09 June 2013

Letter from Lhasa, number 321.
La trattativa Stato-mafia tra processo politico e processo penale

Letter from Lhasa, number 321. La trattativa Stato-mafia tra processo politico e processo penale
by Roberto Abraham Scaruffi

Fiandaca, G., La trattativa Stato-mafia tra processo politico e processo penale, in Criminalia. Annuario di Scienze Penalistiche. 2012, ETS, Pisa, Italy, 2013.
(Fiandaca 2013).
Giovanni Fiandaca



L’autore valuta il caso con argomenti giuridici, più altre considerazioni collaterali ma non troppe, né troppo oltre la sfera giuridica. Il tutto si fonda ovviamente sui presupposti che non siano tutte sceneggiate per altri fini come invece sono. 

Per l’autore, un’indagine ed un processo penale dovrebbero fondarsi su plausibili ipotesi di reato. Per l’autore, anche vi fossero state ‘trattative’, azioni di polizia e politico-istituzionali per impedire crimini ulteriori non sono fattispecie configurabili come reati.

Quello che l’autore non può fare è definire il quadro storico-ambientale reale.

Le stragi del 1992 sono ordinate dal Quirinale. Quella di Capaci dal Quirinale di Spadolini per liquidare la corsa presidenziale di Andreotti ed instaurare la dittatura quirinalizia-mediobancaria dopo aver fatto credere allo stesso Spadolini che lui sarebbe divenuto Presidente a seguito della strage. Gli viene poi preferito uno senza vera base di partito come Scalfaro, dunque facilmente condizionabile dal blocco mediobancario che ha solide radici nelle alte burocrazie statali. La strage Borsellino serve solo a coprire quella Falcone. È ordinata dal Quirinale di Scalfaro e dal suo governo Scalfaro-Amato.

Non a caso il Quirinale, anche sotto Napolitano, copre Mancino allora all’Interno e parte (istituzionalmente responsabile, perché se l’Interno non dà l’ordine, od il nulla osta, con altri, e non dà coperture, nessuno si sogna di fare tali cose!) della strage Borsellino.

Lima viene liquidato su ordine di Andreotti, dunque dai suoi CC. Andreotti che si appresta a divenire Presidente della Repubblica non ha più bisogno della sua corrente, tanto meno in Sicilia. Lima era comunque parlamentare europeo dunque non poteva ‘aiutarlo’ nel momento delle votazioni per il Presidente della Repubblica. Inoltre, Lima è amico di Falcone e conosce la Sicilia. Lo avrebbe verosimilmente avvisato che sarebbe stato organizzato il suo [di Falcone] assassinio, se non lo avessero potuto bloccare in altri modi nella creazione della sua FBI italica, la Superprocura. Altri assassinii realizzati dal blocco andreottiano hanno la stessa duplice funzione. Sono schemi comportamentali classici dei CC e di qualunque polizia e polizia segreta. Il potere politico-istituzionale ordina e loro eseguono con liquidazioni rapide, se lo statista che ordina ha e sa avere potere reale.

Il Craxi statista che diceva di non avere trovato la stanza dei bottoni, ma di avere la carta intestata, non aveva, o non aveva ancora, ben capito come funzionano le istituzioni principali. Nenni come vice-capo del governo è chiaro che non ne avesse accesso, per cui la stanza dei bottoni gli era stata ben occultata dai DC. 

DNA-DDA-DIA (la Superprocura ed annessi) vengono create da Falcone e Martelli. Martelli si era forse illuso di crearsi la sua struttura ‘terroristica’ come via verso il potere reale. Gliela faranno pagare.

Tipico negli schemi comportamentali di Andreotti, questi dà copertura alla creazione delle Superprocura mentre ostacola in tutti i modi che Falcone la possa capeggiare.

Andreotti e Falcone parlano della cosa. Andreotti obietta a Falcone che la struttura che si va a creare dà un potere immenso a chi la capeggi e chiede allo stesso chi garantisca che non venga male usata. Falcone sbotta che lui stesso ne sarà la garanzia. A quel punto sono chiari problema e soluzione. Falcone è il problema, e la sua estromissione o liquidazione la soluzione. Senza Falcone, alcuni dettagli amministrativi come il solito reclutamento interforze garantiscono che i CC abbiano le mani in pasta nella stessa. 

La Superprocura viene creata, da Martelli e Falcone, specificamente per Falcone. Sono come normative ad personam perché Falcone possa liquidare le mafie, o così vien fatto credere o si illudono.

Sarebbe stato un cambiamento sistemico radicale, alquanto altamente improbabile in uno staterello compradoro e sottosviluppista come Italiozia. Probabilmente Falcone, idem Martelli, non capisce del tutto la verità elementare che la mafie sono lo Stato, alias, innanzitutto, governo formale, governo reale, ed i loro CC. Non si liquidano le mafie senza liquidare i CC, e senza poi ordinare alla polizia di liquidare le stesse anziché usarle e coprirle. Ma la stessa burocrazia-polizia potrebbe sopravvivere nella sua configurazione attuale senza creare delinquenza per poi gestirla e fingere di combatterla? 

Quando Martelli si impunta, e Falcone sarebbe divenuto capo, superprocuratore, della struttura creata per lui, e non per altri, Andreotti organizza, coi CC, la liquidazione dell’ideatore che l’avrebbe capeggiata dunque usata. Andreotti ed i suoi CC pianificano l’assassinio di Falcone che avrebbe creato una FBI italica, dunque sovvertito la supremazia sistemica dei CC, gli stessi CC che hanno sempre gestito mafia e terrorismi.

Ovviamente, Andreotti non antepone la liquidazione di Falcone alle sua mire presidenziali, per cui avrebbe dato l’ordine esecutivo ad elezione avvenuta. Come per la Grande Purga, già iniziata a Milano, su ordine di Andreotti, un blocco di potere più forte si impadronisce delle macchine in corsa andreottiane e le usa per i suoi fini.

Quello che Andreotti aveva pianificato di fare per il suo potere personale è perfetto pure per il blocco compradoro Mediobanca, per i suoi propri fini. Con la fine dell’Impero sovietico, dunque dei accordi di Teheran (novembre-dicembre 1943), il Quirinale era stato individuato come l’istituzione chiave per passare dalla partitocrazia (scaturita dagli accordi di Teheran) alla dittatura quirinalizia (più funzionale alla dominazione anglo-americana ed anche tedesca). 

Già il fallito attentato dell’Addaura era stato un’operazione di Servizi. Chi sventa l’attentato (due agenti del Sisde, ma della PS) e chi ha informazioni su di esso viene assassinato. I CC non ne sanno nulla? Impossibile! Polizie Segrete CC ed altre, su mandato istituzionale, si occupano dell’attentato, e di assassinare chi lo abbia contrastato e chi possa far trapelare informazioni su di esso.

Attentato dell’Addaura. 21 giugno 1989. Governo De Mita. Presidente della Repubblica Cossiga. Antonio Gava all’Interno. Zanone alla Difesa. I governi passano. I CC restano. Ma senza copertura governativa, quirinalizia e parlamentare, alias senza Segreto di Stato, nessun CC, né altri, si azzarderebbe mai ad organizzare nulla di questo genere. Farebbero la fine che hanno fatto coloro che sventarono l’attentato e fornirono informazioni su di esso: ammazzati. È uno schema tipico. 

Non a caso, DNA-DDA-DIA sono, senza Falcone, che, ingenuo o folle, si sognava novello J.E.Hoover, solo una burocrazia addizionale facilmente manipolata dalla dittatura quirinalizia e dai CC. L’assassinio di Falcone, che avrebbe dovuto essere realizzato ad elezione avvenuta di Andreotti, viene anticipato da chi vuole stoppare la corsa presidenziale di Andreotti. Andreotti sta chiedendo i voti del PSI a Martelli quando gli arriva la telefonata della strage. Capisce subito il messaggio e rinuncia alla corsa presidenziale. Altri sapeva della liquidazione di Falcone pianificata da Andreotti e la usa contro di lui nel momento meno opportuno per lo stesso. È il blocco quirinalizio-mediobancario-NATO che afferma la sua supremazia militare sul blocco andreottiano. O Andreotti rinuncia, o tocca a lui. Il governo reale milanese si impone al governo formale romano.

Si inventa la favoletta che si sia eletto uno senza base come Scalfaro per dare una risposta “alla mafia”. Perché non potevano dare “una risposta”, che necessità v’era d’una risposta?, eleggendo Andreotti?! Andreotti, esperto di burocrazie, oligarchie, questioni militari, servizi, capisce subito il messaggio della strage di Capaci e dice a Martelli che si ritira. Meglio vivo e senatore a vita, quale già era, che Presidente ed ammazzato. Per quanto, a quel punto, anche avesse insistito ed ottenuto i voti del PSI avrebbe fatto la fine di Forlani e peggio. Chi usa le stragi si compra pure i parlamentari. CDB era molto attivo, in conto Mediobanca, e girava per ministeri e partiti. Anzi, girava per ministeri, a comprare, ma i gerarchi dei partiti della sua area, od i politici e statisti da lui comprati, se li convocava a casa od in ufficio.    

L’arresto di Riina è una reazione dei CC andreottiani contro il Quirinale e le sue stragi del 1992 (quella di Capaci e l’altra di copertura). Egualmente le stragi ed altra attività militare del 1993 sono opera dei CC andreottiani che usano loro milizie parallele mafiose. Si veda che fine hanno fatto i CC di quell’area andreottian-oltranzista.

Ridicola la tesi delle cosche tradite dalla sentenza della Cassazione del 30/01/92. Sono argomenti da uffici di propaganda militare. Le mafie sono abituate a vivere in regime di terrore, costantemente represse mentre lo Stato favorisce nuovi personaggi, dopo che vecchi ora liquidati erano stati favoriti per un periodo. Il mafioso lo sa che dura finché dura anche se si illude di essere più furbo degli altri e di durare sempre. Qualcuno lo fanno durare per sempre, tanto per alimentare le illusioni. Ci sono liquidazioni interne e liquidazioni apertamente di Stato. Nulla di nuovo sotto il sole.

Se qualcuno voleva liquidare Giulio Andreotti, Claudio Martelli, Calogero Mannino, come riportato dall’autore, dovevano essere di mafie differenti da quella dei CC andreottiani, almeno nel caso di Andreotti.

Contrariamente a quanto scritto a pagina 3 del saggio, Scotti e Martelli non furono sostituiti da Mancino e Conso, bensì da Mancino e Martelli. Scotti non è che fosse meno disinvolto di Mancino. Mancino co-ordina la stage Borsellino. Scotti co-ordina quella Falcone.

Nessuno interpella il Ministro della Giustizia per questioni militari. Le stesse carceri erano e sono più sotto il controllo dei CC che del Ministro. Martelli viene poi liquidato per via giudiziaria, la Grande Purga 1992/93 (poi permanentizzata) era in pieno corso, e si dimette il 10/02/1993. Il governo dura fino al 28/04. Gli subentra Giovanni Conso il 12/02/1993, poi confermato nel successivo governo Ciampi.     

“Per quanto se ne sa, se c’è un beneficio concreto che la mafia ha conseguito, questo viene dall’organo dell’accusa individuato nella revoca di alcuni provvedimenti ex art. 41 bis ord. penit. disposta dal ministro della giustizia Giovanni Conso nell’anno 1993 nei confronti di circa trecento mafiosi di livello però tutto sommato modesto. Non risultano, per il resto, altre forme di cedimento riconducibili a decisioni del governo o di suoi esponenti.” (Fiandaca 2013, p. 4).
Molti mafiosi sono costantemente liquidati per far spazio ad altri. Sono tecniche di polizia per tenere sotto controllo quanto da essa stessa creato.

Un costante ricambio sarebbe anche una sana tecnica di amministrazione, per esempio, delle burocrazie cosiddette pubbliche sì da evitare che esse vadano fuori controllo e finiscano per dominare la società esse dovrebbero servire. Quello che lo Stato e gli statisti sono incapaci di fare relativamente a sé stessi, viene invece realizzato come normale attività di polizia relativamente alla criminalità organizzata che è sempre e solo criminalità di Stato. Anche se esistono mafiosi protetti per decenni o per sempre, la grande maggioranza, almeno ai livelli più bassi non lo è e non sa neppure di essere strumento di Stato. Al massimo intuiscono di protezioni e pensano solo di essere più furbi degli altri. Alla fin fine, di chi è finito dentro, dunque è stato liquidato, non ne frega nulla a nessuno. Quando escono rischiano solo di essere uccisi da chi abbia preso il loro posto, a meno che la galera non sia stata solo una tecnica per qualificarli e poi spingerli su, per qualche tempo, prima di liquidarli definitivamente. I meccanismi di protezione di livelli alti della criminalità organizzata, in pratica dei pochissimi che non possono non sapere di essere miliziani di Stato (pur con la parallela coscienza che possono essere scaricati in qualunque momento), sono altri. Comunque, i regimi carcerari non è che dipendano dallo sghiribizzo di un ministro.

Il riferimento dell’autore a “sistemi criminali”, la mega pseudo-inchiesta della Procura palermitana, è un riferimento ad uno dei tanti tentativi di operare una qualche ricostruzione di comodo delle mafie siciliane per assolvere i protetti dal Quirinale ed accusare Berlusconi di esserne lui ora il braccio politico.

Una cosa della serie: da Andreotti a Berlusconi; li sputtaniamo e poi archiviamo sì che divenga tutto pubblico e se ne occupino i Travagli dei CC, col sostegno dei professori della CIA-FBI e del SIS che strombazzano che i “materiali giudiziari” siano oramai l’unica vera e certificata fonte storica di questi tempi. Lo storico ed il politologo devono solo divulgarli. È già tutto definito e scritto, ...dai carabinieri.

Senonché, citato dall’autore, lo dice Antonio Ingroia, a leggerlo come si dovrebbe: avevamo trovato/inventato i colpevoli della mega-cospirazione senonché mancavano le prove per fregarli davvero in tribunale. Visto come montano i processi a Palermo, e non solo, se uno di quelli ti dice che mancavano le prove, doveva mancare proprio tutto. Qualcuno aveva suggerito loro chi fossero i ‘colpevoli’ predestinati, predefiniti dal potere reale.

Non importa. Ci pensano i professori CIA-FBI-SIS e quelli indigeni di sponda anti-Berluska, con annessi giornalistici ed editoriali, a dire che i materiali giudiziari hanno mostrato o confermato che... anche se non v’erano prove giudiziarie sufficienti per montare pure processi.

Le mafie, come i terrorismi, sono di Stato e solo di Stato. Essi sono lo Stato. Sennò sarebbe piccola devianza o delinquenza individuale rapidamente repressa.

Le istituzioni italiche delegano la cosa (creazione, gestione e manipolazione di terrorismi e mafie) ai CC ed annessi. I politici passano. I CC e le burocrazie dello Stato (“le istituzioni”) restano.

L’ex-PCI, D’Alema capo del governo, trasformò, ovviamente col voti di tutti,  anche formalmente i CC in prima FA delle FFAA (art. 1 della legge delega 31 marzo 2000, n. 78). Che non sapessero che cosa erano e sono i CC in Italiozia, da FA a super-polizia a Polizie Segrete? Impossibile! ...Come se negli USA i Marines fossero anche l’FBI, la CIA, il SS presidenziale, Polizia Militare, Servizi Segreti, Polizie Segrete ed altro!

Davvero vogliono dar a bere che nessuno sapesse e sappia che i CC sono i creatori e gestori di mafie e terrorismi su preciso mandato istituzionale? Non è credibile. O certi statisti sono cretini o sono pazzi e delinquenti, oltre che imbroglioni. Tertium non datur. Il Parlamento non sa che il Copasir serve da copertura al terrorismo ed alle mafie di Stato? Il parlamentare non lo vede che è solo un poveretto parte di un votificio e che gli viene occultato lo Stato reale, per cui evidentemente v’è da occultare, e pure molto, se lo usano solo come burattino super-pagato per dare copertura formale allo stesso? 

La metodologia usata per montare il processo sulla supposta trattativa è la solita di tutte le purghe e montature di regime. Non cambia. Qui, si accusa “la mafia” di aver voluto condizionare l’attività del governo, dunque la si accusa di un qualche attentato alle istituzioni, al loro normale funzionamento. Si inventa una “strategia della mafia”. Tutti gli episodi successivi alla conferma in Cassazione del cosiddetto maxi-processo (un’aberrazione giuridica su schemi statunitensi in salsa sicula voluta dall’FBI e variamente contrastato dai CC che proteggono i loro mafiosi, per quel che possono), dall’assassinio Lima, collaterali e successivi, sono usati per rappresentare questa supposta strategia di attentato alle istituzioni.

Tanto, anche quelli che sono assassinii di Andreotti o della sua area, non possono essere oggetto di discussione in aule di tribunale, visto che tutti i crimini istituzionali-CC sono di fatto coperti dal Segreto di Stato. Per cui si usano i crimini della parte avversa (avversa di fatto al Quirinale, a chi se ne è impadronito con Capaci) per coprire quelli quirinalizi e per fini quirinalizi (la liquidazione di residui ‘andreottiani’ ed indipendenti, e di Berlusconi ed annessi.)

L’articolo 338 del Codice Penale permette, in qualche modo, di accusare sia “i mafiosi” che coloro abbiano con essi ‘cooperato’, ‘trattando’ con gli stessi, dunque facendosene complici. 
“Articolo 338.
“Violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario. Chiunque usa violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ad una rappresentanza di esso, o ad una qualsiasi pubblica Autorità costituita in collegio, per impedirne in tutto o in parte, anche temporaneamente o per turbarne comunque l’attività, è punito con la reclusione da uno a sette anni.
“Alla stessa pena soggiace chi commette il fatto per influire sulle deliberazioni collegiali di imprese che esercitano servizi pubblici o di pubblica necessità, qualora tali deliberazioni abbiano per oggetto l’organizzazione o l’esecuzione dei servizi.”

Questo permette di dare un’interpretazione di comodo di eventi distinti, di assolvere la vera sovversione del colpo di Stato mediobancario-NATO di Capaci (che liquida la corsa presidenziale di Andreotti ed instaura la dittatura quirinalizia-mediobancaria-NATO) e di liquidare personaggi di comodo (anzi non più di comodo, ma visti con disagio) degli stessi CC, delle frazioni ‘errate’ degli stessi.

Per l’autore, la prosecuzione ed il rinvio a giudizio sono alquanto strumentali ed infondati, anche se, con linguaggio diplomatico, li valuti come piuttosto deboli, scrivendo che “l’approccio complessivo dell’accusa risulti in molte parti generico e approssimativo nel descrivere le condotte oggetto di imputazione (con conseguente sottovalutazione del principio di tipicità penale, anche nei suoi risvolti garantistici a carattere processuale); e, sotto alcuni aspetti, assai carente.” (Fiandaca 2013, p. 10).

L’autore evidenzia l’incongruenza di Mannino nello stesso tempo complice e vittima, in quanto Ministro. Assolto dopo un lungo procedimento (16 anni!) dall’accusa di “concorso esterno in associazione mafiosa” [un ‘crimine’ non sta nel codice penale ma inventato dalla procure giustizializio-quirinalizie-CC-NATO], dovevano pur incriminarlo per qualcosa d’altro!

La supposta trattativa viene assunta come lecita dall’accusa. Ma vengono criminalizzati gli intermediari perché come tali avrebbero cooperato con gli estorsori. Si è a livello di masturbazioni mentali o di trucchetti per non accusare “il governo” che sarebbe magari stato assolto dal Tribunale dei Ministri.

Commenta l’autore: “A differenza che nell’estorsione, in cui l’estraneo che funge da tramite di solito condivide l’obiettivo illecito perseguito dall’estorsore, gli intermediari non mafiosi della trattativa Stato-mafia agivano sorretti dalla prevalente intenzione di contribuire a bloccare futuri omicidi e stragi: un obiettivo, dunque, in sé lecito, addirittura istituzionalmente doveroso. E ancora: se la trattativa in sé – come ammesso dagli stessi pubblici ministeri – non può assumere come tale rilievo penale, come può invece risultare penalmente vietata una attività di intermediazione funzionale ad una trattativa in sé lecita?” (Fiandaca 2013, p. 11).

Se le mafie sono milizie parallele dei CC-Stato, non si capisce che avrebbero mai avuto da trattare con “lo Stato”. La Sicilia, non differentemente dalle altre aree d’Italiozia, è sotto il controllo ferreo dei CC. Le mafie potrebbero essere tranquillamente liquidate togliendo ad esse il sostegno di Stato. A quel punto sarebbe piccola delinquenza perseguibile per i suoi delitti. E poi chi la distribuirebbe la droga che arriva con aerei militari-NATO dall’Afghanistan e da altri luoghi? O chi mai si presterebbe al variegato delinquere di Stato per cui vengono usate milizie parallele come le mafiose ed altre?

Come in tutti processi-propaganda della Procura di Palermo, i materiali giudiziari superano ogni limite di reale accessibilità. Qui sono oltre le 300'000 pagine. Utili ai Travagli dei CC per poter sputtanare gli sputtanabili. Ridicoli per un vero processo.

L’autore propone altre sue considerazioni più generali, dal conflitto di frazioni della Procura di Palermo col Presidente della Repubblica Napolitano ad Igroia politico.

Manca un quadro sociologico-politologico di cosa siano le mafie. Una vasta e prezzolata letteratura italiotica ed estera ha costruito il mito delle mafie etniche. Della serie: “Poverini, sono fatti così...” Ennò, ovunque nel mondo, sono solo e sempre milizie parallele di polizie e militari, polizie e militari qui ‘brillantemente’ sintetizzati dai CC, su mandato politico-istituzionale.



Fiandaca, G., La trattativa Stato-mafia tra processo politico e processo penale, in Criminalia. Annuario di Scienze Penalistiche. 2012, ETS, Pisa, Italy, 2013.