07 October 2006

Lettera da Lhasa numero 32. World Economic Forum: l’Italia continua a sprofondare

Lettera da Lhasa numero 32. World Economic Forum: l’Italia continua a sprofondare
by Roberto Scaruffi

L’indice di competitività del 2006, elaborato dal World Economic Forum, indica come l’Italia stia continuando a sprofondare. Dalla 38ma posizione nell’indice del 2005, passa alla 42ma nell’indice del 2006. Si scorra tutta la lista e si veda chi sta davanti all’Italia e chi viene dopo. Davanti all’Italia, si troveranno Stati con sistemi istituzionali e sociali statalisti ed altri di tradizione e persistente ispirazione liberale. Vi si troveranno Stati con sistemi istituzionali formali deboli ed altri (gli anglofoni ed altri) con sistemi istituzionali forti.

http://www.weforum.org/en/initiatives/gcp/Global%20Competitiveness%20Report/index.htm





Il corso sottosviluppista dell’Italietta, aggravato dalla Grande Purga del 1992-93, con relativi scassi economici, istituzionali e sociali, continua inarrestabile. Se si notano le posizioni di Stati con economie oggi piuttosto dinamiche come l’indiana e la cinese popolare (ma anche altre), ci si può aspettare che, anche in questa classifica della competitività, esse salgano rapidamente almeno rispetto all’Italia e la superino.

Il punto decisivo è tuttavia non tanto che si perdano posti rispetto a paesi efficienti e con alta competitività, ma che si perdano posizioni anche rispetto a sistemi non particolarmente efficienti, sprofondando inarrestabili verso l’area sottosviluppata e sottosviluppista.

Questa è la valutazione sull’Italia, nel sito del http://www.weforum.org nella parte The Global Competitiveness Report 2006-2007: Country Highlights:

• Italy’s competitive position has continued on a downward trend, well established over the past few years, dropping four places to 42 in this year’s Report. The list of problems is long. Italy’s underlying macroeconomic environment is poor due to having run budget deficits without interruption for the past 20 years. The fiscal situation has deteriorated sharply since 2000 and public debt levels are well over 100% of GDP, among the highest in the world. The poor state of Italy’s public finances may itself reflect more deep-seated institutional problems, which are shown in low rankings for variables such as the efficiency of government spending, the burden of government regulation and, more generally, the quality of public sector institutions.

http://www.weforum.org/en/fp/gcr_2006-07_highlights/index.htm


Si rifletta su questo punto anche secondo me chiave: “The poor state of Italy’s public finances may itself reflect more deep-seated institutional problems, which are shown in low rankings for variables such as the efficiency of government spending, the burden of government regulation and, more generally, the quality of public sector institutions.

La questione non è, come falsamente gonfiato nello pseudo dibattito politico italiota, statalismo o meno. In Italia non esistono statalismo né statalisti, esiste il partito delle burocrazie corrotte e dell’oligarchia parassitaria. Questo partito della corruzione e del parassitismo racconta, mentendo, d’essere per l’intervento dello Stato e pubblico. Costoro ingannano. Coprono dietro gli slogan “Stato” e “pubblico”, i soldi distribuiti alle burocrazie corrotte ed alle oligarchie parassitarie, che sono la base sociale di questo partito diffuso in tutti gli schieramenti, anche se la cosiddetta “sinistra”, od il cosiddetto “centro-sinistra”, ne è espressione organica.

Non è neppure vero che le burocrazie corrotte ed inefficienti possano essere riformate. In Italia, si fanno riforme periodiche delle pubbliche amministrazioni e di tutte le strutture statali e pubbliche. Ad ogni riforma, le stesse burocrazie, che di fatto si “riformano”, sfruttano le riforme per incrementare la propria corruzione ed inefficienza.

La stessa filosofia della finanziaria ora sottoposta dal Governo al Parlamento è la predazione dei sudditi e dell’economia per dare i soldi predati alle cupole dell’oligarchia ed alle burocrazie “pubbliche”. Si veda l’atteggiamento delle componenti essenziali del partito della corruzione e del parassitismo: il loquace Quirinale, i sindacati confederali e non, e la cupola di Confindustria. Tacciono soddisfatti.

Amministrazioni e settori statali e pubblici, ora inefficienti, ora inutili e dannosi?! Mañana! ...però che oggi non si faccia nulla! Domani, magari, si faranno le solite riformette o riformone che non cambiano nulla se non in peggio.

Riforma delle pensioni che tenga conto dell’evoluzione demografica?! Mañana! ...però che oggi non si faccia nulla! Domani, magari, si faranno quelle solite correzioni che non stanno neppure dietro all’evoluzione demografica realizzatasi ed in atto e che lasceranno dunque, inevitabilmente, pensioni da fame per la maggioranza dei pensionati, pensionati che resteranno tali per 30, 40 o 50 anni, visto l’allungamento della vita.

E così via, quando non si eliminano innovazioni positive introdotte in precedenza da governi almeno con l’intenzione di fare qualcosa.

La chiave sta comunque, se non si vuole continuare a sprofondare nel sottosviluppo, nella demolizione delle burocrazie statali e pubbliche, nella demolizione di tutto il sistema di protezioni e sussidi ai cartelli e cupole dell’oligarchia, e nella soppressione del sistema dei sussidi territoriali e di categoria che danneggia tutti, anche chi li riceve, sia perché altera il mercato distruggendo competizione ed iniziativa, sia perché serve solo a giustificare l’esistenza di burocrazie con le loro corruzioni. Lo Stato e le amministraioni pubbliche sono divenute, soprattutto in Italia, apparati che si autogiustificano con le scuse più fantasione e che distruggono economia e società, dunque ricchezza e benessere di tutti.

Il fattore istituzionale è chiave, per potere decidere e fare alcunché. Certo occorrerebbero governi che governassero e democratici. Oggi non governano davvero, perché il governo reale è poi nella mani delle burocrazie inefficienti e corrotte che nessuno può controllare, se non, un po’, gruppi oligarchici e corporazioni che partecipano alla loro corruzione e la coprono. Né esistono governi democratici, dato che, per chiunque voti l’elettore, il suo voto non conta poi nulla. Tra l’altro i due schieramenti, venduti dalle macchine propandistiche burocratico-oligarchiche come alternativi, sono accomunati dal non poter governare davvero ed, anche nelle macrodecisioni, dal trovarsi condizionati e bloccati da considerevoli e determinanti componenti interne che sono espressione politica del partito della corruzione e del parassitismo.

La riforma Costituzionale all'inglese, che avrebbe creato veri governi capaci di governare e democratici, è stata affossata dal 61% al referendum Costituzionale del giugno 2006, a seguito di una massiccia mobilitazione del partito della corruzione e del parassitismo.

Per resistere alla sprofondamento accelerato, le risposte saranno forme di secessione. Per il momento, nessuno sembra avere il coraggio, né la possibilità, di porre apertamente il problema del fallimento di questo Stato scassato voluto da Londra un secolo e mezzo fa e posto sotto la direzione di Savoia deboli e squinternati, ma ben ligi agli obblighi compradori verso chi volle inventarsi il Regno d’Italia, poi Repubblica Italiana. Domani, non si può sapere se secessioni di comuni, province o regioni possano divenire possibile. Se secessioni formali non saranno possibili, continuerà la napoletanizzazione di questa artificiale Italietta con l’aumento dell’economia e della società in nero senza vero controllo da parte d’uno Stato in bancarotta.