Letter from Lhasa, number 271. Andrea Camilleri. Castronerie castratorie di
una lama di luce
by Roberto Abraham Scaruffi
Camilleri, A., Una
Lama di Luce, Sellerio, Palermo, Italy, 2012.
(Camilleri 2012).
Andrea Camilleri
Siamo nel genere nero, poliziesco. Non nelle ‘banalità’
eleganti di un Simenon, i cui interessi giornalistici e letterari vanno bel
oltre il poliziesco, né nelle sapienti metafore o negli interrogativi
esistenziali e sconsolati di uno Sciascia, autore del tutto a-poliziesco per
quanto sui racconti possano trarre spunto da vicende di cronaca o di possibile
cronaca nera.
Quest’opera, protagonista centrale il solito commissario
Montalbano, si snoda attorno a tre indagini. Il delitto principale. Un’indagine
contemporanea su immigrati, armi etc. Un’altra che all’improvviso crea
Montalbano su traffici di opere d’arte in cui la compagna di fatto di una notte
di Montalbano rischia di essere implicata ma senza alcuna colpa personale.
Alla fine dominante, per l’epilogo, si rivelano dei
legami, o supposti tali, psicologici, che si arrotolano su due storie
sentimentali, una passata ed una con un promettente futuro, in apparenza.
Il tutto è migliore per la televisione od il cinema, dove
alla fine l’imprecisione si risolve in belle immagini, in ciò lo spettatore si
crea nella propria testa ed in finali che possono anche essere indeterminati,
piuttosto che nel racconto che pretende di spiegare tutto o che, dove non
spiega, o spiega male, rivela falle strutturali.
Una moglie giovanissima che, con la complicità di
un’amica altrettanto giovane, fa ammazzare un ex convivente che continua a
ricattarla, usando per l’omicidio un picciotto di mafia che prima si porta a
letto per un po’, ma mettendo le cose in modo da far sospettare il ricco marito,
ed tutto combinato a lei che si fabbrica una finta rapina con violenza carnale
quando il marito la incarica di depositare in banca l’introito del giorno del
supermercato di cui è proprietario... Ecco, tutto questo si rivela troppo
complicato. Improbabile nella realtà, per quanto possa non esser male da un
punto di vista cinematografico.
L’autore dice due parole sul legame psicologico tra le
due ragazze. Non sono convincenti. Poteva costruirci una storia credibile. Non
lo fa. Se non sapeva farlo poteva evitarsi alcune frasette non convincenti.
Meglio non dire nulla.
Il picciotto di mafia che, con l’aiuto di suoi amici di
base del clan, assassini uno facendolo sembrare esecuzione mafiosa, senza che
il clan lo sappia ed addirittura col clan che lo aiuta nella prima latitanza
(senza sapere da che latiti), ...fino a che Montalbano non contatti il clan per
allertarlo, dunque per la condanna a morte certa del ricercato, clan da cui il
commissario era già stato contattato per smentire la partecipazione dello
stesso alla vicenda... ...ecco, tutto questo non sta né in cielo né in terra.
Il picciotto di un clan non va, con altri di base dello stesso clan,
all’insaputa del vertice clan, a fare l’assassino su commissione o per amore.
Il vertice del clan l’avrebbe subito saputo e sanzionato.
Qualche cassa di armi per la ‘rivoluzione’ tunisina non si parcheggia
magicamente nella campagne di Lampedusa
solo perché vi sono un paio di tunisini di mezza età ed uno della metà dell’età
loro. E pure con l’anti-terrorismo locale che dà loro la caccia (specificamente
al ragazzo; i due altri tunisini non sono stati ancora collegati allo stesso
fino a che non fuggono) pur mostrando una qualche simpatia (che sembra derivare
da ordini superiori) per tali ‘patrioti’. Simpatizzi e li reprimi? Visto che la
Tunisia ante-golpe era un governo amico dello Stato italiano, li avrebbero
semmai ricercati per consegnarli ai tunisini e farli fare a pezzi dagli stessi.
Appunto, la realtà non funziona come sembra suggerire Camilleri. Tuttavia, per
un pubblico nutrito di stereotipi, un autore non meno stereotipato può anche
montarla una storiella del genere, ...se non sa far di meglio.
La vera castroneria castratoria è la conclusione,
Montalbano che va da colei che non ama, fuggendo dal suo grande amore di una
notte e che prometteva uno sviluppo eterno, oltre che caldissimo, appena la
nuova compagna fosse tornata da un viaggio d’affari a Milano.
Quindici anni prima, lui e la compagna precedente si
erano trovati in casa un orfano tunisino di dieci anni che però lui non aveva
voluto adottare, nonostante le insistenze di lei, e lo aveva poi ‘scaricato’
(ma contribuendo con soldi) in un’azienda
agricola dove era trattato come un figlio Il ragazzo aveva un carattere
difficile, o le circostanze lo avevano reso tale, ed era alla fine scomparso
appena compiuti i 21 anni. Riappariva ora, a 25 anni, nell’ambito della seconda
indagine, come cadavere, come “patriota” dice il locale capo
dell’antiterrorismo. Perché 21 e non 18? La maggiore età dei tempi ‘antichi’,
di un Camilleri che non si aggiorna? Sennò, perché non 22 o 24 o 20? Come vive
i quattro anni di ‘fuga’?
Viene notato, dallo stesso proprietario che va dalla PS,
che un suo casolare abbandonato è stato appena usato come deposito di armi. Il
proprietario si accorge che è stato provvisto di porta. Il sito è evidentemente
sorvegliato, perché non fa in tempo a denunciare la cosa che il casolare viene
evacuato. Il sito era usato pure come poligono di esercitazione, od almeno un
razzo era stato lanciato perché ve ne sono le tracce. Per qualche cassa, o
meno, di armi... Due tunisini che lavorano ed uno da tempo alla macchia, ...a
Lampedusa! Con che mezzi? Che strutture? Per cosa? Ah, per fare la
‘rivoluzione’ in Tunisia!
Pur avvisando l’antiterrorismo, Montalbano inizia sue
indagini parallele. I due tunisini di mezza età lavorano nei paraggi, come
operai agricoli. Il ragazzo vede Montalbano camuffato. Allerta i due tunisini,
sono dello stesso gruppo, che si danno subito (appena Montalbano se ne va) alla
macchia con lui. Infatti, allorché Montalbano ritorna per parlare
confidenzialmente con loro (poche ore prima, quando era andato lì col
proprietario, si era simulato un acquirente dei terreni), scopre che sono
fuggiti e pure piuttosto in fretta.
Mentre l’antiterrorismo batte le campagne, ed i tre sono
nascosti, a quello dei tre armato, il ragazzo, scappa una raffica. La polizia
risponde a quello pensa sia fuoco contro di loro ed il ragazzo resta ferito
mortalmente. Dapprima si trovano solo le tracce del ferimento. Alla fine
trovano il cadavere del venticinquenne tunisino, “il patriota”. Un capo di un
anti-terrorismo locale o centrale avrebbe detto “il terrorista”, visto che pure
già sapevano di lui e lo stavano cercando da tempo. No, lo chiama “patriota”... ...Che ad uno scappi una
raffica, proprio quando la polizia transita nei paraggi... Ma la storia ancor
più stupefacente, qui, è un’altra ed anche essa non particolarmente ‘costruita’
dall’autore.
La ex di Montalbano vive tutta l’ultima vicenda, il
ferimento, agonia e morte del ragazzo, come suo personale sconvolgimento
psicologico. E ciò solo perché aveva amato spiritualmente questo ragazzetto
quando abitava in casa con loro, un dieci-quindici anni prima. Montalbano
riceve queste continue telefonate della stessa. Quando il collega gli mostra il
cadavere, Montalbano capisce.
L’autore racconta che questo ragazzo ora morto, il fatto
che Montalbano non avesse voluto adottarlo mentre la ex lo desiderava
ardentemente, ora lega per sempre il commissario e la ex. Per cui, che fa
Montalbano? Chiede 10 giorni di ferie e prenota un volo per Genova dove stava
la ex. E così facendo rinunciava per sempre al nuovo grande e caldissimo amore.
Lo dice lo stesso autore che Montalbano chiudeva per
sempre con la nuova compagna. Camilleri gliela crea e gliela distrugge subito. Ne
è geloso... Il trionfo della famiglia o di una sua simulazione, visto che pure
con la ex non è che fosse formalmente sposato.
L’autore già aveva presentato Montalbano come un po’
imbranato e di carattere chiuso. Ma quando la nuova gli si fa sotto, si fanno
delle grandi scopate notturne, quella prima e poi unica notte. Si capisce da
veri accenni che non solo lui, anche lei se l’è gustata alla follia.
Camilleri poteva concludere il romanzo col ‘banale’ lieto
fine della nuova che ritorna. Poteva anche creare finali tragici vari. O
lasciare tutto indeterminato. Ma lui che fugge dalla ex che non ama più, solo
perché ha scoperto questa forte empatia della stessa col ragazzo ora deceduto,
lasciando per sempre un nuovo e promettente grande amore, è una cosa che forse
si capisce solo guardando la faccia dell’autore ed ascoltandolo, in video,
quando discetta con stereotipi d’occasione. Un tale fine, in sé, è del tutto
inconsistente. Sarà magari consistente con la mancanza di ricerca, di finezza,
psicologica di un Camilleri.
Tale conclusione della storia è proprio una castroneria
castratoria ed autocastratoria. È una tale fuga dalla felicità che uno si
sarebbe auto-vergognato di poterla anche solo concepire. Era mattina presto
quando a Montalbano era stato rivelato l’accaduto e lui aveva collegato tutto
alle telefonate della ex. Alle 21 sarebbe ritornata da lui la nuova compagna.
Poteva andare a lavorare. Poteva prendersi uno o più giorni di ferie. Poteva
andare a farsi una dormita. Il tutto aspettando le 21. No, Camilleri lo fa fuggire,
con una decina di giorni di ferie, ma per sempre dalla nuova, e pure senza
averci costruito (nel racconto) su nulla di davvero plausibile che conduca il
lettore a tale epilogo.
Non è neppure quella voce interiore autodistruttiva che
dice “no” tutte le volte che uno è in vista di o sta vivendo successi. E,
comunque, l’autore avrebbe dovuto eventualmente costruirci, creare una qualche
plausibilità letteraria. Montalbano ha sotto mano una che desidera
spasmodicamente e da cui è desiderato ancor di più. Fugge dalla ex, perché la
ex ha avuto visioni empatiche relativamente ad un povero ragazzo finito
sfortunatamente. Anche su questa relazione spirituale tra la ex ed il povero
ragazzo, l’autore avrebbe dovuto costruirci, fondarla su qualcosa.
No, Camilleri va diritto per la sua strada che è solo
fretta distruttiva ed autodistruttiva, castratoria ed autocastratoria. Ha
fretta di banalizzare e risolvere la vita
nella rinuncia, e gli manca l’arte della ricerca psicologica. Almeno questo è
ciò che appare da questo suo ultimo lavoro, che per me è il primo letto di
questo autore.
Camilleri, A., Una
Lama di Luce, Sellerio, Palermo, Italy, 2012.