30 June 2007

Lettera da Lhasa numero 67. Veltroni ha una concezione mafiosa della democrazia formale

Lettera da Lhasa numero 67. Veltroni ha una concezione mafiosa della democrazia formale
by Roberto Scaruffi

Veltroni, nel suo discorso del 27 giugno 2007, a Torino, se n’è uscito con un passaggio populistico-demagogico che riflette una concezione mafiosa della democrazia formale:
“Non è possibile, voglio dirlo con chiarezza, che in un sistema democratico moderno un senatore possa avere nelle mani il destino di una legislatura. Non è possibile che il suo voto possa contare più del voto di milioni di persone chiamate a scegliere chi governa.”
http://canali.libero.it/affaritaliani/veltroni00998.html?pg=12

Invece, la democrazia formale è proprio questo. Ogni voto conta ed il voto d’ogni eletto, o d’ogni rappresente di diritto (è il caso del Senato, dei senatori a vita, nonostante la demagogia che tutti a turno ne fanno), conta.

Il punto è differente. Ma Veltroni, il “nuovo” che ritorna sempre, il borderline che non c’era mai ed è appena [ri]apparso, non può dirlo.

Grazie alla DC ed al PCI, la Repubblica Italiana ha avuto una delle Costituzioni, dunque uno dei regimi Costituzionali, peggiori al mondo. Il bicameralismo perfetto è letale, per uno Stato in un’area come l’italica. La Presidenza della Repubblica onnipotente, settennale, non ad elezione diretta, con un governo invece che dovrebbe scaturire dai partiti che escono dalle elezioni, ma solo se il Presidente della Repubblica non vuole mettersi contro la volontà degli elettori o se non vuole addirittura, con le procure, demolire i partiti, è stata non meno letale. Veltroni, che dal PCI viene, e che ora dovrebbe capeggiare l’unificazione di rimasugli del PCI e della DC, non può dirlo. Parla d’altro. Non può neppure dire che la Costituzione di Berlusconi che lui ha contribuito a cassare nel 2006 rimediava, ed in modo perfetto, a molto.

Detto questo, che un Deputato o Senatore possa avere nelle mani il destino d’un governo è del tutto fisiologico. In Gran Bretagna, governi sono andati avanti ottimamente con un solo voto di maggioranza. La ragione è semplice: c’era e c’è un regime Costituzionale che lo permetteva e lo permette e c’è una cultura sistemica per cui, se salta tutto, si possono avere un nuovo Parlamento ed un nuovo Governo in 3 settimane. Quello che sarebbe stato possibile con la Costituzione di Berlusconi del 2006. Ma quelli come Veltroni l’hanno voluta cassare al referendum antipromulgativo del 2006.

Invece, in regime Costituzionale di dittatura Presidenziale aperta (che c’è dal 1992, quando le Procure del Presidente distrussero i partiti) non può che continuare la frammentazione politica, i governi che non governano, il voto popolare che non conta nulla, i Parlamenti sotto tutela presidenziale.

Veltroni, e pure Prodi e tutti gli altri, doveva pensarci prima. Dovevano pensarci al Referendum Costituzionale del 2006, o pure prima in Parlamento. C’hanno pensato, in effetti, ed han fatto quel che han fatto. Ora, Veltroni fa solo demagogia da comizio. È la politica del dire e del non fare. Il personaggio è noto.