23 August 2007

Lettera da Lhasa numero 79. I 13 punti di Capezzone ed i 26 di Pannella

Lettera da Lhasa numero 79. I 13 punti di Capezzone ed i 26 di Pannella
by Roberto Scaruffi

Il 4 luglio 2007, il deputato e presidente di Commissione della Camera Daniele Capezzone ha presentato i suoi 13 punti da sottoporre a tutti e sulla cui base poi scegliere uno dei due schieramenti principali.

Nel frattempo, ma già prima del 4 luglio, era stato in pratica espulso dal movimento pannelliano. Nelle varie associazioni e liste di quel movimento non esistono le espulsioni formali. È stato espulso col sistema dell’anatema, proferendo e facendo proferire espressioni del tipo “non sei più dei nostri”. S’è sviluppato un vero linciaggio propagandistico. Sono cose del tutto comuni nel mondo politico. Evidentemente, chi si dichiara “non violento” e “libertario” è identico a tutti gli altri. Le logiche da gruppetto, da piccola cricca, non fanno invero eccezione in nessun piccolo o grande universo.

Esistono marcati aspetti psicologici della cosa, perché il capo e padrone di tutto, l’eurodeputato Giacinto Pannella, ha sviluppato una vera malattia da Capezzone. Un odio, un’ossessione, un’invidia ed un’ansia che si sono manifestati in mille modi. Noi siamo esterni e pure lontani, per cui non conosciamo né ci interessa nessun pettegolezzo da interni. Era ed è tutto ben visibile pubblicamente. Capezzone era stato eletto nelle stesse liste degli altri pannelliani, perché all’epoca era segretario di una di queste associazioni pannelliane, Radicali Italiani. Era o sembrava attivissimo ed apprezzatissimo. Del resto Pannella mette i suoi strettissimi alla testa delle associazioni chiave della sua mini-holding. Al congresso annuale di R.I. successivo alle elezioni del 2006, Capezzone era stato sostituito alla testa di R.I., ufficialmente per ragioni funzionali avendo in effetti, con le elezioni del 2006, ben altri oneri come deputato e presidente di commissione. Tuttavia è persona attivissima. In genere, i segretari di partito non diventano presidenti di commissione parlamentare. Per quanto, alle elezioni fosse presente un cartello tra pannelliani e “socialisti” da sempre col partito quirinalizio-mediobanca, senza un segretario generale unico. Ora, tra l’altro, il cartello elettorale sembra superato, anche se come gruppo parlamentare formale resta (è più utile avere un gruppo di cartello, anche se i due tronconi si fanno ciascuno i fatti propri, che andare nel gruppo misto). Sostituito Capezzone alla testa di R.I., ne è iniziato il linciaggio pubblico.

Ecco che il 21 agosto 2007, il movimento di Pannella se ne esce con 26 punti. Capezzone 13, Pannella 26. Capezzone li sottopone a tutti per poi optare per uno schieramento. Pannella che s’è od è stato allocato al partito quirinalizio-mediobanca, la cosiddetta “sinistra”, quella post-golpe del 1992. È una scelta stategica, cioè per sempre, almeno finché il partito quirinalizio-mediobanca non ordina a Pannella opzione differente. Per cui, per fare più di Capezzone, Pannella presenta i 26 punti nel nome di “un futuro 'trasversale' tra maggioranza e opposizione focalizzato sulla riforma di determinati elementi economico-sociali della realtà italiana”.

Il 21 agosto 2007 è il XXXIX anniversario dell’invasione della Cecoslovacchia. 39=26+13.

Il 13 punti di Capezzone servono a lui per essere ricandidato alla prossime elezioni. Essendo stato fatto fuori da Pannella, che sta col partito quirinalizio-mediobanca, ed essendo Capezzone criticissimo col governo, gli servono per passare dalla parte di Berlusconi.

I 26 punti di Pannella servono a Pannella per via della sua malattia-Capezzone e per far sembrare quella sua microfrazione un partito come tutti gli altri, essendo punti di assoluta genericità e di impossibile realizzazione nella legislatura in corso, ormai legislatura “sinistra” della super-corruzione burocratica, della spesa folle, delle tasse e pre-elettorale. Il partito quirinalizio-mediobanca non sa né può esprimere altro.

I punti di Capezzone simulano una qualche ricerca di un qualche approfondimento ed eleborazione. Soggettivamente possono anche averne l’ambizione, per quanto non ci sembri rilevante per il motivo che ora diremo. Quelli di Pannella sono un affastellamento di cose di assoluta genericità, messe lì tanto per fare un minestrone e per giocare al raddopio esatto rispetto alle 13 di Capezzone. Tra l’altro, dato che i 13 punti di Capezzone sono obiettivamente troppi e manchino di un’idea forza chiara per un eventuale elettorato (infatti hanno il solo fine di automarketing per andare con l’area oggi di Berlusconi), a voler fare i conti con Capezzone, e batterlo a livello d’immagine, sarebbe stato geniale presentare un 3 punti. Tuttavia con 3 punti, o vengono accettati dall’area di cui si fa parte o ci se ne va, e pure subito. Con la Ministra Emma Bonino e gli altri deputati di governo dell’area pannella, super-appiattiti, certo “criticamente”, sulla predazione dello Stato a tutti i livelli realizzata dal partito quirinalizio-mediobanca, non potevano presentare dei punti davvero qualificanti e netti. Il minestrone di 26 rappresenta come siano ridotti i pannelliani, anche a livello d’immagine.

Sia i 13 di Capezzone, che i 26 di Pannella, che i programmi di centro o dei “sinistri” del partito quirinalizio-mediobanca (post-1992), tutti in via di rielaborazione per le elezioni precepite come non lontane (si parla di 2009), hanno tuttavia un vizio di fondo. Senza la riforma Costituzionale del 2006, quella fatta respingere poi plebiscitariamente dal 60% dei votanti, nulla ha senso. Nessun governo ha un vero capo del governo, nessun governo controlla l’amministrazione che in effetti è sempre più corrotta ed inetta, per cui non può relizzare alcun programma se non in dettagli non decisivi. Col governo evanescente neppure alcun parlamento ha alcun potere, proprio perché il governo è senza poteri e nessuno controlla l’ammistrazione dello Stato. D’altro canto, la situazione di dittatura Presidenziale, di super-presidenzialismo all’italiota, che esiste dal 1992, è in osmosi con la corruzione burocratica su cui si fonda ed il tutto è perfettamente funzionale al dominio delle oligarchie predatorie mediobanchiste. Tra l’altro, sia Capezzone che Pannella e pannelliani si erano espressi contro quella riforma “inglese”. Non è vero che fosse un pasticcio. Era ottima, tanto che, appena cassatola, tutti si sono messi a chiedere, e tutt’oggi continuano a chiedere, le stesse cose seppur in modo del tutto, loro sì, confuso. Senza alcuna possibilità di realizzare alcun programma, nessun programma ha senso. L’unica cosa avrebbe senso sarebbe spiegare ai sudditi (quelli non profittatori di regime), che già lo percepiscono, che uno Stato delinquenziale, inetto ed irriformabile sarebbe solo da dissolvere al più presto.

Non, discutere come dissolverlo. Discutere senza far nulla è la classica malattia italiota. Lo Stato italico sarebbe da dissolvere in modo del tutto concreto e senza indugi. L’unica cosa potrebbe fare un parlamento responsabile sarebbe dichiarare finito lo Stato italico e regolare le pendenze devastanti che esso lascia come retaggio e che vengono usate come scusa per manterlo in piedi, incluso il debito pubblico che, dal 1992, con la dittatura quirinalizio-mediobanchista, aumenta ogni anno (non è ancora tornato ai termini relativi del 1992). Restaurare la situazione precedente l’unificazione piemotico-inglés, con possibilità di ulteriori frammentazioni a libera decisione delle popolazioni interessate porterebbe ricchezza e sviluppo a tutti, non, certo, alle oligarchie e burocrazie predatorie che sarebbero condannate alla sparizione o al ridimensionamento. Non è un buon motivo continuare con questo staterello artificiale solo per esse, anche se il destino sembra volere che lo spazio italico continui ad affondare.

I 13 punti di Capezzone, i 26 di Pannella, i soliti programmi vani e fantasiosi per governicchi e parlamenticchi che saranno impotenti come i presenti ed i passati, soprattutto dal 1992, che verranno tra breve forniti un po’ da tutti per le elezioni che tutti pensano siano nel 2009, sono solo una manifestazione dell’irreversibile affondamento italico. Dopo quel 60% annunciato referendario che ha cassato, nel 2006, la Costituzione “inglese”, non c’è più nessuna possibilità. Presidenza, burocrazie ed oligarchie predatorie che hanno ottenuto quel 60% non tollererebbero certo neppure Assemblee Costituenti. O le bloccano prima, non facendole nascere, o le paralizzano se elette. È quello che han sempre fatto. Oggi son più forti che mai nella loro azione predatoria e distruttiva. Fa propaganda ed inganna in sudditi chi le suggerisce.

Non si pensi neppure ad un “uomo forte” che dia una verniciata perché la predazione burocratica ed oligarchica possa continuare con ordine e stabilità. Continuerà senza “uomini forti” e nel caos. Le brambilla di centro non faranno più dei non-disastri di Berlusconi, che tuttavia non ha saputo arrestare e distruggere la predazione burocratico-oligarchica. Il partito quirinalizio-mediobanca cercherà i suoi brambilla meno vanesi e meno apertamente delinquenziali dei personaggi ha oggi per poter continuare nella predazione accelerata, anche a livello di governo centrale, appena potrà rimettere la mani sul governo centrale quando la fase prodiana oggi in corso sarà chiusa nella pubblica ignominia e sostituita da qualcos’altro che, in regime di dittatura presidenziale con disgregazione sociale, dunque obiettivamente debole data la feudalizzazione della sua stessa base sociale predatoria, nessuno può prevedere. Si evitino le solite immagini auto-assolutorie e mistificatorie delle minoranze corrotto-delinquenziali. Se la base sociale predatoria è, chessò, un 50% della popolazione, l’altro 50% è complice felice, pur nell’infelicità di fondo che pervade tali contesti.