Letter from Lhasa, number 236. Borghezio ed il Discorso Politico
by Roberto Abraham Scaruffi
“Il linguaggio politico ha una precisa forma-funzione che è quella atta a produrre effetti sui comportamenti e sulle decisioni politiche e quindi ad interagire con il sistema politico.”
Questa definizione è meno banale di quello possa sembrare, se si riflette alle sue implicazioni, sebbene forse taccia su altri aspetti (o non li espliciti) del discorso politico.
Personalmente, qui, preferisco vedere l’aspetto di immagine, dato che, quanto agli effetti sostanziali del discorso politico, vedo come decisamente più esatto il discorso politico come copertura. Vengono fatte scelte, in un modo o nell’altro. Anche non farle o fingere di non farne, è una scelta. Il discorso politico serve come giustificazione e maschera. Il discorso politico è propaganda. Il discorso politico fa parte dell’aspetto ideologico-spirituale del consenso, livello differente dagli interessi materiali (nei quali non sono certo assenti aspetti di percezione).
Nel caso Borghezio, siamo a livello di pubblici show che sono parte essenziale, sembrerebbe, della politica spettacolo. I consensi sembrano, ed in parte sono, raccolti sulla base del presenzialismo, dell’immagine, al di là di quello che si faccia o meno nel concreto. Certo si sono apparati che governano l’immagine o la distruggono.
Che Borghezio sogni la RSI, una sua RSI immaginaria, non è un mistero. Lega, ‘federalismo’, etc sono coperture per dire che vorrebbe una RSI (immaginaria, come già detto). Nulla di male (non ci interessa qui parlare di politica-politicantica). Uno la pensa come la pensa. Credo che se qualcuno gli va sotto, non faccia mistero, in privato, ed anche in pubblico, delle sue visioni “fascisto-rivoluzionarie”.
Lui è comunque di fine 1947. Non ha alcuna continuità fisico-personale con quelle vicende. Far parte di un partito di massa come la LN suppongo sia stata per lui la scelta della gente, anziché della setta, e pur in ambiente nel dettaglio avverso visto che la LN è piena di ‘comunisti’ [come Bossi e Maroni], di socialisti, di già DC. Non che le visioni xenofobe abbiano nulla di necessariamente peculiare con le visioni alla RSI-rivoluzionaria. Internazionalismi e xenofobie siano diffusi pressoché dappertutto, al di là dei colori, dei richiamo storici, delle Chiese di potere, delle retoriche.
Nel panorama italiotico, probabilmente pure negli altri, è difficile parlare seriamente della supposta questione stranieri in relazione agli schieramenti politici. Gli elettori sono xenofobi allo stesso modo. Idem gli Stati al di fuori d’Italiozia. Pure gli sprangatori extraparlamentari non sembrano molto libertari, per cui non è credibile lo siano pure sul tema, al di là delle proclamazioni. Tanto più che l’immigrato è, in genere, persona d’ordine. Uno che emigri vuole solo lavorare e far soldi. Non gli interessano visioni libertarie. Anche nelle migrazioni interne, ognuno punta a ricrearsi il proprio paesucolo o cittadina nel luogo dove si è trasferito. Che è quello che succede per i movimenti oltre le frontiere.
Ovviamente, nel discorso politico, ci sono differenze retoriche, sebbene come governanti non è detto che le scelte delle varie parti siano poi molto differenti.
Sulla questione delle recenti dichiarazioni di Borghezio, e della loro strumentalizzazione, ci sono varie cose che non tornano. Non che ci siano misteri. Semplicemente ci sono errori-dabbenaggini incredibili, eppur veri.
Già che un Borghezio si fascia trascinare in interviste o dibattiti sull’accaduto in Norvegia, e che pensi di andarvi per dire diretto-diretto quello che pensa, tradisce un’improvvisa assenza di qualunque abilità politica. Eppure, lui è un politico professionista e di lunghissimo corso oramai.
Se uno sa che va ad un dibattito, od in qualche pubblica sede, per dire diretto-diretto quel che pensa su temi del genere, non ci va. Borghezio c’è andato (per telefono, non fisicamente, in questo caso).
Poi v’è il modo. Se ti chiedono, o chiedono ai presenti, una valutazione sul pensiero di un protagonista di atti piuttosto insensati, un politico (idem un intellettuale o chiunque altro) sperimentato o lascia perdere o se ne va. Del resto, non è che il norvegese fosse un qualche pensatore che avesse prodotto chissà checcosa. Sembrerebbe uno che, infatuatosi di idee xenofobe, o trovatosi con teorie e valutazioni xenofobe che rispondevano al suo sentire, abbia poi deciso atti (o ad essi sia stato indotto) senza alcuna vera connessione con le stesse. Come si fa a discutere sulle idee di, o su quel che ha scritto, uno che, perché non gli piacciono i foresti, fa una strage di norvegesi? Idem se avesse fatto una strage di stranieri, sebbene in tal caso si sarebbe stata una qualche consistenza personale. Se uno odia la moglie, non è che fa fuori l’amante (sempre che non odi pur’essa).
Non è solo questo. In shows (quali sono i vari prodotti mediatici audio od audio-visivi) dove si discute sul filo dei tempi, sull’appena successo, dunque sull’emotività, viene prima veicolata, od è già stata veicolata dal compesso dei media, una certa suggestione e, poi, come parte dello spettacolo-lavaggioDelCervello già realizzato, si chiedono pareri o dibattiti tra ‘nomi’, tra personaggi.
Come fa uno a dissociarsi dal lavaggio del cervello di massa già realizzato e dire qualcosa contro di esso?
...Volendo si può, ma dipende da come uno voglia operare, sempre che abbia delle idee. Se uno vuole dire delle cose originali, sempre che vi creda, può andare contro l’interpretazione corrente questionando l’apparenza delle cose. In campo di terrorismo, pure individuale di questa portata, è sempre improbabile che non vi sia manipolazione operativa e pure molto ravvicinata. Non vi sono mai forze oscure. Vi sono solo burocrati che obbediscono ad ordini istituzionali e che implementano le cose più demenziali, delinquenziali, inimmaginabili. Sempre che vi siano elementi per avventurarsi in questo terreno, uno può egualmente essere fatto a pezzi, e magari mai più invitato a shows, ma senza l’elemento ‘rivolta morale’ (in genere, o non come è successo ora per Borghezio) contro il personaggio vada contro le vulgate del momento o del periodo. Negli USA, soprattutto nell’imminenza degli eventi, che è quando si costruiscono le subliminalità permanenti, i media operavano in modo piuttosto terroristico contro coloro che di fatto (pur senza mai dirlo chiaro-chiaro) dicevano che l’11/09/2001 era stato un affare interno, internissimo. Tuttavia, i media di regime tendevano più a ridicolizzare e banalizzare i critici, per quanto cercassero di far leva anche sull’elemento ‘rivolta morale’ che è tuttavia sempre più difficile a gestirsi, per coloro difendano le propagande di regime, quando si trovino di fronte ad argomentazioni razionali e presentate in modo razionale e pacato senza cadere in tranelli retorici. No, queste (mettere in discussione verità ufficiale) non sono cose alla Borghezio, non per quello pubblico. Probabilmente, in privato, senza testimoni...
Borghezio ha fatto un riferimento a che il norvegese sia stato strumentalizzato, ma senza aggiungere altro, per cui sembra il solito luogo comune retorico.
...Meglio per lui... Magari avesse ‘approfondito’ e se ne fosse uscito che lo stragista era stato stumentalizzato dal ‘Califfato’, sarebbe chissà piaciuto a molti ma la cosa non sarebbe stata né in cielo né in terra.
Ripeto. Se sembra, o viene fatto sembrare, si approvi un atto di riprovazione unanime, questa è una cosa non gestibile da un politicante. È invece possibile mettere in discussione il discorso ufficiale in vari modi, se si abbia l’abilità per farlo. Una tale abilità la si può costruire naturalmente. Non è che debba essere innata.
Anche uno volesse difendere ‘le idee’ di uno come il norvegese del momento (che se aveva idee, le aveva di quelle circolano da sempre ed ora, forse, con maggiore intensità) come si fa a dire che si scinde lo sparatore dal ‘pensatore’? Borghezio l’ha fatto, coi risultati, per lui, che si sono visti. Penoso poi vederlo cospargersi il capo di cenere (pure con segni della crose e preghiere) pur riaffermandole. Ha scisso ‘pensatore’ e stragista ma in modo troppo ravvicinato e diretto. Non gli è poi servito cercare l’autorità della solita Fallaci.
Avrebbe dovuto almeno almeno scindere lo stragista dalle idee stesse. Avrebbe anche dovuto scindere sé stesso dalle idee crociatiche. A quel punto avrebbe dovuto buttarla su un apparente ovvio che la gente era quello che era e che idee xenofobe erano predomintanti anche se nessuno equilibrato si sarebbe sognato di fare stragi. Invece s’è dichiarato amante, e pure con enfasi, delle stesse ‘idee’ e, negato che si debbano far stragi, s’è lanciato sul fatto che si dovrebbero fare crociate (che sono stragi sistematiche). A Bush e ad Obama la passano, anche se lo fanno senza dirlo o non a quel modo. Chiaro che non la potevano passare ad un Borghezio, anche se non lo fa ma lo predica solo.
Tra l’altro, quello lui che ha detto razionalmente fila. Ha detto che gli scritti del tipo, o ripresi dal tipo, gli piacciono. Invero, quelle visioni o percezioni piacciono alla stragrande maggioranza delle persone probabilmente, visto che gli xenofobi sono la stragrande maggioranza, al di là del colore politico. Tra l’altro, quello che i finti libertari fingono di non notare è che l’immigrante è egualmente od ancor piu xenofobo, cosa psico-sociologicamente spiegabilissima. Lo hanno fatto a pezzi non per la razionalità di quel che detto. ...Uno ha le opinioni che ha... Lo hanno fatto a pezzi per l’enfasi e dunque per i messaggi subliminali che sembrava mandasse. Sembrava giustificasse un crimine gravissimo ed insensato, lodando le ‘idee’ dello stragista, cosa che certo non voleva fare anche se è sempre impossibile sapere che uno pensi davvero.
Personalmente credo che, a parte l’enfasi (enfasi pratica, non retorica) sui diritti e sui doveri, con connesse tutele personali di sicurezza etc, che dovrebbe essere la sola giustificazione per uno Stato-minimo (lo Stato non minimo è sempre oppressivo ed illiberale-illibertario), sia inutile preoccuparsi di cambiare la testa testa della gente, che anche quando la si cambia resta la stessa e pure peggio. Multiculturalismo sembra essere divenuto una parolaccia per i totalitarismi correnti, eppure il multiculturalismo dovrebbe essere proprio quanto appena detto, ...se non erro. Al suo opposto sta il Dio-Stato. Forse ci sono altre possibilità... È sempre limitativo ridurre tutto a due alternative.
Dunque, come si fa a rispondere a domande obiettivamente tranello come quella (come si valutassero ‘le idee’ o lo stragista), per un Borghezio?! Tanto più che operava su un terreno per lui favorevole, se fosse stato quel politico e politicante sperimentato che era sempre sembrato pur estremo di facciata. Poteva spostare l’asse del discorso. Poteva dire che quelle idee non erano quelle del tipo, dello stragista, ma idee diffusissime cui quello aveva attinto, cosa tra l’altro vera. Poteva dire che non v’era alcuna connessione tra quelle idee o percezioni e fare stragi tra l’altro di co-razziali. Anzi, se ci si pensa, è piuttosto demenziale fare stagi di vicini della stessa razza perché si odiano quelli di altre razze. Troppo difficile, per un Borghezio. Lui s’era ‘innamorato’ del ragazzotto del momento. Il norvegese sembra un lobotomizzato, con quel sorriso ebete... No, no, evidentemente c’è chi se ne innamora...
O Borghezio non è il politicante fine e demagogico che è o ha magari prevalso l’impeto a farsi come difensore del norvegese stragista, come una vera infatuazione per il ragazzotto. Già per Ratko Mladić si era fatta una parte simile, anzi peggiore. Però, lì non era successo nulla. Perché? Perché un ‘carabiniere’, un militare, un generale, è uno ‘dello Stato’ (ci si dice), del dio-Stato, anche se, lì, di un dio caduto visto che ha perso nel momento in cui l’Impero ha deciso di scaricarlo. Per cui, i Mladić vengono come deresponsabilizzati e coperti dietro ad un ‘alla fin fine obbedivano agli ordini’ (anche se poi c’è chi ritiene necessario ergastolarli e li ergastola), mentre lo stragista norvegese ha l’aggravante di aver agito, in apparenza, senza mandato supposto dall’alto. Uno che sembra abbia fatto di testa sua diviene facibile a pezzi, mentre quello che ha obbedito agli ordini ‘lo ha fatto per la Patria’, ‘obbediva’, ‘era il suo lavoro’. È come tra soldati e mercenari. Quale è la differenza etica? Non v’è. O semmai è più nobile chi non si maschera. Eppure in molti deprecano il mercenario perché usato sempre dallo Stato e dagli Stati ma come irregolare, non come dipendente diretto. Cavilli.
Possiamo finire qui. Non volevamo dimostrare né concludere nulla. Il ‘discorso politico’ è un qualcosa da maneggiarsi con cura, qualunque siano le cose uno voglia veicolare. La LN, puntando al centro ed a recupeare consensi persi a sinistra, non ha discusso le idee di Borghezio che, sul punto, sono le stesse della LN oltre che di un po’ tutti o molti al di là dei colori. Rispetto alla strumentalizzazione fatta delle frasi di Borghezio, ha voluto dire a tutti che la LN, rispetto a quei fatti, è come tutti gli altri e senza tolleranza per quelli erano sembrati atteggiamenti estremi di uno dei suoi. Lui, che al posto ci tiene, s’è subito sottomesso. Anche lì, senza abilità se ha detto che l’aveva fatta fuori dal vaso. Avrebbe dovuto insistere che era dispiacituto di essersi prestato ai frantendimenti. Non aveva mica detto che gli piacevano o giustificava quelle stragi (sebbene quel buttarla in crociate... ...ma la gente le giustifica sempre le cose di Stato e di Stati); ...in effetti era stato peggio, dal punto di vista dell’ortodossia politicantica [altre possono forse essere le valutazioni ‘storiche’, sia mai possibile distinguerle dai singoli, ed a seconda delle prospettiva], quando aveva approvato i Mladić. Penoso quel: “[...] questa volta l'ho fatta fuori dal vaso”, se l’ha veramente detta. Per via delle crociate invero già in corso e volute dall’Impero, senza bisogno che lui usasse il linguaggio fascistoide, ma non solo, dell’“Europa cristiana”? Beh, s’è come si è...