28 August 2012

Letter from Lhasa, number 274.
Caricatura di un chierichetto organico.
EcoUmberto e dintorni


Letter from Lhasa, number 274. Caricatura di un chierichetto organico. EcoUmberto e dintorni
by Roberto Abraham Scaruffi

Cogo, M., Fenomenologia di Umberto Eco. Indagine sulle origini di un mito intellettuale contemporaneo, Baskerville, Bologna, Italy, 2010.
(Cogo 2010).
Michele Cogo


Cosa è un intellettuale organico? Un intellettuale organico è in intellettuale che ha dato il culo, dà il culo e continuerà a dare il culo al regime lo paga. Si contrappone all’intellettuale radicale o libero che cerca di andare alla radice delle cose o di lavorare liberamente, senza prostituzioni, sui temi delle proprie ricerche. Poco importa che l’intellettuale organico si qualifichi o si distingua o associ o dissoci come ‘fascista’, ‘comunista’, ‘democratico’, variamente colorato od incolore od altro. ...Etichette...

Umberto Eco è un raro esempio di intellettuale organicissimo. Dà il culo direttamente, senza mediazioni di congrega (per quanto doverosamente schierato ‘a sinistra’, come si chiama di questi tempi), alle potenze del mondo ed al loro ordine compradoro-quirinalizio-CC in Italiozia. È attentissimo a farsi portavoce di una ideologia consistente al 100% con le esigenze della propaganda Imperiale e delle sue agenzie compradore locali, senza cercare di darsi coperture ed auto-coperture apertamente sinistrose, destrose o d’altra dimensione o caratterizzazione, ...per quanto, quando la patria chiami, sia con quella che ora si chiama ‘sinistra’ (ovviamente di governo), salvo altri ordini dell’Impero, sennò lo segherebbero. Certamente, apertasi l’era Monti, scrive pomposo: “Il governo Monti non è una sospensione delle libertà democratiche. È un caso previsto dai nostri costituenti. A sostenere il contrario sono gli stessi che da anni parlano di Seconda Repubblica. Sbagliando”. ...Se lo dice lui... Stronzate, ma non vogliamo qui avventurarci in discussioni politologiche, né di diritto costituzionale. Se Libertà e Giustizia lo convoca, non può sottrarsi e si piazza, al Teatro Smeraldo di Milano (sghignazzando divertito ed agguerrito a qualunque banalità dei soliti teatranti della politica), tra CDB e Pisapia. Deve ben vedere chi poi vinca, che frazione precisa vinca, tra i suoi. Ma tanto, le istituzioni che contano (il Quirinale) restano a questi qua, che sia Monti od un altro alla Napolitano, per cui non starà mai con gli altri. La sua carriera s’affloscerebbe. Comunque, quando ci sono i due minuti (o le due ore) dell'odio orwelliano non è che possa darsi latitante od ostentare distacco. Neppure quando le gazzette di quelli lì gli offrono La Bustina di Minerva, o cose simili, sia essa per spalmare venti parole di scienza o di merda, non è che possa disertare. ...Se ti metti contro i tuoi, poi chi ti resta se hai bisogno? Intellettuale organicissimo lo si diventa. Ma poi lo si deve pure restare. Nulla è semplice, né certo per sempre, nella vita. Lui sa come muoversi... 

Dare il culo non è una virtù. Di conseguenza non è una virtù essere intellettuali organici od organicissimi. Umberto Eco non è una virtù. È una caricatura che il regime imperiale alimenta, perpetua, diffonde. I miti sono tali. Inutile immaginarsi od illudersi che lui sia differente. Basta analizzarne i contenuti, i messaggi produce e veicola, che gli vengono fatti produrre e veicolare. 

L’introduzione di Paolo Fabbri è apologia del nulla. Se gli escrementi galleggiano, non è che il galleggiare di un Eco divenga un virtù. Se i palloni gonfiati volano, non e che un Eco rigonfio e retorico divenga meno vuoto. Fabbri ne è innamorato ed usa la piaggeria (oppure avrà altre ragioni sue per adulare) per estrinsecarlo rivolgendo qualunque aspetto di un Eco in preziosa sostanza che non v’è.

Umberto Eco è stato inventato dall’industria pubblicitaria. E lui si sarà ben ingegnato a farsi inventare e diffondere. Solo chi non mangi il formaggino tanto decantato dai media non si accorge che rovina lo stomaco. Chi non lo legga, afferra il vero Eco inventato dall’industria culturale. Non scartare la confezione, per evitarsi la merce avariata essa contiene. Godersi l’esterno, seppur il luogo comune arguto soddisfi solo l’incolto suggestionabile dai commessi viaggiatori o stanziali.     

Nel dedicare il libro, la ricerca, a sua nonna Gigia, l’autore sottolinea sottilmente che Eco potesse avere come modello un Mike Bongiorno. Anzi, l’autore lo negherebbe. Tuttavia, leggendolo, uno si immagina Eco che guarda la tv e torna e ritorna su Mike Bongiuorno fino ad interrogarsi perché fosse così bravo (secondo Eco). Eco, che non riesce ad essere Bongiorno, conclude che è bravo perché è ignorante mentre lui, Eco, che è coltissimo (si dice), non può essere bravo come Bongiorno. Nessun problema. Lo faranno bravo, bravissimo, con tecniche pubblicitarie quando creeranno il Formaggino-Eco. Eppure, lui (Eco), che si confronta a Mike, sente che [lui Eco] non regge il confronto (secondo lui). Molti non sono mai stati ossessionati da Mike Bongiorno. Era come un elemento del paesaggio, non necessariamente gradevole o sgradevole. Invece Eco doveva essere ossessionato dal ‘bravissimo’ Mike. ...Ognuno si confronta a chi crede... Lì v’era pure un sicuro motivo personale visto che Eco era ossessionato dal Mike per ragioni di Sampò, la sua [di Eco] fidanzata d’allora. “Ragioni di figa”, direbbe Sgarbi.

 Quando l’autore (Cogo 2010) si avvia alla conclusione, le banalità aumentano. Eco diviene tuttologo, oltre a tutto e l’opposto di tutto, almeno nei riferimenti a chi lo vorrebbe una cosa e chi l’opposto. Tuttologo, in parte (sono vari i campi in cui Eco non si avventura e per cui non mostra alcuna passione), certo, ...e la tuttologia è merito quando non sia fuga dalla profondità (Eco è profondissimo!), perché implica visione laterale anche se, in Eco, non proprio pensiero laterale, già cosa più difficile per un conformista per quanto brillante. Eco è uno che si conforma, ma non il conformismo di chi veda e frequenti l’eresia, e poi s’adegui per convenienza magari inevitabile e giustificata. No, Eco si ferma ben prima. Si vieta l’eresia vera e fruttuosa. C’è chi simula fedeltà. Eco lo è davvero fedele. Potrebbe vivere sotto qualunque regime e s’adeguerebbe, ma in toto precludendosi altre visioni, come qui ed ora. 

Ed ecco che, addirittura, Eco viene fatto divenire il Prometeo che porta la luce dove regni l’oscurità. Beh, Eco, per quanto appena detto, porta il fumo, magari un profumo leggero, ma poi il lettore si dice o che non c’era niente da scoprire davvero oppure che sarà per un’altra volta. L’oscurità continua a regnare. Eco non la fende mai, in nulla. Troppo pericoloso per l’intellettuale organico ed addirittura mondiale. Ognuno è quel che è e non può essere altro. Più che il fuoco, dona, a chi paghi, il fiammifero scappellato: ‘Tranquilli ve lo garantisco io, il grande, grandissimo, Eko!, ...no, non si poteva accendere... ...vedremo un altra volta...’ 

Vi sono delle persone che fin da piccole pensano alla propria autobiografia. ...E cominciano pure a scriverla ed a raccogliere foto per essa... Un intellettuale deve essere libero. Libero pure da sé stesso, in qualche misura. Insomma, non ve lo immaginereste mai un Eco a farsi una sveltina, magari con una intellettuale eiaculazione precoce, con una pornostar, in ascensore, alla Sgarbi (per quanto non sia detto che che uno Sgarbi sia più intellettualmente libero; semplicemente non lo so, qui, per cui non mi pronuncio). In effetti sono due diverse pratiche mediatiche con uno Sgarbi più ‘piazzaiolo’, sembrerebbe, per quanto non meno colto e non meno ‘intellettuale’ di un Eco. Probabilmente sarebbe impensabile per un Eco stare in parlamento. Chissà se un Eco resisterebbe alla seduzione di un seggio senatoriale a vita (che comunque non implica poi una vera vita parlamentare, a differenza dai mandati elettivi sebbene anche lì uno potrebbe poi far l’assenteista permanente o dedicarsi alla studio mentre schiaccia bottoni). ...Può anche darsi che gli sia stato proposto, che lui si sia negato ed io non ne abbia avuto notizia... ...Beh, davvero due differenti ‘pratiche sociali’ e mediatiche, un Eco ed uno Sgarbi, per quanto in campi appena differenti seppur del tutto connessi. O forse no. Son davvero così differenti? Beh, Sgarbi, un vero liberal, si è politicamente schierato dalla parte ‘sbagliata’ (...ma come potrebbe stare da quella ‘giusta’?). Eco, un bigotto da sacrestie, sta invece dalla parte giusta, quella dei sinistri dell’Impero. Se potessi disporre di biblioteche londinesi o statunitensi invece delle ‘congolesi’, cioè di nulla (computer a parte, che non è poco, anche se ultimamente v’è un certo oscuramento, speriamo solo temporaneo, di varie possibilità di scarico gratuito) dove mi trovo, sarebbe interessante gettarsi sugli scritti di Sgarbi e tirarne fuori una qualche comparazione con un Eco, se possibile. 

Meglio non concludere in alcun modo queste note di lettura... C’è chi non sa non inventarsi sfottò d’occasione. Non sempre m’appassionano e non sarebbe serio qui. Non che si debba essere seri a tutti costi, ...ma neppure non esserlo. Del resto non ne voglio ad Eco, che non conosco personalmente, né da vicino, sebbene io ne abbia già scritto, da qualche altra parte, in altra forma, e pure ben peggio, nella sostanza, che qui ora.


Cogo, M., Fenomenologia di Umberto Eco. Indagine sulle origini di un mito intellettuale contemporaneo, Baskerville, Bologna, Italy, 2010.