18 June 2007

Lettera da Lhasa numero 60. Il PD non può che nascere (se nasce) decrepito, ovvero le ignoranze di Giovanni Sartori

Lettera da Lhasa numero 60. Il PD non può che nascere (se nasce) decrepito, ovvero le ignoranze di Giovanni Sartori
by Roberto Scaruffi

Giovanni Sartori, Se il partito nasce vecchio. Prodi e la strada in salita per il Pd, Corsera, 16 giugno 2007
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/06_Giugno/16/sartori_se_il_partito_nasce_vecchio.shtml


Giovanni Sartori è uno fatto così. Non a caso la “politologia” è di partito. Proprio per questo, non è in grado di illuminare alcunché.

Che l’eventuale PD sia una baggianata, non occorre molto a capirlo. Non basta, tuttavia, “capirlo” a naso. Il naso non è sufficiente in queste cose, per capire davvero.

Distrutti, col 1992, la DC, il PSI, in realtà tutti i partiti della Costituzione del 1948, qualcuno s’è messo in testa che si dovesse formalizzare, in qualche modo, in modo per nulla adeguatto tuttavia, l’autodistruzione dei due già pilastri politico-partitici della Repubblica, la DC ed il PCI. Che, dal 1992, si dovesse aspettare più di 15 anni (e neppure si sa se il partitello vedrà la luce, né per quanto), indica sia che le cose non erano così semplici, sia che i vaneggi politico-partitici di una componente pur operativamente potente, il centro affaristico di Repubblica, dello sfascio (un colpo di Stato in piena regola, seppur di tipo intra-istituzionale, usando la Presidenza della Repubblica) realizzato col 1992, non avevano grandi basi reali.

Il progetto di PD è un progetto di tipo e logica mafiosi. Esiste pure una componente di gelosia-invidia che poi vedremo. Si vuole formalizzare la distruzione della DC e del PCI, e che i superstiti e continuatori formali di quei due partiti, nelle frazioni che hanno partecipato al colpo di Stato del 1992, si suicidano e dunque realizzano una reciproca unione di differenze. È una cosa contro natura. Chissà che qualche umorista con l’abbia voluto chiamare PeDé proprio per questo. È una forma di pubblica abiura pur senz’abiurare nulla, un’autonegazione pur senza negarsi. Un qualcosa neppure destinato a grande futuro. Su idee anche strampalate, ma con una qualche coerenza e consistenza interne, si possono eventualmente ottenere grandi consensi elettorali. Propugnando visioni differenti, spesso antitetiche, pressoché su tutto, improbabile si possa avere grande futuro assieme. Non esiste neppure un elemento possa fungere da cemento reciproco, nell’eventuale PD.

Una cosa è promuovere e realizzare una modernizzazione culturale distruggendo delle sottoculture, per poi, su ciò, costruire altro, se l’operazione di riforma o rivoluzione culturale riesce. Altra è un’operazione di concezione e connotazioni essenzialmente mafiose. Né il gruppo Repubblica, né altri, hanno operato per alcuna modernizzazione culturale. Repubblica, comunque, ancor meno degli altri, che almeno si danno, sui loro media, delle verniciate modernizzatrici, se non altro per alzare il prezzo con Roma ed avere più finanziamenti di Stato per le proprie attività oltre che per ingannare i lettore da indirizzare contro la politica cattiva mentre gli imprenditori sono buoni e le burocrazie solamente un po’ inefficienti e sempre da riformare (mentre proprio nulla è riformabile, neppure a quel livello). Repubblica è espressione d’un finanziere apertamente speculativo e predatorio, senza grandi maschere industriali che chi controlla la Stampa ed il Corriere ha. Quando il padrone del gruppo Repubblica ha cercato una qualche “dignità” industriale, si veda che fine ha fatto l’Olivetti come gruppo elettronico-informatico, pur in un’epoca d’espansione generalizzata, altrove nel mondo, del settore. Certo, professori di gran nome l’hanno qualificato come straordinario imprenditore innovativo e moderno. ...Altri, gli hanno già dato l’inesistente tessera numero 1 del PD... Repubblica è dunque stata la culla di tutte le sottoculture apertamente sottosviluppiste. Che sono le culture convergono nell’eventuale PD, pur senza alcuna possibilità di sintesi operativa in esso ed attraverso esso.

Distrutti solo militarmente la DC ed il PCI, da parte del golpismo presidenziale, con l’aiuto politico-propagandistico di frazioni della stessa DC e PCI, ecco che una delle componenti operative del lungo golpismo di Stato, chi controlla il gruppo Repubblica, ha da tempo, da più d’una dozzina d’anni, avanzato l’ipotesi di crearsi un suo partito, chiamato PD. Guarda caso, dopo i successi di FI, pur calunniata e diffamata coi metodi soliti dei luoghi e dei periodi.

Il Presidente della Repubblica Scalfaro e la sua Presidenza della Repubblica, Presidenza della Repubblica che è il centro istituzionale del golpismo tuttora operante pur con altri Presidenti, già cercarono di crearsi un loro partito. Nessuno si ricorda più della Lista Dini. In realtà, non ne avevano e non ne hanno bisogno. Anzi, proprio la distruzione dei partiti è la situazione per loro ottimale. Un golpismo presidenziale-burocratico-oligarchico più sostenuto, più radicale, con la distruzione totale dei partiti, coniugato ad un sistema uninominale di collegio e relativi, di fatto, o partito unico o trasformismo parlamentare, sarebbero stati perfetti. Ma la corruzione e l’inefficienza delle burocrazie ed oligarchie italiche sono note... Non potevano essere efficienti, neppure in un golpe per accentuare il sottosviluppismo. Hanno giocato altri fattori, in tali inutili avventure politico-partitiche... ...non una reale necessità, che appunto non v’è.

Il successo di Forza Italia, l’unico vero partito nuovo del periodo, è stato possibile sia perché in essa s’è raccolto il centro del già pentapartito militarmente distrutto dal golpismo presidenziale-burocratico-oligarchico, sia perché Berlusconi non s’è fatto impressionare dal gran parlare di “ideologie”. Venditori aziendali si sono rivelati più capaci e più colti, forse anche più onesti, di funzionari di partito che “la cultura” l’avevano e l’hanno negli scaffali a casa od in sezione, come parte dell’arredamento, e che avevano più pratica nel basso clientelismo che nell’organizzazione politica che seguisse criteri manageriali.

Il “progetto” di PD, come già la Lista Dini, nascono da una patologia, non dalla realtà del fattibile. La patologià è: Se l’ha fatto quello, noi possiamo fare pure meglio. In realtà, i golpisti che impazzano dal 1992 (con pratiche già precedenti di colpi e sovversioni intra-istituzionali) non possono, né sanno, fare meglio di quanto realizzato, nella politica-partitica, da Berlusconi. I loro successi, loro, li hanno già avuti nella sfondamento ulteriore della penisola italica, sfondamento che, col 1992, compie un salto decisivo.

Soprattutto, non possono fare quello che è riuscito a fare Berlusconi, in un momento particolare, nel corso della fase più acuta di un golpe che puntava proprio alla distruzione del Centro, dunque di ciò che in realtà non è distruggibile sebbene sia devastabile. Non possono, perché l’ossessione dei centri golpisti, ciò che essi vogliono assolutamente evitare, continua ad essere la ricostituzione istituzionalizzata del Centro, che, se avvenisse, distruggerebbe il golpismo presidenziale-burocratico-oligarchico. Non possono non certo per la fantasticherie di Sartori: “E da quando i partiti esistono il loro numero viene ridotto dai sistemi elettorali, non dalla nascita di un nuovo partito che se li mangia.” È da due decenni che i Sartori “vendono” i sistemi elettorali toccasana, ...toccasana di ciò chi paga i Sartori perché scrivano e parlino non vogliono assolutamente sanare.

Il paradosso è proprio questo. Il golpismo presidenziale-burocratico-oligarchico non può permettersi un partitone suo. Esso sguazza nel trasformismo. Il proprietario del gruppo Repubblica vorrebbe un suo partitone di governo, senza vera opposizione. Improbabile che l’aitante manovriero possa riuscire a controllare davvero, per rapine alla Sme, un partitino di qualche punto percentuale. Impossibile possa controllare un partito anche solo del 10-15%. Davvero delirare, pur furbastrissimi finanzieri, immaginarsi un proprio partito personale del 40-50%. Poteva farlo, in apparenza, solo il Vaticano che pur n’ebbe paura e lo stesso partito “del Vaticano”, pur per nulla granitico, fece di tutto per tagliuzzarsi e ridursi. Comunque, un partito di quelle dimensioni è impossibile, nel contesto dato, e non per i motivi “contingenti” di e dei Sartori.

È tutto molto più semplice, oltre che del tutto differente, da come la conta Sartori. Basterebbe dare un’occhiata ai vari sistemi elettorali in differenti contesti istituzionali. Il bipartitismo, dunque un sistema politicamente aggregativo, così come qualunque altro sistema politico-partitico, dipende solamente dal contesto istituzionale. La legge elettorale è del tutto irrilevante. Perfino leggi elettorali del tutto disgregative, come l’uninominale di collegio, danno luogo a sistemi monopartitici, bipartitici o disgregativi (con poi varie forme di trasformismo parlamentare), a seconda del sistema istituzionale. La Costituzione “di Berlusconi” garantiva il bipartitismo per via dalla regola 1 posto ad elezione diretta (il Primo Ministro), 2 partiti. Invece, col regime esistente, è inevitabile la proliferazione di gruppetti di ricatto e paralisi onnipresenti ed ineliminabili. Fenomeno, che tra l’altro rende perfino impossibile una qualche ribellione delle maggioranze (che neppure possono esistere) che li elimini e dunque permetta un superamento dell’attuale regime disgregativo, trasformistico e nihilista. Perché, sennò, ogni volta che sembra Berlusconi e D’Alema anche solo pensino di mettersi d’accordo, si scatenano le polizie e le Procure del Quirinale, oltre che di un potentissimo e radicatissimo sistema d’interessi e di potere?! “Il sistema” cancrenoso ha invincibili antidoti ad ogni sua possibile cura!

Col regime Costituzionale, sia reale che materiale (Presidenzialismo golpista, non istituzionalizzato), c’è ora, nessun bipartitismo è possibile. Non serve a nulla si inventino sistemi elettorali fantasiosi. Dovevano pensarci prima, all’epoca del referendum Costituzionale del 2006. In realtà, c’hanno ben pensato, per impedire l’entrata in vigore di una Costituzione fortemente modernizzatrice. Del resto, per chi fa scrivere Sartori sui propri giornali va bene il potersi comprare piccoli gruppi di ricatto. Che è il sistema perdura, con continuo aggravamento, tuttora e distruggerà del tutto uno Stato dominato sempre più da logiche predatorie sia delle varie burocrazie che delle varie oligarchie “private”. Il dogma dei due “poli” contrapposti, simili, e con simili minoranze di paralisi è perfetto per tale regime Costituzionale materiale presidenziale-burocratico-oligarchico predatorio.

È facile, per Sartori, svillaneggiare, dalla colonne del Corriere, un Prodi che il PD se lo trova lì senza che lui voglia nulla oltre ai propri affari personali (come Sartori che fa l’agitprop sul Corriere; gli “scrittori” od “oratori” di regime non sono meglio dei politici, né degli statisti, né costano meno) e che dei meccanismi istituzionali né si cura né comprende sulla, a parte il cercare, pur reso intoccabile dalla Presidenza della Repubblica (che lo ha sempre protetto da inchieste giudiziarie), di barcamenarsi.

Prodi e Sartori, sono dalla stessa parte, pur con collocazioni [ruoli] differenti, nel sistema burocratico-oligarchico predatorio che ha rifiutato e rifiuta qualunque riforma modernizzatrice delle istituzioni. Lì stava la chiave. Ad ogni bicamerale, già prima del golpe del 1992, Presidenza-burocrazie-oligarchie hanno scatenato le Procure. Quando una riforma Costituzionale “inglese” è stata realizzata dalla CdL c’era già un accordo di regime, ben oltre i due “poli”, per farla cassare dal referendum Costituzionale dopo una lunga ossessiva e pressante campagna propagandistica contro di essa. Neppure chi l’ha approvata in Parlamento sapeva che contenesse, né l’ha difesa, né s’è davvero battuto per farla passare al referendum antipromulgativo. Era troppo rischioso.

È solo per questo che nessun PD può nascere, a parte che come nuovo partitello che contribuisca alla proliferazione dei gruppetti di ricatto e paralisi. Lo stesso Sartori dà ad esso un serbatoio elettorale tra il 10% ed il 15%. ...Si facciano i rapidi conti... Parla di metà di quello schieramento come forza del DS e della Margherita, cui togliere un 10%. La metà di 50% o 40% meno 10% fa 15% o 10%. Potrebbero essere percentuali pure ottimistiche. Il regime Costituzionale materiale del 1992, il presidenzialismo quirinalizio-golpista, non contrastato da alcuna riforma Costituzionale della forma di governo (come faceva invece la Costituzione “di Berlusconi”), garantisce solo disgregazione politica e trasformismo parlamentare, con connesse, nel contesto dato, decadenze ulteriori d’uno Stato e d’una società ulteriormente predati.

Non ci si immagini una società sana ed una politica satanica. Si può davvero immaginare che se un’assemblea di industrialotti, “i sani”, decidesse di buttare a mare “la politica” non potrebbe farlo in pochi giorni? Starnazzano per loro stessi e per le plebi, ma sono ben felici di dove operano. Anzi, lavorano perché vada tutto peggio, purché possano continuare a guadagnarci mentre tutto imputridisce. Hanno distrutto, col golpe del 1992, 1/3 del PNL, oltre ad altre devastazioni con altri rilevanti costi aggiuntivi, per poter “entrare in Europa” pur con un regime economico-sociale predatorio. Ora, con quello scudo protettivo, Roma garantisce le predazioni, Bruxelles che l’euro non si volatilizzi oltre ad eventuali emigrazioni senza bisogno di passare frontiere.

Il contesto, lo ripeto, è di Stato predatorio e di oligarchie “imprenditoriali-private” predatorie. Il regime Costituzionale e politico è perfetto per loro. Anzi, è fin troppo avanzato e loro ben ne sono coscienti. Infatti, fingono solamente di volerne uno differente. Ne vorrebbero uno peggiore. Sartori è utilissimo. ...Appena riparlerà del suo caro sistema elettorale francese..., che, a parte la noia ed i costi dei due turni, non sarebbe comunque né migliore né peggiore di qualunque altro, almeno nel contesto Costituzionale materiale dato. Sistema Costituzionale che una legge elettorale certo non cambia, né influisce su di esso. Tali discussioni, su finti punti, sono solo fumo che gruppi affaristici predatori vendono ai lettori, ed agli stessi politicanti che credono a tali “esperti”.


Giovanni Sartori, Se il partito nasce vecchio. Prodi e la strada in salita per il Pd, Corsera, 16 giugno 2007
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/06_Giugno/16/sartori_se_il_partito_nasce_vecchio.shtml