23 November 2014

Letter from Lhasa, number 357.
I falsificatori

Letter from Lhasa, number 357. I falsificatori
by Roberto Abraham Scaruffi

Bello, A., I falsificatori, Fazi Editore, Roma, Italy, 2010.
(Bello 2010).
Antoine Bello


Vi sono vari aspetti evidenziati in questo libro. Il gioco. Il principio di realtà. Le maschere per non capire e vedere quello che si fa. Il conformismo assoluto di altri.

Eppure esso è anche patetico perché gli umanoidi da sempre convivono col crimine, cioè con quegli aspetti di loro stessi che non è che si preoccupino della legalità formale dei propri desideri e, talvolta, azioni. I sensi di colpa sono spesso costruzioni letterarie e ciò di cui ci si sente davvero in colpa sono, per chi mai provi qualche rimorso, banalità del tutto individuali.

La massa dei conformisti si scopre in colpa quando viene scoperta, smascherata, per cose che altre entità, autorità, o supposte o vissute come tali, considerano una colpa, un qualche crimine o la violazione di un qualche codice. Che questi sensi di colpa possano essere sinceri è del tutto improbabile, se non appunto per l’essere considerati devianti da una qualche autorità o supposta tale.

Il CFR, che è il protagonista impersonale del romanzo, non è che la classica organizzazione burocratica che non si sa che cosa faccia e dove nessuno è responsabile di nulla. Quando è un’entità ‘pubblica’, nessuno si fa problemi per ciò. Quando nessuno sa a quale organizzazione abbia aderito, ecco che non tanto lo spirito critico quando la paura di non essere abbastanza coperti o non abbastanza deresponsabilizzati può creare problemi pseudo morali ad una frazione di soggetti. 

Il CFR usa, almeno per la sua Accademia di formazione, strutture già del KGB sovietico, ma il racconto non lascia intravedere vere connessioni con lo Stato russo, anche perché i fini dell’organizzazione, se mai ne ha, restano del tutto ignoti.

L’autore si è così inventato un’organizzazione che non potrebbe mai esistere, non come organizzazione indipendente da Stati, di cui non  si conoscano i fini e le logiche, e di cui descrive dinamiche interne che poi derivano dalle psicologie degli adepti. 

Il finale è aperto, non esistendo delle conclusioni. Ci si imbatte semplicemente in un “Continua...”che è, alla fin fine, la scelta letteraria migliore.

Non so se sia un’opera di grande spessore, per quando la si legga con interesse, se non altro per vedere dove l’autore voglia andare a parare. Non va da nessuna parte, ma personalmente amo i romanzi che ad un certo punto finiscono senza delle conclusioni e dove tutto resta aperto. 



Bello, A., I falsificatori, Fazi Editore, Roma, Italy, 2010.