15 December 2014

Letter from Lhasa, number 361.
Io ho paura (1977) di Damiano Damiani

Letter from Lhasa, number 361. Io ho paura (1977) di Damiano Damiani 
by Roberto Abraham Scaruffi

Il film è ben costruito. Anche se non poteva dire di più. Lo Stato non lo avrebbe permesso ed il film non sarebbe mai uscito.

“I Servizi” non sono i soliti disservizi di disinformazione, bensì Polizie Segrete. Quelli della ‘Difesa’ sono ufficiali dei Carabinieri, di solito, in quei ruoli. “Il generale”, il capo della Polizia Segreta militare, coi suoi, non è un deviato, bensì lo Stato.

Il film non può dire che obbediscono ad ordini del Capo del Governo, del Capo dello Stato, del Ministro dell’Interno, eventualmente di quello della Difesa, e con supervisione NATO.

Il film è preciso, anche se lì racconta la solita favoletta sui neri. Non solo i neri. Pure tutti gli altri sono stati e sono manipolati, sia con contatti diretti che in altri modo, dalle Polizie Segrete Carabinieri-NATO agli ordini del governo e della Presidenza della Repubblica.

È anche ben rappresentato un certo dualismo v’era nella PS. L’ufficiale superiore in divisa ben sa che sono tutti affari di Stato e che si deve obbedienza alle Polizie Segrete Carabinieri-NATO. Il dirigente in abiti civili, il “capitano La Rosa”, evidentemente crede vi siano degli spazi di manovra.

Il giornalista di sinistra naturalmente fa parte di una macchina agli ordini delle Polizie Segrete Carabinieri-NATO. Per cui non può andare dietro ad un poliziotto che vuole parlare per salvare la pelle.

Il protagonista, Gian Maria Volonté / il brigadiere Graziano, si muove bene, nella rappresentazione poliziesco-cinematografica. Solo non capisce che telefonando al suo superiore verrà inevitabilmente intercettato, per cui va all’appuntamento con quelli mandati dalla Polizia Segreta Carabinieri-NATO per assassinare pure lui e dunque chiudere il caso. Il terrorismo è di Stato ma non lo si deve risapere. Il minchione medio deve credere alla “forze oscure”.


Le prove sono state rimosse rimuovendo i personaggi avrebbero potuto far risalire alle responsabilità di Stato e di governo. Lo spettatore ‘avvertito’, cioè il lobotomizzato medio, percepirà una delle solite storie di “servizi deviati” mentre il film dice ben di più anche se deve auto-censurarsi per poter uscire nelle sale cinematografiche.