19 June 2007

Lettera da Lhasa numero 61. Menzogne di politicanti, moralismo interessato dei malaffaristi e cecità delle plebi

Lettera da Lhasa numero 61. Menzogne di politicanti, moralismo interessato dei malaffaristi e cecità delle plebi
by Roberto Scaruffi

Sergio Romano, Gli intrecci tra finanza e politica. Minimizzare è un errore, Corsera, 17 giugno 2007
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/06_Giugno/17/minimizzare_e_un_errore.shtml
(Sergio Romano, 17 giugno 2007).

Sergio Romano, Una crisi grave e le riforme che non arrivano. Se la politica è solo potere, Corsera, 10 giugno 2007
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/06_Giugno/10/romano.shtml
(Sergio Romano, 10 giugno 2007).


La fonte di quest’offensiva propagandistica è il Corriere. È del resto funzione dei media, soprattutto dove sono organi di interessi imprenditoriali oligarchici. Berlusconi, “il cattivo”, è un imprenditore soprattutto del settore. Gli altri, “i buoni”, usano in genere i media per facilitare loro operazioni finanziarie ed industriali in altri settori. Vuoi demolire un concorrente? Ci sono mille modi, se controlli media influenti e godi d’una certa impunità sistemica perché “buono”, dunque coperto da chi ha potere istituzionale sulle procure.

Questi sono comunque solo gli editoriali d’un commentatore, già diplomatico, ora anche professore, colto, acuto e brillante in vari campi. Non quando vuole fare il moralista ed il politologo.

La Stampa è della Famiglia Agnelli. In genere si scrive famiglia senza prima lettera minuscola, solo perché i filmetti e la letteratura di diffamazione hanno sempre toccato i siciliani ed altri meridionali, mai, davvero, i torinesi, tanto meno coloro che come gli Agnelli sono stati resi politicamente e sistemicamente ancora più forti dalla scomparsa della monarchia. Un autore anglofono (forse anche altri) fece il paragone coi siciliani. Avrebbe potuto farlo anche rispetto a Famiglie anglofone. Comunque nella fantasia popolare di chi li conosce, i “torinesi” sono i buoni, non una Famiglia. Che siano presenti, ed in forze, dappertutto li rende davvero una Famiglia e ben complessa e potente.

Repubblica e relativo gruppo, pur in qualche modo nel sistema di potere degli Agnelli, è “organo” (semplificando) di Carlo De Benedetti, finanziere dalle innumerevoli attività ed interessi in vari campi, luoghi e tempi.

Il Corriere è l’organo del potere economico e finanziario dei “milanesi” (gli interessi che gravitano sulla principale borsa, città e regione industriale della penisola italica) e degli Agnelli, pur con altre partecipazioni d’altre fonti. Un vero e proprio soviet (un “sindacato”) di “padroni” potenti e ben coperti lo possiede, lo gestisce, l’orienta, lo usa per i profi fini. Una cosa molto anglofona, forse, nelle forma, sebbene i soldi da vere attività imprenditoriali spesso manchino e suppliscano i giochetti finanziari e militari. Teoricamente, il Corriere e connesso gruppo mediatico sono acquistabili. In pratica, ultimo testimone vivente Ricucci, se l’acquisti, magari ne diventi pure il principale azionista, ma “il sistema” [predatorio] non t’accetta finisci in galera e liquidato per via [extra-]“giudiziaria” (visto che poi i processi è facile finiscano con assoluzioni, dato che veri reati non ve ne sono, ma intanno hanno liquidato l’esterno non voluto). Il Corriere (l’RCS) non è dunque un semplice gruppo mediatico. È un gruppo di potere per altri fini. Non è comprabile coi soldi, seppur le azioni siano liberamente in borsa.

(Sergio Romano, 10 giugno 2007) illustra, con linguaggio piano scorrevole, davvero da favoletta, una situazione italica, oggi, secondo lui, simile a quelle del 1992, anzi peggiore. Romano non può dirlo, tanto meno sul Corriere, inoltre Romano è un fine diplomatico con l’eloquio compìto ed aristocratico del diplomatico raffinato, nel 1992 c’è stato un colpo di Stato presidenziale, promosso proprio dal blocco d’interessi che il triangolo mediatico sopra accennato ben rappresenta e di cui è garante, che ha segnato il passaggio dalla Repubblica partitica del 1948 (o, se si preferisce, dalla Repubblica del colpo di Stato anti-monarchico del 1946, quando il Re, lo diciamo senza alcuna simpatia per lo stesso, fu caricato a forza su un aereo e mandato in esilio perpetuo pur con risultati dubbi del referendum istituzionale) ad una Repubblica quirinalizia, essendo la Presidenza della Repubblica divenuta centro istituzionale e politico diretto del blocco di interessi burocratico-oligarchico corrotto-predatorio che oramai domina apertamente e direttamente la pensisola italica.

Dipinta in sintetico modo favolettistico la situazione del 1992 ed eventi connessi, Romano scrive, ed è esatto, che, come conseguenza di quegli eventi, “Non bastava quindi cambiare governi. Occorreva rifare la Costituzione. Furono inutilmente create due commissioni bicamerali. [...] Il risultato è zero.” Prosegue: “Quindici anni dopo gli scandali di Tangentopoli scopriamo che questa classe politica sta facendo esattamente il contrario di ciò che dovrebbe fare. Anziché lavorare al governo del Paese e alla riforma dello Stato occupa il potere come un territorio conquistato e sta elargendo a se stessa, come certi ecclesiastici alla vigilia della Riforma, sinecure, prebende, manomorte e vitalizi.”

È tutto verissimo. Tuttavia, è tutto falso se non si dice che il centro istituzionale e politco, dunque il vero Governo, e pure il vero Parlamento, visto che comanda entrambi, è il blocco burocratico-oligarchico corrotto-predatorio attraverso la Presidenza della Repubblica, le sue forze poliziesco-militari, le sue procure. Basti vedere, e lo può vedere chiunque, cosa possa fare il circuito mediatico-giudiziario. I media sono dell’oligarchia “privata” e non. Il Presidente del CSM è il Presidente della Repubblica, con poteri davvero assoluti, di fatto, soprattutto sulle Procure. Del resto per fare il tiro a segno con politici e statisti bastano le Procure (dunque, la “polizia giudiziaria”), coi loro GIP, ed i media. Che poi i distrutti siano assolti dopo uno, cinque, dieci o vent’anno, è irrilevante ai fini della loro liquidazione ormai avvenuta. Se puoi distruggere con facilità, ed è pubblico che ciò può essere fatto e viene fatto, puoi ricattare quasi chiunque.

Se si punta il dito, o lo si punta contro chi può davvero tutto (nel nostro caso la Presidenza della Repubblica con relativo blocco burocratico-oligarchico corrotto-predatorio), oppure si coopera di fatto a coprire le responsabilità e ad accusare chi non è davvero responsabile. Una colpa hanno i politici, ma essa nessuno la dice: essere così o terrorizzati od incoscienti, che non puntano il dito contro la Presidenza della Repubblica con relativo blocco burocratico-oligarchico corrotto-predatorio. In genere, i delinquenti od i “delinquenti” temono la pubblicità. Cominciare con lo smascherarli, col parlarne, non sarebbe del tutto inutile.

Romano, sul Corriere, fa solo demagogia in (Sergio Romano, 10 giugno 2007). Non abbiamo considerato l’Opera Omnia di Romano, per cui ci limitiano qui ai suoi due ultimi scritti sul Corriere. Del resto neppure ci interessa specificatamente Romano, quanto accennare all’operazione del Corriere, sviluppata certo non solo ne principalmente attraverso lui. Tuttavia, il linguaggio di Romano ha la forza della naturalezza. Il suo sconcerto sembra vero e si trasmette al lettore.

Si veda (Sergio Romano, 17 giugno 2007). Certo, i DS (le frazioni di centro del già ex-PCI), a cominciare i loro massimi esponenti, escono dagli eventi recentemente messi, in parte, pubblici, come dei mentitori esperti un doppi linguaggi e doppi pensieri, quelli reali e quelli per le plebi. E, tuttavia, Romano, come molti, troppi, e pure con linguaggi ben più crudi e suggestivi della pacata perfida eleganza di Romano, potevano raccontarlo per sessant’anni o 86, non solo ora, che quelli, e non solo loro, sono tali. All’improvviso, e solo quelli, invece, divengono obiettivo ed additati al pubblico disprezzo per il crimine d’aver osato impadronirsi, pagandolo, del Corriere-RCS e nel contesto, ora, d’una nuova operazione quirinalizio-burocratico-oligarchica (inutile far finta che esistano investigatori, procuratori e media che rispondano solo alle legge ed a Dio) contro “la politica”.

Può anche essere ottimo diffondere le intercettazioni. Le si rendano pubbliche tutte, col solito meccanismo “giudiziario”. Si rendano pubbliche le milioni d’esistenti. Può anche essere ottimo aprire documentate discussioni pubbliche sulle connessioni ed interferenze tra mondo degli affari e politica ed istituzioni. Ma allora perché si diffondono solo le intercettazioni di chi ha osato (non autorizzato dal sistema mafioso, per cui sono definiti “arrembaggi” o peggio) comprare il Corriere e banche e non pure, per esempio, quelle su chi, usando investigatori ed altre varie burocrazie varie dello Stato, ha operato (e certo pure telefonato, manovrato, magari corrotto) operato per tenerselo pur non avendo i soldi per difendersi da chi i soldi li aveva e rastrellava azioni?

Rutelli, Veltroni, Napolitano, investigatori e procuratori, i personaggi del patto di sindacato del Corriere, i proprietari di Repubblica, Stampa, Messaggero, od altri centri d’intersse, non fanno affari e non ne parlano con politici, statisti, burocrati vari? Alle plebi sceme sono stati improvvisamente additati alcuni cattivi da linciare in un mondo di buoni e di disinterssati. È tipico di intimidazioni o liquidazioni in corso da parte del “sistema”. Tutte le Purghe funzionano così.

Il meccanismo mediatico-giudiziario è semplice. Un investigatore fa le domande e solo le domande su chi e cosa si vuole colpire. Non ascolta eventuali testimonianze e confessioni su altri e su altro e, comunque, non le verbalizza. Usa solo il materiale investigativo su chi e cosa si vuole colpire. Lo passa o fa passare ai media. Sono operazioni con coperture sistemico-istituzionali. Un singolo investigatore facesse tali cose sbagliando obiettivo, toccando qualche “intoccabile”, o finisce in ospedale psichiatrico, o ammazzato, o comunque liquidato rispetto alle investigazioni “eretiche” sta conducendo. È successo. Ora per esempio, hanno marginalmente toccato Prodi, perché Prodi deve essere liquidato sebbene il panorama sia così desolato e desolante che non sanno bene con chi sostituirlo per essere sicuri di non danneggiarsi di più che a tenerselo ancora. Del resto, col suo club dell’IRI, neppure un Prodi è del tutto privo di potere di ricatto e di danno rispetto ai suoi.

Certo, come nel 1992 ed anni sucessivo, come già prima. Il metodo operativo è sempre lo stesso.

Le devastazioni ed il discredito del blocco di interessi burocratico-oligarchico corrotto-predatorio sono nuovamente tali che esso è nuovamente tentato da un nuovo assalto in forze generalizzato contro “la politica” per stornare su essa l’attenzione e l’isteria colelttive e per spingere su qualche suo fedelissimo. A differenza del 1992, non hanno una lira da svalutare d’1/3 come droga momentanea per le esportazioni delle proprie aziende rese strutturalmente non competitive dalla predazione e dal parassitismo burocratico-oligarchico e per tenere bassi salari, né un vasto [oggi è ridotto] patrimonio dello Stato da rubacchiare essendolo già stato allora. Si veda a chi, come ed a che prezzi sono state allora date aziende previamente ben finanziate. Come nel 1992, cercano di creare l’immagine d’una politica corrotta rispetto ad una società e burocrazie statali altrimenti sane, naturalmente con un Presidente-Monarca che si simula vittima anziché presentarsi apertamente come carnefice quale istituzionalmente, da troppo tempo, nel contesto dato, è quale massimo responsabile istituzionale dello sfascio delle strutture burocratiche dello Stato e della inconcludenza degli organi elettivi e di governo.

Al contrario, in Romano, è tutto semplice, piano, scorrevole, naturale. Davvero tutte quelle forze sane, tutte quelli potentissime Confederazioni d’ogni corporazione non sanno crearsi, tutte assieme, loro “forze sane”, un partito da 60% con cui esautorare i politicanti oggi inetti ed aprire l’età dell’oro? Che aspettano?

Un altro editorialista del Corriere, Angelo Panebianco, scriveva il 14 giugno 2007: “Quello che gli osservatori internazionali registrano è in realtà un circolo vizioso: la politica italiana è debole perché screditata agli occhi di molti. Ed è screditata perché giudicata abile a impicciarsi in ogni genere di affari ma incapace di perseguire con rigore e serietà mete generali. La debolezza, a sua volta, rafforza la tentazione della politica di occupare tutti gli spazi disponibili. Il discredito, di conseguenza, continua a crescere. E non si vedono in giro dei Blair o dei Sarkozy in grado di spezzare il circolo vizioso.”

Siccome le Coop ed i DS volevano comprarsi qualche banca di rilievo ed entrare con posizioni di primo piano nel gruppo del Corriere, ecco che ciò diviene “impicciarsi in ogni genere di affari”. In verità, qualunque cosa “la politica” faccia c’è subito qualche corporazione che starnazza e che colpisce. E chi starnazza e colpisce ha in genere l’appoggio decisivo, quando non la promozione, del centro istituzionale più potente, il Presidente e la Presidenza della Repubblica con relativo blocco di interessi burocratico-oligarchico corrotto-predatorio coi suoi apparati “militari” e media. Non si vede proprio come “la politica” potrebbe mai “ perseguire con rigore e serietà mete generali”.

Facile scrivere: “E non si vedono in giro dei Blair o dei Sarkozy in grado di spezzare il circolo vizioso.” Maccome, avete avuto dei Presidente onnipotenti, che dettavano e dettano la linea a Governi e Parlamenti: Scalfaro, Ciampi, ora Napolitano, col potentissimo blocco di potere che fa capo alla Presidenza della Repubblica, con tutte le varie Confederazioni delle varie corporazioni padronali e plebee. Cos’hanno fatto? Cosa fanno? Ah, dicono che colpa è di chi loro stessi riducono all’impotenza. Proprio vero che chi è onnipotente non viene mai messo in discussione. È invece proprio quello che andrebbe fatto. Anche se nulla serve a niente in Italiozia. L’autodistruzione non è arrestabile. Stato inventato ha Londra un secolo e mezzo fa non è mai divenuto Paese, né può divenirlo ora od in futuro.


Sergio Romano, Gli intrecci tra finanza e politica. Minimizzare è un errore, Corsera, 17 giugno 2007
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/06_Giugno/17/minimizzare_e_un_errore.shtml
(Sergio Romano, 17 giugno 2007).

Sergio Romano, Una crisi grave e le riforme che non arrivano. Se la politica è solo potere, Corsera, 10 giugno 2007
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/06_Giugno/10/romano.shtml
(Sergio Romano, 10 giugno 2007).