Letter
from Lhasa, number 369. Le avventure di Cipollino
by Roberto Abraham Scaruffi
Rodari, G., Le avventure di Cipollino, Einaudi
Ragazzi, San Dorligo della Valle, Trieste, Italy, 2010.
(Rodari 2010).
Gianni Rodari
Cipollone, il padre
di Cipollino e di altri sette suoi fratelli, venne arrestato per sovversione.
L’accusa era del tutto inventata. Venne comunque condannato all’ergastolo.
A Cipollino, che lo
era andato a trovare, Cipollone rivelò che, in galera, era pieno di
galantuomini, che erano in prigione proprio per questo motivo, dato che al
Principe non piacevano le persone per bene. I malfattori stavano col Principe
mentre quelli per bene, o parte di loro, in prigione.
Cipollino, capita
la situazione, dichiarò al padre, ascoltato pure dalla guardia che subito pose
fine al colloquio, che intendeva divenire un buon cittadino, pur senza finire
in prigione ed, anzi, liberando coloro vi si trovavano. Affidò la madre ed i
fratelli ad uno zio che, fortunato, aveva un lavoro, e si mise in cammino. Prese
la prima strada gli capitò, che si rivelò giusta e, in un paio d’ore, arrivò al
paese giusto dove incontrò Zucchina che, coi risparmi di una vita, si era
appena costruito una casa della grandezza di un canile.
Con gran frastuono
arrivò il cavalier Pomodoro ad intimare a Zucchina di sloggiare immediatamente
dato che aveva costruito su terre altrui. Ne prese le difese proprio Cipollino
che, aggredito da Pomodoro, si salvò perché questi cominciò a piangere dato che
Cipollino era della specie delle cipolle.
Cipollino trovò
dunque lavoro nella bottega del ciabattino, mastro Uvetta. Un giorno Pomodoro
arrivò coi gendarmi e sloggiò Zucchina mettendo al suo posto il cane Mastino.
Ma Cipollino diede a questi un sonnifero e, così addormentatolo, lo riportò a Pomodoro.
Su proposta di Cipollino, la casetta, non più sorvegliata per il momento, fu
caricata su un carro e nascosta nel bosco.
Le padrone del
villaggio erano le contesse del Ciliegio. Quando Pomodoro scoprì che la casa di
Zucchina era scomparsa, avvisò il governatore e si fece dare una ventina di
poliziotti, i limoncini, che arrestarono molta gente del paese, ma non
Cipollino. Cipollino aveva fraternizzato con una bambina, Ravanella. Con lei
andò al castello dove conobbero Ciliegino, il nipotino delle contesse del
Ciliegio. Li sorprese Pomodoro ed i due dovettero fuggire, col successo
tuttavia di avere fraternizzato con Ciliegino un bimbo ammalato di
solitudine.
Alla fine pure
Cipollino si trovò arrestato e messo in isolamento. Casualmente liberato da una
talpa, la convinse facilmente a scavare nella direzione della prigione dove
stavano accalcati gli altri. Tuttavia, concluso il lavoro, accecata dalla luce,
la talpa fuggì, impedendo così, non continuando gli scavi, la fuga di massa
dalla prigione. Unitosi Cipollino agli altri, furono comunque tutti liberati da
Ciliegino che si era procurato la chiave della prigione.
Il racconto si
sviluppa con molte altre vicende, ed immagini e dinamiche di valore allegorico
(tra cui la talpa della supposta rivoluzione).
Alla fine, la
rivoluzione, o tale ritenuta e chiamata, caccia via la vecchia classe dirigente
nobiliare ed instaura la repubblica. E così, annuncia la conclusione del
racconto, accadrà in tutti gli altri castelli (e relativi territori) del mondo,
e tutti (a parte chi si trova espropriato dei propri privilegi e coloro che
devono fuggire altrove, finché vi sarà un altrove) vivranno felici e contenti,
inclusi quelli della vecchia classe dirigente che si saranno allineati per
tempo con nuovo che avanza. ...Una favoletta...
In Italiozia, era
il 1951 ed anni successivi a seconda di quando chi abbia letto il racconto lo
abbia letto. Si viveva nella repubblica
dei voltagabbana, come ovunque nel mondo vi siano cambiamenti di cosiddetti regimi.
Cambiano le etichette ma poi ci sono sempre gli stessi, sia in basso che negli
altri livelli. Gianni Rodari, del 1920, di Omegna, già precettore e maestro
elementare, si iscrisse al PCI l’1/5/1944 e vi restò fino alla morte, avvenuta
nel 1980. Questa tessera, unita alla sua passione per scrivere per bambini, fu
la sua fortuna come scrittore per l’infanzia in Italia ed all’estero.
Non sono sicuro che
un bimbo capisca e si diverta di più se personaggi normali sono chiamati e
rappresentati con nomi ed immagini di ortaggi. Quanto alle ideologie trasmesse,
tutti gli autori ne trasmettono. Del resto, immagini bonarie ed edulcorate
rendono di più, suppongo, sul mercato dell’immaginario infantile [mercato
gestito da adulti che ritengono di immedesimarsi nella mente infantile oltre al
doversi barcamenare nei luoghi comuni dei tempi], che crudi realismi. Il
mercato dell’immaginario, qualunque sia l’età e la formazione dei destinatari,
non è ovviamente quello che magari il destinatario desidererebbe o si
meriterebbe. Del resto, anche il bimbo venga raggiunto da immagini supposte
specifiche per la sua età è pure variamente bombardato dalle immagini e dai
messaggi che raggiungono un po’ tutti.
Non ho ricette da
offrire, o proporre, o suggerire. I mercati dell’immaginario propongono quello
il sistema, nelle sue varie articolazioni, produce. Ognuno riceve quello
circostanze e propensioni fanno sì riceva, e lo filtra secondo come la sua
personalità in formazione ed evoluzione lo recepisca.
Rodari, G., Le avventure di Cipollino, Einaudi
Ragazzi, San Dorligo della Valle, Trieste, Italy, 2010.