01 October 2006

Lettera da Lhasa numero 28. Lumbricus Italioticus. Quel 61% che ha fatto un favore a Bossi-Calderoli per “far loro dispetto” ed ha fregato se stesso

Lettera da Lhasa numero 28. Lumbricus Italioticus. Quel 61% che ha fatto un favore a Bossi-Calderoli per “far loro dispetto” ed ha fregato se stesso... ...per “fregare la Lega”
by Roberto Scaruffi

L’esistenza del lumbricus
italioticus è fondata sul fregarsi
per far dispetto all’altro. In
questo è certamente del tutto
simile al mafioso inglese ed al
cinese medio
Anonimo dell’ottocento


È bene ritornare sugli effetti disastrosi della recente bocciatura referendaria della riforma Costituzionale, alla luce, ora, anche della Legge Finanziaria che doveva stupire e che invece s’è dimostrata solo stupida e devastante. Aumenta le tasse a tutti, anche alla minoranza cui formalmente sembra ridurne talune, senza dare servizi per i maggiori soldi sperperati, né alcuna scossa in avanti ad un’economia che sembrava, pur strutturalmente ed istituzionalmente stentava, appena ripartire. Il Lumbricus Italioticus, come gia l’Homo Sovieticus, il servo cinese, e molte altre specie nel mondo, militarismo anglo-americano contemporaneo incluso, usa una illogica logica.

Un giorno, nella prima Cina maoista, ad un americano che, alla vista migliaia di paraschiavi cinesi che lentamente s’affannavano a rimuovere montagne di terra per qualche opera idraulica, commentava come una scavatrice avrebbe potuto facilmente sostituire quel lento lavorìo, venne risposto che se ci fosse stata una macchina, pressoché tutti i paraschiavi lì al lavoro sarebbero rimasti disoccupati. Il pragmatico americano commentò che credeva volessero rimuovere la terra per l’opera volevano realizzare, non tenere occupata delle gente. In effetti, un’opera essenziale realizzata velocemente, con macchine, crea sia più lavoro che benessere del lavoro che apparentemente le macchine e la velocità sostituiscono. Le macchine e la velocità sostituiscono lavoro nel momento e nel luogo in cui operano, mentre ne creano, assieme a benessere, nel momento in cui devono essere costruite e mantenute, oltre che coi risultati rappresentati dalle opere realizzate. L’americano vedeva il risultato. Il maoista dette la sciocca risposta vedeva il faticoso e lento lavorìo e se stesso che in qualche modo oziava mentre gli schiavi lavoravano. L’americano guardava la luna. L’imbecille si soffermava solo sul dito.

L’impero sovietico, che pur s’era sviluppato nonostante la burocrazia opprimente, nullafacente e maniacale, alla fine crollò proprio per quella stessa burocrazia. Se nella fase dell’industrializzazione forzata, nonostante le burocrazie nullafacenti, v’erano oppurtunità di scalata sociale per molti, nella fase della stabilizzazione proprio quelle stesse burocrazie inutili e dannose facevano sì che alla quantità non corrispondesse la qualità in termini di benessere individuale e collettivo. Passata la fase delle opportunità per molti, perché, poi, a tutti i livelli, affannarsi, prendersi a cuore l’organizzazione e l’esecuzione del lavoro quando alla fine, intanto, tutto veniva mal’organizzato e disorganizzato sulla base di soviet [consigli, comitati] che dovevano giustificare la propria esistenza del tutto incorrelata, anzi opposta, ad organizzazioni ed esecuzioni efficienti e rapide del lavoro e della produzione?

Ma il luogo comune, spesso, troppo spesso, ha una forza irresistibile.

Se si ventila solo anche la possibilità di congelare o ridurre la spesa sanitaria, c’è subito chi sbotta irresistible: “Ecco che si colpisce la salute!” Davvero?! C’è una qualche correlazione tra la spesa sanitaria e la salute?! S’è sicuri?! In realtà dipende da come i soldi sono spesi. La politica del letto pieno per cui per un’intervento d’un giorno vi tengono in ospedale una settima aumenta la vostra salute od è solo sperpero che poi voi, in un modo o nell’altro pagate? È solo sperpero. Chi esce dalle farmacie con sporte della spesa piene di medicine magari date gratis, ma che “lo Stato” paga ben salate, ne guadagna davvero in salute?! Dipende. Le pillolette e gli sciroppi risolvi tutto per tutto presi quotidianamente e per sempre, alla fine, salvo alcune serie malattie, rovinano la salute. Per cui più spesa è solo più sperpero. Una medicina sembra curavi qualcosa. Poi bisogna prenderne sempre più perché il fisico, la malattia, esige sempre più medicine. Intanto vi danneggia altre parti dell’organismo. Così dovete prendere altre medicine, ognuna specifica per qualcosa e che magari interferisce con altre medicine assumete. Vi gonfiate. Vi indebolite. C’è chi la chiama salute. E poi non si considera quanto si debba lavorare di più, dunque eventualmente rovinarsi la salute se sono lavori sgradevoli e sgraditi, per pagare le tasse per tali sperperi “sanitari”. Non è anche quella salute che se ne va? Se è tutto così semplice, più si spende più si è in salute, ma allora si raddoppi la spesa e si aumentino pure le tasse per alimentarla! In realtà quanti parti cesarei, valvole cardiache ed altre chirugie hanno solo la funzione di dar lavoro a medici ed infermieri anziché aumentare la salute degli utenti? Che c’entra la salute?! Quanti ospedali sempre pieni servono solo a godere dei lauti rimborsi che “lo Stato” [cioè la tassazione] dà agli ospedali, dunque per dar lavoro a più medici ed infermieri? Lavoro inutile, di puro spreco, se non serve a nulla. Altrimenti andiamo tutti a vivere negli ospedali, se questa fosse davvero la via della produzione di richezza sociale, se davvero più si dà lavoro a medici ed infermieri più s’è tutti più ricchi e più in salute.

Se si ventila anche solo la possibilità di ridurre il numero degli insegnanti, c’è subito chi sbotta irresistible: “Ecco che si tolgono risorse alla scuola!” Davvero?! Dipende anche lì se gli insegnanti che già ci sono sono bene impiegati, se servano magari differenti insegnanti rispetto a quelli già ci sono, se meno insegnanti possano rendere lo stesso servizio. Non è, invece, faccio solo un esempio, che basterebbero metà degli insegnanti, ma occorerebbero 10 volte più computers? E non è che licenziando una metà di insegnanti, si potrebbero comprare computers d’uso scolastico per tutti gli studenti e, magari, pure risparmiare? Se, in invece, la via della ricchezza sociale è davvero avere più inseganti, ma li si raddoppino pure, li si triplichino, li si quadruplichino, con conseguenti più tasse per pagarli! È davvero così semplice?! Più spesa in salari per insegnanti, più istruzione e più benessere sociale?!

Si potrebbe continuare all’infinto, nella Repubblichetta, già Regnucolo, delle molteplici polizie parallele che si sovrappongono e s’ostruiscono a vicenda, del debito pubblico che sottrae risorse al mercato azionario e degli investimenti, dei bancari pagati come professori universitari mentre il tutti il mondo sono pagati come commessi di negozio, del “posto sicuro” che significa bassi salari ma “sicuri” e pure sicura disoccupazione per chi finisca fuori dal circuto “sicuro”, garantito, ammanecchiato.

Sono cose già dette, da molti, anche molto tempo fa.

Vi sono tuttavia aspetti schiettamente e specificamente istituzionali per il ripetersi del solito assalto alla cassa dello Stato ed alle tasche dei cittadini-sudditi.

Se il Primo Ministro [che in Italia non c’è; in Italia c’è solo il Presidente del Soviet/Consiglio dei Ministri] non conta nulla, neppure il voto degli elettori conta nulla. Voti chi vuoi, partito, fronte, fascio, ma poi ogni Ministro è solo il rappresentante della burocrazia più o meno sfasciata alla cui testa si trova. In questa Repubblichetta della Legge Finanziaria, fatta perché l’assalto alla Cassa ed alle Tasche ci sia una volta l’anno, anche se poi volendo si può manovrare e si manovra anche il resto dell’anno per spendere e spendere, è del tutto inevitabile che i Ministri pretendano, con le scuse più varie, ognuno più soldi per il proprio Ministero.

La logica non è, né può essere, nella Repubblichetta senza Primo Ministro e senza politiche comprensibili dall’elettore, quella delle politiche concrete ed utili bensì deve essere quella delle clientele. L’elettore, salvo rivolte da insostenibilità nell’urna, non vota o meno per politiche, che intanto non ci saranno davvero, bensì per clientele. L’elettore non vota per un partito con relativo Primo Ministro. L’elettore vota l’assalto alla Cassa ed alle Tasche che comunque ci sarà. L’elettore vota per difendere sé come parte di una clientela che comunque, crede, lo alla fine tutelerà. Così come il Ministro, con vice- e sottosegretari, che dà l’assalto alla Cassa ed alle Tasche e che poi, anche se sul momento l’assalto sembra insufficientemente riuscito, opera per sforare in sprechi che tanto in qualche modo “lo Stato” pagherà, dipende, nella sua carriera politico istituzionale, dalle clientele avrà soddisfatto, non dalla soddisfazione della massa degli elettori. Ecco perché il Ministro, ogni singolo Ministro, deve dare l’assalto alla Cassa ed alle Tasche e deve darlo innanzitutto per avere più salari, anche del tutto inutili e dannosi. Ogni salario, tanto più se viene allocato od aumentato su base clientelare, è un potenziale voto per sé ed i suoi.

Esempio. Un Ministro dell’Istruzione che riducesse del 50% il bilancio dell’istruzione, licenziasse il 75% degli insegnanti, e decuplicasse i servizi informatici per gli studenti, verrebbe linciato dal suo stesso Ministero e ridicolizzato da tutti, anche se nel contesto dato di sfascio progressivo quella sarebbe magari, a livello macro [certo si dovrebbe poi provvedere anche e soprattutto a livello micro perché il risultato fosse poi davvero un servizio efficiente] una soluzione di comune vantaggio e prosperità. Idem per la Sanità e per tutto il resto.

Il 61% del referendum Costituzionale di giugno 2006 ha plebiscitato l’assalto alla Casse ed alle Tasche che fa e deve fare chiunque governi. C’era splendida Costituzione inglese che creava un sistema inglese dove l’elettore vota e poi premia o sconfessa politiche e chi le propugna. Il 61% ha detto di no alla riforma inglese, congegnata in modo perfetto; erano davvero frottole le tante propagande per calunniarla. Con ciò ha detto ed a dato maggior forza al solito. Quello che è ora successo e succederà con questa Legge Finanziaria “che doveva stupide”, e che invece ha solo mostrata la stupidità ed inettitudine di chi diceva di voler stupire, è stato voluto da un plebiscitario 61%.

Col regime Costituzionale esistente, un governo, non importa chi sia il Presidente del Soviet/Consiglio dei Ministri, non ha un capo e non ha una politica scelta dagli elettori. Non ha nessuna politica, se non delle intenzioni d’impossibile realizzazione, dunque vane. Gli elettori votano, eventualmente, filosofie che tanto sanno non saranno realizzate. Poi, governi senza capo né politiche non hanno, verrebbe da dire, né capo né coda.

Senza capo né coda, i singoli Ministri, così come i vice ed i sottosegretari ed altro personale politico si portino eventualmente dietro, sono finti capi di burocrazie li condizionano e li usano. Il loro successo futuro dipenderà dalle loro stessse burocrazie e dai soldi e vantaggi che hanno dispensato non alla massa degli elettori bensì a loro clientele. Per cui, ogni Ministro, vice-, sottosegretario, deve spendere, sperperare, ed avvantaggiare più che può sue possibili clientele elettorali e la burocrazia ministeriale che gli permette di avvantaggiare quelle sue potenziali clientele. L’ottica è, e deve essere, quella della clientela. Altre non ne esistono, né ne possono esistere, realmente.

Tale è la logica della Costituzione formale e materiale esistente, corretta dal lungo golpe sui generis che procede con vicende alterne dal 1992, e plebiscitata dal 61% referendario del giugno 2006.

Con questa Costituzione, altro non è possibile. Né Costituzione differente è ora possibile, dopo il plebiscito del giugno 2006.

Naturalmente, il Lumbricus Italioticus l’ha fatto per far dispetto “alla Lega”. Ha votato per rafforzare il malgoverno e lo sfascio istituzionale, per far dispetto a Bossi e Calderoli e tutti quei “terribili” leghisti. Che c’entrasse le Lega con una Costituzione inglese, che è quella ci sarebbe stata se non fosse stata rigettata dal referendum, non lo sanno neppure i leghisti. Semmai la Lega, se riesce a scuotersi dall’intorpidimento in cui da tempo si trova, può sfruttare la confermata Costituzione col suo regionalismo selvaggio per trarne ragioni per perpetuarsi. Dato che permane lo sfascio pseudo-centralista [il vero centralismo, con forte regolazione istituzionale delle autonomie locali, ci sarebbe stato con la Costituzione rigettata!], e che la Costituzione inglese cui la Lega cooperato è stata respinta, la Lega può ora cercare dire che la sua esistenza continua ad essere essenziale. Già devastata nella lira [allora svalutata d’1/3, anche se la propaganda di regime preferisce non ricordarlo] e nell’economia reale [liquidazione di settori avanzati] dalla Grande Purga del 1992/1993, Italiozia continua a sprofondare, in termini relativi, in Europa e nel mondo.

Senza governo, il governo reale è quello delle burocrazie corrotte, burocrazia selvaggia, in concorrenza fra loro e delle oligarchie parassitarie possono far voce grossa con esse. Questo è quel che ci dice una semplice analisi istituzionale ed è quel che succede realmente.

Ma, il materiale “umano” è il Lumbricus Italioticus la cui unica illogica logica, democratica selvaggia, è la lotta di tutti contro tutti per il comune svantaggio. Dove esiste una classe dirigente, essa è un controbilanciamento elitario della disgregante democrazia selvaggia ch’altrimenti devasta Stati e nazioni. Non è il caso italico, dove non esiste alcuna classe dirigente, né altri meccanismi istituzionali per il momento, possano controbilanciare e rimediare queste immanenti tendenze al comune svantaggio.