia Segreta, per il loro terrorismo. Lo fanno realizzare ai mafiosi delle cosche coperte dal Quirinale-Mediobanca, manipolandoli. Già l’arresto di Riina, il 15/01/1993 è realizzato direttamente dalle Polizie Segrete CC-andreottiane contro il Quirinale-Interno che lo stanno coprendo. Come a dire che, pur battute, a Capaci, sono ancora in condizione di farla sotto il naso alle Polizie Segrete della dittatura Quirinale-Mediobanca

Mentre a livello militare gioca di bombe, a livello politico-istituzionale il blocco andreottiano crea un fronte politico per portare Gianni Letta ed i suoi Direttori Generali dei Ministeri al governo formale. Loro sono il vero governo formale. Silvio Berlusconi ed i suoi ministri mettono solo la faccia. Si vedano i risultati del 20 anni di ‘berlusconismo’. Vuote chiacchiere su un mondo dei sogni, mentre il blocco andreottiano ha sfasciato Italiozia in tandem col Quirinale-Mediobanca che aveva imposto la sua dittatura a Capaci.   

Le Polizie Segrete CC-andreottiane hanno bisogno di un imprenditore con grandi mezzi e capacità, per tale impresa, e che sia, nel contempo, un teatrante, un impresario, una faccia nuova, almeno per la politica, e deciso, o che sembri tale. Berlusconi è perfetto. Ed era già di area andreottiana larga. Craxi non basta a dargli copertura, anche quando Craxi sembra potente. Nel 1993, Berlusconi viene avvicinato, gli viene detto che sarà espropriato e che l’unico modo di salvarsi è creare un nuovo centro per portare i Gianni Letta nelle istituzioni ed al governo, pur lui [Berlusconi] apparendo come il capo, e con facce nuove, perché tutto deve apparire come nuovo, originale, spontaneo. Sono tipiche tecniche del lavoro di Polizia Segreta.

A Berlusconi non ne frega nulla, non ne ha voglia. È già pronto a dichiararsi ‘comunista’ ed a mettersi sotto la tutela dell’ex-PCI, di quel resta della DC e del Quirinale. Le Polizie Segrete CC-andreottiane, e chi per loro, gli dicono che non può rifiutare, che lo fanno fuori loro se non accetta. Ecco che allora Berlusconi mette la faccia e la vanità, ed ovviamente se lo fa fruttare per quel riesce, e vi riesce fino a che spunta, al Quirinale, G.Napolitano di Savoia. Berlusconi mette la faccia, raccoglie i voti ed organizza un fronte di centro. Gli andreottiani governano, in condominio colla dittatura Quirinale-Mediobanca, e con essa sfasciano lo Stato. Sono solo interessi di cosca, ma così funziona l’Italiozia reale.

Dal Quirinale, Giorgio Napolitano di Savoia va allo sfondamento politico-istituzionale del blocco andreottiano puntando alla liquidazione ed all’esproprio di Silvio Berlusconi, la faccia, il collettore di voti, di tale blocco. Col colpo di Stato Quirinale-Mediobanca-Merkel nel novembre 2011, Gianni Letta è stato pensionato. È stato ‘accusato’ dalla Merkel di voler uscire dall’euro e la stessa ne ha preteso la liquidazione per sempre. Sono operazioni di Polizia Segreta CC agli ordini del Presidente della Repubblica. Magari il Quirinale ha fatto credere alla Merkel che Gianni Letta, col blocco andreottiano, volesse uscire dall’euro. Infatti la cosa è del tutto inverosimile.      

Nel momento in cui il Quirinale va allo sfondamento del PdL e della LN, chiaro che esso debba pensare ad altri contenitori di centro, se altri sul mercato non sono sufficienti. Tanto più che nello stesso PD di CDB, anche ora con Renzi, il già centro PCI conserva una forza in grado di contrastare, di insidiare, anche se non di mettere in discussione, il potere della dittatura Quirinale-Mediobanca di cui pur è parte.

Lo sfondamento del già PdL e del vecchio centro togliattian-berlingueriano del PCI fanno parte della stessa logica. Si vedrà che riuscirà mai a fare un Renzi di CDB (o ex di CDB visto che lo stesso, forse non avendo razziato abbastanza ed abbastanza in fretta col suo nuovo fantoccino, a volte sembra essersi già stufato del Renzotto e lo fa attaccare dalla sua gazzetta affaristica, Repubblica, e da altre), che non ha alcuna prospettiva socialdemocratica moderna, né da centro moderno, né quadri ed apparati per tali prospettive. Potrà solo far fare cassa al padrone CDB, che non preda mai abbastanza e magari se ne cercherà presto un altro ‘migliore’ sperando di predare di più. CBD userà il Renzi come forza di ricatto, lanciandolo e frenandolo a seconda delle sue schizofrenie predatorie. E poi se ne troverà un altro od un’altra, come sempre fa.   

Le visioni e gli atti del M5S, le stellette dei CC quirinalizi, di Grillo-Casaleggio sono del tutto chiari, pur nella loro confusione di fondo.

Il partito delle stellette è per la difesa ad oltranza della Costituzione più sbagasciata del mondo, quella che garantisce la dittatura Quirinale-Mediobanca, la predazione oligarchia e burocratica, l’impotenza del parlamento e dei governo formali, dunque l’inutilità delle elezioni, oltre che l’impossibilità di qualunque governo vero ed efficiente, e di qualunque modernizzazione. Spesa pubblica fuori controllo, debito pubblico e tassazione distruttiva, sfascio generalizzato sono il frutto di tale Costituzione e del regime sotto-sviluppista voluto dagli anglo-americani che su di essa ha realizzato i suoi fasti di sfascio.   

Allo stesso tempo, il movimento di Grillo-Casaleggio è accesissimo sui dettagli, soprattutto sui dettagli contano poco o nulla, in particolare se sono dettagli irriformabili nel contesto istituzionale che loro conservativamente difendono ad oltranza. Senza un regime istituzionale che garantisca governo vero ed efficiente non è possibile alcuna rettifica drastica né della sostanza del funzionamento sistemico né dei dettagli su cui il partito delle stellette fa solo demagogia per truffare i seguaci e gli altri.

La Costituzione Berlusconi-Bossi del 2006 permetteva governi scelti dagli elettori coi poteri per governare. La hanno fatta loro approvare. Da Gianni Letta al Quirinale hanno lasciato a Berlusconi e Bossi il loro inutile atto di testimonianza Costituzionalara. Poi la hanno cassata dopo un’ossessiva propaganda mediatica ‘accusandola’ di indebolire la dittatura quirinalizia, del Quirinale cupola istituzionale della predazione sia burocratica che delle oligarchie private.

Mentre vanno allo sfondamento del PdL e della LN, Quirinale-Mediobanca, con la cooperazione SIS-CIA, si sono pompate il partito dello stellette di Grillo-Casaleggio.

Grillo è, o sembra, ora ossessivamente contro Napolitano?! Può essere un modo per rafforzarlo come un tentativo di capitalizzare la sua sostituzione con qualcuno magari ancora peggio. Ci sono scontri di cosca, anche all’interno della dittatura compradora Quirinale-Mediobanca, su cui al popolino arrivano solo le urla della politicanteria e dei politicanti, non la realtà di ciò succeda. 

Le creazioni di partiti sono sempre operazioni di potere, di regime, tramite Polizie Segrete CC ad ordini istituzionali. Vengono attivate, oppure distrutte, imprese, per sostenere o meno chi si voglia. Vengono attivate campagne mediatiche per dare risonanza oppure distruggere l’immagine di un movimento. Con operazioni di polizia e burocratiche, nuove entità possono essere distrutte oppure non esserlo. Ad un partito-internet, basterebbe distruggere i servers. Ad un partito-teatro basterebbe vietare le rappresentazioni. Leaders possono venire montati come distrutti in poche ore con operazioni mediatico-giudiziarie. Idem le loro proprietà ed imprese. Squadroni della GdF possono distruggere chiunque, oppure proteggerlo. Dipende solo dagli ordini istituzionali diretti o tramite le Polizie Segrete CC-Quirinale. Sì, non solo i CC hanno vari uffici Polizie Segrete a disposizione del Presidente della Repubblica. Lo stesso Reggimento Corazzieri ha suoi uffici e militari di Polizia Segreta.

Cos’è una Polizia Segreta? Sono uffici ed agenti per legge impunibili, col potere di delinquere e far delinquere, coperti dal Segreto di Stato, che agiscono sotto stretti ordini istituzionali [Quirinale, governo reale, governo formale, parlamento], ed hanno regolamenti/tesserini/poteri permettono loro di attivare e disattivare qualunque altra burocrazia pubblica, magistratura inclusa. Ciò da loro poteri considerevoli, quasi assoluti, relativamente a chiunque, ovviamente. Possono organizzare terrorismi, assassinii, montare  smontare partiti e movimenti etc. Possono fare un po’ tutto e di tutto, pur nella solita inefficienza ed inettitudine degli apparati dello Stato e pubblici.   

Non v’è nulla di casuale nel partito Grillo-Cazzalekko come non vi è in altri. Ognuno ha le sue specificità, ovviamente. Ma le operazioni di potere sono sempre discernibili. Per una estremizzazione della dittatura Quirinale-Mediobanca ed accelerazione dello sfascio, il partito delle stellette potrebbe essere ottimo al governo come l’operazione può essere realizzata in altro modo e con altre forze, e tenendolo ai livelli presenti oppure sgonfiandolo. O gonfiandolo ancora di più. Il mussolinismo, prima di essere portato al governo per due decenni, poteva essere disperso con una scarica di fucili, anche solo in aria. Le decisioni sono prese a livello di centrali del governo reali. La gente vede poi solo il teatrino.

Per capitalizzare voti sia di centro, che di sinistra, che comunistoidi e fascistoidi derivanti dallo sfondamento, o tentato sfondamento, di Berlusconi, Bossi, DiPietro, ma anche dell’area ex-PCI, ecco che occorreva un contenitore che non fosse una piccola operazione abortita come fu a suo tempo la tentata creazione di un movimento Verde di massa, od altri contenitori esistenti rivelatisi sufficientemente asfittici.

Partiti nominalistici di creazione direttamente e visibilmente quirinalizia erano già periodicamente falliti e sono nuovamente falliti pure con Monti ed altri. Occorreva, almeno come facciata, un comico di risonanza. Un Fo, magari più sfumato come colorazione politica. Evidentemente Fo, od altri simili, o non sono stati disponibili o comunque non avrebbero sfondato a 360 gradi. Alla fine hanno trovato un Grillo. Che un Casaleggio possa avere contattato, convinto e ‘montato’ di scienza sua un Grillo fa parte della favolettistica che solo chi creda a qualunque balla può bersi. Sarebbero all’1%, non al 20-25%. Montare partiti da 20-25%, sono classiche operazioni di Polizia Segreta CC e pure, qui, con cooperazione SIS-CIA.

Non che alcunché possa essere programmato nei minimi dettagli, soprattutto con burocrazie istituzionali e Polizie Segrete CC inefficienti, ignoranti e corrotte. Tuttavia, muovendo classiche leve per queste operazioni, il quadro politico viene piuttosto precisamente determinato, nei limiti del possibile. L’incognita sono semmai scontri tra differenti frazioni della stessa dittatura compradora Quirinale-Mediobanca e delle differenti frazioni dei padroni d’Italiozia, gli Imperi Statunitense e Britannico ed il sub-Impero tedesco.

D’altro canto, pur un elemento dei quadro, non è alla fine essenziale, sia per gli Imperi esteri che per le oligarchie e burocrazie predatorie interne, quello che avviene e fanno avvenire a livello politico, di rappresentazione politica e politicantica. Gli illusi pensano che le facce, e le chiacchiere, cambino aspetti sostanziali del corso degli eventi. Non è così anche perché poi quello che si vede, quel che fan vedere, è sempre tutt’altro da quel succede.

Italiozia è comunque sfasciata ed ora all’implosione progressiva.

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VI RACCONTIAMO LA VERA STORIA DI BEPPE GRILLO
di Filippo Facci
Dalle partite di pallone con Donato Bilancia e Antonio Ricci ai primi lavori nell'azienda del padre e poi come piazzista di jeans. Il ragioniere mancato che ingannava persino i contadini.
Il nostro uomo, una delle fonti incontrate nella nostra due giorni genovese, comincia a esser stanco: «Poi va be’, ci sono storie personali, che non si possono scrivere». Dica. «Non si possono scrivere». Dica. «Ma niente, lui a un certo punto stava in questo suo attico in corso Europa, che era tutto bello, col pianoforte, e ogni tanto ci portavamo le ragazze che gli procuravo quasi sempre io. Tra l’altro sotto il letto nascondevamo un mangianastri per registrare le cose, gli amplessi, poi riascoltavamo e ci ammazzavamo dal ridere. Avevamo un gergo nostro: lui, il coso, lo chiamava “il gottoro”, e urlava sempre questa parola alle ragazze che non capivano: “Gottoro! Ecco il gottoro!”. Il problema è che un giorno sua madre trovò le cassette e si mise ad ascoltarle, un macello». È questa la storia personale? «Aspetti. Un giorno portammo nell’attico due ragazze, mi ricordo che una era sposata. I suoi, del Giuse, erano nella casa di Savignone. Ma niente: ognuno cominciò a fare le cose sue e a un certo punto lui fece un urlo bestiale, ma bestiale, corse da me tutto nudo e disse “Guarda, guarda! Che mi succede?” e io glielo guardai e lui... lui...».
La disavventura sessuale, oggettivamente ridicola, ebbe epilogo al pronto soccorso dell’ospedale San Martino, praticamente lì di fronte. Censura: anche se il soggetto non la meriterebbe perché lui una storia del genere (di un altro) l’avrebbe raccontata di sicuro: si parla di una persona, un comico, che ebbe a chiamare «Alzheimer» l’ex capo del governo e «venditore di bava» l’ex capo dell’opposizione, uno che ha mandato letteralmente affanculo decine di persone e che di fronte alla critica di un direttore di telegiornale, Mauro Mazza, ha replicato testualmente: «E se sparassero nel culo a lui?». La battuta sul Papa manco ce la ricordiamo, sta di fatto che qui, di fronte al grillismo, stanno saltando tutte le regole, si sta riscrivendo il galateo della politica per adeguarlo a quello dell’antipolitica: dunque la tentazione di adeguarci c’è, la voglia di non censurarci pure, come a dire: Grillo eccoci, siamo pronti, se questo è il ballo si balla anche noi, si fa all’americana come predicano tanti giornalisti amici suoi: e ti si contano anche i peli del bulbo. Da qui, come modesto e sperimentale assaggio, la nostra due giorni genovese e questa modesta inchiesta.
Il Giuse. Giuseppe Piero Grillo è nato il 21 luglio 1948 a Savignone, Valle Scrivia. Secondo l’imbarazzante e compiaciuta agiografia «Beppe Grillo», forse il più insignificante libro pubblicato da Mondadori negli ultimi vent’anni, Beppe da Bambino «lanciava urli (sic) alla James Brown» e il padre commentava affettuosamente: «Sembra una bestia. Tuo figlio è un idiota». La famiglia, in ogni caso, di base stava a Genova nel quartiere di San Fruttuoso della celebratissima piazza Martinez, fucina di geni e lazzaroni dove piccoli leader minimi e massimi sedevano tra il bar Cucciolo e la fermata dell’autobus. Qualche bici, poche motociclette, le ragazze migliori della zona e in qualche modo anche il giovane Grillo, patito di calcio come tutti gli altri. «Aveva 12 anni e lo portai a fare un provino per una squadra locale sponsorizzata dalla Shell», racconta uno che c’era, «il problema è che il Giuse era una balena, lo chiamavamo Porcellino. Aveva un buon tocco di palla, ma l’allenatore ricordo che mi disse: “Ma chi mi hai portato?”».
Giocava a pallone anche Antonio Ricci, che era di Albenga e però a piazza Martinez, assieme a Roby Carretta, era in qualche modo collaterale: «Ma Ricci non era molto portato. Mi ricordo che nella sua squadra c’era anche Donato Bilancia, il serial killer. Stava sempre al bar Cucciolo». È vero: ma era un tipo innocuo e lo chiamavano Belinetta. Del giro era anche Vittorio De Scalzi, quello dei New Trolls. L’unico davvero portato per il calcio pareva il Portento, Orlando Portento, il bello della compagnia nonché un talento comico che quasi tutte le fonti indicano come il vero mentore e inventore di Beppe Grillo, privo tuttavia della sua pervicacia. Portento giunse alla serie B, e nella Sampdoria dei giovani Marcello Lippi e Roberto Vieri, padre di Bobo, ma poi s’infortunò. È tornato clamorosamente alla ribalta, Portento, come cabarettista e come marito di quell’Angela Cavagna che ha partecipato al reality show La Fattoria. Un paio di fonti indicano come vero scopritore di Grillo, invece, il gallerista Luigi De Lucchi, fondatore dell’Instabile, localino di cabaret forse unico nel suo genere.
Senza denti. Il giovane Grillo tutto sommato stava economicamente benino. Si diplomò ragioniere all’Ugolino Vivaldi, che era un istituto privato per rampolli-bene con retta piuttosto esosa. S’iscrisse anche a Economia e commercio, ma presto la piantò lì. Il padre, Enrico, possedeva una fabbrica di fiamme ossidriche (la Cannelli Grillo) e lo reclamava, ma lui da principio non ci pensava neanche. Secondo il più interessante libro «Beppe Grillo» di Paolo Crecchi e Giacomo Rinaldi (Ariberti editore) «il ragionier Grillo prova a lavorare nell’azienda di papà con scarsi risultati, rimettendoci 200mila lire degli anni Sessanta». Altrimenti consigliato, per un certo periodo fece il piazzista di jeans per la Panfin, ma fu licenziato. Era un ragazzo normale, un po’ buffo, tifava Sampdoria, vestiva decentemente, aveva i jeans Sisley che furoreggiavano, andavano di moda le basette lunghe che lui però non aveva: le improvvisava schiacciandosi giù i capelli col sapone. Non era bello, ma sopperiva con la simpatia.
Era secondogenito e un po’ il cocco di casa, suo padre non disdegnava di prestargli la Fiat 1100 che per rimorchiare si rivelò fondamentale, anche se aveva il difettuccio del pesare come una balena e quegli incisivi molto sporgenti: e con le ragazze era un problema, dicevano che baciandolo le pungeva. La soluzione fu drammatica: un giorno, alla discoteca Peppermint che era la più importante di Genova, ebbe la pensata di tampinare la ragazza di un certo Luciano Rovegno, che non era propriamente uno stinco di santo: e infatti reagì dandogli una tale testata da fargli saltare tutti gli incisivi che restarono lì, sparsi per terra. Glieli rimisero. Dritti.
Le melanzane di plastica. La celebre tirchieria di Grillo (parsimonia, si dice a Genova) in quel periodo prende le forme di incontrollabili leggende. Ben quattro presunti testimoni raccontano che girasse con una tuta appositamente senza tasche per non avere soldi da spendere. All’epoca fumavano tutti, ma lui prendeva le Hb nel pacchetto da dieci. Non pagava mai niente, non offriva mai niente, e questo lo dicono davvero tutti: occorre tener conto che dei genovesi che lamentano la tirchieria altrui sono come dei napoletani che accusassero qualcuno d’essere chiassoso. «Non era tirchio, era malato» racconta un suo ex sodale: «"Offri qualche caffè ogni tanto, risparmierai col cardiologo", gli dicevamo sempre».
Più avanti, nel 1980, la concessionaria Fiat Piave di Genova gli regalò una Punto: lui si lamentò perché non aveva l’autoradio. Altra leggenda vuole che nella sua villa di Sant’Ilario abbia frutti e ortaggi di plastica, e la citata biografia di Crecchi e Rinaldi conferma tutto: «Era guardato con diffidenza dai contadini perché rifiutava ostinatamente di coltivare le sue fasce di terra, ma un giorno ha avuto un’intuizione delle sue sistemando ortaggi di plastica turgidi e coloratissimi tra gli ulivi e i pitosfori».
Andrea detto Andreino, il fratello minore, ha raccontato alla Stampa d’avergli prestato un completo di gabardine nero salvo riaverlo completamente liso. «Mi deve ancora restituire una giacca a soffietto che gli prestai negli anni ’70» racconta invece Portento, «e mi deve ancora pagare una camicetta da donna che regalò a un’amica», dice l’ex amico che ai tempi aveva un negozio di abbigliamento. Antonio Ricci ha raccontato che «io sparecchiavo, e se buttavo via delle briciole Beppe le recuperava dalla spazzatura e il giorno dopo ci impanava la milanese». È stata invece la seconda moglie di Grillo, Parvin Tadjk, intervistata a Crozza Italia su La7, a parlare degli snervanti controlli del marito sugli scontrini della spesa. Dopo la balzana ipotesi che Beppe Grillo si sia fatto crescere la barba per risparmiare sulla lamette, altro ritornello genovese, la carriera di Grillo entra nel vivo. (1. Continua)
Beppe, il «grande ingrato» che rubava battute a tutti
Le prime tracce visive di un Beppe Grillo volontariamente comico sono del 1970: un cortometraggio in super 8 diretto da Marco Paolo Pavese e scritto e interpretato e doppiato dal citato Orlando Portento; lì si vede il primo Grillo, imberbe. Mediaset ne mandò in onda degli spezzoni qualche anno fa. Ma Grillo, già da tempo, aveva cominciato a fare qualche seratina di cabaret accompagnandosi con la chitarra: circolini, qualche discoteca, molte feste e festicciuole politiche per liberali e socialdemocratici e democristiani e socialisti. «Gl’importava zero della politica» dice ora Portento, «era un frivolo, un cinico», anche se Grillo ogni tanto raccontava di qualche simpatia familiare per i liberali di Giovanni Malagodi. L’avvocato Gustavo Gamalero, boss dei liberali genovesi, lo ingaggiò per alcune cene elettorali prima delle elezioni regionali: 15mila lire a serata. Più di 20mila, in giro, non se ne spuntavano: per questo gli amici lo aiutarono dopo che la famiglia chiuse o quasi i rubinetti. Lo aiutava anche qualche giovane imprenditore che voleva mettersi in vista; lo aiutava la bella ragazza con la quale stette per quasi dieci anni, Graziella, che vanamente cercò di farsi impalmare; lo aiutava qualche giornalista cui Grillo pietiva qualche buona recensione, e tra questi ha memoria buona Vittorio Siriani, ai tempi al Corriere Mercantile. Insomma lo aiutavano tutti, e va benissimo: ma ce ne fosse uno che non lamenti ingratitudine. In quel periodo i localini di cabaret furoreggiavano: il Kaladium dietro la chiesa di Santa Zita, oppure il Meeting, o ancora il citato Instabile di via Trebisonda che apparteneva al pure citato Luigi De Lucchi, altro mentore di Grillo che tuttavia una sera dovette avvedersi dell’ormai storica ingratitudine del suo ormai ex pupillo. Lo aveva invitato appunto all’Instabile, il 27 dicembre 1977, oltretutto per consegnargli un premio; centinaia di spettatori aspettavano trepidanti, ma niente: Grillo telefonò e fece sapere che non ce la faceva, che era stanco. Disastro: De Lucchi dovette rimborsare tutti i biglietti salvo accorgersi, il giorno dopo, che Grillo in realtà aveva preferito esibirsi in un altro localino, il P4: perché lo pagavano di più.
Il vero problema di Grillo, all’epoca, era che a dispetto del talento non aveva ancora un repertorio tutto suo: prendeva a destra e a manca. Il gran suggeritore rimaneva Portento, per il resto rubacchiava qua e là: cantava sempre, tra altre, le canzoni di Pippo Franco che all’epoca nessuno conosceva. O quasi: «Gli organizzai un provino con un boss di Telemontecarlo, il ragionier Moracca, e il Giuse cantò due canzoni con la chitarra», racconta Portento, che certo non nasconde una forte antipatia per Grillo. «Poi Moracca mi prese da parte e mi disse: “Orlando, ma è questo il fenomeno? Uno che canta le canzoni di Pippo Franco?”. Ai tempi Grillo non aveva niente di suo: solo la faccia, i denti digrignati».
Bullonate. Quanta cattiveria. A ogni modo fu nei primi anni Settanta, per cercar di sfondare, che Grillo provò a trasferirsi a Milano. Pagavano anche 25mila a serata, da quelle parti. Si fece crescere la barba. Andreino, il fratello, tempestò tutti di telefonate affinché lo convincessero a tornare: «Fallo provare ancora un anno, è bravo» gli rispose Portento. Poi, più o meno al terzo anno milanese, la grande occasione: al localino «La Bullona» venne Pippo Baudo con una commissione Rai. Grillo s’inquietò, chiamò Portento, si rispolverarono vecchie battute. La sera fatidica Portento sbarcò alla «Bullona» con una sostanziosa claque e tutto scivolò liscio, o quasi. Grillo, sul suo sito, ha scritto che quella sera “improvvisò un monologo”, ma secondo Portento non improvvisò niente. Anzi, rischiò, perché Baudo fu curiosamente attratto proprio da Portento. Più tardi, anche se il provino del Giuse era andato benissimo, attorno a Portento si formò un capannello dove spuntava il testone di Baudo, e Grillo non resse la scena. Se ne andò, ingelosito. Una scena analoga a quella raccontata da Dino Risi a margine del film «Scemo di guerra», anno 1984: «Già depresso perché ridotto al ruolo di spalla», ha detto il regista al Corriere della Sera, «Beppe si ingelosì del rapporto speciale che avevo con Michel Coluche: e così, per ripicca, fece la mossa classica dell’attore indispettito e si diede malato. Per due mesi dovemmo sospendere le riprese. Finché qualcuno non gli fece sapere che se non fosse tornato avrebbe dovuto pagare una penale. Parola magica: da buon genovese si ripresentò sul set». Il controllo legale chiesto dalla casa cinematografica ebbe buon gioco. Grillo girò altri due film, purtroppo sfortunati e distrutti dalla critica: «Cercasì Gesù» di Luigi Comencini e «Topo Galileo» di Francesco Laudadio. A Dino Risi è rimasto il dente avvelenato: «La cosa che gli è riuscita meglio è la svolta antipolitica, anche perché è più attore oggi di quando cercava di farlo per davvero. Attenzione, però: non c’è niente di vero nel personaggio che interpreta».
Te la do io Reggio Calabria. Qui ricomincia l’avventura. E qui si perfeziona la straordinaria attitudine di Grillo di mollare quelli di cui non ha più bisogno. Normale? Dipende. Altri personaggi come Paolo Villaggio e Tullio Solenghi, a Genova, te li raccontano come saldamente legati ad amici e radici genovesi: Grillo no. Trovare qualcuno che te ne parli bene, in città, è un’impresa. Sarà l’invidia. Per cominciare, appena ebbe successo, mollò la fidanzata. Altri non lo ricordano volentieri: «È l’essere più falso e opportunista che abbia mai conosciuto in vita mia» racconta il presentatore Corrado Tedeschi, «e non ha neanche un pizzico di umanità. C’è stato un periodo in cui ci siamo frequentati insieme alle nostre compagne, pensavo che ci fosse stato un minimo di amicizia, poi seppi che parlava malissimo di me». Pare che Walter Chiari non avesse un’opinione molto diversa, ma vallo a sapere. Anche il rapporto con Portento cominciò ad allentarsi, ma resistette perché ancora utile: dopotutto era stato Portento a scrivere «Te la do io la Francia» nel 1969, ben prima dei fortunati «Te la do io l’America» e «Te lo do io il Brasile»: «Dovevamo anche fare “Te la do io Reggio Calabria”, perché io sono di Bagnana Calabra, ma non se ne fece più nulla» dice l’ex amico. Grillo ormai era lanciatissimo. Nel 1977-78 sulla Rai partecipò a «Secondo voi» e nel 1979 a «Luna Park», stesso anno in cui esordì come presentatore a «Fantastico» assieme a Loretta Goggi, programma di Antonio Ricci. Di lì in poi potrà scegliersi nuovi autori che gli scrivano le battute: Ricci medesimo e Stefano Benni tra questi. Fu il successo vero, e nondimeno i soldi veri che il fratello Andreino prese a gestirgli: anche perché il Giuse non si fidava di nessuno. La Cannelli Grillo era stata ceduta agli stessi operai che ci lavoravano, e cominciarono altri investimenti. L’attico di corso Europa venne trasformato in un centro benessere (massaggi, ecc.) curato da certo professor Mario Miranda: ma l’impresina fallì quasi subito. Ben prima di acquistare una villa al Pevero, in Costa Smeralda, acquistò tre appartamenti nel residence Marineledda nel golfo di Marinella, dove Silvio Berlusconi ha la sua famosa villa. Ottenne forti sconti, Grillo, promettendo che sarebbe venuto a fare delle serate di cui non si ha notizia. Fece tutto col fratello, da cui rileverà la maggioranza assoluta (99 per cento) dell’immobiliare Gestimar di Genova. Cominciò anche la sfilza delle belle auto, in ordine sparso: Porsche, Chevrolet Blazer, secondo alcuni una Maserati, e sicuramente, più avanti, una Ferrari 308 bianca e una Ferrari Testarossa (rossa, chiaro) che terrà parcheggiata davanti alla discoteca Davidia di Genova, coperta da apposito telone.
Jeep, ville e guai giudiziari. La vita spericolata di Beppe
Il fustigatore dei pregiudicati fu condannato per aver provocato un incidente nel quale persero la vita due suoi amici e un bimbo. E si salvò da un abuso edilizio con i condoni che adesso critica
Alla fine degli anni Settanta Giuseppe Piero Grillo prende moglie: a Rimini conobbe la proprietaria di una pensioncina, Sonia Toni, e in breve si sposarono. Avranno una figlia, Valentina, e Davide, nato purtroppo con dei problemi motori. Il girovagare di Grillo tra i residence di Roma e Milano, tuttavia, renderà le cose difficili molto presto. Su un importante quotidiano nazionale, pochi anni dopo, la moglie rilascerà un’intervista in cui accuserà il marito di non andarla a trovare praticamente mai e soprattutto di lasciarle sempre pochissimi soldi. Ma oggi i rapporti sono ottimi: anche se si è vista negare, da ex candidata per i verdi a Rimini, il famoso bollino grillesco che suo marito rilascia alle liste civiche. Si è arrabbiata molto.
Il giorno più nero. Il tardo 1981 e non il 1980, come erroneamente riferito nel suo blog, è l’anno in cui il comico diviene protagonista di un episodio destinato a segnalarlo per sempre. Il 7 dicembre, da Limone Piemonte, decide di partirsene con alcuni amici alla volta di Col di Tenda, un’antica via romana tra la Francia e la Costa ligure: in pratica sono delle strade sterrate militari in alta quota che portano a delle antiche fortificazioni belliche. Con lui ci sono i coniugi Renzo Giberti e Rossana Guastapelle, 45 e 33 anni, col figlio Francesco di 8, oltre a un altro amico che si chiama Alberto Mambretti. Per farla breve: quel viaggio, d’inverno, è una follia. È una strada d’alta quota non asfaltata, e un altro gruppo di amici, nonché un’opportuna segnaletica, sconsigliano vivamente: a esser precisi, la strada è tecnicamente chiusa. Fa niente: Grillo ha uno Chevrolet Blazer, un costoso ed enorme fuoristrada rivestito esternamente di legno e peraltro inquinantissimo. Un quinto amico, Carlo Stanisci, forse si avvede del pericolo e decide di scendere assieme alla fidanzata e al cane. Finisce malissimo: all’altezza di Bec Rouge, alpi francesi, l’auto sbanda su un ruscelletto ghiacciato e scivola verso una scarpata; Grillo riesce a scaraventarsi fuori dall’abitacolo, ma gli altri no, e l’auto rotola nella scarpata per un’ottantina di metri. Mambretti sopravvive non si sa come. I due coniugi muoiono, e ciò che resta del figlio viene trovato sotto la fiancata dell’auto.
Sconvolto, Grillo si rifugia nella casa di Savignone che divide col fratello. Aspettando il processo, non si ferma: ha appena ultimato «Te la do io l’America», nel 1982 è protagonista di «Cercasi Gesù» diretto da Luigi Comencini e nel 1984 l’attende «Te lo do io il Brasile». E qui c’è un episodio, pure raggelante, raccontato in parte dall’Unità del 21 settembre scorso. Grillo accetta di partecipare alla Festa dell’Unità di Dicomano (nel fiorentino) per un cachet di 35 milioni. La sera dello spettacolo però diluvia, gente pochina e di milioni se ne incassano 15. Flop. I compagni di provincia cercano di ricontrattare il compenso, niente da fare: neppure una lira di sconto. Della segreteria comunista, tutta giovanile, l’unico che ha una busta paga si chiama Franco Innocenti, un 26enne: deve stipulare un mutuo ventennale nonostante abbia la madre invalida al cento per cento.
Poi i citati film. Nell’84 c’è il processo per l’omicidio colposo. Emblematico l’interrogatorio in aula: «Quando si è accorto di essere finito su un lastrone di ghiaccio con la macchina?»; «Ho avuto la sensazione di esserci finito sopra prima ancora di vederlo»; «Allora non guardava la strada». Il 21 marzo, dopo una lunga camera di consiglio, Grillo venne assolto dal tribunale di Cuneo con formula dubitativa, la vecchia insufficienza di prove: questo dopo aver pagato 600 milioni alla piccola Cristina di 9 anni, unica superstite della famiglia Giberti. La metà dei soldi furono pagati dall’assicurazione: «La stampa locale, favorevolissima al comico, gestì con particolare attenzione la fase del risarcimento» racconta il collega Vittorio Sirianni. Il Secolo XIX, quotidiano di Genova, s’infiammò con un lungo editoriale a favore dei giudici e dell’avvocato Pasquale Tonolo, ma l’entusiasmo fu di breve durata: l’accusa propose Appello e venne fuori la verità, ossia le prove: il pericolo era stato prospettato, oltretutto, da una segnaletica che nessun giornalista frattanto era andato a verificare. La strada era chiusa al traffico, fine.
La Corte d’appello di Torino, il 13 marzo 1985, lo condannò a un anno e quattro mesi col beneficio della condizionale, ma col ritiro della patente: «Si può dire dimostrato, al di là di ogni possibile dubbio, che l’imputato risalendo la strada da valle, poteva percepire tempestivamente la presenza del manto di ghiaccio (...). L’esistenza del pericolo era evidente e percepibile da parecchi metri, almeno quattro o cinque, e così non è sostenibile che l’imputato non potesse evitare di finirci sopra», sicché l’imputato «disponeva di tutto lo spazio necessario per arrestarsi senza difficoltà», ma non lo fece, anzi decise «consapevolmente di affrontare il pericolo e di compiere il tentativo di superare il manto ghiacciato. Farlo con quel veicolo costituisce una macroscopica imprudenza che non costituisce oggetto di discussione».
Non andrà meglio in Cassazione, l’8 aprile 1988: pena confermata nonostante gli sforzi dell’avvocato Alfredo Biondi, che nel settembre scorso è stato peraltro inserito da Grillo nella lista dei parlamentari condannati e dunque da epurare: il reato fiscale di Biondi in realtà è stato depenalizzato e sostituito da un’ammenda, tanto che non figura nemmeno del casellario giudiziario, diversamente dal reato di Grillo che perciò, secondo la sua proposta di non candidatura dei condannati, non potrebbe candidare se medesimo.
La villa di Sant’Ilario. Ma la vita continua. Nel 1986, poco in linea con certe sue intransigenze future, fu protagonista di alcuni spot per gli yogurt Yomo: «Ci hanno messo 40 anni per farlo così buono», diceva indossando una felpa con scritto «University of Catanzaro». «Lo yogurt è un prodotto buono», si difese lui. Per quella pubblicità vinse un Telegatto. È il periodo in cui andò a vivere a Sant’Ilario, la Hollywood di Genova: una bellissima villa rosa salmone, affacciata sul Monte di Portofino, con ulivi e palme e i citati frutti e ortaggi di plastica. Non fece scavare una piscina, ma due: cosa che piacque poco ai vicini e soprattutto al dirimpettaio Adriano Sansa, già poco entusiasta del terrazzo di 100 metri quadri che Grillo fece interamente ricoprire inciampando in un clamoroso abuso edilizio cui pose rimedio con uno di quei condoni contro cui è solito scagliarsi. Qualche modesto provincialismo anche all’interno, tipo la foto di lui avvinghiato a Bill Clinton appoggiata sopra il pianoforte.
Poi c’è la telenovela dei pannelli solari, pardon fotovoltaici. L’ex amministratore delegato dell’Enel, Chicco Testa, si è espresso più volte: «Grillo diceva che a casa sua, con il solare, produceva tanta energia da vendere poi quella in eccesso. Ma feci fare una verifica e venne fuori che da solo consumava come un paesino». In effetti si fece mettere 20 kilowatt complessivi contro i 3 kilowatt medi delle case italiane, sicché consumava e consuma come 7 famiglie. L’Enel, dopo varie lagnanze di Grillo, nel 2001 decise di permettere l’allacciamento alla rete degli impianti fotovoltaici (come il suo) e addirittura di rivendere l’elettricità in eccesso all’Enel stessa: quello che lui voleva. Il suo contratto di fornitura, con apposito contatore, fu il primo d’Italia. E da lì parte la leggenda dell’indipendenza energetica di Grillo: in realtà il suo impianto di Grillo è composto da 25 metri quadrati di pannelli e produce al massimo 2 kilowatt, buoni per alimentare il frullatore e poco altro.
A ogni modo le polemiche ambientaliste di Grillo ebbero a salire proprio in quel periodo: «Anche Chicco Testa dovrebbe essere ecologista, e tutto quello che sa dire è che ci vuole più energia quando il 90 per cento di energia di una lampadina va sprecata. Non si tratta di produrre più energia, ma di risparmiarla». Giusto. Lui però intanto consumava, e consuma, come una discoteca di Riccione.
L’antipolitica di Beppe, un business da 4 milioni
Quest’ultima puntata è dedicata alla decodificazione di alcune balle su Beppe Grillo e di Beppe Grillo. Anzitutto delle precisazioni. Come visto, Giuseppe Piero Grillo non ha solo fruito due volte di un condono fiscale tombale, ma anche di un condono edilizio nella sua villa di Sant’Ilario. Come visto, poi, la pretesa di impedire la candidatura di chi abbia avuto delle condanne penali in giudicato (regola che non esiste in nessun Paese del mondo) precluderebbe ogni candidatura di Beppe Grillo medesimo, che è pregiudicato per omicidio colposo plurimo. A questa condanna, raccontata nella puntata di ieri, va aggiunto un patteggiamento per aver definito Rita Levi Montalcini «vecchia p...» in un suo spettacolo del 2001: dovette pagare 8400 euro e la causa civile è ancora in corso, anche perché Grillo sostenne che la scienziata ottenne il Nobel grazie a un’azienda farmaceutica. A proposito dei referendum promossi dalle piazze grillesche, invece, vediamo che anche il promotore Antonio Di Pietro invoca che un parlamentare non resti tale per più di due mandati: ma non ha detto che lui, di mandati, ne ha già collezionati cinque, per un totale di anni 11. Anche Marco Travaglio, venerdì, ha tuonato contro i finanziamenti pubblici all’editoria: ma non ha detto che il suo giornale, l’Unità, percepisce più contributi di tutti, e non «come tutti i giornali italiani» (parole sue, rivolte alla folla beona del V-day), bensì nella modalità assai più danarosa riservata alla stampa politica; dalla Rai all’Unità, insomma, Travaglio è pagato coi soldi dei contribuenti. Per chiudere con la manifestazione di venerdì: Piazza San Carlo è grande 168 per 76 metri, dunque 12.768 metri quadri che moltiplicati per 3 (tre persone ogni metro, e sono già tante) dà 38.304 persone totali, non 120mila come dal blog di Grillo: «Eravamo in 120.000. Chi era presente lo sa e anche chi può informarsi in Rete».
Grillo non a caso riconosce solo la rete, per quanto la cosa, nel tempo, si sia configurata come un’ossessiva paura del confronto. Interviste non ne rilascia, ed è nota l’esperienza del giornalista Sandro Gilioli: nel gennaio scorso si mise d’accordo col comico per un’intervista di quattro pagine, ma poi si vide respingere le domande perché definite «offensive e indegne»: tuttavia, una volta rese pubbliche, si sono rivelate del tutto ordinarie.
Poi c’è il capitolo libri: Grillo, semplicemente, è solito bloccare qualsiasi volume che lo riguardi. Nel 2003 fece diffidare e bloccare «Grillo da ridere» di Kaos edizioni, biografia a lui favorevole: la scusa fu che conteneva un’eccedenza di testi dei suoi spettacoli. Nel 2007 invece ha diffidato e bloccato «Chi ha paura di Beppe Grillo?» di Emilio Targia, Edoardo Fleischner e Federica De Maria, scritto per Longanesi: tre studiosi che hanno seguito Grillo per anni; aggiornato due volte, Longanesi infine ha lasciato perdere per non avere grane. Il libro, dopo che per analoghi motivi era stato rifiutato da ben 23 editori, è uscito infine per Selene edizioni giusto in questi giorni. La biografia «Beppe Grillo» uscita infine per Aliberti, e scritta da Paolo Crecchi e Giorgio Rinaldi, è nelle librerie dal novembre scorso nonostante le minacce fatte recapitare da Grillo, ai due autori, a mezzo del giornalista della Stampa Ferruccio Sansa, figlio del suo dirimpettaio Adriano. Tutte le cause, infine, per risparmiare, sono promosse dallo studio legale del figlio di suo fratello Andrea. Va anche detto che l’atteggiamento di Grillo, casta di se stesso, probabilmente non è solo ascrivibile alla preservazione di un culto della propria personalità: semplicemente, vuole essere l’unico a guadagnare col proprio nome.
Il blog che non lo è Sotto questo profilo, la definizione corretta del suo celebre blog, aperto il 26 gennaio 2006, è «sito commerciale»: come tale è infatti classificato. I numeri parlano chiaro: un anno prima del blog, nel 2004, Grillo ha fatturato 2.133.720 euro; nel 2006, due anni dopo, ne ha fatturati 4.272.591. La politica del Vaffanculo sta rendendo bene. Nel citato «Chi ha paura di Beppe Grillo», i tre autori hanno monitorato il sito per tre anni osservando come Grillo, spesso con la scusa della battaglia per la democrazia e il finanziamento dei V-day, venda ogni genere di gadget: video del V-day, dvd dello spettacolo Reset, libro «Tutte le battaglie di Grillo», eccetera. Anche i circolini politici rendono: chi vuole aprire un fan club deve pagare 19 dollari per un mese (dollari, perché la piattaforma è negli Usa) che sono scontati a 72 per chi prenota un semestre. Per ora i circoli sono poco più di 500, ed è già un bel rendere.
Solo alla rete e a Grillo, dunque, dovremmo affidare le verità su Grillo. Tipo questa: «Ho avuto una Ferrari, ma l’ho venduta». Fine. Salvo scoprire, certo non sulla rete, che di Ferrari ne ha avute due, più Porsche, Maserati, Chevrolet Blazer, eccetera. Oppure, sempre parole sue: «Ho due case, una a Genova e una in Toscana». Fine. Salvo scoprire, certo non sulla rete, che una in effetti è a Bibbona, Livorno, 380 metri quadri e 5.600 metri quadri di terreno; ma risulta intestato a lui anche l’appartamento di Rimini dove stava con l’ex moglie, senza contare che la Gestimar, la sua società immobiliare gestita dal fratello, possiede i tre appartamenti a Marinelledda, una villa a Porto Cervo, due locali più garage a Genova Nervi e infine un esercizio commerciale a Caselle, oltreché un garage in Val d’Aosta. Oppure, ancora: «Ho avuto la barca, ma l’ho venduta». Salvo scoprire, certo non sulla rete, che di barche ne avute diverse; una forse l’avrà anche venduta, ma il panfilo «Jao II» di 12 metri, in realtà, risulta affondato alla Maddalena il 5 agosto 1997. C’erano a bordo anche Corrado Tedeschi (che oggi odia Grillo pubblicamente) con la sua compagna Corinne. La barca finì su una secca peraltro segnalatissima, e fu salvato dalla barca dei Rusconi, gli editori. Grillo fu indagato per naufragio colposo, procedimento archiviato. Un’altra volta, il 29 maggio 2001, riuscì nell’impresa si insabbiare un gommone nel profondissimo mar Ligure, alla foce del Magra: con lui c’era Gino Paoli, fu una giornata senza fine. Del condono tombale chiesto e ottenuto per due anni e per due volte dalla citata Gestimar, dal 1997 al 2002, diamo conto velocemente. Fu certo lecito, ma non obbligatorio. Il problema è che era esattamente il genere di condono contro il quale Grillo si era scagliato più volte, e in particolare con una lettera indirizzata al direttore di Repubblica risalente al giugno 2004. Se vorrà ne riparlerà Grillo medesimo, tra un vaffanculo e l’altro.
Il nuovo Coluche. Difficile scacciare l’idea che Grillo non sogni di potersi ispirare un giorno a Michel Coluche, l’attore e comico francese che peraltro ebbe l’onore di conoscere sul set del film «Scemo di guerra» di Dino Risi: «Beppe si ingelosì molto del rapporto speciale che avevo con Michel», ha detto il regista. Coluche, idolo del box office transalpino, dai suoi spettacoli metteva alla gogna i politici e un bel giorno annunciò la candidatura all’Eliseo. Si ritirò solo all’ultimo, ma i sondaggi parevano garantirgli una messe incredibile di voti.
Forse qualcuno avrebbe potuto già insospettirsi dall’esordio cinematografico di Grillo: «Cercasi Gesù», dove appunto interpretava un Cristo moderno anticipando la sindrome «Joan Lui» dell’altro aspirante santone, Adriano Celentano. Anche la discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994, e relativo successo, deve averlo alquanto impressionato. Come rilevato da Libero il 3 ottobre scorso, Grillo mise il suo primo bollino elettorale proprio su Berlusconi: «Sono da mandare via, da mandare via questa gente qua, da votare gli imprenditori, ecco perché sono contento che è venuto fuori Berlusconi: lo voglio andare a votare». E qui siamo appunto nel 1994. Nella primavera successiva, vediamo, Grillo modificò il suo giudizio e lo spruzzò di venature appena megalomani: «Candidarmi sarebbe un gioco da ragazzi, prenderei il triplo del Berlusca» disse a Curzio Maltese su Repubblica. «Mi presento in tv e dico: datemi il vostro voto che ci divertiamo, sistemo due o tre cose. Un plebiscito». Poi, nel 2003, la svolta: «Per arrivare a Berlusconi dobbiamo essere diventati parecchio stupidi». Già covava. Ma una vera discesa in campo, Giuseppe Piero Grillo, non l’ha ancora fatta. Deve ancora discuterne col commercialista.


Giacomo Amadori per “Panorama”

Vaffa... a chi dice che l’onestà non paga». Sembra di sentirlo il ragionier Giuseppe Grillo, classe 1948, mentre gongola davanti al suo estratto conto e srotola la sua inconfondibile cantilena. Infatti lui, l’instancabile fustigatore di furbetti e mariuoli, di privilegi e clientele, ha praticamente raddoppiato il suo reddito da quando indossa i panni scuri (rigorosamente oversize) del Savonarola «crossmediale» (la definizione è contenuta in un saggio recente), a cavallo tra la piazza virtuale di internet e quelle reali dei «V-day» (venerdì 25 aprile l’appuntamento è a Torino per manifestare contro la «casta dei giornalisti» in nome di «una libera stampa in un libero stato»).
La svolta per le sue finanze arriva con l’apertura, il 26 gennaio 2005, del cliccatissimo blog internettiano e con il tour teatrale Beppegrillo.it: il primo caso di uno spettacolo che promuove l’indirizzo di un sito. Ma vediamo i dettagli. Panorama ha esaminato le sue ultime dichiarazioni dei redditi e ha avuto conferma, innanzitutto, che Grillo paga le tasse. Molte. Visto che l’Istat non prevede l’attività di predicatore online, il commercialista di Grillo, il genovese Stefano Cecchi, denuncia i guadagni del cliente alla voce «creazioni nel campo della recitazione». Come un comico o un attore qualsiasi.

Anche gli introiti non sono quelli di un leader politico, più o meno virtuale. Infatti Grillo ha dichiarato nel 2006 un reddito imponibile di 4.272.591 euro, 20 volte quello del presidente del Consiglio uscente, Romano Prodi (217 mila euro nel 2006). Gli anni precedenti per Grillo («Ragioniere che sa fare bene i suoi conti» lo definisce scherzando l’ex compagno di scuola Roby Carletta), senza sito e spettacolo tematico, erano stati meno remunerativi.

Nel 2004 e nel 2003 gira l’Italia con lo show Black out, facciamo luce e dichiara rispettivamente 2.633.720 euro e 2.133.694; nel 2002 batte i teatri con il tour Va tutto bene e le entrate sono più o meno le stesse: 2.214.286. Insomma, sebbene la moglie di Grillo, la signora Parvin, a un’amica abbia confidato che non si vive di soli V-day, certo essi aiutano.

Dal gennaio 2005 Grillo elettrizza l’etere con il suo blog: il settimanale statunitense Time nel 2005 dichiara lo showman genovese uno degli «eroi europei» dell’anno e nel 2008 promuove il suo diario internet tra i 25 più influenti del globo. Un palco virtuale da cui il tribuno arringa in media, si dice, 200 mila persone al giorno. Da qui spedisce sfratti a parlamentari e ministri, liquida i partiti, licenzia manager e impartisce lezioni ecologiste.
Ma se le prediche e la discesa in campo, per ora, non hanno dato i risultati sperati a livello elettorale (alle recenti amministrative le nove liste di «amici di Grillo» presenti in regioni e capoluoghi di provincia hanno racimolato in tutto un deputato siciliano e un paio di consiglieri comunali), dal punto di vista economico si sono rivelate un trionfo.
Come sottolinea Aldo Marangoni, manager dell’agenzia che lo segue da circa trent’anni: «Da quando è partito il blog è stato un successo crescente». Una media di 5 mila spettatori per 80-90 date a tournée, quasi mezzo milione di persone pronte a pagare dai 20 ai 30 euro per ascoltarlo nei palasport. «Le date registrano il tutto esaurito in tempi sempre più brevi» aggiunge Marangoni. Che nel 2005 ha versato a Grillo 3.942.038 euro (cifra cresciuta negli anni successivi).

E il resto della torta? Nella dichiarazione 2006, 512.132 euro provengono dalla Società italiana degli autori ed editori (Siae); 69.784 dalla Casaleggio associati, l’agenzia che gestisce il suo blog (quell’anno all’esordio); 45 mila dalla Feltrinelli (con cui ha pubblicato Tutto il Grillo che conta); 15.500 dal settimanale Internazionale, per cui scrive. Gli fruttano anche gli investimenti fatti presso la Banca Antonveneta che nel 2005 subiva la scalata della Banca popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani, arrestato a dicembre di quell’anno per aggiotaggio, insider trading, truffa aggravata e associazione per delinquere. Quella volta Grillo, al contrario di altre occasioni (per esempio nella vicenda Parmalat), non era riuscito a preconizzare quello che sarebbe accaduto.

Certo le apparenti contraddizioni non spaventano l’uomo. Lo sanno bene gli amici dell’infanzia, quelli che si radunavano in piazza Martinez per sfidarsi con le grette o nelle gare di sputi, o magari per organizzare scherzi feroci (una volta rischiarono di ustionare un barbone che dormiva). «Giuse, come lo chiamavamo» dice Carletta, cabarettista pure lui, «nel ’68 non si interessava di politica. Tra di noi chi metteva l’eschimo lo faceva per cuccare ai festival dell’Unità».

Mentre a scuola venivano organizzate le prime assemblee studentesche, Grillo scarabocchiava alla lavagna i testi delle canzoni di Celentano. All’impegno preferiva le vasche con gli amici in via XX Settembre, il repertorio di Pippo Franco e Duilio Del Prete e le feste con paste secche e vermut. «Quando ballava a guancia a guancia nella penombra era l’unico momento in cui lo vedevamo serio» ricorda ancora Carletta.
Un giorno «porcellino» (il suo soprannome, vista la silhouette tondeggiante) corteggiò la ragazza del giovane sbagliato che in cambio gli ruppe i denti con una testata. Quasi una fortuna visto che gli incisivi sporgenti erano poco telegenici. E che la politica non lo interessasse lo conferma l’ex amico Orlando Portento: «Ha fatto spettacoli per tutti i partiti, ma non certo per motivi ideologici». All’epoca alla politica preferiva le auto sportive e le donne, sebbene sia sempre stato accompagnato dalla fama di genovese parsimonioso: «Ricordo che a Nervi girava con una tuta senza tasche e io gli dicevo che era meglio pagare un caffè che un cardiologo» conclude Portento.

Nel 1990 cambia tutto, Grillo, scovato da Pippo Baudo in un cabaret milanese, viene cacciato dalla tv per una battuta sui socialisti: scopre così l’impegno e i teatri. Nel 1991, secondo un sondaggio Abacus, è il comico più popolare. Iniziano i discorsi all’umanità e le sue performance televisive entrano nel circuito dei programmi di culto. Sino alla scoperta del blog e della sua capacità di rilanciare temi e polemiche che incrementano il fenomeno commerciale. Un meccanismo esaminato nel saggio Chi ha paura di Beppe Grillo? pubblicato in questi giorni dalla Selene edizioni.

I tre autori hanno tenuto sotto osservazione il sito per quasi tre anni. «Chi spera di trovare un blog in realtà entra in uno splendido negozio con un sistema di vendita che funziona benissimo» afferma Edoardo Fleischner, saggista e docente di nuovi media e società all’Università Statale di Milano.

Via internet Grillo vende ogni genere di gadget. Basta cliccare sul sito www.beppegrillo.it per rendersene conto. Di fianco ai vari «comunicati politici» e agli aggiornamenti sul V2day c’è un suq dove manca solo la boccetta con il fiato di Grillo: in catalogo il video del V-day 2007 (l’offerta è libera, ma Grillo precisa: «Chi vuole la mia rovina economica e non verserà neppure un centesimo dovrà almeno pagare le spese di spedizione»), il dvd dello spettacolo Reset (10,20 euro), il libro Tutte le battaglie di Grillo (9,40) e molto altro. Non manca un’area riservata ai negozi.

I librai non possono acquistare meno di 25 pezzi e non è previsto il reso. Questa è la legge di Grillo. Che trasforma in «palanche» tutto quello che tocca. Persino le sezioni virtuali del partito fruttano.

Chi vuole aprire un fan club deve collegarsi alla piattaforma statunitense Meetup.com e pagare una quota: 19 dollari per un mese, scontati a 72 per chi prenota un semestre. Visto che i meetup segnalati sul sito sono 508 (per 360 città e 72 mila iscritti), i conti sono presto fatti: garantiscono un introito di almeno 73 mila euro l’anno. Non è chiarito se quei denari vengano incassati interamente dagli americani. Di certo iscriversi è facile: anche Panorama, utilizzando un solo indirizzo email, ha fondato tre «Beppe Grillo meetup»: «Libera stampa», «Mondadori» e «Segrate». In pochi minuti erano già prenotabili online (sul sito Meetup.com) magliette (16,95 dollari), cappellini (11,95), tutine per neonati (16,95) e tazze (12,95) con i loghi dei nuovi gruppi.

Il sito di partenza (Beppegrillo.it) è gestito dalla Casaleggio associati di Milano, società nata nel 2004 e specializzata nel far fruttare al massimo la rete. Nel 2005 ha dichiarato un volume di affari di 40.525 euro e perdite per 66.833 euro, l’anno successivo, dopo il necessario rodaggio e l’incontro con Grillo, il fatturato è schizzato a 1.187.724 con un reddito imponibile di 380.505 euro.

Il guru dell’agenzia è il perito informatico Gianroberto Casaleggio, 53 anni e riccioli alla Angelo Branduardi. Tra i suoi best-seller Il Web è morto, viva il Web e Web ergo sum. Il merito della conversione a internet di Grillo è suo (nel 2000 l’ex comico genovese apriva gli spettacoli spaccando computer con una mazza da baseball). Nell’introduzione di un libro di Casaleggio, Beppe racconta il loro incontro in un camerino di un teatro livornese: «Cominciò a parlarmi di rete. Di come potesse cambiare il mondo. (...) Tutto fu chiaro, era un pazzo. Pazzo di una pazzia nuova, in cui ogni cosa cambia in meglio grazie a internet».

Le antenne di Grillo si alzarono subito, forse perché la vera specialità di Casaleggio e soci è trasformare l’etere in euro. Per esempio a marzo la sua società ha presentato un focus su «tendenze, strategie, numeri e opportunità dell’e-commerce in Italia». Così oltre a mettere in vendita i prodotti del V-ideologo, Casaleggio è diventato pure il suo editore.
Non tutte le idee rivoluzionarie di Casaleggio seducono Grillo. Per esempio, non sembra averlo convinto la battaglia per l’abolizione del copyright, visto che nei mesi scorsi il predicatore di Sant’Ilario ha fatto un esposto contro la vendita su eBay dei dvd taroccati dei suoi spettacoli. Risultato: il vicentino Alessandro B., 19 anni, si è trovato la Guardia di finanza in casa e il computer impacchettato.

Casaleggio non si è scoraggiato e ha trasformato il blog di Grillo in un laboratorio. Basta leggere sul sito della società: «L’obiettivo è sviluppare in Italia una cultura della rete (...) con la creazione di gruppi di pensiero e di orientamento». E che cosa sono i grillini se non questo? Il marketing virale (il vecchio passaparola), uno dei cavalli di battaglia di Casaleggio, a settembre ha portato in piazza circa 1 milione di persone per il V-day.
Casaleggio, secondo alcuni, direbbe la sua anche sui contenuti del sito, oltre che sulle strategie. Fleischner è esplicito: «Grillo ha confessato che gli spunti sono suoi, ma che per la stesura dei suoi temutissimi articoli riceve degli aiutini».

Molte delle idee di Grillo, come la repentina (e ora un po’ sopita) passione per il mondo virtuale di Second life (trasmessa pure ad Antonio Di Pietro, altro cliente famoso di Casaleggio), sono ispirate dal perito informatico milanese. Però la sua biografia non è quella del ribelle estraneo all’establishment. I biografi raccontano che alla fine degli anni 90 lavora all’Olivetti di Roberto Colaninno, poi diventa amministratore delegato della Webegg (società con 600 dipendenti), joint-venture tra Olivetti e Telecom che si occupa di consulenza strategica per internet.

Nel 2000 siede con Michele Colaninno (il figlio minore di Roberto) nel consiglio di amministrazione della Netikos, un’altra agenzia internettiana. Nel 2004 Webegg viene ceduta alla Value partners e Casaleggio insieme con altri fuoriusciti dalla Webegg si mette in proprio. Tutta gente che si muove bene nel mondo finanziario, tanto che qualche maligno rilegge in filigrana alcune delle battaglie nell’agenda di Grillo.

Ma i cacciatori di pagliuzze rinfacciano al Beppe nazionale altre incoerenze. Lo accusano di promuovere una legge per lasciare fuori dal Parlamento i politici condannati in primo grado, sebbene abbia una condanna definitiva per omicidio colposo in un incidente stradale. Gli appunti dei puristi non finiscono qui: nel 2003 la Gestimar, l’immobiliare di famiglia di cui Giuse è socio insieme con il fratello Andrea (nel 2006 hanno denunciato 12 appartamenti in provincia di Genova, per un reddito imponibile di 53.530 euro), ha usufruito del berlusconiano condono tombale, uno dei bersagli preferiti negli spettacoli di Grillo.


Peccati veniali che non intaccano la fiducia dei fan. Anche perché le disavventure giudiziarie non risparmiano neppure loro. A Genova, la capitale del grillismo, uno degli organizzatori del V2-day, che ha presentato in questura il preavviso per la manifestazione del 25 aprile, nel 2007 è stato condannato (patteggiando) a 1 anno e 4 mesi per bancarotta fraudolenta. Ma questa è un’altra storia.