24 October 2013

Letter from Lhasa, number 336.
L’impossibile Nuovo Rinascimento Italiano

Letter from Lhasa, number 336. L’impossibile Nuovo Rinascimento Italiano
by Roberto Abraham Scaruffi

Fontana L., V. Atella, ans D.M. Kammen,
Il Nuovo Rinascimento Italiano, http://www.ceistorvergata.it/blog/?page_id=98,
&
Energy efficiency as a unifying principle for human, environmental, and global health, http://f1000r.es/y8, http://f1000research.com/articles/2-101/v1/pdf, http://f1000research.com/articles/2-101/v1#reflist, April 2013.
(Fontana 2013)
Luigi Fontana,
Vincenzo Atella,
Daniel M. Kammen


Ecco, sì, a volte, o spesso, o sempre, le cose vanno giocate e comprese di psicologia, od anche di psicologia. Loro sono “un gruppo di intellettuali ed artisti italiani”, beh, ora c’è pure un americano, che, nel 2013, “iniziarono un processo di profondo rinnovamento culturale e scientifico che segnò il passaggio dal Medioevo all’era moderna prima in Italia e poi nel resto d’Europa”, anzi nel mondo. Il medioevo è finito, finito di nuovo. Loro sono qui per aprire la nuova era finalmente possibile. 

O, se loro non iniziarono nulla, a parte la loro cultura e ricerca personale e di gruppo, se sono un gruppo, vorrebbero od avrebbero voluto iniziare questo nuovo rinascimento.

Nulla di male, ovviamente. Non è sarcasmo. E non v’è nulla di male a fare certe operazioni intellettuali. Lo credono. Lo dicono. Probabilmente non vi credono. Non importa. Non serve giudicare le intenzioni. Si sono egualmente risolti a questa iniziativa.

“Pensiamo sia giunto il momento per rilanciare l’Italia come attore principale di un Nuovo Rinascimento che ponga al centro delle politiche sociali e industriali la valorizzazione della salute dell’uomo e dell’ambiente, il capitale culturale, artistico e naturale per uno sviluppo economico duraturo perché ecosostenibile.”

Un progetto turistico, a voler semplificare. Che non regge per vari motivi ambientali, di ambiente sistemico.

Sì, lo confermano che è un progetto turistico anche loro lo combinano con ben altro: “un’Italia che i turisti provenienti da ogni angolo del mondo vogliono visitare e prendere a modello perché è diventata il Giardino dell’Eden.”

Un semplificatore, che poi è solo tentare di afferrare il nocciolo della loro esposizione, direbbe: turismo, auto elettriche ed ecologia spinta. Ottimo!

Nessuno ci aveva ancora pensato. Lo fanno loro. Nulla di male. È che spesso sono i ‘piccoli’ dettagli che rendono impossibili le cose.

No, molti ci avevano già pensato. Si pensi a quelli si erano lanciati come Verdi, magari proveniendo da LC o ciò ne era rimasto, e si erano ritrovati democristiani, o loro frammentazioni e parodie successive. Si pensi pure a molti altri. In tanti propongono nuove rinascite o rivoluzioni sociali, tecnologiche, sistemiche od altre. È che, in genere, non afferrano le precondizioni, impossibili o meno che siano, per ciò auspicano. 

“E’ ora di invertire la rotta per uscire dall’attuale crisi economica e di valori secondo una logica non convenzionale. Abbiamo idee, capitale umano e tecnologie per farlo. L’Italia può e deve diventare leader nel mondo su queste tematiche, investendo massicciamente in questi settori e promuovendo programmi e progetti di ricerca armonici ed interdisciplinari che abbiano un risvolto applicativo immediato sulla popolazione, l’ambiente e sulle industrie locali e nazionali.
“Il Nuovo Rinascimento italiano deve partire da un nuovo approccio alla soluzione dei problemi mediante un disegno sistemico, integrato e transdisciplinare con una visione di lungo periodo. Il pensare in maniera sistemica spesso rivela interconnessioni e soluzioni d’insieme, che sono più semplici, economiche e capaci di risolvere problemi complessi con un unico investimento.”

Luoghi comuni a parte sulla crisi di valori, le soluzioni sono in effetti spesso semplici e rapide. Piccolo dettaglio: non c’è chi le imponga. Sì, in tutti i developmental States, c’è un centro onnipotente e sviluppista. Non c’è in Italiozia che è un Predatory State. I ‘piccoli’ dettagli fanno la differenza, in queste cose. Senza un centro sviluppista e con poteri assoluti (assoluti rispetto agli interessi burocratici e particolari), non si fa nulla.

Non è neppure vero ci sia il capitale umano. Lo sviluppo è organizzazione. Quello che in Italiozia manca. La disorganizzazione è totale. Non c’è cultura organizzativa. Ci saranno tanti geni e pure qualche organizzatore. Ma è cosa differente. Per cui, non hanno idee, non hanno capitale umano, non hanno tecnologia per fare quello dicono. Ah, certo, c’è abbondanza di cacciatori di posti sul mercato. Loro, i tre, od il “noi” italiota, non hanno altro. 

“Massicci investimenti” come, come quell’avanzatissimo centro di ricerca in Sicilia che paga i dipendenti per non fare nulla ed incassare i finanziamenti pubblici? Italiozia è tutta così, oggi più che mai. ‘Investi’ e sono soldi buttati via, che deprimono l’economia perché le tasse e la spesa pubblica altissima fuori controllo sfasciano tutto e tutti.

Human health is a very delicate matter because it is conflicting with the interests of the health care complex to create a greater dependence of people from it providing them a growing quantity of frequently useless health cares. Rational solutions are easy, while practical ones are very difficult even from the point of view, the hypothetical perspective, of an absolute dictator, and with the additional problem and danger of whatever absolute dictator. Already nowadays people are controlled and managed from growing dictatorial networks imposing their ephemeral ‘bests’, not real ones, about everything. However, it seems as some human destiny planners would like further governance over people, a kind of totalitarian NWO.   

It is also very sounding to talk about energy consumption reduction and new ways of industrial and economic organization, as the authors do.

Unfortunately, development always is something imposed before becoming current practice. Development supposes a different organizational culture. An entity with absolute powers needs to decide that and to act accordingly for spreading such culture and so creating a developmental order and nation.

Would it be so easy in Italy?

Il motore di Italiozia è fuso dalla spesa pubblica fuori controllo. Le imprese non aprono, anzi chiudono e se ne vanno all'estero, perché il sistema-Italiozia è in putrefazione.

La spesa pubblica andrebbe ridotta subito di un 80% e non superare il 10% PIL. Dove dominano disorganizzazione e corruzione, i principi economici anglo-sassoni semplicemente non funzionano.

Statalismo, socialismo e liberismo, variamente combinati, sono possibili nel Regno Unito e nell’area anglofona, così come nell’area germanica e nordica. Funzionano nel sud-est asiatico e forse in qualche altro luogo. Altrove non funzionano. Il punto è che, in molti altri luoghi, non funziona nulla.

In Italiozia, lo Stato è un fardello. Non adempie a vere funzioni collettive. A quel punto, tagliato un 80% di spesa pubblica, si rimetterebbe tutto in moto da solo.

Con lo sfascio attuale, neppure il turismo è competitivo. Uscire dall’euro (che alcuni demagogicamente agitano) non risolverebbe alcun problema e neppure sarebbe possibile dato che non sono cose possano decidere a Roma, visto che di fatto le decidono a Berlino, pur con interferenza anglo-americana dato che i centri dell'Impero vorrebbe liquidare l'euro.


Siccome nessuno può fare nulla, non esistendo, in Italiozia, classi dirigenti non compradore e con visioni di sviluppo, continuerà l'implosione progressiva. I vertici istituzionali e gli apparati dello Stato ben interpretano questa implosione inarrestabile.